ANIELLO FALCONE
opera completa
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differenza della pittura, che raggiunse grande successo e notorietà in
tutta Europa, la grafica napoletana è stata a lungo negletta dalla
critica, per cui era parere consolidato tra gli studiosi che il disegno
in tutta l’area meridionale non si fosse mai espresso ad alti livelli,
tanto da superare appena un modesto discorso di cronaca locale. fig. 1 - Ritratto di Falcone fig. 2 - Presunto autoritratto Nel panorama della grafica napoletana, in parte ancora da esplorare, un posto di rilievo è occupato da Aniello Falcone, del quale abbiamo un’immagine tramandataci dal Giannone (fig. 1) ed un suo presunto Autoritratto (fig. 2), conservato alla Biblioteca Nazionale di Madrid. La posizione di rilievo assunta dall’artista è dovuta non solo alla sua ampia produzione, della quale ci sono pervenute molteplici testimonianze, ma principalmente per aver istituito, nel 1636, per tre mesi presso la propria abitazione una vera e propria accademia di studio del disegno del nudo dal vero sulla falsariga di quelle esistenti in altre città italiane come Bologna, Firenze o Roma. Sicuramente questa palestra ha funzionato per vari anni e della sua attività uno splendido esempio è costituito da un’Accademia conservata al Louvre (fig. 3). Anche i due fogli identificati dalla Picone Causa nella collezione Dentice del Museo di San Martino possono rientrare tra i prodotti di questa feconda scuola: un Mercurio (fig. 4), già assegnato al Di Lione dall’Ortolani, “dall’insistito naturalismo anatomico e dal nostalgico modo di rivivere l’antico” (Picone Causa), che presenta una singolare concordanza di postura con la Testa di guerriero ed elmo (fig. 5), il più noto disegno dell’artista ed uno studio di Nudo virile seduto (fig. 6), dal prepotente ricordo michelangiolesco, che segna il flebile spartiacque con il valente allievo, al quale era precedentemente assegnato: un disegno rigorosamente osservante del vero a differenza della grafica del Di Lione, più lieve e mossa. Dell’argomento è prodigo di informazioni il De Dominici, che parla del suo ”studio dell’accademia e dei buoni modelli per impossessarsi perfettamente del nudo” ove ”volentieri copiava alcune belle teste di Guido, di fresco venuto a Napoli, come si osserva da molte teste di verginelle disegnate su quello stile, la qual cosa non troppo piaceva al Ribera”. Una precisa testimonianza di un interesse profondo per il disegno, come espressione autonoma da parte di un artista napoletano, documentata inoltre dal riferimento di un contratto stipulato con un modello, pubblicato dal Saxl. fig. 3 - Accademia di nudo fig. 4 - Mercurio fig. 5 - Testa di guerriero e studio di elmo fig. 6 - Nudo virile seduto Per il Falcone la pratica del disegno costituisce un proficuo esercizio che lo impegna quotidianamente, sia per studi preliminari ai suoi dipinti ed ai suoi affreschi, sia per realizzare fogli, spesso a sanguigna, destinati ad essere commerciati. A differenza dei dipinti, raramente firmati o siglati, la produzione su carta è quasi costantemente accompagnata dalla firma per esteso, segno che, dopo essere serviti allo studio preliminare, i fogli passavano sul mercato. I soggetti rappresentati erano i più vari, dalle accademie alle battaglie ed anche disegni di paesaggio, molti dei quali vennero acquistati da don Gasparo De Haroy Guzman, meglio conosciuto come marchese del Carpio, vicerè a Napoli al tempo di Carlo II re di Spagna; sicuramente di sua proprietà era un Paesaggio con un mulino (fig. 7), una sanguigna oggi in collezione privata a Somerset, che oltre alla firma ”A. falcone” porta iscritto sulla montatura “del marchese del Carpio”, mentre soggetti simili sono costituiti dalla Casa sul mare (fig. 8) e Scogli in riva al mare (fig. 9) entrambi conservati nel Gabinetto dei disegni agli Uffizi. Il nobile possedeva ben trenta volumi di grafica antica e contemporanea, dei quali quattro album sono presso la Biblioteca Nazionale di Madrid, mentre gran parte è andata dispersa, come un prezioso taccuino esitato nel 1964 alla Christie’s di Londra, dal quale proveniva il disegno precedentemente descritto. Il materiale conservato in Spagna è quasi tutto inedito e dovrebbe costituire il punto di partenza per un avanzamento degli studi sull’artista, perché soltanto dall’esame dei disegni e da una più attenta lettura degli affreschi si può ricavare una bussola per identificare dipinti di Falcone non battaglista. fig. 7 - Paesaggio con mulino fig. 8 - Casa sul mare fig. 9 - Scogli in riva al mare Il De Dominici mostra di conoscere e di apprezzare i disegni di Falcone
quando afferma che “aggiunge alla forza di Ribera la dolcezza di Guido”. fig. 10 - Presunto ritratto di Masaniello fig. 11 - Leonardo, Guerriero urlante A distinguere i due artisti ci aiutano le immancabili dichiarazioni del De Dominici che del Di Lione riferisce “fu molto studioso del disegno, e massimamente del nudo. E infatti vanno a torno molte sue accademie assai ben disegnate, come altresì molte teste, e parti del corpo, a somiglianza del maestro (Falcone) che simil faceva”. A conferma di queste parole, nel Museo di Capodimonte sono conservate due splendide sanguigne rappresentanti ben dotati Nudi virili, firmate, ed illustrate dal Blunt già prima dell’ultima guerra (figg. 12 - 13). Il ductus grafico del Di Lione si basa su ”un contorno netto con angoli ben delineati e sulle linee che spiccano delle figure e le ombre rese col tratteggio di segni paralleli”. La resa dell’immagine è immediata, mentre il movimento è esplicato con contorni appena accennati ed ombreggiature che definiscono le forme, come ben si evince nel Tobia seppellisce i morti (fig. 14) del Victoria and Albert Museum di Londra, uno studio preparatorio (a penna e inchiostro marrone ed acquerello su matita rossa) del dipinto conservato al Metropolitan Museum of Art. fig. 13 - Di Lione, Nudo virile
Lo studio dei disegni del Falcone è la base di partenza per identificare
i suoi dipinti; infatti molti fogli sono stati collegati ad opere
dell’artista, mentre altri permetteranno in futuro la scoperta di
inediti. tav. 31 - Gladiatori
fig. 17 - Assedio fig. 18 - Assedio fig. 19 - Assedio
Molto tempo dedicava Falcone allo studio del cavallo, cardine visivo dei
dipinti di battaglia e di questa predilezione è testimone il De Dominici
che riferisce: ”I suoi cavalli erano anche ottimamente intesi e
disegnati ed io ne ho vedute infinite teste da lui dipinte dal naturale
e belle gambe tirate con bellissima simmetria e gentilezza”. I due fogli
conservati agli Uffizi (figg. 23 - 24) rientrano pienamente in questa
temperie.
fig. 25 - Cavallo con treccine
fig. 95 - Scontro all’arma bianca Il disegno esitato da Sotheby’s a Londra nel 1979 (fig. 26), raffigurante un Soldato con un caratteristico cappello, permette di assegnare all’”Oracolo” il dipinto Fucilieri all’attacco di un ponte (fig. 27), una presa diretta della realtà che richiama a viva voce la forza espressiva di un Velazquez ed al quale sono molto vicini, come ha sottolineato Leone de Castris, anche altri fogli, come quelli conservati nella Biblioteca Nazionale di Madrid, contrassegnati dai nn. 7906 e 7907 o un disegno passato all’incanto a Londra nel 1971. fig. 26 - Soldato fig. 27 - Fucilieri all’assalto di un ponte Sempre il Leone de Castris ha collegato al rutilante affresco di San Giorgio ed il drago, recentemente scoperto, alcuni studi: tre sanguigne raffiguranti, una un Fantasioso cimiero, esitato sul mercato antiquariale napoletano nel 1992 e l’altra una Testa di guerriero in vendita lo stesso anno a Londra, oltre ad una figura di Guerriero appiedato dall’elmo piumato e dalla lancia in resta di proprietà del Cooper Hewitt Museum di New York, esposto ad una mostra nel 1970 presso il Finch College. Il Falcone dedicava grande attenzione agli studi preparatori per definire la fisionomia dei personaggi delle sue opere come possiamo evincere nel Ghigno urlante (fig. 28) del museo di Brema o nella Testa di giovane (fig. 29) della collezione Shiftung Rayten di Vaduz.
Un ricordo della lezione leonardesca si riscontra in fogli con particolari anatomici quali Studio di teste (fig. 30) di collezione privata parigina o Studio per un soldato turco (fig. 31) di collezione Phelan a Londra, mentre un prodotto della sua Accademia è il Nudo (fig. 32) conservato al Louvre.
Abbiamo visto la cura dedicata ai paesaggi a volte dettaglio di quadri come nella Veduta della Solfatara con un promontorio roccioso su una vallata (fig. 33), di collezione privata svizzera, utilizzato per il Martirio di San Gennaro (tav. 29), già nella raccolta di Gaspare Roomer e da poco ricomparso sul mercato. fig. 33 - Veduta della Solfatara tav. 29 - Martirio di San Gennaro Altre volte disegni di un certo impegno, sicuramente utilizzati per l’esecuzione di dipinti, attendono il ritrovamento del quadro corrispondente e costituiscono una bussola per gli studiosi. Ci riferiamo alla Scena di battaglia (fig. 34) pubblicata da Ortolani nel 1938 alla memorabile Mostra su tre secoli di pittura napoletana, al Martirio di San Bartolomeo (fig. 35) conservato agli Uffizi dal potente imprinting riberiano o alla Scena di folla in un emiciclo (fig. 36) anche essa nel museo fiorentino.
Altre preparazioni al tema della Battaglia sono il foglio (fig. 37)
conservato in collezione canadese e quello (fig. 38) recentemente
segnalato dalla Picone nel Museo di San Martino. fig. 37 - Battaglia fig. 38 - Battaglia fig. 39 - Gruppo di trombettieri |