Pacecco de Rosa
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Molto deve la nobile arte della pittura a Pacecco De Rosa.
Francesco De Rosa, detto Pacecco, nasce a Napoli il 17 (o il 27) dicembre 1607 da Tommaso e Caterina De Mauro ed attraverso una ragnatela molto complessa, scoperta grazie alle diligenti ricerche del Prota Giurleo, ha rapporti di parentela con molti pittori attivi in città nella prima metà del XVII secolo (fig. 1).
Non conosciamo, a differenza della sorella Annella, ritratti sicuri di Pacecco, il quale non aveva il vezzo di rappresentarsi nei suoi dipinti. Se fosse sua, come sostiene Bologna, l'eccezionale tela di Giuseppe fanciullo che interpreta i sogni del faraone (fig. 3-4), documentata nel 1707 in Palazzo Orsini a Gravina e passata nell'asta Porro nel 2003, oggi assegnata però dalla critica a Francesco Guarino, potremmo facilmente riconoscere il nostro pittore nel beffardo signore, dai baffi prominenti, in primo piano alla destra del faraone; come pure potremmo identificarlo nel signore a sinistra della composizione nel Martirio di San Biagio (fig. 5), forse replica di bottega.
Probabilmente era di belle sembianze, a voler dar credito al De Dominici, che descriveva le sue sorelle, Diana, Maria Grazia e Lucrezia, di una bellezza fuori del comune, da meritarsi il soprannome " Le Tre grazie", titolo ereditato dalle tre figliole di una di loro. Spesso le modelle sfolgoranti riprese "nature" nelle composizioni degli anni Quaranta, i più felici per la produzione profana dell'artista, erano le sue sorelle e secondo alcuni le sue nipoti.
Lo stesso soggetto iconografico è stato trattato altre due volte dal De Rosa, in una tela più antica (fig. 8) conservata nella quadreria del Gesù Nuovo ed in una (fig. 9 e 9 bis), firmata e datata 1646, posta sulla parete laterale sinistra della cappella del Crocifisso (prima cappella destra) nella chiesa della Nunziatella, dipinto lontanissimo dallo stile del Nostro, a tal punto che il Galante lo attribuì a Ludovico Mazzante, mentre il De Dominici, che l'assegnava correttamente, lo descriveva come dipinto" ad imitazione dell'incomparabile Annibal Carracci".
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