Cap.28
Un grande giornalista
Orazio Mazzoni
Folla delle grandi occasioni nella sede dell’Unione industriali di
piazza dei Martiri per ricordare, a dieci anni dalla scomparsa, la
figura di un grande giornalista troppo presto dimenticato: Orazio Mazzoni.
Gli articoli di un giornale ci trasmettono tangibilmente il senso
della precarietà della vita, oggi li leggiamo avidamente cogliendone
l’attualità, domani servono soltanto per incartare la frutta. E
capita così che il lavoro di una vita vada smarrito per sempre.
Orazio Mazzoni è stato non solo un valente giornalista, direttore
della più grande testata meridionale, ma anche un coraggioso
imprenditore della carta stampata, un docente universitario, un
acuto saggista.
Meritava una biografia ed una raccolta dei suoi contributi più
significativi, che letti oggi ci fanno riscoprire l’accuratezza di
un reportage, l’attualità di un’inchiesta, l’eleganza della sua
scrittura. Il compito è stato diviso equamente tra Goffredo
Locatelli ed Alfonso Ruffo, i quali hanno organizzato altresì un
omaggio all’illustre giornalista da parte della sua nidiata, ieri
giovani di belle speranze privi di raccomandazioni, oggi direttori
di testate prestigiose quali il Mattino, il Messaggero e
l’Indipendente.
L’onore della relazione principale è spettato a Goffredo Locatelli,
il quale, ripescando una sua vecchia intervista, ha ripercorso un
periodo difficile della storia italiana e napoletana, quando il
mondo era dicotomicamente diviso tra comunisti e anticomunisti, ed
ha illuminato il carattere dell’uomo prima che del giornalista,
intelligente come pochi, ironico e saggio, iroso e suadente, ma
sempre pronto a percepire il senso ed il valore della notizia e ad
esporla con padronanza di linguaggio e limpida semplicità.
A seguire Antonio Galdo ha rammentato con ulteriori dettagli il
carattere del maestro e la schiettezza del suo stile di vita. Ha
tenuto a precisare che non fu mai succube di Gava, anzi il suo punto
di riferimento era Fanfani, come fanfaniani erano gli uomini di
potere a Napoli in quegli anni. Sembra passato un secolo invece è
cronaca di pochi anni fa.
Altre relazioni si sono accavallate poi in questa gioiosa mattinata
per rammentare il cammino professionale ed umano del personaggio,
con una platea stracolma ed attentissima fino alla fine, che ha
voluto tributare poi con un lungo applauso l’affetto di una città,
che non vuole dimenticare colui che la onorò col suo lavoro e la sua
abnegazione.
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