Cap.28
I primati di Napoli
Negli ultimi decenni i mass media, tutti di proprietà monopolistica
del Nord, hanno non solo falsificato i libri di storia, ma hanno
cercato di diffondere lo stereotipo di un Meridione costituito da
fannulloni e parassiti, alle cui esigenze debbono provvedere le
regioni settentrionali, prospere e laboriose. Solo di recente alcuni
seri ricercatori, come Gennaro De Crescenzo, assiduo frequentatore
di archivi ed alcuni scrittori come Pino Aprile, autore di un
pamphlet di successo, che coniuga dati storici inoppugnabili ad una
travolgente vena polemica, hanno cercato di rileggere con onestà gli
avvenimenti del passato, soprattutto il fenomeno del brigantaggio,
che vide un tacito accordo tra i notabili latifondisti e la
borghesia imprenditoriale del Nord. Le campagne erano in rivolta ed
il brigantaggio faceva del Sud un vero e proprio Far West.
Furono i soliti gattopardi, padroni dei voti delle masse popolari,
ad aderire alle scelte politico-economiche post-unitarie,
privilegiando finanziariamente lo sviluppo delle industrie padane a
costo di penalizzare per sempre ogni possibilità di sviluppo del
Meridione, i cui abitanti si videro costretti, a decine di milioni,
ad abbracciare la scelta dell’emigrazione. Fu una diaspora di
dimensioni bibliche, un vero e proprio genocidio del quale vanamente
troverete anche un accenno nella storiografia ufficiale.
Il dato più importante da cui bisogna partire è che all’indomani del
plebiscito, quando il nuovo regime cominciò ad assumere i primi
provvedimenti finanziari, si rese conto che il Regno delle due
Sicilie aveva in cassa 443 milioni, più del doppio dei bilanci di
tutti gli altri Stati della penisola che, tutti assieme,
raggranellavano 220 milioni. Tutto ciò a dimostrazione lampante che
l’economia era più che florida, esportando legname, grano, frutta,
olio, primizie, vini pregiati, carne, uova, pasta, latte ed agrumi,
garantendo un costante flusso di valuta estera.
E se passiamo dall’agricoltura all’industria il divario era ancora
più accentuato, dalla produzione di pelletteria agli strumenti di
precisione, mentre la grandiosa fabbrica di Pietrarsa sfornava a
getto continuo colossali macchinari, dalle locomotive alle macchine
a vapore, dalle gru ai ponti di ferro alle rotaie, a parte pezzi di
artiglieria, bombe e granate. Nel frattempo i cantieri di
Castellammare producevano centinaia di navi che facevano della
flotta borbonica una delle più importanti del Mediterraneo, oltre a
molte altre commissionate dall’estero. Nella zona di Amalfi era
tutto un susseguirsi di cartiere e di opifici tessili e non poche
erano le risorse minerarie; a parte lo zolfo in Sicilia, si estraeva
ferro, piombo, antracite e talco.
Ma i veri primati di Napoli indiscussi sono nel campo della cultura,
dell’edilizia e della scienza. Accenniamo ai principali:
Nel 1738 si diede inizio ai lavori per la Reggia di Capodimonte.
Nel 1751 Ferdinando Fuga ebbe l’incarico per la costruzione
dell’Albergo dei Poveri, una struttura gigantesca destinata ad
accogliere tutti i poveri del Regno.
Nel 1737, in soli sei mesi, quarant’anni prima della Scala di
Milano, si completò il Teatro San Carlo, che divenne l’indiscusso
tempio della lirica europea.
Nel 1738 vennero alla luce i parchi archeologici di Ercolano e di
Pompei, che attirarono per decenni gli entusiasti visitatori del
Grand Tour.
Nel 1743 fu fondata la celeberrima Fabbrica di porcellane di
Capodimonte.
Nel 1771 fu affidato il compito a Luigi Vanvitelli di costruire a
Caserta una reggia più bella e sfarzosa di quella di Versailles.
Nel 1778 cominciò a funzionare a Palazzo Reale la celebre Fabbrica
degli arazzi.
L’anno successivo nacque la manifattura di San Leucio, una singolare
fabbrica governata da rivoluzionarie regole socializzatrici.
Nel 1798 la spiaggia di Chiaia si trasformò in una splendida Villa
Reale.
L’anno successivo sorsero i colossali Granili.
Nel 1818 prese il mare il primo battello a vapore e l’anno
successivo fu edificato a Capodimonte il primo Osservatorio
astronomico d’Europa.
Nel 1837 Napoli fu la prima città italiana ad avere l’illuminazione
a gas.
Ma la grande impresa fu il 3 ottobre 1839 l’inaugurazione della
linea ferroviaria Napoli-Portici, la seconda al mondo, alla quale in
breve si aggiunsero altri tratti che misero in comunicazione la
capitale con Caserta, Capua, Cancello, Nola e Sarno.
La rete stradale nel 1855 era di ben 4587 miglia.
Nel 1841 sorse ad Ercolano l’Osservatorio Vesuviano.
Nel 1852 nacque la prima linea telegrafica Napoli-Gaeta ed in breve
furono in contatto tutte le principali città, comprese Reggio
Calabria e Messina attraverso una linea sottomarina.
Nel 1845 si tenne il VII Congresso degli Scienziati.
I presidi sanitari erano all’avanguardia in Europa ed importante fu
anche la funzione dei Monti di Pietà che contrastarono attivamente
il fenomeno dello strozzinaggio.
In campo culturale ricordiamo l’Accademia delle Belle Arti, il
famoso Conservatorio di Musica e una prestigiosa Università.
Molteplici furono le attività artigianali, dalla coniazione di
monete alla legatoria di lusso, dalla lavorazione del corallo e
della maiolica all’intaglio dell’avorio e all’elaborazione di
gioielli d’oro e argento.
Potremmo continuare a lungo, ma vogliamo concludere con i tanti
teatri, più di Parigi, che erano sempre stracolmi e testimoniavano
la gioia di vivere di un popolo che scaricava così i suoi timori e
le sue insoddisfazioni. Ricordiamo il Fiorentini, il Mercadante, il
San Ferdinando, il San Carlino, dove la famiglia Petito immortalò in
spassosissime commedie la celeberrima maschera di Pulcinella.
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Reggia di Capodimonte
Teatro San Carlo
Reggia di Caserta
Salvatore Fergola-Inaugurazione della Ferrovia Napoli-Portici
(Napoli, Museo di San Martino)
Real Osservatorio Astronomico
Università Federico II
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