Cap.12
Il lotto, il sogno dei poveri
Il gioco del lotto è stato sempre percepito come un fenomeno
precipuamente napoletano, anche se all’ombra del Vesuvio è comparso
solo nel 1682, mentre in Francia si giocava già dal 1539 ed in
Italia, a Venezia, dal 1590.
Questa considerazione ha dato luogo ad uno degli aspetti più
caratterizzanti dell’identità, amplificato da film come “Totò e
Peppino divisi a Berlino” (1961), dove la zia monaca suggeriva i
numeri da giocare, mentre un giudice per accertarsi che Antonio La
Puzza fosse veramente napoletano, lo interroga sulla Smorfia. 21!
“Allora si dice la verità”.
A lungo il lotto è stato considerato dagli intellettuali, e tra
questi Matilde Serao, causa della rovina economica della città, per
la grande sproporzione tra il premio sperato e la probabilità di
ottenerlo ed anche la chiesa, pur considerandolo un gioco
peccaminoso, lo tollerava per incrementare le entrate dell’erario.
L’ultimo tentativo di abolirlo, subito vanificato, fu di Giuseppe
Garibaldi, ma le ragioni dello Stato prevalsero sui motivi di ordine
etico.
La cerimonia dell’estrazione avveniva ogni sabato nel salone di
Castel Capuano, nel Palazzo della Vicaria, con grande concorso di
popolo, che raggiungeva il più intenso coinvolgimento emotivo ed
erano presenti anche molte delle orfane interessate alle quote
destinate a costituire la dote per potersi sposare.
I numeri vengono estratti da un bambino, mentre l’uomo che siede su
uno sgabello alle spalle del Presidente è il capo lazzarone, una
specie di tribuno del popolo.
Non vi è napoletano che non creda ciecamente che tutto ciò che
accade intorno a noi è trasformabile in un numero che bisogna
semplicemente interpretare aiutandoci con la Smorfia, a lungo il
libro più venduto dopo la Bibbia.
Nella più alchemica città del mondo si scommette in ogni dove, senza
più doversi recare al banco lotto. La fortuna si può acquistare dal
tabaccaio o al bar, si può sperare in una piccola vincita o in una
grande duratura fortuna, senza necessità di dover ricorrere agli
interpreti dei numeri, i cosiddetti assistiti ed i veri appassionati
giocano piccole cifre.
Il giocatore convulsivo è attirato oggi dai Gratta e Vinci e dalle
slot machine e per questa categoria possiamo applicare la mordace
definizione di un cancro che rode le famiglie e vive alle spalle di
coloro che lo venerano.
Gli scrittori dell’Ottocento ci hanno tramandato vari episodi
esilaranti, come quello di frate Stefano, il quale, rubate le
elemosine ed impegnati gli arredi sacri, sognava già di diventare un
nobile, acquistare un feudo e di poter godere delle grazie delle più
belle popolane.
Per giocare i numeri si ispira al Crocifisso, il quale gli gioca un
brutto tiro, perché non vince alcunché e per ripicca decide di farsi
musulmano e, catturato dai Cristiani, morirà da turco, senza dare
ascolto alle parole del prete che tentava di convertirlo.
Il sovramondo magico religioso che circonda il lotto è costituito da
alcuni personaggi che vengono considerati intermediari tra presente
e futuro, per cui sono in grado di fornire i numeri giusti da
giocare. In questa categoria sono inclusi alcuni santi come San
Pantaleone, considerato il santo protettore dei giocatori e si
racconta che vi fosse una statua cava dietro, dove recitando novene
ed invocazioni si potevano trovare indicazioni utili. Se la
richiedente era una donna si richiedeva che fosse vergine. “Per la
vostra santità, per la mia verginità, datemi tre numeri per carità”.
Altri intermediari che vengono invocati sono le anime del
Purgatorio, perché per la loro condizione di essere sospese tra
l’aldilà e l’aldiqua sono più vicine al futuro che al passato.
A Napoli esiste un culto specifico per le anime del Purgatorio, le
quali comunicavano frequentemente attraverso i sogni o durante dei
riti collettivi che si tenevano di venerdì. Altri personaggi sono il
monaciello ed i cosiddetti assistiti che si ritiene comunichino con
gli spiriti. Un discorso a parte va fatto per i monaci, tra cui
famoso era ‘O monaco ‘e San Marco, il quale per ispirarsi toccava le
donne con una particolare predilezione per le parti intime, pratica
che venne interrotta quando un marito sospettoso si travestì da
donna ed allorché la mano sacrilega trovò il membro maschile
ricevette un sacco di legnate.
L’ultima categoria è costituita dai femminielli, i quali, essendo
parte di una marginalità, si pensava possedessero poteri magici. Ed
ancora oggi in occasione delle festività natalizie si organizzano le
tombolate dei femminielli. Irriverente, rumorosa, coinvolgente ed
allusiva dà luogo a storie piccanti, mentre il travestito estrae il
numero dal panariello e lo collega alle più sguaiate definizioni
della Smorfia.
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Tombola napoletana
Ignoto del XIX secolo-Il calendario del 1875
Numeri della tombola
Smorfia napoletana
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