Cap.54
I riti della fertilità
Tutti i popoli antichi hanno tenuto in grande considerazione la
fertilità della terra senza trascurare quella femminile, per cui
agli uomini piacevano le donne grasse, come la Venere di Willendorf
(cfr. sul web: a.della ragione pag. 9 - fig. 1) oppure le opulente
modelle di Giorgione e Tiziano (cfr.ibidem, pag. 28/29, fig. 39/41),
perché ritenevano che avrebbero certamente allattato il nascituro.
Inoltre tenevano in grande considerazione le puerpere, come ci
dimostrano le maestose “Matres Matutae” (cifr.ibidem, pag.11, fig.6)
conservate al Museo di Capua.
Veneravano la dea Demetra, mentre nel Medio Evo andò di moda il
culto delle “Madonne del Latte” (cifr.ibidem, pag. 11, fig. 4) o la
“Madonna del Parto”, il celebre capolavoro di Piero della Francesca,
conservato nel Museo di Monterchi (Arezzo), cui possono accedere
gratuitamente le donne incinte.
In area napoletana i riti pagani subiscono nel tempo una metamorfosi
per l’influsso della religione cristiana.
Noi descriveremo tre riti: il primo prettamente pagano, il secondo
con un’evidente contaminazione, il terzo squisitamente cattolico.
Nella grotta di Piedigrotta si svolgeva il rito a “Venere
Genitrice”, praticato dalle spose sterili, che invocavano la grazia
della fecondità e durante tutto il mese di settembre, alcuni
volenterosi e ben dotati sacerdoti, grazie all’effetto di potenti
afrodisiaci, si attivavano in maniera biblica per ingravidare quante
più donne possibile.
Petronio, Seneca e Strabone ci raccontano che, mentre all’interno ci
si attivava per la riproduzione della specie, all’esterno, tra
anfratti e cespugli, la plebe si abbandonava al ritmico suono di
strumenti musicali, ad amplessi multipli, in un’atmosfera delirante
di eccitazione.
La più divertente commistione tra riti pagani e ritualità cattoliche
resta senza dubbio quella del “vaso ‘o pesce ‘e San Raféle” (bacio
al pesce di San Raffaele) che, per secoli, le ragazze da marito, e
qualcuna ancora oggi, officia nella chiesa dedicata all’Arcangelo
nel quartiere Materdei.
San Raffaele, protettore dei pescatori, è rappresentato come un
bellissimo ”Genio Alato” che regge nella mano il pesce, a
rappresentare il “phallos neapolitano”, antico simbolo della
virilità napoletana.
Ogni giovane e casta promessa sposa napoletana ha baciato con
speranza e passione quell’ancestrale archetipo della fecondità, che
assicura la sopravvivenza della specie come il pescato assicura la
sopravvivenza quotidiana.
L’ultimo rito di fecondità che si svolge in Occidente, a Napoli, è
perfettamente cattolico e si svolge nel cuore dei Quartieri
Spagnoli, a due passi da Via Toledo, nella casa dove abitò Santa
Maria Francesca delle Cinque Piaghe, l’unica donna meridionale
salita alla gloria degli altari.
Il sei di ogni mese, al numero 13 di Vico Tre Re, sin dalle prime
ore del mattino, si mettono in fila decine di donne desiderose di
prole, per accedere al “Sancta Sanctorum” della procreazione e
potersi sedere sulla sedia dei miracoli, quella dove la Santa
trascorse la sua vita a pregare e ricamare.
Prima vengono ricevute da Suor Giuliana, che ascolta pazientemente
storie di odissee da un medico all’altro con miriadi di tentativi
falliti. Quindi la religiosa sfiora il ventre della donna con un
reliquiario contenente una vertebra ed una ciocca di capelli della
Santa, al che molte percepiscono una vampata di calore, uno strano
formicolio, una sorta di energia positiva, in grado di infondere
speranza.
Si tratterà di suggestione, di un raffinato effetto placebo, certo è
che molte ritornano l’anno successivo a ringraziare col figlioletto
in braccio.
E tutto ciò avviene da alcuni secoli, dal 6 ottobre 1791, giorno
della morte della santa francescana, la quale, in vita, oltre al
dono della profezia, aveva anche quello di compiere prodigi, come
quello di indurre una statua di Gesù Bambino ad animarsi, per farsi
vestire con gli abitini che lei stessa aveva cucito per Lui (statua
che anni fa fu oggetto di un furto sacrilego che scatenò
l’indignazione popolare).
Da devozione locale, in un mondo globalizzato, grazie al web, la
fama della Santa dei Quartieri ha raggiunto tutto il mondo, facendo
accorrere donne da Milano e Palermo, ma anche da Madrid, da Parigi,
dagli Stati Uniti e dall’America latina.
Addirittura alcuni armatori offrono ai crocieristi in viaggio di
nozze uno speciale pacchetto, che include la visita alla
casa-sacrario, colma fino all’inverosimile di fiocchi rosa ed
azzurri, oltre a bomboniere, esposti come ex-voto.
Tra gli ospiti d’onore ricordiamo Sua Altezza Reale Sergio di
Jugoslavia, figlio di Maria Pia di Savoia, nata proprio a Napoli.
Ed inoltre crescono come funghi i siti che celebrano il culto su
internet, dai quali è possibile scaricare la preghiera per chiedere
la grazia alla Santa, scritta in uno sgangherato italiano
ottocentesco.
Naturalmente, non mancano le implorazioni in community e le
segnalazioni dei miracoli on-line.
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Casa di S. Maria Francesca delle Cinque Piaghe
Interno della Casa
Statua della Santa
Sedia della Santa
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