Cap.24
L’antropologo divulgatore
Marino Niola
Marino Niola è uno dei maggiori antropologi Italiani, nonché
scrittore, giornalista e docente universitario, attualmente
ordinario presso il Suor Orsola Benincasa di Napoli.
Ha insegnato anche nelle università di Padova e Trieste, ma la sua
grande passione è la divulgazione della sua materia. Oltre a
collaborare con la RAI e con le televisioni Italiane, francesi, e
svizzere, è editorialista de “La Repubblica” e sul supplemento del
Venerdì cura la rubrica “Miti d’oggi”. Scrive anche su “Il Mattino”,
“Le nouvel observateur” ed “Il caffè” di Locarno.
La sua ricerca ha interessato:il rapporto tra tradizione e mutamento
culturale nelle società contemporanee,la persistenza del mito nelle
forme contaminate del mondo d’oggi,le passioni, paure ed ansie
nell’immaginario contemporaneo,i processi della mondializzazione ed
i localismi che ispirano i simboli e le mitologie del villaggio
globale,il culto narcisistico del corpo come spia dell’inquietudine
del nostro tempo,le forme simboliche dell’immaginario globale,le
nuove mitologie della civiltà tecnologica,gli usi, costumi e consumi
del nostro tempo.
Ricordiamo le sue opere principali:
1995: Sui palchi delle stelle. La città il sacro la scena, Roma,
Meltemi Editore.
1997: Il corpo mirabile. Miracolo sangue estasi, Roma, Meltemi
2000: Totem und Ragu. Neapolitanishche Spaziergänge, München,
Luchterhand
2003: Totem e Ragù. Divagazioni napoletane, Napoli, Pironti editore
2003: Il purgatorio a Napoli, Roma, Meltemi
2005: Il presepe, Napoli, L’Ancora del Mediterraneo
2006: Don Giovanni o della seduzione, Napoli. L’Ancora del
Mediterraneo
2007: I santi patroni, Bologna, Il Mulino
2008: Lévi-Strauss. Fuori di sé, Macerata, Quodlibet
2009: Si fa presto a dire cotto. Un antropologo in cucina, Bologna,
Il Mulino
2009: Il libro delle superstizioni (coautore Elisabetta Moro),
Napoli, L’Ancora del Mediterraneo
2009: Don Juan entre Nápoles y el Purgatorio in Visiones de Don
Juan, Madrid, SECC, Sociedad Estatal de Commemoraciones Culturales
2012: Non tutto fa brodo, Bologna, Il Mulino
2012: Miti d’oggi, Milano, Bompiani
Ed infine dal sito personale di Niola proponiamo una spiritosa
recensione di Elisabetta Moro ad un suo libro pubblicato nel 2009:
Si fa presto a dire cotto. Ma se in cucina c’è un antropologo…
Perché gli Italiani mangiano la pasta al dente? La tempura è davvero
un’invenzione giapponese? Perché la pizza ha conquistato il mondo? E
perché il sushi ha conquistato noi? E cosa c’entrano il baccalà con
il Concilio di Trento e il caffé con la nascita delle compagnie di
assicurazione? Sono solo alcune delle domande con le quali Marino
Niola solletica il palato dei lettori del suo nuovo libro Si fa
presto a dire cotto. Un antropologo in cucina (edizioni Il Mulino,
154 pagine, 12 euro).
E quando un antropologo come Niola apre la dispensa del Belpaese
esplorando tradizioni gastronomiche, usi e costumi, miti, leggende e
nuove tendenze a tavola, le pagine scorrono veloci.L’epigrafe, una
citazione di Snoopy, il più famoso cane parlante della storia del
fumetto, ci fa capire subito l’approccio colto e scanzonato
dell’autore: «Dicano quel che vogliono, uno dei grandi piaceri della
vita è rimpinzarsi di vaccate». Come dire che di cibo si può parlare
e ragionare anche divertendosi.
Così scopriamo che il pomodoro, arrivato dalle Americhe grazie a
Cristoforo Colombo fino al Settecento era considerato in Europa una
pianta ornamentale da regalare alle dame di corte, come le orchidee
e perciò veniva chiamato pomo d’amore, da cui il nostro pomodoro. Ci
è voluto un genio della gastronomia come il napoletano Ippolito
Cavalcanti per inventare la salsa di pummarola. da mettere sugli
spaghetti. Altra gloria nazionale, anche se l’invenzione dei
vermicelli ce la contendiamo con Arabi e Cinesi. Forse li hanno
inventati loro, ma noi li abbiamo resi celebri.
Il Made in Italy gastronomico viene da molto lontano, nello spazio
ma anche nel tempo. Senza i Romani e le loro mense fatte di acqua e
farina non esisterebbe la nostra pizza. Senza l’assedio di Vienna
del 1685 la colazione all’italiana, cornetto e cappuccino, non
esisterebbe. Senza il genio popolare, capace di fare sempre di
necessità virtù, fronteggiando la fame con pochi ingredienti e tanta
fantasia, buona parte dei nostri piatti regionali non sarebbero mai
arrivati in tavola.
Grazie a questo libro, lieve quanto indispensabile, scopriamo perché
tutte queste storie hanno contribuito a rendere la gastronomia
italiana una delle migliori al mondo. Consentendo a noi Italiani, da
Nord a Sud, di rimpinzarci di golose tipicità.
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