Cap.6
Novant’anni guardando al futuro
Aldo Masullo
Aldo Masullo, uno dei più grani filosofi italiani, ha festeggiato i
suoi primi novant’anni, spegnendo altrettante candeline e citando
Nietzsche: “Io amo soltanto il paese dei miei figli, quello ancora
da scoprire” e per lui i figli sono una declinazione del futuro.
Professore emerito di filosofia morale alla Federico II di Napoli,
egli afferma che: ”Ogni età è sempre quella giusta per guardare al
futuro, solo esso mi interessa per breve che possa essermi dato”.
Egli appartiene a quel gruppo di pensatori che esprimono i nostri
pensieri più tormentati e profondi e per quanto l’essenza di
ciascuno di noi è sepolta nel nostro passato, l’atteggiamento più
consono all’uomo è quello di guardare al futuro, la nostra stessa
stazione eretta significa che viviamo prospetticamente.
La sua passione per la filosofia nasce sui banchi del liceo di Nola
e dopo un interesse per la poesia e la letteratura teatrale, si è
riproposta prepotentemente all’università, frequentata durante la
guerra, con il professore che leggeva in greco i dialoghi di Platone
nel giardino dell’archivio di stato. In quel momento capì come lo
studio potesse costituire un riparo alla follia degli uomini.
Da allora non ha smesso di meditare, ma confessa candidamente di non
aver trovato una risposta soddisfacente al significato
dell’esistenza e si rammarica di dover morire fra poco senza aver
saputo trovare una risposta adeguata a questa domanda angosciosa.
La sua tesi nel 1944 a 21 anni fu su Julien Benda, un autore letto
in francese e che solo nel 1976 è stato tradotto in italiano.
Il suo vero maestro è stato Cleto Carbonara, ma una bussola che lo
ha accompagnato per tutta la vita è stata sua moglie Iolanda, che
affettuosamente chiamava Landa e che rimpiange sconsolato.
Per un certo periodo è stato in prestito alla politica, ricoprendo
diversi incarichi parlamentari e partecipando da protagonista allo
svolgimento della vita civile della sua città di elezione: Napoli,
una antica capitale che gli è entrata nel sangue e per la quale
soffre vedendola attraversare uno dei momenti più difficili della
sua storia, tra crolli di palazzi, buche nelle strade e paralisi del
traffico. La sua ricetta: meno attenzione ai grandi eventi ed una
maggiore cura dei bisogni spiccioli della vita quotidiana, con
un’amministrazione che dovrebbe maggiormente curare un rapporto
diretto con i cittadini.
E’ stato costantemente un acuto osservatore di quel purgatorio
napoletano, che cerca disperatamente la salvezza dopo aver sognato
di vivere un nuovo rinascimento; il percorso temporale dal 1995 ad
oggi gli sembra costituire i punti di una parabola discendente a
scandire le stazioni di una dolorosa via crucis, al termine della
quale è difficile intravedere la luce.
Di grande interesse e da meditare più che da leggere è il suo ultimo
libro ”Piccolo teatro filosofico”, una serie di dialoghi che hanno
sorprendenti protagonisti: l’anima e l’automa, il Papa Benedetto ed
il principe Amleto, Giordano Bruno ed un procuratore della
repubblica ed infine un oscuro Eraclito con uno sveglio orologiaio.
Il primo dialogo tra l’anima e l’automa è incentrato tra l’
esperienza contemporanea, che cerca disperatamente una relazione tra
l’anima ed il corpo; dei due dialoganti il secondo vorrebbe
attribuirsi tutte le qualità dell’ essere vivente ma il primo gli
dimostra che egli non vive, perché mai potrà patire la vita e
trascenderla, uno straordinario ammonimento a quegli scienziati che
sognano di produrre macchine umanoidi senza cogliere il discrimine
inamovibile tra i robot e gli uomini, i quali nascono, vivono e
muoiono.
Tra Giordano Bruno ed il procuratore il paradosso risiede nella
convinzione dell’accusatore che nessuno è innocente, salvo
naturalmente lui e le persone a lui care, per cui cade miseramente
la pretesa universalità del giudizio. Un duro atto di accusa a quel
doloroso quanto spudorato percorso indicato eufemisticamente come
Giustizia in crisi.
Amleto, quello straordinario personaggio creato dalla fertile
fantasia di Shakespeare, difende le evidenze della ragione in lotta
con i dogmi della fede. “E’ talmente forte in me la paura di
sbagliare che preferisco rimanere nel dubbio”. Di contro Papa
Benedetto accusa Amleto di relativismo e nichilismo e rivendica alla
chiesa l’autorità di imporre la fede come unica salvezza per l’uomo.
Concludiamo chiedendo al maestro quale ruolo ha il filosofo nella
nostra società. “Il filosofo è una persona che ha sviluppato una
particolare attenzione alla distinzione cercando di separare il bene
dal male”.
Aldo Masullo mal sopporta la definizione di maestro, nonostante il
suo infinito magistero, che auspichiamo ancora lungo e fruttuoso.
Egli vuole essere considerato uno di noi, in grado però di renderci
più consapevoli e più degni di chiamarci uomini.
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