Cap.18
Un coraggioso prete di frontiera
Antonio Riboldi
Nel Sud Italia a contrastare la criminalità organizzata, più che
magistrati e forze dell’ordine, si stagliano vigorose, poche ma
significative figure di sacerdoti, i quali incuranti della propria
incolumità fisica, si espongono in prima linea, e attraverso
infocate omelie e concrete iniziative, cercano in ogni modo di
convincere i cittadini onesti, che rappresentano la stragrande
maggioranza della popolazione, a coagularsi per porre un argine
all’invadenza della piovra.
Tra queste nobili figure giganteggia Don Antonio Riboldi, vescovo
emerito di Acerra. Il quale indomito profeta dei nostri tempi e
coraggioso interprete del vangelo, ha saputo coniugare nei suoi
tanti anni di attività, il suo essere prete con l’annunzio della
giustizia e la sua realizzazione nelle pieghe dolorose della storia.
È stato il primo ad essere definito prete di frontiera senza mai
cercare di divenire un personaggio, certo di un servizio da dover
rendere alla verità.
Da poco ha compiuto 90 ani, ma l’interesse verso i più deboli è
praticato ancora con ardore giovanile e trasmette questa sua energia
devastante a chiunque lo ascolta o lo guarda negli occhi, dove si
possono leggere le sue lotte siciliane nel profondo Belice,
abbandonato a se stesso dopo il terremoto, la sua coraggiosa
battaglia contro la mafia al fianco del generale Dalla Chiesa e poi
il suo impegno in Campania, come vescovo di Acerra, dove un altro
terremoto aveva ringalluzzito la camorra, che in combutta con i
politici, voleva spartirsi il bottino degli aiuti internazionali.
Con la sua incessante opera di persuasione riuscì a rompere il muro
di omertà, inducendo più di uno a pentirsi ed a collaborare con la
giustizia, la sua fama affascinò lo stesso Cutolo, che chiese ed
ottenne di poter confessare a lui i suoi innumerevoli peccati.
Le parole del vangelo hanno costituito costantemente la sua bussola
nei momenti felici ed in quelli di sconforto e dalle parole di Dio
nasce un suo libro, che tutti dovrebbero leggere “Ascolta si fa
sera. Brevi pensieri oltre gli affanni della giornata”, richiamando
nel titolo un suo storico programma dai microfoni della RAI, nel
quale, ogni settimana, in pochi minuti, riusciva ad entrare in
sintonia con gli ascoltatori ed attraverso la parola di Dio a
redimere, a comprendere, a combattere.
Nel libro Don Riboldi condivide con il lettore le sue profonde
riflessioni sulle tematiche più scottanti della realtà sociale, si
rivolgono non solo ai credenti, ma a tutti gli uomini di buona
volontà. Alla ricerca del senso ultimo della vita. Egli ha la
capacità con poche frasi, chiare quanto efficaci, di arrivare dritto
al cuore ed alla mente di chi vuole ascoltarlo. Un libro che si
legge tutto d’un fiato, ma che poi va riletto e meditato, ogni sera,
poche pagine alla volta, per chiudere degnamente la giornata e
trovare la serenità della mente e la pace del cuore, perché
attraverso Don Riboldi si riesce a ritrovare la compagnia di Gesù,
che ci insegna «a guardare alla nostra vita e a quella degli altri
con occhio diverso».
A differenza di altri celebri personaggi napoletani, l’unico
incontro che ho avuto con Don Riboldi fu nel corso di una conferenza
sull’inizio della vita, argomento sul quale egli è pedissequamente
obbediente alle direttive della chiesa, per cui il contraddittorio
non si potètte instaurare. Nell’occasione rimasi colpito
dall’eccessiva affettuosità, ai limiti del sospetto, con la quale mi
accolse, abbracciandomi e baciandomi (non ci eravamo mai
incontrati). Senza pensare a male, ritenni quel doppio bacio sulle
guance e quel caloroso abbraccio il segno di uno sviscerato amore
verso tutti gli uomini…
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