Cap.4
Il trionfo dei mercatini
Napoli ha avuto sempre piazze e strade in cui si svolgevano
periodicamente piccoli e grandi mercati. Lo testimoniano i celebri
dipinti di Micco Spadaro raffiguranti piazza Mercato ed una Fiera di
paese o in tempi più recenti le tele di Migliaro.
In passato si trattava di mercati prevalentemente alimentari e gli
stessi contadini ogni giorno all’alba portavano i loro prodotti in
città per la vendita: uova, frutta e verdura.
Da alcuni anni si è rinfocolata la diatriba tra commercianti
proprietari di negozi e gestori di mercatini più o meno organizzati,
i quali negli ultimi tempi, segnati da una galoppante crisi
economica, hanno visto aumentare vertiginosamente la loro clientela.
Le accuse sono precise e circostanziate: merci scadenti, spesso
contraffatte, evasione fiscale, igiene ai limiti della decenza. A
fronte di queste contestazioni innegabile è la possibilità di avere
gli stessi prodotti a prezzi decisamente inferiori, una circostanza
non trascurabile, che permette a moltissime famiglie di continuare a
sopravvivere.
Tra questi luoghi di vendita una certa notorietà ha acquisito il
“mercatino dei vip”, come suole essere denominato il disordinato
assembramento di bancarelle che ogni giovedì mattina prende possesso
dei vialoni di accesso del Parco delle Rimembranze a Napoli, un
gioiello di verde regalato alla città da un celebre cavaliere, senza
macchia e senza paura. Attenzione non si tratta del rampante
Berlusconi, ma del ben più carismatico Mussolini.
In questo allegro bazar di sapore medio orientale, allietato dalle
stridule voci dei venditori, che rimembrano le antiche voci degli
ambulanti partenopei, si vende di tutto ad eccezione degli
alimentari, con la presunzione di inseguire le griffe alla moda
imitate in maniera prodigiosa e spacciate per vere.
Il mercatino è frequentato da una folla allegra e ciarliera nella
quale si distinguono le signore e signorine bene della città alla
ricerca spasmodica del capo di moda firmato, poco conta se apocrifo,
perpetuando con l’aiuto del falso l’antica abitudine di vestire
all’ultimo grido.
Sono naturalmente finte signore dalle labbra rifatte e dalle movenze
sguaiate, inconsapevoli protagoniste di un doloroso quanto
irrefrenabile epicedio: il malinconico tramonto di una classe
borghese, che per secoli ha comandato ed oggi è sostituita da una
casta prepotente e camorristica, volgare e sfacciata.
Altri mercatini meno chic, spesso gestiti da extracomunitari, anche
se controllati dalla malavita organizzata, vendono merci più
dozzinali, ma necessarie. Si può agevolmente constatare l’estrema
convenienza di alcuni prodotti. Ho visto gli shampoo di primarie
marche offerti ad un euro, gli stessi in vendita, anche nei
discount, ad una cifra 3 – 4 volte superiore. Camicette e magliette
alla page, con impercettibili errori di manifattura quasi regalate,
senza parlare degli alimentari e dei detersivi acquistabili da
tutti.
Naturalmente questi prezzi stracciati, stupefacenti, sono dovuti
all’assenza di spese di fitto, tasse e gabelle varie, ma soprattutto
da una ridotta esosità da parte del venditore, che vuole vivere, non
arricchirsi. Benedetti mercatini siete l’ultimo baluardo contro la
globalizzazione, un’isola felice lontana dall’egoismo e dalla
frenesia del guadagno.
Grazie a nome di tante famiglie che sarebbero altrimenti ridotte
alla fame.
Un discorso a parte merita il mercatino dell’antiquariato, che si
svolge in alcuni fine settimana nei vialoni della Villa comunale, un
appuntamento vivace che, nato in sordina, ha conquistato in breve
tempo la fiducia dei collezionisti napoletani e soprattutto ha fatto
avvicinare alla passione per l’antico ampie fasce di neofiti. La
merce esposta è la più varia: mobili e ceramiche, quadri e vasi,
croste e cianfrusaglie, tappeti, statue, cartoline, manifesti, libri
antichi e moderni, telefoni d’epoca e giradischi rotti, e chi più e
ha più ne metta. Ogni tanto ci scappa l’affare per l’intenditore,
più spesso capita l’imbrusatura per chi si avvicina per la prima
volta a questo tipo di mercatini.
Gli espositori non sono solo napoletani, ma vengono da tutta la
Campania ed anche da altre regioni.
Qualche domenica, con il sole ed il divieto di circolazione, la
folla è straripante e gli affari per i commercianti vanno a gonfie
vele.
Alcune bancarelle sono tenute da persone colte e competenti, come è
il caso del signor Carmine Ceraso, antico libraro e lui stesso
appassionato collezionista, che commercia in libri, stampe,
documenti antichi, vecchie cartoline, foto osé d’epoca.
Oppure il signor Aniello D’Ambrosio, artigiano muratore,
specializzato in restauri e mosaici, in grado di soddisfare
qualsiasi ordinazione. E che dire di masto Antonio, basta il nome
tanto è famoso e ricercato per le sue rare cose superflue, che fanno
la gioia di ogni appassionato.
Ampia e variegata è l’offerta del Rigattiere con bottega in
piazzetta Nilo e qui in trasferta con una nutrita esposizione di
oggetti in vendita, dalle statue più o meno discinte, ai pupi
siciliani riprodotti in legno e di varie dimensioni, fino alle
composizioni di ceramica dei Castelli, di Vietri e napoletane.
I libri antichi dalle preziose copertine sono offerti in numerose
bancarelle e l’occhio del conoscitore spesso riesce a fiutare il
pezzo di pregio sfuggito allo stesso commerciante. Molto è anche il
ciarpame e tutta una serie di cose inutili che sembra incredibile
possa trovare un acquirente, ma molti sono i frequentatori di bocca
buona ed alla fine ogni oggetto, se ha pazienza, trova la sua
collocazione.
Le vendite sono facilitate dall’atmosfera incantevole di una
splendida villa baciata dal mare, l’elemento regolatore della
visibilità e della vivibilità dell’intera città e della spettacolare
via Caracciolo, la strada, senza false modestie, più bella del
mondo.
E su questa bellezza che tutti ci invidiano, concludiamo, per la
gioia dei neoborbonici, con una favoletta.
Un bambino passeggia in compagnia dei genitori sul celebre lungomare
e chiede al padre perché al famoso ammiraglio è stata intitolata una
strada così importante.
“Perché era un martire del ’99 figliolo” - risponde il padre – “e
cosa ha fatto per divenirlo?” – chiede ingenuo il pargoletto – “ ha
tradito il suo re!”.
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Un'affascinante maja desnuda
Il veterano Carmine Ceraso con i suoi documenti
Vincenzo Migliaro-Strada del Porto nel 1893 (Napoli, Collezione
privata)
Domenico Gargiulo-Fiera in piazza Mercato (Toledo, Fondazione Duque
de Lerm
Un vecchio venditore
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