Cap.18
I dipinti di storia ed allegorie di Giuseppe
Bonito
Nel
percorso artistico di Giuseppe Bonito una certa importanza assumono
i numerosi dipinti con soggetto storico ed allegorico, che fungevano
da modello per l'arazzeria napoletana. In queste opere il pittore,
pur non rinnegando valori ed elementi di sapore classicista, tentava
di salvaguardare i valori tradizionali della pittura locale contro
le sirene di una rinnovata classicità provenienti da Roma. In questo
contesto rivestono un certo rilievo le Storie di Don Chisciotte
tradotte in più riprese in arazzo e le due Allegorie della Verità e
dell'Innocenza, conservate nel Palazzo Reale di Caserta ed eseguite,
assieme ad altre otto tele, tra il 1762 ed il 1766 per la serie di
arazzi che inneggiavano le Virtù coniugali. Già nel 1743 al Bonito
era stata affidata la decorazione dell'intero appartamento reale di
Portici e nel 1757 risulta pagato per gli affreschi di "un quarto"
della Cappella Reale. Infatti in quell'anno il pittore lavora alla
realizzazione di un affresco per la volta della Cappella privata
della Reggia raffigurante la Visitazione con allegoria della Carità
e scene di vita contadina (fig.22).
La parte figurativa si concentra sui lati della volta con la
rappresentazione della Visitazione e all'altro estremo della Carità
(un monocromato); per il resto è un allegro alternarsi di scene di
vita contadina (figg.23-24) con una ripresa dal vero di piccoli
episodi di vita quotidiana, un guizzo di profano che dà vigore agli
aspetti sacri della composizione.
Ai lavori per la decorazione degli ambienti reali collabora come
quadraturista Vincenzo Re ed in seguito anche Crescenzo Gamba. In
precedenza il Bonito era stato incaricato di realizzare altri
affreschi al piano nobile della Reggia di Portici, utilizzata dai
sovrani prevalentemente come residenza secondaria, quando volevano
sfuggire all'etichetta degli impegni di corte e volevano godere di
un tranquillo rifugio, ove il re potesse dedicarsi alle amate
battute di caccia e di pesca.
Alla mostra "Ritorno al Barocco" (2009-10) è stata esposta una tela
raffigurante un baccanale con figure di putti in primo piano, che
sorreggono festoni di frutti. Una scena che può essere interpretata
come un'Allegoria dell'Autunno (fig.25) e che probabilmente
costituisce un bozzetto preparatorio per l'affresco nella volta
della Sala del baciamano, dipinto dal Bonito intorno alla metà degli
anni Quaranta e ricoperto durante il decennio francese, quando
l'ambiente fu destinato a Stanza della Tavola Pubblica.
Nel 1998 la decorazione allusiva alle Quattro stagioni è stata
parzialmente recuperata da altre pitture sovrapposte e ad essa va
collegato anche un secondo bozzetto, in collezione napoletana, con
una Scena campestre, nella quale un giovane si arrampica su un
albero a raccogliere frutta, mentre un altro, attorniato da
villanelle è intento a pigiare l'uva in un tino. Tra il 1762 ed il
1766 il Bonito approntò dieci modelli per gli arazzi destinati a
decorare la camera da letto del re, detta anche Stanza del
Belvedere. Essi rappresentavano: l'Allegoria della Verità (fig.26) e
dell'Innocenza (fig.27), Il Giorno e la Notte e sei Putti alati con
festoni di fiori. Collaborano con propri lavori alla committenza
anche il De Mura, il Batoni e probabilmente anche il Giaquinto, per
cui ne sortì una vera e propria competizione tra gli esponenti della
tradizione locale e gli alfieri del classicismo romano, che
trovavano sempre più credito presso la corte.
Il Bonito seppe esprimersi contemperando sapientemente eleganza
compositiva e compostezza formale con soluzioni di classicismo
d'accademia, dimostrando elevate qualità tecniche e notevoli
capacità di brillante decoratore.
L’intera serie si conserva nella Reggia di Caserta ad eccezione dei
sei modelli con Putti con festoni esposti nel Museo di San Martino,
mentre gli arazzi superstiti sono divisi tra i musei di Capodimonte
e Duca di Martina ed il Palazzo Reale di Napoli.
In collezione privata romana si conserva il bozzetto di una Virtù
(fig.28) per una composizione non identificata, che riprende secondo
Spinosa "modelli e schemi più antichi del Solimena, del De Mura e di
Nicola Maria Rossi, ma databile, per qualità di luce e colori
rischiarato e brillante, senza le qualità di vigoroso pittoricismo e
di forti contrasti chiaroscurali delle opere dipinte negli anni '40,
verso la fine del decennio successivo e in prossimità dei primi
modelli per l'arazzeria napoletana e delle tele per la chiesa dei
Santi Giovanni e Teresa all'Arco Mirelli".
Quando nel 1758 fu iniziata la lavorazione della serie di arazzi per
la Reggia di Caserta, al Bonito furono affidati numerosi soggetti. I
dipinti che egli eseguì per la fabbrica degli arazzi di Carlo III,
anche se non rappresentano propriamente scene di vita quotidiana, si
avvicinano molto alla pittura di genere; alcuni di questi sono
conservati nel Palazzo Reale di Napoli: Don Chisciotte contro i
mulini a vento (fig.29), per cui fu pagato nel 1759; Don Chisciotte
e la regina Micomicona (fig.9), pagatogli nel 1760, Don Chisciotte
che beve per mezzo di una canna (fig.31) e Don Chisciotte appare ad
una rappresentazione dei burattini (fig.32).
Nel secondo quadro la delicata raffinatezza dell'esecuzione
contraddice l'asserzione del Longhi che numerosi ritratti e opere di
genere, come ad esempio il Ritratto di signora (fig.33) nella
Galleria Nazionale d'Arte Antica di Roma, debbano essere attribuiti
al Traversi solo perché di qualità troppo alta per essere del
Bonito.
I modelli preparatori della serie furono affidati non solo al
Bonito, ma anche ad altri pittori napoletani e gli arazzi relativi
furono approntati dalle maestranze locali sotto la direzione di
Pietro Duranti ed andarono ad integrare un gruppo di dodici arazzi
realizzati nelle Manifatture di Gobelins acquistati da Carlo di
Borbone. I modelli per questa serie di arazzi realizzata tra il 1758
ed il 1799, oggi divisa tra il Quirinale ed il Museo di Capodimonte
sono in gran parte esposti nella sala XII del Palazzo Reale di
Napoli.
Gli esemplari migliori sono quelli realizzati dal Bonito, il quale,
pur utilizzando precedenti stampe francesi, seppe infondere agli
episodi rappresentati una freschezza illustrativa con note di
umorismo come un dipinto di genere con scene di vita popolare e
quotidiana. Le Storie di Don Chisciotte, improntate a soluzioni
accademiche di classicismo romano, godranno di una certa popolarità
anche all'estero, adoperate per illustrare le gesta del singolare
personaggio nelle edizioni in lingua inglese ed olandese del celebre
romanzo spagnolo.
Giuseppe Bonito: Scena in giardino. Parigi coll. privata
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