Cap.59
Il Re delle cravatte
Maurizio Marinella
Maurizio Marinella è il simbolo di una signorilità tutta napoletana
e del successo planetario di un articolo, quando si affianca al
genio della imprenditorialità, il rispetto dei propri dipendenti e
dei clienti e non si ha paura del lavoro, anche se si è ricchi e
celebri. Per convincersene bisogna alzarsi presto e vedere all’opera
il titolare, mentre apre il suo elegante negozio in piazza dei
Martiri alle sette e mezzo in punto per mettere tutto in ordine,
come faceva il genitore, che alla cassa era sempre affabile e
gentile ed offriva il caffè a mio padre ed a me bambino il gelato,
per intrattenerci durante la meticolosa scelta delle sue cravatte.
Maurizio è un vero signore, non ha smanie di protagonismo, sa
consigliare senza invadere il gusto del cliente, trattare con il
personale e battersi con orgoglio per dare di Napoli l’immagine
migliore.
Negli ultimi tempi, con la città invasa dalla monnezza ha fatto
sentire alta la sua voce cercando una disperata difesa di un passato
glorioso. Racconta che quando aveva otto anni il nonno gli disse che
sarebbe dovuto rimanere sempre a Napoli, perché la città sarebbe
sempre stata con Parigi e Vienna una delle grandi capitali europee.
I suoi clienti sono stati i più celebri vip della Terra, presidenti
di Stato, manager, nobili, ma anche illustri sconosciuti amanti
della moda e degli straordinari colori che contraddistinguono una
cravatta Marinella.
Sfoggiarne una significa fare un figurone in Italia, ma anche e
soprattutto all’estero. Personalmente ho ricevuto i complimenti e lo
sguardo compiaciuto delle signore a Parigi come a New York, in
occasione di importanti ricevimenti.
La storia della famiglia Marinella comincia con il capostipite
Eugenio Marinella che a 34 anni e dopo quindici anni nel settore
dell’ abbigliamento maschile, decise che era giunto il momento di
cambiare lo stile ed il modo di vestire di un uomo che conta.E’ lui
fondatore della "filosofia Marinella": più che un punto vendita un
salotto dove le relazioni umane si basano su disponibilità, cortesia
e rispetto. Dopo di lui il figlio Luigi ed oggi il nipote Maurizio
hanno portato avanti la sua filosofia facendo delle cravatte
Marinella un vero e proprio simbolo di eleganza.
Negli anni che precedettero la sua morte, don Eugenio, aveva imposto
al nipote Maurizio, che all’epoca aveva circa dieci anni, di
trascorrere ogni giorno qualche ora nel negozio perché potesse
respirarne l’aria; Maurizio ricevette così due insegnamenti: quello
del nonno e delle relazioni con la vecchia clientela e quello del
padre che gestisce l’avvento del boom economico.
Maurizio ha saputo coniugare lo spirito imprenditoriale con la
disponibilità verso la clientela: nel periodo natalizio, per
esempio, dove le code davanti al negozio sono interminabili, offre
sfogliatelle e caffè alle persone in attesa per farle pazientare.
Se il piccolo negozio di piazza Vittoria è, oggi come ieri, il luogo
di incontro delle persone eleganti di tutto il mondo, lo si deve
alle tre generazioni di Marinella che da 1914 propongono prodotti di
qualità, rendendo il marchio ambasciatore di Napoli nel mondo. La
passione per l’eleganza e la qualità continua ancor oggi grazie a
Maurizio Marinella, che ha raccolto l’eredità della famiglia.
La produzione firmata Eugenio Marinella ha conservato la scrupolosa
attenzione alla qualità delle materie prime e la curatissima
fattura, rigorosamente artigianale, per queste cravatte napoletane
veraci e allo stesso tempo very British. Da sempre le cravatte
Marinella sono al collo degli uomini più eleganti e famosi, come
dimostra il libro delle firme, custodito gelosamente in bottega. E’
un vero spettacolo osservare la fila di clienti che incurante del
sole o della pioggia, attende il proprio turno per godere della
cortesia dei Marinella e acquistare un simbolo della Napoli fedele
alla tradizione.
E’ agli inizi del XX secolo che Eugenio Marinella getta le basi di
quella che sarebbe divenuta una delle più favolose "storie di
successo" napoletane. Nel 1914, alla vigilia della prima guerra
mondiale, Eugenio decise, dimostrando un’innegabile dose di coraggio
e intraprendenza, di aprire bottega in Piazza Vittoria sull’elegante
Riviera di Chiaia di Napoli, allora come oggi, uno dei più bei
lungomare d’Italia. La posizione si rivelò strategica per una
botteguccia di soli 20 metri quadrati davanti alla quale passeggiava
l’alta società napoletana. Dopo aver effettuato i lavori di
ristrutturazione e acquisito i due atelier, uno molto grande per la
fabbricazione di camicie e un altro più piccolo, per le cravatte,
don Eugenio intraprese il suo primo viaggio a Londra, per
incontrarvi i futuri fornitori. Il negozio diventa presto un piccolo
scrigno prezioso in cui si possono trovare autentici tesori di
raffinatezza e di gusto, un piccolo angolo di Inghilterra a Napoli.
In un’epoca in cui lo stile "inglese" è molto di moda, Marinella è
il solo a proporre, a Napoli, una vasta gamma di prodotti esclusivi
provenienti da Londra, esigendo dai fornitori inglesi l’esclusività.
All’inizio, l’attività principale della bottega non è la cravatta ma
la camicia, regina del guardaroba maschile. Al fine di essere al top
della moda e della qualità, Eugenio induce alcuni artigiani camiciai
di livello senza pari a trasferirsi da Parigi per insegnare ai suoi
operai l’arte del taglio. Per quanto riguarda le cravatte, sono
realizzate esclusivamente in sette pieghe: il quadrato è piegato
sette volte verso l’interno così da dare alla cravatta una
consistenza incomparabile. È solo molto dopo che fa la sua comparsa
la cravatta attuale con la struttura interna. Il negozio è passato
attraverso avvenimenti storici importanti che hanno cambiato anche
il corso della sua storia: le due guerre mondiali, il declino
dell’antica nobiltà e la comparsa della nuova borghesia con
l’avvento dei prodotti americani che portano sostanziali cambiamenti
della moda. Molto attento alle evoluzioni della società e del
costume, Eugenio non si perde d’animo e interrompe la produzione di
camicie a favore della cravatta che diventa il prodotto faro della
casa Marinella.
La vera ripresa si ha però negli anni Ottanta, quando Francesco
Cossiga, allora Presidente della Repubblica e amico di famiglia,
diventa un vero e proprio ambasciatore del marchio prendendo
l’abitudine di portare in dono ai capi di stato, nelle loro visite
ufficiali, una scatola contenente cinque cravatte Marinella. Il
marchio comincia così a fare il giro del mondo. Il G7 organizzato a
Napoli nel 1994 spalanca definitivamente alla piccola ditta
napoletana le porte della cerchia molto esclusiva di fornitori dei
grandi del mondo: gli organizzatori decidono infatti di offrire a
tutti i capi di stato presenti, una scatola contenente sei cravatte
Marinella, portando un’enorme pubblicità al marchio.
La passione per l’eleganza e la qualità continua ancora oggi grazie
a Maurizio Marinella, terza generazione della famiglia, che ha
raccolto l’eredità del marchio con uno spirito imprenditoriale in
sintonia con le moderne leggi del marketing riuscendo a far
affermare il marchio Marinella anche all’estero, dagli Stati Uniti
al Giappone. La produzione firmata Marinella ha conservato la
scrupolosa attenzione alla qualità delle materie prime e la
curatissima fattura ancora oggi rigorosamente artigianale, per
queste cravatte "napoletane veraci".
Nel tempo, si sono avvicendati tra i clienti volti noti e
prestigiosi: Luchino Visconti ne ordinava moltissime, tutte con
fondo blu o rosso, sfoderate come foulard che coordinava a
coloratissimi fazzoletti da taschino di seta indiana; Aristotele
Onassis ne comprava dodici per volta, rigorosamente nere in modo da
scoraggiare gli interlocutori e non far mai trapelare di che umore
fosse.
Le cravatte Marinella sono state al collo degli uomini più eleganti
e famosi: in bottega è custodito gelosamente il libro delle firme
dove sono contenuti gli autografi di molte teste coronate e
presidenti di stato, alti esponenti della politica e
dell’imprenditoria, della cultura e dello spettacolo. Sono stati al
collo di tutti presidenti americani da Kennedy in poi, compreso Bill
Clinton al quale le regalò la moglie Hilary.
Oggi tra i blasonati clienti ci sono Re Juan Carlos e il principe
Alberto di Monaco, diversi esponenti di casa Agnelli, ma anche
Berlusconi e D’Alema…Uomini dotati di buon gusto, che non vogliono
rinunciare alla cravatta confezionata su misura da mani esperte,
uomini per i quali una cravatta Marinella è un vero “nodo d’autore”.
Due illustri blasoni affiancano il marchio Marinella sin dalle
origini, a testimonianza del prestigio che il negozio acquisisce da
subito: quello dell’Ordine della Giarrettiera, quale fornitore della
Casa Reale Inglese, e lo Stemma Borbonico. Nel corso di quasi un
secolo di attività, molti sono stati i riconoscimenti ricevuti,
culminati lo scorso 2 giugno 2011 con il conferimento, da parte del
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dell’onorificenza di
Cavaliere del Lavoro a Maurizio Marinella, esponente della terza
generazione della famiglia fondatrice. L’ordine al “Merito del
Lavoro”, istituito nel 1901 da Vittorio Emanuele III, premia
l’insignito non solo per una specifica attività intrapresa, ma lo
vincola anche ad un impegno etico e sociale volto al miglioramento
delle condizioni di vita e di lavoro del Paese. A questo importante
riconoscimento si sono aggiunti una laurea honoris causa da parte
dell’Unione delle Università Popolari e, nel mese di gennaio 2012,
altri due prestigiosi premi, l’Internationalisation Business Award
ed il Premio Leonardo Qualità Italia 2011.
L’Internationalisation Business Award è stato conferito a Maurizio
Marinella dall’UK TradeInvestment (UKTI) per il contributo
all’innovazione ed all’internazionalizzazione dato dall’azienda
napoletana al sistema produttivo britannico. Il Premio Leonardo
Qualità Italia 2011, ricevuto ancora una volta dal Capo dello Stato
Giorgio Napolitano, in riconoscimento della “qualità e
dell’eccellenza espresse dal suo lavoro e dalla sua azienda che può
essere considerata altamente rappresentativa del made in Italy e che
condivide la responsabilità di sostenere la posizione e l’immagine
dell’Italia nel mondo.”
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