Cap.40
Il supremo produttore cinematografico
Dino De Laurentiis
Agostino De Laurentiis, più conosciuto come Dino, nasce a Torre
Annunziata nel 1919 e si spegne a Beverly Ills nel 2010.
E’ stato uno dei più grandi produttori cinematografici, ma il cinema
per i De Laurentiis è vizio di famiglia perché produttore è stato il
fratello Luigi e lo è il nipote Aurelio, attuale presidente del
Napoli.
Il giovane Dino, come era soprannominato da piccolo, crebbe per le
strade di Torre Annunziata vendendo gli spaghetti prodotti dal
padre, piccolo commerciante di pasta.
Il suo ingresso nel mondo del cinema avviene, con la decisione di
intraprendere la carriera di attore, quando si reca a Roma al Centro
Sperimentale di Cinematografia, appena inaugurato, nel
biennio 1937-1938. Fra i suoi esordi come attore vi è quello nel
film Troppo tardi t’ho conosciuta del regista Emanuele Caracciolo.
Basta poco però, al giovane Dino, per trovare la sua vera strada:
"dopo essersi guardato allo specchio" - secondo le sue parole-
decide di spostarsi dietro la macchina da presa, intraprendendo la
fortunata carriera di produttore.
Inizia subito a produrre film.
Il primo risale al 1940, L’ultimo combattimento di Piero Ballerini,
al quale seguiranno circa 150 film durante tutto il corso della sua
lunga e prestigiosa carriera. Il primo vero successo arriva
con L’amore canta del 1941, una commedia degli equivoci, remake di
un film svedese. Dal 1946 (con il film Il bandito di Alberto
Lattuada) Dino per quasi vent’anni, fino al proprio trasferimento
negli Stati Uniti, è affiancato dal fratello maggiore Luigi De
Laurentiis.Entra poi alla Lux film, diventando produttore esecutivo
cinematografico, giocando un ruolo fondamentale per la rinascita del
cinema italiano del dopoguerra e per la sua diffusione in tutto il
mondo.
Tra i tanti film prodotti in questo periodo si possono
ricordare Riso amaro (1948) di Giuseppe De Santis, Napoli
milionaria (1950) di Eduardo De Filippo, Dov’è la libertà? (1954) di
Roberto Rossellini, Miseria e nobiltà (1954) di Mario Mattoli e La
grande guerra (1959) di Mario Monicelli, con Alberto
Sordi e Vittorio Gassman, Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di
Venezia.
Nel 1948 si dedica alla ristrutturazione degli stabilimenti di
produzione "Teatri della Farnesina", ex Safir, dando vita alla
"Ponti-De Laurentiis" insieme all’amico Carlo Ponti, per la prima
volta con propri studi a disposizione.
Uno dei primi successi prodotti dalla nuova etichetta è Guardie e
ladri (1951), di Steno e Monicelli, poi Totò a colori (1952) (il
primo film a colori realizzato in Italia) di Steno, al quale fanno
seguito numerosi altri importanti opere, come Europa ‘51 (1952)
di Roberto Rossellini, Anni facili (1953) di Luigi Zampa, fino alla
consacrazione definitiva con La strada (1954) e Le notti di
Cabiria (1957) di Federico Fellini, entrambi vincitori del
premio Oscar per il miglior film straniero.
A proposito di questo periodo, lo stesso produttore ha dichiarato in
un’intervista che "il neorealismo fu inventato dai giornali.
Affermarono che alcuni registi e sceneggiatori vollero fare il
neorealismo. Ma non è vero. L’industria italiana del cinema era cosi
povera che non c’erano soldi per gli studios, per creare dei set,
per andare dappertutto. Cosi si doveva girare tutto per strada." Gli
studi "Ponti-De Laurentiis" sopra citati sono oggi sede
dell’Istituto Professionale per la Cinematografia e la Televisione
Roberto Rossellini di Roma.
De Laurentiis costruisce nuovi teatri di posa, sempre nei dintorni
di Roma, sulla via Pontina al km 23,270, chiamati "Dinocittà", dove
sono stati girati numerosi film con star hollywoodiane, come Guerra
e pace (1956) di King Vidor con Henry Fonda ed Audrey Hepburn,
Barabba (1961)di Richard Fleischer con Anthony Quinn, La
Bibbia (1966) di John Huston con GeorgeScott, Ava Gardner, lo stesso
John Huston e Peter O’Toole, Lo sbarco di Anzio (1968) di Duilio
Coletti con Robert Mitchum e Waterloo (1970) di Sergej Bondarcuk con Rod
Steiger ed Orson Welles.
Nel 1972 la legge italiana sul cinema cambia: i sussidi vengono
riservati solo ai film con il 100% di produzione italiana (fino ad
allora bastava il 50%), e De Laurentiis decide di trasferirsi
negli Stati Uniti, dove fonderà la De Laurentiis Entertainment
Group.
In America continua a produrre grandi successi: Serpico (1973)
di Sidney Lumet, I tre giorni del condor (1975) di Sidney Pollack, Il
giustiziere della notte (1974) di Michael Winner, Conanil barbaro
(1982) di John Milius, L’anno del dragone (1985) di Michael Cimino,
ed anche remake come King Kong (1976) di John Guillermin e Il
Bounty (1984) di RogerDonaldson con Mel Gibson, ma anche
alcuni flop al botteghino, come Dune (1984) di David Lynch e Tai-Pan (1986)
di Daryl Duke.Nel 1990 realizza Ore disperate (1992), ancora di
MichaelCimino (un’operazione rischiosa, dato che il regista
americano era considerato responsabile del fallimento della United
Artists, e conseguentemente bandito da Hollywood), e Il corpo del
reato (1992) di Uli Edel con Madonna, mentre, tra i titoli più
recenti, si ricordano il thriller La trappola(1997) e U-571 (2000)
di Jonathan Mostow.
La filosofia che ha portato al successo De Laurentiis può essere ben
compresa grazie alla sua dichiarazione alla Mostra del Cinema di
Venezia 2003, dove ha ricevuto il Leone d’Oro alla carriera: "Il
problema dei registi italiani è che vogliono fare i film con un
occhio alla critica. Noi però siamo show-man e dobbiamo fare film
solo per il pubblico. Ora voglio dimostrare al cinema italiano che
ci sono grandi storie da raccontare. Ho voglia di tornare in Italia
a lavorare per fare dei film che riescano ad uscire dall’Italia".
Nel corso della serata di premiazione degli Oscar del 2001 ha
ricevuto l’Irving G. Thalberg Memorial Award. E’ stato anche membro
della giuria dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences per
il Premio Oscar.
Nel 2008 partecipa al documentario Il falso bugiardo di Claudio
Costa, dedicato allo sceneggiatore Luciano Vincenzoni, suo amico,
che lavorò con lui, frequentandolo sia in Italia che a Hollywood per
almeno 30 anni. Con Vincenzoni, anche se il rapporto ebbe momenti di
stallo dovuti ad incomprensioni reciproche, De Laurentiis realizzò
il capolavoro La grande guerra, e molti altri film tra cui I due
nemici, Il gobbo, Roma bene, seguiti poi da L’orca
assassina e Codice Magnum.
Dino De Laurentiis muore per cause naturali il 10
novembre 2010 a Los Angeles.
Successivamente al suo funerale tenutosi a Beverly Hills, al quale
hanno preso parte nomi noti dello star system hollywoodiano, le
spoglie sono state tumulate nella tomba di famiglia presso il
cimitero di Torre Annunziata, accanto a quelle del fratello Luigi.
Ha avuto sei figli: Veronica, Raffaella, Federico e Francesca avuti
da Silvana Mangano con la quale si era sposato nel 1951; Carolyna e
Dina, avute dalla sua seconda moglie Martha Schumacher con la quale
si era sposato nel 1990.
Nel 2012 gli è stato attribuito il Premio America alla memoria
della Fondazione Italia USA.
I film da lui prodotti sono centinaia per cui, oltre a quelli già
citati, ne ricorderemo solo alcuni:
I pompieri di Viggiù, regia di Mario Mattoli (1949)
Il brigante Musolino, regia di Mario Camerini (1950)
Totò terzo uomo, regia di Mario Mattoli (1951)
L’oro di Napoli, regia di Vittorio De Sica (1954)
Jovanka e le altre, regia di Martin Ritt (1960)
Tutti a casa, regia di Luigi Comencini (1960)
Il re di Poggioreale, regia di Duilio Coletti (1961)
Il giudizio universale, regia di Vittorio De Sica (1961)
Il maestro di Vigevano, regia di Elio Petri (1963)
Il processo di Verona, regia di Carlo Lizzani (1963)
Lo straniero, regia di Luchino Visconti (1967)
Banditi a Milano, regia di Carlo Lizzani (1968)
Barbarella, regia di Roger Vadim (1968)
Boccaccio, regia di Bruno Corbucci (1972)
Lo scopone scientifico, regia di Luigi Comencini (1972)
Le ragazze della Terra sono facili, regia di Julien Temple (1989)
Hannibal, regia di Ridley Scott (2001)
L’ultima legione, regia di Doug Lefler (2007)
Ha più volte vinto il premio David di Donatello come miglior
produttore per i film:
Le notti di Cabiria (1957), La grande guerra (1960), Tutti a casa
(1961), La Bibbia (1966),Banditi a Milano (1968) e quello del
Cinquantenario nel 2006.
Un riepilogo della sua straordinaria carriera è condensato nella
motivazione con la quale nel 1966 è stato insignito del titolo di
Cavaliere del Lavoro: «Con un esordio a 20 anni di età, inizia la
titanica carriera nella quale il produttore scriverà mezzo secolo di
storia del cinema mondiale.
Si pone all’avanguardia della rinascita culturale post-bellica come
una delle forze trainanti del Neo- Realismo. Gli anni Cinquanta lo
vedono in collaborazione con Ponti e Fellini, e per due anni
consecutivi, 1956 e 1957,questa collaborazione sfocerà
nell’assegnazione di due premi Oscar. Lungimirante sostenitore della
internazionalità del cinema, allarga la sua sfera operativa al più
agguerrito mercato cinematografico mondiale, quello americano, dove
trionfa con un alternarsi di successi critici e commerciali. L’acume
imprenditoriale che ne ha caratterizzato il lavoro fin dall’esordio,
lo porta in prima linea nell’aspetto economico della produzione di
un film: è De Laurentiis a introdurre il concetto di "prevendita" di
un film - che garantisce una massimizzazione degli introiti e
maggior controllo creativo da parte del produttore adottata in
seguito come comune pratica di mercato da tutti».
|