Cap.33
La speranza nello sviluppo
Adriano Giannòla
Il Professor Adriano Giannòla, presidente dello Svimez, propugna,
sin dai tempi dei fondatori dell’Istituto Donato Menichella e
Pasquale Saraceno, una tradizione da seguire: “Ancora oggi non è
possibile capire il Sud senza il Nord. E nemmeno il Nord senza il
Sud. Perché le dinamiche civili, politiche ed economiche sono troppo
intrecciate.
L’infrastrutturazione come base della politica cavouriana riguarda
il Nord come il Sud. Nel dopoguerra l’industrializzazione è ritenuta
dall’élite lo strumento migliore per la crescita economica e civile
dell’intero Paese.
Tutta l’Italia, nel 1861, è un Paese non industriale. Il problema è
capire perché vi sia una differenziazione costante degli indicatori
economici. E questo, nonostante il parziale recupero del Mezzogiorno
nella prima parte della nostra storia. Recupero ridotto, se non
bruciato, dal fascismo e dalla seconda guerra mondiale.
Ma l’Italia resta una e una sola. L’acciaio prodotto al Sud è
essenziale per l’industria del Nord. Non solo per la meccanica e
l’auto. Pure per la chimica di base e la plastica. I giovani del Sud
si trasferiscono nelle fabbriche del Nord. Anche questa è una
interconnessione profonda.
A parte l’assalto dei partiti ai grandi gruppi pubblici, nei primi
anni Settanta si registrano la fine degli equilibri di Bretton Woods
e lo shock petrolifero. L’Italia adotta svalutazioni competitive,
che avvantaggiano il tessuto settentrionale di piccole e medie
imprese, e rinuncia a ogni idea di politica industriale, vitale per
il Mezzogiorno. È allora che il Sud è lasciato a se stesso”.
Laureatosi in Economia e Commercio presso l’Università di Bologna,
il prof. Adriano Giannòla ha conseguito successivamente la
specializzazione in Economia dello Sviluppo presso il Centro di
Ricerche Economico-Agrarie per il Mezzogiorno di Portici. Stimato
come uno dei più valorosi tra i giovani economisti, ha svolto
attività di ricerca presso la Ford Foundation dell’Università di
Harvard ed il Massachussets Institute of Technology di Cambridge
Massachussets. E’ stato nominato in seguito professore ordinario di
Economia presso l’omonima Facoltà dell’Università Federico II di
Napoli.
Significativa e particolarmente incisiva è stata la presenza del
prof. Giannòla nelle più prestigiose istituzioni economiche. E’
stato membro del Comitato Scientifico dell’Osservatorio sulle
Piccole Imprese di Capitalia e presidente della Sezione Campana
della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale. E’
membro del direttivo dell’Associazione Italiana per gli Interessi
del Mezzogiorno. Intenso è stato anche il contributo dato allo
studio ed alla gestione delle istituzioni economiche: Giannòla,
infatti, è membro della Commissione culturale della sezione
dell’UNESCO, nonché Presidente dell’Istituto Banco di Napoli –
Fondazione sin dal febbraio 2000.
Il prof. Giannòla è autore di numerose pubblicazioni unanimemente
apprezzate anche in ambito internazionale, nelle quali l’autore
rivela l’interesse costantemente coltivato per i temi della
macroeconomia attraverso un’indagine coerentemente rivolta ai
profili teorici ed empirici della disciplina, dedicando particolare
attenzione ai problemi dell’economia duale.
Fondamentali risultano i suoi studi sul Mezzogiorno e,
principalmente, sui profili del credito nel Sud Italia, nonché sui
rapporti banche/imprese. L’eminente studioso ha anche reso alle
istituzioni il contributo pieno e coerente del proprio impegno
scientifico. Basterà citare in proposito, oltre che la sua
appartenenza al Consiglio di Amministrazione del Banco di Napoli
S.p.A., il ruolo che ha svolto, per incarico della Regione Campania,
nel Comitato Tecnico Scientifico e nella Commissione “Federalismo
fiscale e Mezzogiorno“ nella qualità di coordinatore.
L’idea cui il prof. Giannòla sta lavorando da qualche tempo è quella
di creare una rete tra gli storici istituti di assistenza di Napoli
per costruire un soggetto di grande rilevanza in grado di
raccogliere fondi per il sociale, valorizzare il centro storico,
promuovere Napoli non come fatto puramente commerciale ma come
attrattore culturale in Italia e nel mondo.
“Quella della rete – spiega Giannòla – è una dichiarazione
d’intenti, ancora non abbiamo le strutture amministrative nè abbiamo
messo mano ad uno statuto. Però il progetto c’è ed è mosso dalla
consapevolezza che Napoli sia una città ricchissima di tutto, solo
che non se ne rende conto. Le nostre istituzioni sono il vero
patrimonio e mettendoci insieme potremmo costruire un soggetto di
grande rilevanza con diversi scopi, tra cui l’assistenza sociale”.
Giannòla pensa, per esempio, al Pio Monte della Misericordia, alla
Fondazione con il Sud, alla Fondazione di Comunità da lui
presieduta, alla Fondazione del Teatro San Carlo.
La storia dell’Istituto Banco di Napoli è strettamente correlata
alla storia dell’omonimo Banco. Assistenza sociale, ricerca,
formazione, beni culturali: sono solo alcuni dei settori in cui
opera da secoli. In particolare, nel rispetto della propria
tradizione, svolge attività nei settori della ricerca scientifica,
dell’istruzione e formazione nelle discipline umanistiche ed
economiche, della sanità per il potenziamento di attrezzature, della
tutela e valorizzazione del patrimonio artistico. La metamorfosi
storica dell’Istituto si ha nel 1991, quando il Banco di Napoli è la
prima banca pubblica a trasformarsi in società per azioni con la
denominazione di Banco di Napoli spa. Alla neonata società toccò il
ruolo di svolgere attività prettamente bancaria. Ciò che invece
restava del Banco di Napoli Istituto di diritto pubblico, non
potendo più esercitare impresa bancaria, continuò ad operare nel
sociale e nella promozione dello sviluppo economico e culturale
delle regioni meridionali. “Oggi l’Istituto è attivo in diversi
campi – continua Giannòla – ma sono tre i settori principali
d’intervento: la ricerca, la formazione e l’assistenza sociale. Su
tutti i terreni le attività sono no-profit. Abbiamo intrecci con le
associazioni di volontariato: sosteniamo ad esempio gli ospedali in
difficoltà attrezzandoli dei macchinari di cui hanno bisogno,
cerchiamo di intervenire – nei limiti delle nostre possibilità –
laddove ce n’è bisogno”.
Ogni mese arrivano all’Istituto numerose richieste di finanziamento
di progetti nel campo del sociale. Non tutte vengono accolte per
mancanza di fondi. Ai progetti approvati viene fornito non solo
supporto economico, ma anche sostegno nelle fasi successive della
realizzazione. “Tutto questo – tiene a sottolineare Giannòla – senza
alcuncontributo pubblico”.
Le attività nel settore del sociale vengono svolte soprattutto
attraverso la Fondazione Comunità del Centro Storico, nata nel marzo
2010 su iniziativa di un comitato promotore guidato dalla Fondazione
Banco di Napoli. Nel 2012 sono stati erogati 354mila euro per 14
progetti: dalla Comunità di Sant’Egidio, per la quale è stata
organizzata una raccolta fondi al fine di sostenere le attività
ordinarie di assistenza agli anziani, alla giovane associazione “Un
Uovo Mondo”, comunità di mamme della scuola media Oberdan che, con
il sostegno della Fondazione, ha dato vita ad attività pomeridiane
autogestite all’interno della scuola, fino alla Fondazione Massimo
Leone, una delle realtà territoriali più attive nell’accoglienza dei
senza fissa dimora, ed al Consorzio Borgo Orefici, con il quale è
stato realizzato un percorso formativo per orafi rivolto a minori a
rischio.
|