Cap.10
Il monarca del Savoia
Giuseppe Dalla Vecchia
Giuseppe Dalla Vecchia è il presidente del “Reale Yacht club
canottieri Savoia” un antico e prestigioso circolo nautico di
Napoli, fondato nel 1893 con il nome Circolo canottieri Sebetia. Il
circolo sorge sulla banchina di Santa Lucia a ridosso dell’omonimo
borgo, nel quartiere San Ferdinando.
Tra le abitudini dei Napoletani vi è stata sempre quella di
associarsi per discutere, divertirsi, ma soprattutto per combattere
il terrore della solitudine, stando tutti assieme.
Tali organizzazioni esistevano anche nell’antica Grecia e presso i
Romani e prosperarono un po’ dovunque durante il Medioevo e il
Rinascimento, ma fiorirono maggiormente a Londra e in Francia
durante e dopo la rivoluzione, avendo carattere prevalentemente
politico.
A Napoli la nascita del primo circolo risale al 7 maggio del 1778,
quando il marchese della Sambuca fondò l’Unione dei cavalieri della
nobile accademia di musica, al quale fece seguito, cinque anni dopo
una nuova associazione promossa da un tal Giovan Pietro Raby, che
con alcuni amici prese in affitto una sede per «discorrervi di
negozi esteri e divertirsi in giochi permessi ed accademie di ballo
e di musica».
Nel 1864 un gruppo di nobili, tutti di fede borbonica, fonda il
Whist, con sede in piazza San Ferdinando, mentre a far nascere
l’esclusivo (ancora oggi) Circolo dell’Unione fu il patriota Carlo
Poerio, all’indomani dell’Unità d’Italia, il quale riuscì a ottenere
da Vittorio Emanuele la concessione dei locali scorporati dal San
Carlo, nonostante il pericolo costantemente paventato di un
potenziale incendio nelle cucine, che avrebbe devastanti effetti sul
Massimo.
Negli anni successivi i circoli sorgeranno a Napoli come funghi: nel
1888 nasce il Circolo Artistico; nel 1889 al Borgo marinari il
Circolo Italia; nel 1893 il Savoia, ancora oggi uno dei più
esclusivi, che all’inizio si chiamò Sebetia; quindi, nel 1905 il
Tennis; nel 1914 il Napoli e poi il Rari Nantes e ultimo il
Giovinezza, il quale nel dopoguerra, rammentando un’imbarazzante
canzoncina fascista: “Giovinezza, giovinezza, primavera di
bellezza”, fu ribattezzato Posillipo. E fu un cambiamento quanto mai
opportuno, perché al di la delle opinabili opportunità politiche, la
frequentazione era, come in gran parte delle altre associazioni, da
parte di signore d’annata e signori ultramaturi, impegnati in
defatiganti tornei di burraco, fumando e spettegolando, personaggi
che della giovinezza hanno un pallido ricordo.
Il cemento che tiene assieme tante persone, in mancanza di un mazzo
di carte, è naturalmente il cibo, l’elemento unificatore per
eccellenza nella nostra società bulimica e crapulona.
Da poco sono state accettate come socie anche le donne, che prima
potevano frequentare le riunioni solo se accompagnate. A tal
proposito vogliamo sottolineare che alcuni sodalizi napoletani fra i
più celebri (non facciamo i nomi per non far vergognare i
presidenti) non solo non accettano come soci le appartenenti al
gentil sesso, ma addirittura vietano in sala l’ingresso alle signore
se non accompagnate da un maschietto.
Per l’ammissione al Rotary, poi, come in alcuni selezionati circoli
napoletani, bisogna superare l’equivalente della prova delle palle;
non si tratta di accertare i quarti di nobiltà come all’Unione, al
quale possono accedere solo i nobili, ma di riuscire a ottenere un
numero di palline bianche in grado di rintuzzare quelle nere, che
valgono il triplo.
Devo al conte Donn’Orso la formula di queste segrete selezioni per
l’accesso nelle associazioni napoletane. Una volta all’anno i soci
valutano le new entry, che hanno fatto domanda di iscriversi al
circolo e possono esprimere il loro gradimento infilando nell’urna
una pallina bianca o il diniego con una nera. I risultati sono
spesso sconvolgenti come capitato più di una volta per l’accesso al
Savoia, dove nomi di caratura nazionale sono risultati non graditi,
con scorno per i rifiutati e imbarazzo per i dirigenti costretti a
rispettare il responso delle urne.
Il Circolo Canottieri Sebetia è, stato fondato il 15 luglio 1893 da
undici soci precedentemente appartenenti al Circolo del Remo e della
Vela Italia. Due anni dopo il nome sarebbe diventato Yacht Club
Canottieri Savoia. Gli undici fondatori si staccano di comune
accordo dal Circolo Italia per costituire una alternativa agonistica
alloro vecchio circolo. Nell’accordo di scissione il nuovo circolo
riceveva in dote un vecchio quattro Jole a sedile fisso chiamato
Nautilus, Il 15 agosto 1894, nel corso di una violenta burrasca, il
Nautilus si capovolse causando la morte di tre dei quattro occupanti
che partecipavano ad un raid remiero Napoli-Capri-Napoli. La
Canottieri Sebetia, duramente colpita dal lutto rischiò lo
scioglimento. I soci si rivolsero alla Casa Regnante in cerca di
aiuto. Umberto I ed il figlio ed erede Vittorio Emanuele, Principe
di Napoli, intervennero in favore del Circolo, dandogli un nuovo
slancio.
Con profonda gratitudine verso i Reali, i soci della Canottieri
Sebetia cambiarono il nome del Circolo inserendo il nome Savoia e,
per ricordare gli amici scomparsi, sostituirono il colore sociale
celeste con il colore nero. In seguito Vittorio Emanuele III,
divenuto re, concederà al Savoia la patente di Circolo Reale e ne
assumerà la Presidenza onoraria che manterrà per ben quarantasei
anni. Nel 1900 ancora una volta in onore alla casa Savoia, i colori
sociali cambieranno nuovamente e il nero verrà sostituito dal
definitivo blu Savoia. La vita sportiva e sociale del club dal 1895
in avanti avrà uno sviluppo frenetico.
Il Reale Yacht Club Canottieri Savoia organizza diversi eventi
sportivi di livello nazionale ed internazionale e partecipa a vari
campionati di canottaggio e di vela. Al Savoia questi sport sono
praticati, con ottimi risultati, anche a livello giovanile.
Il Circolo ogni anno si dedica alla formazione di nuovi atleti
organizzando corsi per allievi di canottaggio e vela per le classi:
420, Laser ed Optimist. Di qui sono passati svariati campioni.
Inoltre il Circolo Savoia organizza numerose regate nel golfo di
Napoli per diverse classi veliche.
L’albo d’oro del Reale Yacht Club Canottieri Savoia comprende
molteplici titoli italiani ed internazionali di canottaggio e di
vela. Nel 2001 l’armatore napoletano Vincenzo Onorato ha lanciato la
sfida per l’America’s Cup 2003 in nome e per conto del Reale Yatch
Club Canottieri Savoia al Royal New Zealand Yacht Squadron di
Auckland con l’imbarcazione Mascalzone Latino.
La sfida di Mascalzone Latino per conto del Reale Yatch Club
Canottieri Savoia è proseguita nell’America’s Cup 2007 sotto la
presidenza di Giuseppe Dalla Vecchia detto Pippo.
Eletto e rieletto all’ unanimità presidente del Circolo Savoia, da
diciotto anni Giuseppe Dalla Vecchia impera sul club del Borgo
Marinari, secondo solo al Circolo Italia (120 anni l’uno,
1161’altro).
Il ventennio mussoliniano sta per impallidire di fronte alla
dittatura di Dalla Vecchia: solo Fidel Castro, papa Wojtyla e
l’ingegnere Ferlaino hanno regnato più a lungo. Dalla Vecchia è
l’ultimo dei Borbone per il corpo possente e il volto massiccio
aggraziato dalle carezze del maestrale di quando era velista. E ha
una camminata dondolante che gli è rimasta addosso dalle lunghe ore
di mare. Ha il sorriso dell’ ospitalità genuina e signorile e la
grinta di un capo ciurma quando dà gli ordini della Casa, il Royal
Yacht Club Canottieri Savoia. Lui, ora, viene avanti con un prezioso
dipinto di Attilio Pratella che "inquadra" la banchina del Borgo
Marinari alla fine dell’ Ottocento, scovato nel corso di un’asta a
Genova. Una banchina di pescivendoli e "ostricari fisici", rifugio
delle barche dei marinai di Santa Lucia. La banchina era ancora
luogo di pescivendoli e marinai quando Dalla Vecchia, eletto
presidente del Savoia perla prima volta nel 1991, ne cominciò la
conquista per annetterla al Circolo creando la stupenda terrazza del
club. Con la tenacia, la pazienza e le furbizie di uno che inseguiva
un sogno di grandezza sfrattò cozzicari, barche, reti da pesca e
famiglie di luciani che vi sostavano con le inseparabili frittate di
maccheroni.
Il suo progetto, condiviso dagli architetti Mario Rispoli e Fabrizio
Mautone, appassionato ricercatore storico, era ben preciso.
Ricostruire il Savoia per farne la sede degna di attività sportive,
sociali e culturali in una atmosfera di eleganza e di luce, i
pavimenti in marmo nella combinazione del bianco di Carrara e del
bardiglio imperiale di colore grigio-azzurro, e le grandi
porte-finestra, ma anche una sede intima, molto napoletana, tra le
antiche vedute di Napoli, il mobilio "caldo" in noce e palissandro,
la serie delle terrecotte, la sirena Partenope, una imponente
libreria e, sulla sfondo delle sale che si rincorrono in una
suggestione infinita, la galea delle Repubblica amalfitana, il
grande dipinto sull’ ultima parete delle meraviglie
Dalla Vecchia non solo ha ricostruito il Circolo, portandolo agli
splendori d’oggi, ma continua ad arricchirlo con la sua attività di
rabdomante eternamente in cerca di mobili, dipinti, arredi e oggetti
che fanno del Savoia un museo di cose di mare e di storia
napoletana. La ricostruzione e il rilancio del Savoia furono portati
a termine in previsione del centenario del Circolo, nel 1993, anno
indimenticabile di eventi sportivi e feste, ma prosegue per
l’instancabile irrequietezza di Pippo Dalla Vecchia che aggiunge
sempre una nuova rarità al grande patrimonio del club. Pubblicazioni
preziose e opere d’arte in testa, ma anche polene di brigantini,
modellini di navi e la campana di bordo della cannoniera "Teazer"
della flotta di Nelson. Così ha trasformato il Circolo in una
dimora. come ama dire una casa di amici e non un club di perditempo
buono per giocarci a carte e prendere il sole.
Oggi il Savoia conta 800 soci. Ed è un salotto dove ospiti illustri
hanno trascorso giornate radiose, dalle mogli dei capi di Stato in
occasione del G7 del 1994 a Napoli, agli alti ufficiali delle
marinerie d’Italia, Spagna, Grecia, Gran Bretagna e Stati Uniti
ricevuti di recente, e, ancora, il cardinale Bagnasco accompagnato
dal cardinale Sepe, Ciampi, Scalfaro e Cossiga quando erano
presidenti della Repubblica, Riccardo Muti e Claudio Abbado, Lucio
Dalla che s’è fatto socio del Circolo, ambasciatori e primi
ministri. Col guidone del Savoia, “Mascalzone Latino” di Vincenzo
Onorato, grande amico di Dalla Vecchia, ha partecipato all’America’
s Cup con lo slogan “il mare per salvare i giovani da un futuro
difficile”. Si è aperta la scuola di vela sotto le insegne della
barca di Onorato. Al canottaggio Dalla Vecchia guarda con occhi e
cuore particolari seguendone i corsi e sorvegliando le barche nell’
hangar vicino al Circolo, canottiere egli stesso ai suoi tempi. «Non
solo uno sport, ma una scuola di vita», dice.
Proprio per offrire degli antagonisti a equipaggi del Circolo
Italia, che vogavano solitari, nacque il Circolo Savoia e la
rivalità si è accesa negli anni.
Tra Pippo Dalla Vecchia, presidente del Comitato Grande Vela e “Auld
Mug”, la vecchia brocca simbolo della Coppa America, è scoppiato
l’idillio. Non si amavano, lui abituato alle boline ed ai lunghi
bordi, lei che si era convertita ai circuiti degli AC45, velocissimi
catamarani che hanno rinnegato il passato.
La pace sancita da un abbraccio sulla terrazza ospiti del club
esclusivo AC45 montato alle spalle del palco eventi. C’erano tutti
per brindare all’inizio delle prove ufficiali. Gli americani Ian
Murray, direttore di regata, i il vice Commodoro dello Yachting Club
Golden Gate di San Francisco Tom Ehman. E ancora il comitato grande
vela composto dai circoli napoletani al completo che ha incassato i
complimenti per la regata costiera di domenica Roberto Mottola di
Amato (Italia), Eduardo Sabatino (Canottieri Napoli), Alfredo
Vaglieco (Lega Navale), Giuseppe Gambardella (Posillipo), Gennaro
Aversano (Club Nautico della Vela), Gianluigi Ascione (Torre del
Greco), Clemente Costiglione (Marina Militare), Antonio Basile
(Capitaneria di Porto), Diego Bouche (Ufficio scolastico regionale),
e ovviamente Mario Hubler presidente di Acn.
«Sono stato colpito dalla perfetta organizzazione e da come abbiano
riprodotto in pochi giorni lo spirito di uno Yacht club - racconta
Dalla Vecchia - inutile negarlo, guardavo questo circo con sospetto.
Ora ho capito che la vela napoletana deve pensare in grande se vuole
tornare a volare». E il primo passo del Comitato al quale sarà
affidata la caccia ai grandi eventi da portare a Napoli per poi
poterli organizzare è stato quello di non sciogliersi, come avrebbe
dovuto fare, ma raddoppiare.
«Gli americani sono rimasti entusiasti dalla regata costiera. Mi
hanno detto che non credevano che Napoli avesse una linea di costa
così bella. E pensare che questi sono velisti abituati a regate
brevi di trenta minuti ed in quel caso si sono cimentati per più di
due ore».
Un successo che porta la firma di Hubler, Dalla Vecchia e Bruno
Frangipane che ha disegnato il percorso. «Ora sta a noi pensare in
grande. Il golfo di Napoli è l’Allianz Arena del vento. Lo stadio
più bello del mondo», del resto lo stesso Ehman, presentando la
coppa alla Bit di Milano aveva detto: «Nei 33 anni in cui sono
coinvolto nella Coppa America la migliore regata che ho visto è
quella di Napoli dell’anno scorso. Dovete sapere che la baia di
Napoli è l’anfiteatro naturale più bello che esista». Ora
l’immediato futuro saranno le regate dei dinghy ed il mondiale X-41
con centinaia di barche internazionali. Al centro ad ascoltare
questi discorsi, lei: la coppa “Auld Mug”, una “signora” di 1 metro
e 10 centimetri di altezza per 15 chili di peso che viaggia in prima
classe protetta da una custodia eseguita a mano negli atelier Louis
Vuitton, che dorme al Consolato americano. Se ne occupa Elizabeth
Murphy. Lady coppa che è “sposata” alla sua brocca dal 17 febbraio
del 2010 quando gli americani vinsero il trofeo.
Ho più volte incontrato il personaggio Pippo Dalla Vecchia in
occasione di eventi che si svolgevano nel suo circolo, dove mi
recavo accompagnato da un vecchio socio: l’avvocato Mario Speranza.
E ricordo con simpatia una presentazione di un libro di Andreotti,
dove il Presidente fece una gaffe colossale, con un inopportuno
riferimento all’ippica che fece trasecolare il notoriamente
impassibile statista. Particolare curioso ero in maggiore confidenza
con un fratello di Dalla Vecchia, in quale a differenza del germano,
abituato a ricevere i potenti della terra, esercitava in piazza
Sannazzaro l’umile attività di gommista, anche se di auto di lusso
ed io ero suo affezionato cliente per i pneumatici della mia Jaguar.
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