Cap.61
Il Museo della Arti Sanitarie nell’Ospedale Incurabili di Napoli
articolo di Dante Caporali con prefazione di Achille della Ragione
Prefazione
Tra le visite più interessanti programmate dell’edizione 2010 del
Maggio dei Monumenti quella al neonato Museo delle Arti Sanitarie è
senza dubbio una da non perdere: oltre cento pezzi, esposti in nove
bacheche, raccolti con pazienza certosina da Gennaro Rispoli,
valente chirurgo, ma soprattutto raffinato cultore di storia della
medicina e studioso degli ospedali napoletani, un capitolo
affascinante della nostra tradizione, che merita di essere
approfondito e portato alla conoscenza di tutti i cittadini. Ricordo
con una punta di malinconia la relazione, in anteprima assoluta, che
il collega tenne nel salotto culturale di mia moglie Elvira alcuni
anni or sono, durante la quale, oltre ad una serie di rarissime foto
illustranti antichi e dimenticati nosocomi cittadini, ci mostrò
anche alcuni forcipi ed altri strumentari medici adoperati nei
secoli scorsi, da lui raccolti per il futuro museo. (A tal proposito
chi volesse approfondire l’argomento può consultare su Internet un
mio articolo: Paralipomeni per una storia degli ospedali
napoletani). Si possono ammirare vecchi ferri chirurgici, stampe
anatomiche, farmacie portatili, antichi microscopi e clisteri.
Affascinante il racconto dell’avventura del barbiere, che si
trasforma in chirurgo ed i primi progressi nel campo dell’anestesia,
realizzata per la prima volta in Italia proprio nell’ospedale degli
Incurabili, una struttura che ha rappresentato il fiore
all’occhiello della Scuola Medica Napoletana, a lungo tra le più
celebri in Europa. Il Museo è ospitato in alcuni locali del
Monastero delle Pentite, a sua volta collocato in quell’ambiente
unico costituito dall’ospedale, dai suoi cortili e da quella grande
piazza interna dove si affaccia la celebre Farmacia, la chiesa di S.
Maria del Popolo degli Incurabili e la cappella dei Bianchi della
Giustizia. Un continuum di scale di piperno, corti cinquecentesche e
vecchie sale dell’ospedale fondato dalla catalana Maria Longo, in un
momento storico in cui si credeva che le malattie fossero legate ad
un castigo divino ed i medicamenti erano poco efficaci, per cui le
preghiere erano necessarie per sconfiggere morbi ed epidemie.
All’opera di medici ed infermieri si affiancavano perciò frati e
suore che alleviavano il dolore e la sofferenza e rendevano
accettabile anche l’idea della morte.
Una gradita sorpresa del Maggio dei Monumenti 2010 è stata
l’apertura, anche se solo di due sale, del Museo delle Arti
Sanitarie dell’Ospedale degli Incurabili di Napoli.
Inserite nel ritrovato sito del Collegio delle Convertite queste due
sale, che rappresentano soltanto un nucleo iniziale di un futuro
Museo di Storia delle Arti Sanitarie, sono intitolate a due
importanti esponenti della Scuola Medica Napoletana: Domenico
Cotugno, anatomista, ricercatore e rettore dell’Università
Partenopea, e Domenico Cirillo, medico e patriota della Rivoluzione
del 1799.
Gli oltre cento oggetti, raccolti con pazienza da appassionati
medici ed operatori sanitari dell’Ospedale, ci sorprendono per la
loro bellezza e per la qualità dei materiali con cui furono forgiati
da esperti artigiani per i tanti medici che si avvicendarono
nell’arco di quasi cinque secoli nelle corsie di questo complesso,
dove tra l’altro fu fondata la prestigiosa Scuola Medica Napoletana.
Strumenti chirurgici, sedie operatorie, macchine anatomiche in
cartapesta, stampe mediche e antichi manoscritti, farmacie
portatili, microscopi, set per salassi, forcipi e clisteri d’epoca
ci aiutano a ripercorrere la storia e l’evoluzione delle scienze
mediche che vide questo Ospedale sicuro protagonista, che vanta
altresì il primato della prima pratica anestetica realizzata in
Italia
La visita del Museo inizia dalla Sala Cotugno, accolti dall’austero
sguardo di Domenico Cotugno, raffigurato nel busto marmoreo
settecentesco dello scultore Angelo Viva, valente allievo di
Giuseppe Sanmartino.
In questa sala l’oggetto che immediatamente attira la nostra
attenzione è un’antica sedia operatoria ottocentesca in ghisa
imbottita di velluto, che ci atterrisce alquanto se ripensiamo alle
pratiche operatorie di un tempo, illustrate da eloquenti pannelli,
dove quell’aggeggio e le braccia umane “aiutavano” a trattenere il
malcapitato paziente che si dibatteva con analgesia abbastanza
precaria.
Un’altra serie di oggetti interessanti è costituita dai bollitori
per la sterilizzazione, tra i quali la pentola di Papin, un
recipiente a pareti robuste chiuso ermeticamente da un coperchio con
valvola di sicurezza, nel quale l’acqua bolle ad una temperatura
anche superiore ai 100 °C.
Troviamo poi in altre vetrine un apparecchio per asfissia, una
farmacia portatile appartenuta a Domenico Cotugno, un cauterio del
‘700, strumento chirurgico per eseguire bruciature terapeutiche, un
astuccio portatile in pelle sempre del ‘700 con tutto il necessaire
per operazioni chirurgiche, come bisturi, forbici e rasoi, questi
ultimi da sempre presenti nell’armamentario del chirurgo per
ricordare che la nobile arte è nata dall’antenato barbiere-cerusico.
Chiude l’esposizione della prima sala un antico manoscritto del ‘600
ed una serie di accuratissime stampe anatomiche provenienti dalla
collezione dell’Ospedale, realizzate sotto la guida del prof.
Falcone, anatomista dell’800. Questi disegni a mano fin dal ‘500
costituivano il più antico mezzo di comunicazione per la formazione
e spesso venivano eseguiti in sala settoria e colorati a mano dagli
allievi.
Continuando la visita si attraversa un corridoio dove prosegue
l’esposizione delle stampe anatomiche e si entra nella Sala Cirillo
dove è presente un busto bronzeo di Domenico Cirillo e siamo subito
colpiti da uno scenografico allestimento lungo lo scalone
dell’antico Monastero delle Convertite.
Alla sommità dello scalone troneggia di spalle una macchina
anatomica settecentesca in cartapesta, un po’ simile a quelle famose
del principe Raimondo di Sangro della Cappella Sansevero, ma molto
più dettagliata nei particolari. Poi vi è una composizione del noto
scultore napoletano Lello Esposito intitolata Metamorfosi e che
rappresenta una sorta di Pulcinella in decomposizione con un enorme
ratto nero su di una spalla ed un uovo all’interno. La scultura
simboleggia il proliferare della peste del 1656 a Napoli a causa dei
ratti che trasportavano le uova di cimici, principale veicolo di
trasmissione della terribile malattia. Infine ai piedi dello scalone
una macchina protettiva per la peste, il famoso becco indossato dai
medici, contenente filtri e balsami odorosi per contrastare l’aria
corrotta che diffondeva il contagio attraverso invisibili
particelle.
Una bacheca è dedicata all’ostetricia con tazze per puerpere, una
delle quali con impresso lo stemma dell’Ordine dei Cavalieri di
Malta, dediti da sempre all’assistenza ospedaliera, un tiralatte,
uno dei primi biberon in vetro e poi una serie di forcipi con
antiche stampe relative al parto.
In un’altra bacheca troviamo invece un set per salasso con apposito
recipiente in peltro utilizzato durante questa pratica, alcune
lancette per salasso con manico in tartaruga ed un interessante
coltello a tre funzioni impiegato per il salasso, per provocare la
rottura delle acque e per la cauterizzazione.
Di grande interesse sono poi gli strumenti per litotomia, qualcuno
risalente addirittura al ‘500, utilizzati durante gli interventi di
chirurgia urologica per l’asportazione dei calcoli.
Accanto a vari tipi di sete e garze sterilizzate per suture vi è poi
un set portatile con rasoi e seghe impiegato dai barbieri-cerusici
che viaggiavano durante le guerre al seguito delle truppe, pronti ad
intervenire con amputazioni di arti per evitare pericolo di
cancrena.
Infine assieme ad un antico microscopio e ad una rudimentale
maschera per anestesia vi è una intera vetrina con clisteri di vario
tipo, sia professionali che per uso personale, e bustine di tabacco,
quest’ultimo usato come stimolante però con cautela, pena gravi
complicazioni che potevano portare fino al decesso.
L’interessante visita si conclude con l’augurio che tale Museo,
certamente unico nel suo genere, possa restare aperto con continuità
anche dopo il Maggio dei Monumenti e che possa essere soltanto il
tassello iniziale di un Museo di Scienze Mediche da estendersi anche
alle tante altre istituzioni ospedaliere della città di Napoli.
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Busto di Domenico Cotugno
Farmacia portatile
Sedia operatoria
Tazza per puerpera
Macchina anatomica
Stampa anatomica
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