Cap.4
Una superba Madonna di Costantinopoli a Cetara
Foto di Matteo Giordano
Cetara è una ridente cittadina sulla costiera amalfitana, lambita
dal mare e prescelta da numerosi turisti per trascorrere ore liete
tra bagni, sole e romantiche passeggiate.
A pochi passi dal centro vi è la chiesa di S. Maria di
Costantinopoli, edificata nel 1867, come si evince chiaramente dalla
data di apertura al culto posta sul pavimento e negli affreschi
della cupola, anche se i lavori di costruzione cominciarono nei
primi anni dell'Ottocento.
Essa andò a sostituire una piccola chiesetta, anche essa dedicata
alla Madonna di Costantinopoli, costruita intorno al 1550 e della
quale oggi residuano pochi e malconci ruderi.
Nella nuova chiesa troneggia una pala d'altare (figg. 1 - 2),
raffigurante la Madonna col Bambino e santi, forse proveniente dalla
cappella cinquecentesca, sulla base di una visita pastorale del 1550
eseguita per conto della diocesi di Amalfi, nella quale si accenna
ad un'antica e preziosa icona mariana.
L'autore del dipinto va ricercato nella bottega dei D'Amato, la
quale per decenni, prima col padre Giovann'Angelo e poi con il
figlio Giovanni Antonio, dominò la scena artistica locale,
monopolizzando la committenza ecclesiastica.
Giovanni Angelo D'Amato, è originario di Maiori (Salerno) ignoriamo
le date di nascita e di morte, ma la sua attività è ampiamente
documentata nell'ultimo quarto del secolo XVI e agli inizi del XVII.
La più antica data finora nota che lo riguardi è il 1576, anno in
cui il pittore dipinse per la collegiata di Atrani, per il prezzo di
120 ducati, "una gran cona di legno", tuttora esistente ma
smembrata. L'anno successivo promise, insieme con Girolamo Imparato,
di dipingere e indorare una "cona", ora perduta, per Marcantonio
Dulcetto. Nel 1583 il pittore firmò e datò la tavola del duomo di
Ravello con S. Michele Arcangelo "Io: Angelus de amato maioresis me
pinxit A.D. MDLXXXIII". Dopo tale anno, a parte una "icona magna"
con la Madonna del Rosario e Misteri firmata e datata 1588,
ricordata a Ravello nella sacra visita del 1617 e oggi dispersa,
nessuna notizia ci è pervenuta sull'artista fino al 1595, data da
cui inizia invece una fitta serie di documenti che si susseguono,
quasi ad annum, fino al 1615. Dal loro esame emerge che egli
collaborò più volte con Girolamo Imparato e dovette appartenere alla
sua stessa generazione anche se nelle opere ritrovate - quasi tutte
a Napoli, sulla costiera amalfitana e sorrentina e in Calabria -
appare spesso in connessione col più giovane Francesco Curia.
Le conoscenze acquisite permettono soprattutto di delinearne il
percorso artistico la cui fase iniziale è documentata dal ricordato
polittico di Atrani del 1576: le tre tavole del registro inferiore
con la Maddalena fra i ss. Sebastiano e Andrea sono attualmente
sistemate nell'abside della chiesa, mentre quelle del registro
superiore con la Resurrezione fra i ss. Pietro e Paolo si trovano
nella sagrestia. Nell'opera, che stando ai documenti è la più antica
del pittore, il D'Amato sembra essere agli esordi debitore di Giovan
Bernardo Lama anche se già se ne distacca caratterizzandosi per
certe libertà disegnative e per personali scelte coloristiche di
tinte acide e fredde.
Giovanni Antonio D'Amato nasce come pittore devozionale ma per una
parte del suo percorso artistico sarà attirato dal naturalismo dei
primi caravaggeschi napoletani, a tal punto da confondersi a loro in
alcune opere come nel Mosè fa scaturire l’acqua dalla roccia della
collezione Pellegrini a Cosenza, attribuito in passato a Beltrano o
a Vitale. I suoi quadri naturalisti sono però sempre intrisi da una
garbata punta di devozione familiare e dal dolce impasto cromatico
proprio delle sue origini baroccesche.
Ad inizio secolo sono collocabili la Vergine Lauretana della chiesa
di Santa Maria del Popolo agli Incurabili e la Visione di San
Romualdo sulla volta del coro dell’Eremo dei Camaldoli. In anni
successivi realizza il caravaggesco Santi Nicola, Domenico e
Gennaro, oggi nel museo civico. Celebri alcune sue opere conservate
nella quadreria dei Gerolamini: la Deposizione e la Sacra Famiglia,
un soggetto che replicherà in una tela già nella chiesa delle
Crocelle ai Mannesi ed oggi al Divino Amore.
La sua attività proseguirà fino agli inoltrati anni Quaranta non
solo a Napoli ed in costiera amalfitana, ma si irradierà anche verso
la Calabria e la Puglia, fino a quando i tempi dell’ultima Maniera,
anche se aggiornati al lume caravaggesco, non saranno esauriti
definitivamente.
Il filone devozionale d’ispirazione toscana comprende autori
importanti: Fabrizio Santafede, uno Stanzione ante litteram,
campione incontrastato della nuova pittura, Giovanni Balducci,
fautore di un pacato realismo domestico e Giovan Bernardo Azzolino,
suocero del Ribera, il più seicentesco tra i tardo manieristi
napoletani. Essi si limiteranno unicamente ad un viraggio di colore
verso lo scuro nelle loro composizioni sacre dopo il 1608. A questi
autori può essere affiancato Ippolito Borghese dal linguaggio
intriso di pietismo e dallo stile aneddotico e devozionale.
Ritornando alla pala in esame un convincente raffronto (figg. 3-4)
tra alcune opere documentate dei due artisti e la parte alta,
raffigurante la Madonna col Bambino non lascia alcun dubbio
sull'autografia, per cui riferiamo solo come curiosità una sorta di
firma che in fase di restauro era comparsa, anche se poco
leggibile:"Tanga", la quale ci avrebbe portato a scoprire la prima
opera di uno dei numerosi pittori napoletani, citati tra i documenti
di pagamento presenti negli archivi, ma ancora in attesa che gli
studiosi gli riferiscano uno o più dipinti.
Nel caso specifico si poteva trattare di Francesco o di Paolo Tanga,
ancora sospesi nel limbo dei pittori dei quali nulla sappiamo, se
non le scarne notizie contenute nelle bancali di pagamento.
Un argomento affascinante e per chi volesse approfondirlo consiglio
di consultare in rete un mio articolo: Pittori del Seicento
napoletano,dipinti senza autore ed autori senza dipinti.
Si ringrazia l'architetto Giuseppe Liguori per le preziose
informazioni che hanno permesso la stesura dell'articolo
fig. 1 - D'Amato - Madonna con Bambino e santi - Cetara
fig. 2 - D'Amato - Madonna con Bambino e santi (particolare)
fig. 3 - D'Amato -Madonne Costantinopoli e Carmine
fig. 4 D'Amato - confronto quadri
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