Capitolo 1 ARTE ANTICA
Capitolo
2 TRECENTO E QUATTROCENTO
Capitolo 3 CINQUECENTO
Capitolo 4 SEICENTO
Capitolo 5 SETTECENTO
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Prefazione
Godere della bellezza di un
seno, anche se raffigurato dal pennello di un pittore o dallo
scalpello di uno scultore è l’esercizio più nobile che distingue
l’uomo dalla bestia, la civiltà dalla barbarie, è la sintesi di una
condizione umana immutabile, sospesa tra l’esaltazione dell’amore ed
il terrore della solitudine, tra la gioia di vivere e la paura di
morire e ci aiuta ad affrontare più serenamente l’angoscia
dell’esistenza, a coglierne la bellezza e la fragilità.
Che cos’è veramente l’arte se non una guerra, una lotta contro la
materia, un corpo a corpo con la forma e con l’idea. Perdersi
nell’armonia delle forme e dei colori permette di addentrarsi in un
mondo senza frontiere e ci dà la possibilità di essere felici
nell’eternità della bellezza e dell’arte.
Questo nostro viaggio avventuroso incomincia idealmente dalla serena
contemplazione dei severi seni della Victa, un busto marmoreo,
capolavoro dello scultore Francesco Jerace, già nella collezione del
comandante Achille Lauro. La statua proviene da un blocco di marmo di
Carrara bianchissimo e luccicante ed irradia una luce abbagliante, che
sembra stregare ed avvincere l’osservatore, il quale, rapito dalla
bellezza del volto corrucciato e dalla vista degli splendidi seni non
può guardarla troppo a lungo senza desiderarla.
I seni della Victa sono fatti di un marmo carnoso, ricco, trasparente;
essi sono eterni, sostenuti dalla rigidità della materia impassibile.
Non si deformano, né avvizziscono, archetipo immobile della femminile
bellezza.
Rappresentano il porto sicuro verso cui ogni uomo anela di fermarsi e
riposare per sempre, preziosi come una boccetta di rare essenze,
prorompenti, ma nello stesso tempo fragili, come se costituiti da
sottile cristallo, che a rompersi si disperdono come polvere di talco.
Alla vista di questi seni immortali è inevitabile per l’osservatore
cadere vittima della sindrome di Sthendal: una vertigine intensa ed
interminabile che illuminerà questo nostro lungo percorso attraverso
l’arte ed attraverso il seno, un pianeta che merita di essere
esplorato e sviscerato in lungo e largo per un sottile piacere dello
spirito.
Buon viaggio
Napoli 1 maggio 2006 Achille
della Ragione