Le
chiese di Ischia:
"Casamicciola"
di
Achille della Ragione
Chiesa di Santa Maria Maddalena
Santa Maria della Pietà
Altre chiese di Casamicciola
Chiesa di San Gabriele
Chiesa di Sant'Antonio da Padova
Chiesa di San Pasquale Baylon
Chiesa di San Giuseppe
Chiesa dell'Immacolata
Chiesa dell'Addolorata
Chiesa di Santa Maria Maddalena
La sede parrocchiale di Casamicciola, equidistante da tutti i casali del comune, è la chiesa di Santa Maria Maddalena, posta al centro della piazza Maio, con un ampio giardino sul davanti.
L'edificio attuale è moderno, costruito dopo il calamitoso sisma del 28 luglio 1883, che distrusse completamente Casamicciola.
Sullo stesso luogo, già nel Trecento esisteva una chiesetta dedicata a San Severino, la quale fu ampliata nel 1540, per iniziativa del parroco Bartolomeo Monti, il quale usufruì dell'interessamento del vescovo di Ischia, monsignor Agostino Falivenia da Giffoni, più noto come Agostino Pastineo, che concesse il diritto di giuspatronato sulla chiesa all'Università.
Nel 1636 all'antico titolo di San Severino verrà abbinato"ex ingenti devotione" quello di Santa Maria Maddalena penitente, che prevarrà nel corso dei secoli.
Il terremoto del 1883 ebbe come epicentro proprio la zona di piazza Maio, che apparve all'occhio dei primi soccorritori come "un vasto campo di ruine". Rimase in piedi soltanto il campanile con l'orologio della chiesa, divenuto leggendario perché fermò le sue lancette all'una e dieci minuti, rammentando ai pochi sopravvissuti, con sinistra precisione, l'istante di quel luttuoso evento.
In seguito, la necessità di fornire una casa ai senza tetto ed una serie di interminabili discussioni su dove ricostruire la parrocchiale, se a livello del mare, in una zona più sicura o se sul medesimo luogo ove sorgeva in precedenza, equidistante da tutte le frazioni della nuovamente ridente cittadina, ritardò l'inizio dei lavori. Soltanto grazie alla volontà incrollabile ed alla caparbietà del parroco Giuseppe Morgera, che sollecitò senza tregua i consiglieri comunali, il 7 maggio del 1894, fu firmato il capitolato di appalto all'impresa costruttrice e, finalmente, l'8 luglio 1894, monsignor Giuseppe Candido, vescovo di Ischia, assistito dai canonici, dai seminaristi e da tutto il clero di Casamicciola, in un bagno di folla plaudente, benediceva, con solenne rito pontificale, la posa della prima pietra dell'erigenda nuova sede parrocchiale.
Santa Maria Maddalena fu solennemente inaugurata il 31 maggio del 1896 e sorse leggermente più a valle della precedente, come si evince dalla lapide commemorativa posta all'ingresso.
La facciata della chiesa, a cui si arriva dopo una breve scalinata, è suddivisa in tre parti da esili lesene. Il tempio, a pianta basilicale, presenta tre navate ed un soffitto a cassettoni.
Appena entrati, a sinistra, la nostra attenzione è doverosamente attirata dalla tomba del venerabile parroco Giuseppe Morgera, del quale è in corso il procedimento di beatificazione.
Su entrambi i lati sono presenti una serie di sei altari, eseguiti nel 1896, in occasione della consacrazione della chiesa.
Il fonte battesimale in marmo, settecentesco, proviene dalla precedente chiesa. A seguire, sul primo altare una statua lignea di San Giovanni Giuseppe della Croce, sul secondo un crocifisso, di legno scolpito e dipinto, della prima metà del secolo XIX.
Nella zona del transetto, da ambo i lati una coppia di altari proveniente dal tempio distrutto. Due reggimensola obliqui inquadrano il paliotto decorato a commesso con motivi geometrici. Pilastrini laterali e predella a due gradini decorati a commesso con cartocci applicati.
Sugli altari vi è una coppia di dipinti del XIX secolo, intorno al 1860-1880, provenienti dalla vecchia chiesa: un'Assunzione, con la Vergine portata in cielo da due angeli ed una Pietà, con il Cristo adagiato in un lenzuolo, in compagnia delle tre Marie, San Giovanni e Giuseppe d'Arimatea.
Sul transetto sinistro, in una teca è conservata una Maddalena a mezzo busto databile al 1730.
L'altare maggiore, come quelli del transetto, proviene dalla chiesa distrutta. Due reggimensola obliqui inquadrano il paliotto con urna rilevata. Pilastrini laterali e predella a due gradini decorati a commesso. Ciborio a tempietto sormontato da un cupolino.
Nella sacrestia un imponente mobile in castagno del XIX secolo presenta sull'alzata tre teche a vetri, sormontate da un fastigio intagliato, che contengono tre sculture: Sant'Anna, Santa Lucia e San Michele.
Sempre in sacrestia vi è un interessante dipinto della Madonna col Bambino e Santi, assegnato nelle schede della Soprintendenza alla bottega di Paolo de Majo, ma che potrebbe essere opera del maestro. La Vergine col Bambino occupa la parte alta della composizione, mentre in basso, genuflessi, Sant'Antonio da Padova e San Filippo Neri. Nonostante le devastanti ridipinture è possibile instaurare un confronto tra i santi rappresentati nella tela ischitana e quelli presenti nella Trinità con San Gennaro e Sant'Irene, conservata nella chiesa del Carmine Maggiore a Napoli, opera quest' ultima sicuramente autografa.
Nelle stanze adiacenti la sacrestia sono conservati una modesta scultura lignea di San Giovanni Giuseppe della Croce ed un dipinto di ignoto settecentesco con Tobiolo e l'Angelo. Seguono altre tre teche con un'Addolorata, un'Immacolata in legno scolpito, dipinto e cartapesta modellata ed un'Assunta di solo legno policromo
Sulla navata destra abbiamo, poco dopo l'ingresso, una teca con una scultura lignea rappresentante Sant'Emidio, quindi la tomba di monsignor Carlo Mennella, vescovo ausiliare di Ischia ed infine, sul terzo altare, una Trinità, di gusto accademizzante, collocabile agli inizi del XIX secolo, con il Cristo morto, avvolto nel suo manto bianco, adagiato tra le gambe dell'Eterno, mentre un putto gli bacia la mano destra ed una colomba sulla sinistra vola a portare il messaggio.
Molto ampi i locali adibiti a varie attività, dalla catechesi allo svago, posti alle spalle dell'altare maggiore, ma il più pressante pensiero dei frequentatori della parrocchia è costituito dall'impegno nella causa di beatificazione del leggendario parroco Giuseppe
Morgera.
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Santa Maria della Pietà
Proseguendo lungo il corso Manzi, sulla litoranea, troviamo la chiesa e Congregazione di Santa Maria della Pietà, che ospita tra le sue mura l'antica Congregazione, detta anche Oratorio, situata prima del terremoto del 1883 nella zona del Maio, vicino all'antica parrocchiale, sin dagli inizi del Seicento. All'indomani del sisma la congregazione si trasferì nella chiesa di San Giovanni alla Marina, da tempo abbandonata e venne riorganizzata grazie all'impegno del sacerdote Saverio Iaccarino.
Il dipinto più importante presente nell'antico Oratorio, una splendida Pietà di Andrea Vaccaro, è stato a lungo conservato presso il Pio Monte della Misericordia, sito nella zona Bagni, una istituzione fondata a Napoli all'inizio del XVII secolo da alcuni nobili napoletani, con una sede anche sull'isola per consentire agli indigenti di usufruire delle cure termali.
Appena entrati nella chiesa, in una bacheca, siamo accolti da un Gesù Bambino e poco più avanti, in una nicchia sulla parete sinistra, da una scultura lignea policroma dell'Immacolata.
Molto belli, manifattura artigianale locale di fine Ottocento, scorrono sulle due pareti laterali due ordini di sedili, separati da parapetti con balaustre, con la parte dorsale decorata da specchiature in sottosquadre centinate. In alto modesti teloni novecenteschi raffiguranti i sette dolori di Maria.
Nella sacrestia sono conservati una serie di argenti preziosi, tra cui un secchiello, una navicella ed un incensiere, donati nel 1852 dal principe d'Angri ed inoltre, sempre di elevata fattura,un ostensorio della metà del XIX secolo, un altro punzonato, un calice del primo Settecento, una croce professionale ed una pisside.
In una stanza adibita a deposito, sita vicino alla sacrestia, si conserva una singolare replica seicentesca della Pietà del Vaccaro, ampiamente ridipinta, ma di discreta fattura ed una Madonna dei Congregati, di Gioacchino Sacchetti, del 1763, che presenta una originale iconografia. Infatti la Madonna della Misericordia è rappresentata come una Addolorata, con la Vergine al centro, la quale, sotto il mantello aperto, ha due gruppi di devoti in preghiera e, singolarmente, quelli a sinistra, hanno il volto coperto dal cappuccio dei congregati.
L'altare maggiore, realizzato per la nuova chiesa, presenta un elegante ciborio ed ha, ai due angoli superiori, una coppia di cherubini provenienti da un altare smembrato della prima metà del XVII secolo.
Spettacolare la pala d'altare di Andrea Vaccaro, siglata, una Pietà percorsa da un brivido di luce calda e sensuale. Essa è una replica autografa, di differente formato, della tela, commissionata dal duca delle Pesche ed oggi conservata a Napoli, nella quadreria del Pio Monte della Misericordia.
Il quadro è, senza ombra di dubbio, la più importante opera seicentesca conservata ad Ischia. Impregnata da un palpitante caravaggismo, solo in parte addolcito dai preziosismi pittorici importati in area napoletana, intorno al 1635-40, dal Van Dyck.
Il colore sembra sciogliersi nella luce che, con estrema delicatezza, avvolge pietosamente la figura del Cristo.
Va posta cronologicamente, come giustamente proponeva Raffaello Causa, dopo le altre Pietà eseguite dal Vaccaro ed oggi conservate nel museo Correale di Sorrento, nel palazzo Arcivescovile di Napoli e nel museo di Reggio Calabria.
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La pietà di Andrea Vaccaro
Altre chiese di Casamicciola
Lungo la strada litoranea si trova la chiesa del Buon Consiglio, detta anche chiesa dei marinai, fondata nel 1821 per iniziativa di un gruppo di piccoli imprenditori nel settore marittimo, i cui nomi sono scolpiti in una lapide posta nella chiesa, entrando a destra. Acquistato il suolo in piazza Marina, fu deciso di dedicare il luogo di culto alla Madonna del Buon Consiglio ed a San Giovanni Battista ed alle anime del purgatorio, ai quali sono dedicati, ab antico, i due altari dell'unica navata. Nel 1929 si è proceduto a rivestire di marmo le pareti. Nell'interno vi sono alcuni affreschi del Canino ed una statua tardo settecentesca, di artigianato laziale, acquistata da marinai che frequentavano tali lidi.
Entrando, sulle pareti sinistra e destra, sono collocati due dipinti raffiguranti l'uno il Battesimo di Gesù e l'altro il Cuore del Redentore, opera di un ignoto artista, presumibilmente locale, attivo alla fine del secolo XVIII.
In sacrestia, in una nicchia, vi è una statua, in legno scolpito e dipinto, raffigurante la Madonna del Buon Consiglio, opera di un ignoto scultore campano attivo nella prima metà dell'Ottocento. Sull'aureola vi è un punzone con la sigla "D/AB" ed un bollo camerale, che fu in uso dal 1832 al 1839, di un argentiere napoletano non identificabile. Sempre in sacrestia, in un mobile, è conservato un originale ombrello processionale in seta ricamata, di artigianato campano della seconda metà del secolo XIX.
Nella zona absidale vi è l'altare maggiore in marmi policromi, il cui ciborio è opera dell'argentiere napoletano Domenico Capozzi, attivo tra il 1820 ed il 1850 ed autore della statua di Sant'Agostino per il Tesoro di San Gennaro. L'altare è databile intorno alla fine della prima metà del secolo XIX e nella sua realizzazione furono utilizzate parti, tra cui il paliotto ed i cherubini, provenienti da un altare smembrato della seconda metà del Settecento.
Infine sulla parete dell'altare maggiore vi è il dipinto rappresentante la Madonna del Buon Consiglio, titolare della chiesa. La tela, eseguita nel 1835 da un ignoto pittore locale, raffigura il miracolo del trasporto dell'effige della Vergine da Scutari a
Genazzano.
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Chiesa di San Gabriele
Proseguendo verso la località Perrone, in via Salvatore Girardi, si trova la chiesa di San Gabriele, con l'annesso convento dei padri Passionisti. Inaugurata il 21 gennaio 1931 riveste un certo interesse artistico per la singolarità delle colonne e dei capitelli, dei fregi, degli stucchi e del pavimento a getto di cemento con riquadrature di marmo.
All'inizio la struttura era costituita semplicemente da una piccola stanza, del tutto insufficiente alle esigenze dei fedeli e dei padri, per cui, già dal 1936 cominciarono lavori di ampliamento, grazie alla generosa cessione di un suolo da parte di un tal Erasmo Lombardi, ricordato nelle cronache come cavaliere. Fu innalzato anche il campanile, sul quale svetta la statua della Vergine Immacolata. Completamente ristrutturato, il complesso fu di nuovo inaugurato nel marzo del 1953.
Sull'altare maggiore vi è la statua del Santo titolare Gabriele, con alla sua destra San Paolo della Croce, canonizzato da Pio IX nel 1867 e fondatore della Congregazione della Passione di Cristo, i cui componenti sono chiamati Passionisti.
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Chiesa di Sant'Antonio da Padova
Poco più avanti, confinante con il cimitero, vi è la chiesa di Sant'Antonio da Padova, eretta nel 1947 a seconda parrocchia.
Fondata nel 1692 da Cesare Corbera, marito di Laura Calosirto, sorellastra di San Giovanni Giuseppe della Croce, ha subito nei secoli numerosi rimaneggiamenti. Inizialmente il Corbera dotò anche la chiesa di 14 ducati per la celebrazione della messa nei giorni festivi ed ottenne così il patronato per sé ed i suoi eredi. In seguito, nel 1855, altri fedeli si affiancarono economicamente agli eredi per degli ampliamenti. La chiesa di Sant'Antonio fu l'unica risparmiata dal devastante sisma del 1883 e per oltre un anno funse da parrocchia e da luogo di culto per tutti i fedeli. Ritornò ad essere parrocchia nel 1956 e cambiò denominazione nel 1986.
Modeste sono le opere d'arte conservate: una statua lignea del Santo titolare posta nel 1985 sull'altare marmoreo, in sostituzione di una precedente di terracotta che risaliva al 1850 ed altre tre sculture lignee, raffiguranti San Giuseppe, l'Immacolata ed il Cuore di Gesù.
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Chiesa di San Pasquale Baylon
Percorrendo il corso Vittorio Emanuele si incontra la chiesa di San Pasquale Baylon, fondata nella prima metà del Settecento da Francesco Antonio Corbera, figlio di Cesare. La chiesa, dopo il terremoto del 1883, ospitò la pia opera laicale di Santa Maria del Suffragio, istituita nel 1872 dal sacerdote Vincenzo Piro nella distrutta chiesa del Purgatorio al Maio, quindi, nel 1899, gli eredi rinunciarono al patronato e la concessero alla Congrega di Sant'Anna.
Tra le cose da visitare, entrando in chiesa sulla parete sinistra, un'acquasantiera settecentesca, di artigianato campano, costituita da una vaschetta a forma di conchiglia con la parte dorsale decorata da un'anfora in giallo antico ed una raffinata via Crucis, collocata lungo tutte le pareti, eseguita ad olio dal pittore Luigi Marta e donata alla chiesa, nel 1844, dalla contessa Giulia Von der Pahler in Samoyloff.
Nella zona absidale l'altare maggiore, della seconda metà del Settecento, di artigianato campano, presenta un elegante ciborio con volute laterali ed ampia base reggicroce ed in alto una porticina in argento dorato raffigurante a sbalzo San Raffaele. Su di essa nen vi è il punzone, ma soltanto il bollo camerale siglato "NAP/..88", dal quale possiamo dedurre la data di esecuzione dell'altare nel 1788, ad opera di un marmoraro ed un ignoto scultore napoletano, vicino ai modi di Michele Trillocco.
In una nicchia, nella parete di fondo della zona presbiteriale, vi è una statua lignea policroma raffigurante San Pasquale, attribuibile ad un artista di ambito provinciale e databile alla seconda metà del secolo XVIII.
Sulla parete alla destra dell'altare e, momentaneamente depositato in sacrestia, vi è poi una coppia di dipinti rappresentanti l'Addolorata e la Vergine bambina, eseguiti, nella prima metà del Settecento, da un seguace del napoletano Giuseppe Tomajoli.
In sacrestia è collocato un lavabo, della seconda metà del Settecento di ignoto marmoraro campano, costituito da una vasca rettangolare, sagomata negli angoli anteriori, poggiante su un peduccio e con la parte dorsale decorata a commesso con volute. Infine, sempre in sacrestia vi è una statua di Santa Teresa, della seconda metà del Settecento, opera di un ignoto scultore napoletano di ambito provinciale.
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Chiesa di San Giuseppe
Attraversata la strada, di fronte, vi è la casa di riposo intitolata a Don Orione, con l'annessa chiesa di San Giuseppe.
L'iniziativa ebbe origine nel 1922, quando la signorina Giuseppina Morgera fece edificare una casa di riposo per anziani poveri, chiamata Villa Joseph, servita da una chiesa intitolata a San Giuseppe, che, dal 1947 al 1955, funzionò come seconda parrocchia di Casamicciola.
Nel 1957 la proprietaria donò l'intero complesso all'istituto Don Orione. Nel 1978 iniziarono lavori di ristrutturazione e restauro e nel 1981 si ebbe l'inaugurazione della casa di riposo per gli anziani. La chiesa di San Giuseppe è completamente priva di opere d'arte da segnalare.
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Chiesa dell'Immacolata
Percorrendo via Castanito incontriamo, sulla destra, salendo verso la collina della Sentinella, posta sulla calata Sant'Antonio, la chiesa dell'Immacolata, anticamente dedicata al Santo di Padova. Essa fu fondata nel 1703 e nel 1855 assunse l'intitolazione all'Immacolata. Venne rasa al suolo durante il disastroso sisma del 1883 e fu ricostruita agli inizi del Novecento.
La facciata molto semplice è opera di maestranze campane, l'interno a navata unica, presenta la copertura a capriata in legno.
Nel transetto, collocate in delle nicchie, sono conservate due statue lignee raffiguranti i santi Antonio da Padova e Vincenzo Ferrer, opera di un ignoto scultore di ambito provinciale, attivo sul finire del secolo XVIII.
Nella zona absidale è collocato l'altare maggiore, in marmi policromi, opera di un ignoto artista napoletano attivo nella seconda metà del Settecento. La porticina del ciborio presenta il punzone dell'argentiere Domenico Capozzi ed il bollo di garanzia in uso tra il 1809 ed il 1823.
In sacrestia vi è un dipinto dell'Immacolata con i santi Antonio da Padova e Abate, di un ignoto artista verso il finire dell'Ottocento, mentre nel transetto sinistro, sempre di ignoto vi è una tela che raffigura il Redentore.
Il pezzo più importante è costituito da una statua dell'Immacolata, di scuola napoletana del Settecento, venerata da sempre, che, nel 1954, fu solennemente incoronata con una corona aurea eseguita dall'orafo Visconti di Napoli. Una leggenda racconta che la Madonna, coperta dalle macerie del terremoto, fu salvata da tre soldati, che videro fuoriuscire la testa tra i detriti, sotto un pilastro che crollò subito dopo che la scultura era stata tratta in salvo.
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Chiesa dell'Addolorata
A pochi passi si trova la chiesa dell'Addolorata, detta anche di Santa Maria dei Suffragi o del Purgatorio. Fondata nel 1695 ha subito importanti lavori di ristrutturazione nel 1890 e nel 1949.
Presenta un solo altare dove si venera l'Addolorata. Entrando la scultura a manichino dell'Addolorata, in legno scolpito e dipinto e stoffa, è posta in una bacheca nel presbiterio.
In sacrestia sono conservati due dipinti: un'Assunta, opera a carattere accademico e devozionale di un ignoto artista campano, che lavora all'inizio dell'Ottocento ed una Sacra Famiglia, settecentesca, eseguita da un modesto pittore orbitante intorno alla bottega di Francesco
Solimena.
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