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Precisazioni e aggiornamenti sui pittori Napoletani

 

Cap.19
 Un tesoro di inestimabile valore

Tutti conoscono San Gennaro, pochi sanno dell’esistenza del suo tesoro, che a parte il valore storico inestimabile, ha un valore venale superiore a quello dello Zar o dei celeberrimi gioielli della Corona d’Inghilterra.
Parlare di “tesoro nascosto” e di “gioielli usciti dallo scrigno” non ha solo un senso figurato, se ci si riferisce alla grande mostra promossa dalla Fondazione Roma e organizzata dalla Fondazione Roma Arte Musei. Dal 30 ottobre il museo Fondazione Roma di Palazzo Sciarra ospita i capolavori del museo di San Gennaro, che per la prima volta lasciano la loro “casa” di Napoli. A scoprirli è stato il presidente stesso della fondazione, Emmanuele Emanuele che, in un viaggio a Napoli, ha visitato il museo e ha allargato le braccia pensando che un simile patrimonio è seminascosto sconosciuto ai più. Cisì l’idea: portare quei capolavori dell’arte orafa, doni di Papi e di Re nell’arco di sette secoli, nella capitale, e renderli il centro di una mostra evento. Tra i pezzi più pregiati, la mitra ornata di diamanti e smeraldi opera di Matteo Treglia e la collana, realizzata da Michele Dato. L’esposizione resterà aperta fino al 16 febbraio e sarà accompagnata da conferenze e da attività rivolte alle scuole.
«Stiamo perdendo la grane industria, l’agricoltura è schiacciata dalla concorrenza, non facciamo ricerca. Abbiamo solo un, infinito patrimonio: la nostra cultura e la nostra arte. MA ce ne dimentichiamo». Sembra un grido d’allarme rabbioso, invece è quasi un segnale di speranza quello che Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione Roma, lancia all’Italia: «Possiamo rinascere, dedicandoci al nostro vero tesoro. E ricordando che il nostro sviluppo, che ci ha portato comunque a essere il quinto Paese più industrializzato al mondo, ha regole diverse da quelle di mantenersi nei parametri europei, con cui ogni giorno ci auto flagelliamo. La battaglia politica verte da mesi su due sigle: IMU ed IVA. Possibile che non si possa avere un respiro più ampio?».
Tra le chicche che verranno esposte:
Un Mitra in argento dorato, 3326 diamanti, 164 rubini, 198 smeraldi e due granati, creata da Matteo Treglia nel 1713, di cui quest’anno si celebrano i trecento anni dalla realizzazione. Un gioiello che ha svelato di recente un inaspettato retroscena: alcune delle pietre decorative provengono da antiche cave dell’America Latina, tant’è che gli studiosi la considerano «una della più belle collezioni di smeraldi degli antichi popoli sudamericani esistenti al mondo».
Prova somma ne è la «Collana di San Gennaro», in oro, argento, rubini, smeraldi e brillanti, realizzata da Michele Dato nel 1679 su commissione della Deputazione per il busto reliquario del Santo. Opera che intreccia virtuosismi orafi con la devozione di illustri regnanti che si sono succeduti sul trono di Napoli e d’Italia. Sì perché la collana ha raccolto nei secoli “gioie” donate da personaggi illistri. Ad iniziare questa tradizione fu Carlo III di Borbone nel 1734, alle 14:30 del 10 maggio il nuovo re delle due Sicilie si presentò sulla porta del Duomo col suo cavallo bianco, e consegnò al tesoriere della Real Cappella una croce con diamanti e rubini. Persino Napoleone che, come racconta il Louvre, aveva il gusto di depredare l’arte italiana, a Napoli non rimase estraneo alla tradizione di San Gennaro. Consigliò al fratello Giuseppe Bonaparte appena nominato Re di Napoli nel 1806 di rendere omaggio al Patrono donando al collare una croce di diamanti e smeraldi. E nel gioiello si vede anche un anello in oro, con un grosso brillante antico al centro. Apparteneva a Maria Josè di Savoia: nel 1933, in visita privata al tesoro si sfilò l’anello dal dito e lo infilò personalmente in una maglia del collare. L’aura del miracolo di San Gennaro è testimoniata dal reliquario del sangue, che custodisce le sacre ampolle. E suggestiva è la parata dei “doni dei potenti”, presentati da quadri-ritratto multimediali. Come l’ostensorio in oro con due angeli di Gioacchino Murat, e quello in oro, ornato da brillanti e zaffiri di Maria Teresa d’Austria. Tutto per entrare nelle simpatie dei Napoletani.
La mostra di Palazzo Sciarra in via del Corso a Roma, propone una parte rappresentativa del Tesoro di San Gennaro scelta per far comprendere innanzitutto perché e come si sia formato nel corso di sette secoli uno dei più importanti patrimoni artistici del mondo attraverso donazioni di Papi, Imperatori, e, ma anche di ex-voto popolari. Un viaggio attraverso sette secoli di storia che prende il via quando venne attribuito a San Gennaro un ruolo preminente nella devozione napoletana nel XIV secolo, insieme alla prima liquefazione del sangue documentata durante la processione del 17 agosto 1389.


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