Cap.8
Un attore di talento
Giacomo Rizzo
Napoli nel cinema e nel teatro ha tradizioni illustri e scomparsi i
giganti: Totò, i De Filippo, Taranto, sono rimasti una numerosa
nidiata di figureche, pur non essendo grandi attori, sarebbe
riduttivo definire semplici caratteristi. Tra questi un posto di
rilievo lo occupa Giacomo Rizzo, nato a Napoli nel 1936 il quale
debutta giovanissimo (all’età di soli otto anni) in uno spettacolo
di varietà e inizia a recitare nei piccoli teatri della provincia di
Napoli, passando successivamente a fare il cantante nei night club,
il ballerino e il presentatore di feste di piazza.Nel 1965 cambia
genere e si dà alla sceneggiata entrando nella compagnia di Mario
Merola con lo spettacolo Dal Vesuvio con amore e da quel momento
torna a calcare il palcoscenico con il ruolo a lui più consono,
quello di attore comico.Nel 1968 lavora con Rosalia Maggio al Teatro
Salone Margherita e due anni dopo girerà per la televisione Il
cappello del prete di Sandro Bolchi e Il bambolotto di Eros
Macchi.Dopo Il Decameron di Pasolini, inizia, negli anni Settanta un
lungo periodo in cui Rizzo partecipa a numerosi film del cosiddetto
filone della commedia erotica all’italiana, fino a tornare al teatro
nel 1976 portando in scena la Francesca da Rimini con i fratelli
Aldo e Carlo Giuffré con un lusinghiero successo di pubblico.
Partecipa nel ruolo di Rigoletto nel film Novecento di Bernardo
Bertolucci (1976). Importante nella sua carriera teatrale è il
periodo che va dal 1981 al 1993, in cui Rizzo lavora nella compagnia
stabile del Teatro Sannazaro di Carlo Taranto e Luisa Conte,
recitando in svariate commedie napoletane tra cui La Figliata di
Raffaele Viviani.
Nel 1987, nel frattempo, debutta alla regia teatrale con il lavoro
Qui siamo tutti pazzi rappresentato al Teatro Sancarluccio di
Napoli, mentre al Teatro delle Muse di Roma allestisce per la regia
con successo tre commedie di Eduardo Scarpetta.Nel 1989 gira la
serie tv Stazione di servizio per la regia di Felice Farina.Torna al
sodalizio artistico teatrale con Rosalia Maggio nel 1994 e Rizzo si
cimenta nei suoi lavori come attore, regista, autore e adattatore e
recita in ruoli minori al cinema come in Pacco, doppio pacco e
contropaccotto di Nanni Loy (1993) e Aitanic di Nino D’Angelo
(2000).Il suo ruolo di protagonista nel film L’amico di famiglia di
Paolo Sorrentino, uscito al cinema nel 2006 e presentato al Festival
di Cannes, gli fa vincere il Premio Alberto Sordi come miglior
attore dell’anno.Dal 2009 dirige la scuola di recitazione del Teatro
Bracco di Napoli.
Nel 2010 recita la parte di un impiegato delle poste, tale Costabile
Grande, nel film Benvenuti al Sud di Luca Miniero, mentre nel 2012 è
nel cast del sequel Benvenuti al Nord dello stesso regista. È tra i
protagonisti del film "Fallo per papà" di Ciro Ceruti e Ciro Villano
e, nel 2013, del film-parodia Sodoma - l’altra faccia di Gomorra,
regia di Vincenzo Pirozzi.
Questa è una breve biografia del personaggio, al quale cediamo la
parola per saperne di più: «Sono nato a Napoli il 7/1/1939, al Corso
Umberto I. Debuttai a Portici all’Arena Comunale all’età di otto
anni. Era uno spettacolo di arte varia. Con Salvatore Golia
continuai facendo spettacoli nella provincia di Napoli. Avevo 18
anni quando abbandonai il teatro di varietà e cominciai a fare il
cantante di night. Girai per tutta l’Italia facendo esperienza di
ballerino e presentatore di feste di piazza. Nel 1965 entrai nella
prima compagnia di sceneggiata organizzata da Leonardo Ippolito con
Mario Merola. Lo spettacolo Dal Vesuvio con amorefu il mio rientro
in teatro nel ruolo a me più congeniale, cioè il comico. Nel 1968
debuttai al Teatro Salone Margherita di Napoli facendo ditta con
Rosalia Maggio. Nel 1970 Sandro Bolchi mi chiamò offrendomi il ruolo
di Gennareniello nel Cappello del prete. Nel 1970 il centro TV di
Napoli mi richiamò in una grande produzione "Il Bambolotto" per la
regia di Eros Macchi. Si susseguirono prima sei film del genere
Decamerone, e poi una serie di film con la Fenec. Sempre nel 1970
partecipai a Novecento di Bernardo Bertolucci, dove ebbi modo di
conoscere un gran numero di attori di fama internazionale. Ormai
stanco di girare films di cassetta, attesi per un po’, poi venne il
grande film con Manfredi: Pane e cioccolata. Nel 1976 ritornai al
mio vecchio amore: il teatro. Feci il primo grande successo
teatrale: laFrancesca da Rimini, con i fratelli Giuffrè. In
televisione lo stesso anno feci con Ugo Gregoretti Ma che cos’è
quest’amore, interpreti con me Roberto Benigni e Stefano Satta
Flores. Al teatro Sannazzaro dall’81 al 1993 ho fatto ditta con
Luisa Conte e Carlo Taranto, dove ho interpretato nove commedie di
grande successo. Rimangono ancora in mente successi come: Ce pensa
Mammà, di G. Di Maio, Signori Biglietti, Impriesteme a muglierata,
Angelarosa Schiavone e la Figliata di Viviani. Nel 1987 con la regia
mia e di R. Ferrante debuttammo al teatro Sancarluccio con "Qui
siamo tutti pazzi", monologo di vita vissuta con musiche originali
di Toni Sorrentino. Tentando di ricordare cronologicamente le date,
negli anni 90 ebbi una scrittura a Roma al teatro Delle Muse dove
per tutta la stagione teatrale presentai tre commedie con la mia
regia: Tre cazune fortunate, Non è vero ma ci credo, Quaranta ma non
li dimostra. Nel 1994 al teatro Cilea con l’impresario Lello Scarano,
cominciai un altro momento importante per la mia carriera teatrale.
Con Rosalia Maggio si creò un sodalizio artistico, ma soprattutto un
ritorno all’amore fraterno che ritrovammo dopo circa 30 anni.
Continuò, la fatica mia, non solo come attore ma anche come regista,
autore e adattatore. Si susseguirono successi come Ecco Francesca da
Rimini (completamente da me riscritta) Un mese di villeggiatura,
Quanta mbruoglie pe nu figlio,‘E nepute d’o sindaco, San Giovanni
decollato, Il malocchio, Misera e nobiltà, Non è vero ma ci credo e
Caviale e lenticchie sono le mie ultime fatiche teatrali. Ho fatto
in estate diversi spettacoli, tra questi: Cin Cin Varietà, A gentile
richiesta, e poi ancora due film: Pacco, Paccotto, e Contropaccotto,
diretto da Nanni Loi. Ultima fatica sempre in cinema: Aitanic
scritto e diretto da Nino D’Angelo. Nell’estate 2000 un altro
successo di R. Viviani Festa di Montevergine con la regia di Giulio
Adinolfi. Nel 1967 prima che Totò morisse feci un piccolo ruolo nel
film Operazione San Gennaro. Nell’elenco sopra fatto ho dimenticato
di citare Zappatore con Mario Merola per la regia di A. Brescia e
Napoli Palermo New York, Il triangolo della camorra sempre di A.
Brescia con Mario Merola.Aggiornerò la mia storia di artista tra
vent’anni».Così finisce l’autobiografia di Giacomo, che si è
attenuto ad un canone di scrittura strettamente asettico e
distaccato tralasciando, sapientemente di tessere le sue lodi.
Giacomo Rizzo viene dalla gavetta, dai locali frequentati da
americani (quando suonava e cantava) e da piccoli teatrini,
forgiandosi man mano che le sue esperienze, di vita e di artista, si
arricchivano. Rizzo, nel privato é schivo e riservato, ha tre
splendide figlie: Angela e Ornella, nate dal primo matrimonio e
Veronica nata dal secondo matrimonio con l’attrice Stefania Coscia.
La sua vita artistica lo vede a fianco di artisti come Totò
(Operazione San Gennaro), Tomas Milian, Gianrico Tedeschi, Lina
Volonghi, Buzzanca e Barbara Bouchet; con registi eccellenti come:
Bertolucci, Pasolini, Salce e Gregoretti. Cosa ci riserverà in
futuro Giacomo? Moltissimo, egli é esplosivo, imprevedibile,
camaleontico ma, soprattutto é un attore, un grande attore, per cui
é lecito aspettarsi ancora altrettanto.
La sua partecipazione a film, televisione e spettacoli teatrali è
considerevole la ricorderemo parzialmente Cinema: Il Decameron,
regia di Pier Paolo Pasolini (1971), Il sindacalista, regia di
Luciano Salce (1972), Che cosa è successo tra mio padre e tua
madre?, regia di Billy Wilder (1972), Le notti peccaminose di Pietro
l’Aretino, regia di Manlio Scarpelli (1972), Le mille e una notte
all’italiana, regia di Antonio Racioppi, Carlo Infascelli (1973), Un
ufficiale non si arrende mai nemmeno di fronte all’evidenza, firmato
Colonnello Buttiglione, regia di Mino Guerrini (1973), La Mano Nera
(Prima della mafia, più della mafia), regia di Antonio Racioppi
(1973), Il Colonnello Buttiglione diventa generale, regia di Mino
Guerrini (1973), Bella, ricca, lieve difetto fisico, cerca anima
gemella, regia di Nando Cicero (1973), I racconti di Viterbury - Le
più allegre storie del ‘300, regia di Mario Caiano (1973), Beffe,
licenzie et amori del Decamerone segreto, regia di Giuseppe Vari
(1973), Piedone lo sbirro, regia di Steno (1973), Piedino il
questurino, regia di Franco Lo Cascio (1974), Pane e cioccolata,
regia di Franco Brusati (1974), Storie scellerate, regia di Sergio
Citti (1974), L’educanda, regia di Franco Lo Cascio (1975),
Superuomini, superdonne, superbotte, regia di Alfonso Brescia
(1975), Novecento, regia di Bernardo Bertolucci (1976), La
poliziotta della squadra del buon costume, regia di Michele Massimo
Tarantini (1979), Zappatore, regia di Alfonso Brescia (1980),
Napoli, Palermo, New York, il triangolo della camorra, regia di
Alfonso Brescia (1981), La maestra di sci, regia di Alessandro
Lucidi (1981), La poliziotta a New York, regia di Michele Massimo
Tarantini (1981), Pierino la Peste alla riscossa, regia di Umberto
Lenzi (1982), Il diavolo e l’acquasanta, regia di Bruno Corbucci
(1983), Pacco, doppio pacco e contropaccotto, regia di Nanni Loy
(1993), Aitanic, regia di Nino D’Angelo (2000), L’amico di famiglia,
regia di Paolo Sorrentino (2006), Benvenuti al Sud, regia di Luca
Miniero (2010), Benvenuti al Nord, regia di Luca Miniero (2012),
Fallo per papà, regia di Ciro Ceruti, Ciro Villano (2012),
Napoletans, regia di Luigi Russo (2012), Sodoma - l’altra faccia di
Gomorra, regia di Vincenzo Pirozzi.
In televisione: Stazione di servizio (1989), Anni ‘50 (1998),Una
madre, regia di Massimo Spano (2008). Infine come lavori teatrali:
La banda degli onesti 2009-2010, Mpriesteme a mugliereta 2008-2009,
Tre pecore viziose 2007-2008, Miseria e Nobiltà (1998) (1999).
Avemmo modo di conoscere il personaggio in occasione di una cena
dopo teatro al circolo Canottieri Napoli, una simpatica iniziativa
del mio amico, il vulcanico Tonino Cirino Pomicino, il quale, per
alcuni anni, ha organizzato la possibilità, dopo aver assistito allo
spettacolo, di poter discutere con gli attori davanti ad un buon
piatto di spaghetti ed un buon bicchiere di vino.Egli aveva
interpretato “Miseria e nobiltà” ed il paragone con
l’irraggiungibile Totò fu inevitabile, ma Giacomo, con grande umiltà
, dichiarò che aveva semplicemente tentato di imitarlo.
Possiamo chiudere qui il discorso su Giacomo, ma trovandoci in
famiglia, vorremo far conoscere ai miei 25 lettori un suo fratello
minore, Vincenzo anche lui artista, ma soprattutto studioso, il
quale meriterebbe una trattazione autonoma. Una persona squisita di
cui mi vanto di essere amico. Alla immortale maschera di Pulcinella
raramente sono state dedicate delle mostre e una delle più
intriganti degli ultimi anni si è tenuta presso la libreria di
Franco Maria Ricci a Spaccanapoli, con 36 opere (disegni, sculture e
dipinti) di Vincenzo Rizzo, scelte da una produzione poco meno che
sterminata dell’autore, il quale ha prodotto finora oltre 6.000
opere sul tema del Pulcinella e non ha nessuna intenzione di
smettere. Vincenzo Rizzo è un personaggio singolare, degno di essere
apprezzato da un pubblico più vasto di quello degli addetti ai
lavori, che da tempo ne conosce l’impegno indefesso e lo stima. Se
leggiamo la professione sulla sua carta d’identità leggiamo
traduttore, ma Rizzo è innanzitutto artista nato in una famiglia d’artisti.Le
ore del mattino sono dedicate al suo routinario lavoro svolto in
un’antica bottega di fronte al Tribunale di Castel Capuano, ma basta
andare nell’appartamento alle spalle del negozio per capire la vere
inclinazioni di Vincenzo. Una biblioteca di libri d’autore 10.000
volumi, una delle più ricche raccolte private napoletane di testi
sulla nostra gloriosa tradizione di antica capitale. Uno studioso
dunque e a essere più precisi un implacabile ricercatore di antichi
documenti, che, tassello dopo tassello, ricostruiscono la verità, a
differenza di tanti blasonati professori, che ritengono con un solo
colpo d’occhio di poter risolvere una spinosa attribuzione.Suo campo
di battaglia l’Archivio Storico del Banco di Napoli, ma certo
chiamiamolo ancora con l’antico nome, dimenticando l’odiosa nuova
colonizzazione dei piemontesi. Tra montagne di carte ingiallite
Rizzo si muove con disinvoltura e, munito di una segreta e magica
bussola, sa scovare la pista per identificare l’autore di un quadro
o di una scultura.Le ore passate libere da questa passione sono
dedicate alla creazione artistica i cui frutti possono essere colti
nella mostra Pulcinelliade, dedicata a una maschera immortale,
gioiosa e giocherellona, la più nota del nostro teatro, specchio del
carattere di un popolo generoso e densa di effluvi tragici,
malinconici, rapsodici, estenuanti. Quello di Rizzo è un canto
eterno, un canto incorrotto, pregno di dolcezza, espressione di un
amore che fu trasmesso a Vincenzo da Salvatore De Muto, l’ultimo
grande interprete teatrale di Pulcinella, a cui il Nostro soleva
rendere periodicamente visita, prima della morte, mentre era seduto
su un seggiolone igienico presso l’Albergo dei Poveri. Ricevuto il
testimone Vincenzo Rizzo è partito baldanzosamente come un aedo
greco, custode del culto della Bellezza e della Passione, del Pianto
rigeneratore, della Fatica e dell’effimero del Vivere.
|