Cap.47
L’intellettuale cronista della storia
Nello Ajello
Nato a Napoli nel 1930, Nello Ajello è stato, prima che giornalista
ed intellettuale, un uomo di grande cultura e di elevata statura
morale.
I primi passi li ha mossi a Napoli collaborando a Nord e Sud, la
prestigiosa rivista laica, meridionalista ed europeista, fondata nel
1954 da Francesco “Chinchino” Compagna, avendo come dirimpettaia
politica ed intellettuale la social-comunista Cronache meridionali.
I passi successivi prima con Mario Pannunzio a Il Mondo, poi con
Olivetti, in seguito a L’Espresso , di cui è stato a lungo
condirettore, per finire con La Repubblica, che lo ha visto tra i
fondatori e le firme d’eccellenza.
La sua scomparsa ha privato la cultura italiana di un elemento di
spicco. Ci mancano la sua prosa elegante e distaccata e la speranza
è che la sua lezione non vada dimenticata troppo presto.
Ajello è stato un napoletano dall’ironia sottile, con radici molto
profonde nella storia intellettuale e civile della sua città, ma
costituzionalmente estraneo ed avverso a tutti i cliché sulla
napoletanità. Sin da giovanissimo si era mosso, come ha voluto
ricordare l’esponente più illustre della particolarissima genìa di
napoletani anglosassoni, Giorgio Napolitano, «al confine tra
giornalismo, cultura e politica».
E lo aveva fatto da giornalista che non avrebbe scambiato con nessun
altro il suo mestiere, di cui pure conosceva alla perfezione i
limiti. Era consapevole che chi scrive per un giornale traccia
parole su un foglio che durerà qualche minuto o al massimo qualche
ora ma, nello stesso tempo, sa che ogni parola deve essere ben
ponderata, come se destinata a durare in eterno.
Ajello era imbevuto di una cultura che era stata alle radici
dell’Europa, ma aveva ben compreso che oggi l’Europa bisognava
cercarla altrove. Era un napoletano fino al midollo, con
quell’ironia e quella trascuratezza un po’ dandy ed amava la battuta
in grado di condensare un racconto.
Fu sempre un uomo libero, vicino alle idee della sinistra, ma senza
lodi sperticate, anzi con disincanto ed una nota di pessimismo.
Appartenente ad una corrente di pensiero illuminista e laica, fu
cronista della storia e seppe raccontare senza timore le
contraddizioni del Novecento.
Una parte della sinistra lo detestava per alcuni suoi libri come
Intellettuali e PCI dal1944 al 1958, Il lungo addio o Intellettuali
e PCI dal 1958 al 1991.
I suoi volumi sull’argomento sono basati su una ricchezza di
documentazione ed un’abilità interpretativa non comune per uno
scrittore, che i comunisti li aveva frequentati, ma sempre a
distanza di sicurezza.
Nel 1978 un certo clamore aveva suscitato la sua Intervista sullo
scrittore scomodo (Moravia).
L’ultimo suo libro Taccuini del Risorgimento, pubblicato nel 2011,
ci racconta giorno per giorno, a volte ora per ora, le vicende
italiane dal 20 febbraio al 17 marzo 1861.
All’indomani della sua scomparsa, avvenuta l’11 agosto 2013, è stato
ricordato con affetto da colleghi ed estimatori. Il Presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, ha commentato così la sua scomparsa:
“Apprendo con sincera commozione, nel segno di un’antica amicizia,
la dolorosa notizia della scomparsa di Nello Ajello a breve distanza
dalla morte della sua consorte Giulia. Il ruolo così fortemente ed
efficacemente svolto da Ajello si è collocato al confine tra
giornalismo, cultura e politica. Le sue analisi critiche sulle
politiche culturali, anche ed in particolare del PCI, hanno lasciato
il segno per la loro accuratezza e acutezza”. “Nel tempo
dell’informazione consumata come un piatto ad un fast food, il
giornalismo colto e brillante di Nello Ajello risplende di luce
perenne” è invece la riflessione del segretario della Federazione
Nazionale della Stampa, Franco Siddi. Federico Orlando e Beppe
Giulietti, presidente e portavoce di Articolo 21lo ricordano come
"un giornalista colto, libero, ironico, distante da ogni forma di
servile encomio e di oltraggio postumo, verso poteri e potenti di
turno".
E’ difficile riassumere il tratto principale del carattere di una
persona, soprattutto quando si parla di un giornalista di lungo
corso come Nello Ajello. Non hanno dubbi, però, due suoi amici come
Ermanno Rea e Raffaele La Capria: il tratto principale del suo
carattere era l’ironia. “L’ho sempre stimato come uomo e come
giornalista – ricorda commosso Rea – tant’è che quando fui nominato
presidente della Fondazione Premio Napoli lo volli subito in giuria.
Era un uomo di una cultura enorme, direi quasi enciclopedica, uno
spirito corrosivo dalla battuta fulminante, me se dovessi indicare
la prima e più singolare caratteristica della sua persona, senza
dubbio mi viene in mente l’ironia, per la precisione un’ironia
malinconica, spesso anche drammatica”. Rea si dice restio ad
indicare certi aspetti della personalità come quelli tipici di un
popolo, eppure in questo caso è disposto a fare un’eccezione, perché
“Ajello era talmente pronto alla battuta ironica ed al distacco in
grado di sdrammatizzare che forse possiamo anche dire che in questo
si evinceva ancora il suo legame con Napoli”.
Anche La Capria conferma che “parlare con lui era sempre una sorta
d’incanto, di magia, e poi il suo umorismo lo rendeva il perfetto
esponente di una borghesia napoletana illuminata e raffinata che,
dopo la scomparsa di Antonio Ghirelli, ha perso un altro dei suoi
migliori esponenti”.
Se poi la Capria è convinto che Ajello sia stato come giornalista
uno dei pochi laici capaci di giudizi misurati e ponderati su tutte
le più grandi questioni affrontate, “un esponente della migliore
cultura crociana”, per Rea “ è stato un uomo veramente libero, né
anticomunista né comunista, in un’epoca in cui era facile prendere
parte per l’una o per l’altra fazione”. Quello che pure colpisce è
la morte di Ajello a pochi giorni da quella della moglie Giulia,
deceduta il 25 luglio, quasi che il legame umano e professionale di
un grande del giornalismo contemporaneo sia stato frutto anche di
“un legame particolare con l’altra metà della propria vita”, come
sottolinea Rea, perché in fondo “il mestiere del giornalista è
comprendere il mondo nei suoi meccanismi più articolati e creare
legami più o meno forti, a cominciare dalle persone più vicine”.
Proprio la grande umanità e la grande capacità di immedesimarsi
nelle persone ed entrare nei fatti, secondo il giornalista e critico
letterario Enzo Golino che ha frequentato per cinquant’anni Ajello,
è la cifra più significativa del suo giornalismo. ”Insieme abbiamo
partecipato decenni orsono alla fondazione della rivista diretta da
Francesco Compagna “Nord e Sud”, e da allora l’ho sempre visto come
un maestro. Era di una cultura incredibile. E sapeva guardare ai
fatti del Sud senza mai scadere in trionfalismi meridionalistici,
oggi forse un po’ troppo di moda”. Di un illuminato scetticismo, per
Golino aveva indubbie doti giornalistiche soprattutto culturali.
“Con Nello Ajello - dice “se ne va un pezzo del migliore giornalismo
italiano. E se ne va un grande uomo”.
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