Cap.32
Il maestro dei maestri della scacchiera
Giorgio Porreca
Giorgio Porreca, nato a Napoli nel 1937, ivi scomparso nel 1988, è
stato per oltre 30 anni il maggiore punto di riferimento per tutti
gli scacchisti partenopei: a qualunque categoria appartenessero, con
tutti era prodigo di consigli tecnici ed incoraggiava chiunque
avesse talento e voglia di progredire.
Grande teorico, fu redattore, sin dalla fondazione nel 1970, della
rivista Scacco, nata per iniziativa di Gennaro Siviero,
collaborazione che diventerà sempre più intensa sino a quando, nel
1980, ne assumerà la direzione, elevandone il livello con articoli
profondi e minuziose traduzioni dal russo.
Alla rivista si affianca un’intensa attività editoriale con la
pubblicazione di libri scritti o tradotti dal russo dallo stesso
Porreca. Tra questi ricordiamo Anatolij Karpov, La partita di re e
La variante Paulsen.
Fu maestro internazionale della FIDE e della ICCF.
Nel gioco a tavolino partecipò a diversi tornei internazionali ed a
tre olimpiadi scacchistiche con la squadra italiana: Dubrovnik nel
1950 in terza scacchiera, Helsinki nel 1952 in prima scacchiera ed
Amsterdam nel 1954 in seconda scacchiera con il risultato di
(+17=11-15). Fu campione italiano nel 1950 a Sorrento (dopo
spareggio tecnico con Engalicew) e nel 1956 a Rovigo. Nel 1960 vinse
il torneo di Imperia. Vinse tre volte il campionato italiano a
squadre: nel 1960 con la squadra dell’Accademia Scacchistica
Napoletana, nel 1969 e 1970 con la squadra del Circolo Scacchistico
Centurini di Genova.
Fu sette volte campione italiano nel gioco per corrispondenza (ASIGC-Associazione
Scacchistica Italiana Giocatori per Corrispondenza):nel 1957 e poi
consecutivamente, dal 1966 al 1973, risultato mai raggiunto da
altri.
Conseguì un prestigioso quinto posto nel IX Campionato Mondiale per
Corrispondenza e partecipò a numerosissimi incontri internazionali.
Professore di Lingua e Letteratura Russa, nel 1961 effettua un
soggiorno di studi a Mosca che si rivelerà particolarmente utile per
lo sviluppo degli scacchi in Italia. Oltre ad inviare brillanti
articoli all’Italia Scacchistica ed un entusiasmante commento del
match tra Tal e Botvinnik, Porreca viene a conoscenza non solo della
vasta letteratura sull’argomento ma soprattutto dei metodi di
allenamento della scuola scacchistica sovietica, la più importante
del mondo.Negli anni successivi diverrà un tramite basilare
attraverso indovinate traduzioni o rielaborazioni per la
divulgazione nel nostro Paese di una letteratura scacchistica
avanzata.
Già nel 1959 aveva dato alle stampe, in collaborazione con Adriano
Chicco, per l’editore Mursia, il Libro completo degli scacchi sul
quale hanno compiuto i primi passi verso il nobile gioco generazioni
di neofiti.
Seguì una monografia sulla Partita ortodossa, un’antologia Studi
scacchistici ed il celebre Manuale teorico pratico delle aperture,
tutti editi da Mursia, fino ad arrivare alla Partita Italiana e, di
nuovo in collaborazione con Chicco, all’esaustivo Dizionario
enciclopedico degli scacchi, mentre tra le traduzioni dal russo
ricordiamo La carriera di Mikhail Tal di Koblenz, I finali di
scacchi di Grigorjev ed Il centro dipartita di Romanovskij.
Ha curato a lungo una rubrica settimanale su Il Tempo e L’Espresso.
Ebbi modo di incontrarmi più volte con Porreca, non sulle 64
caselle, ma nella sua bella casa di via Tasso, in compagnia dei
maestri Giacomo Vallifuoco ed Ernesto Jannaccone: Porreca possedeva
una splendida biblioteca specializzata, che ha lasciato alla
Biblioteca Nazionale di Napoli e, la parte più cospicua, alla Lega
Campana Scacchi, di cui per un decennio sono stato presidente.
Avendo avuto modo di apprezzare l’uomo, più che lo studioso, vorrei
ricordarne la serietà, il rigore morale, la spiccata sensibilità
uniti ad un profondo attaccamento alla famiglia ed alla sua
professione di docente.
La presenza di Porreca nel mondo scacchistico italiano è stata,
senza dubbio, tra le più significative del secolo scorso e lascia
stupefatti per la vastità dell’impegno che ha toccato tutti i
settori del gioco, risultando fondamentale per lo sviluppo tecnico e
culturale nel nostro Paese di questa disciplina giustamente
denominata “Il gioco dei re ed il re dei giochi”.
|