Cap.44
Da magistrato a sindaco
Luigi De Magistris
Luigi De Magistris, nato come magistrato, è divenuto poi un
politico, ricoprendo la carica di europarlamentare come indipendente
nella lista dell’ “Italia dei valori”, e per un periodo quella di
presidente di una commissione del parlamento europeo, dal febbraio
del 2011 è sindaco di Napoli.
Nato a Napoli nel 1967 è sposato con Mariateresa ed ha due figli:
Giuseppe e Andrea.
Ha frequentato e si è maturato al liceo Pansini del Vomero, mentre
si è laureato con lode in giurisprudenza alla Federico II. Nel 1993
ha intrapreso la carriera di magistrato, seguendo una tradizione
familiare risalente al bisnonno, il quale, nei primi anni dell’unità
d’Italia fu oggetto di un attentato per aver perseguito il
malaffare.
Dal 1998 al 2002 ha lavorato presso la Procura della Repubblica di
Napoli per passare poi come sostituto procuratore al Tribunale di
Catanzaro.
Come magistrato ha istruito tre grandi inchieste con enorme
dispendio di mezzi e di denaro pubblico. Esse sono “Poseidone”
(2005) “Why Not” (2007) e “Toghe Lucane” (2007). Prima di entrare
nel merito delle stesse possiamo affermare che la prima con 70
indagati si è conclusa senza alcuna condanna, la seconda su 150
indagati solo 15 condannati, la terza con il proscioglimento di
tutti gli imputati.
“Poseidone” parte nel maggio del 2005 per un presunto illecito
legato ai finanziamenti comunitari per 200 milioni di euro. Vengono
indagati il generale della guardia di finanza Walter
Cretella-Lombardo ed il commissario europeo alla giustizia Franco
Frattini. Implicati anche Piero Fassino e Pietro Folena. Nel 2007
l’inchiesta viene tolta a De Magistris dal procuratore Mariano
Lombardi per vistose irregolarità procedurali.
La “Whi Not” vede tra gli indagati eccellenti il capo di Stato
Maggiore della Guardia di Finanza il generale Paolo Poletti ed il
vicepresidente della Regione Calabria Nicola Adamo. Il 19 ottobre
2007 il Procuratore Generale avoca a se l’inchiesta per presunta
incompatibilità.
Infine l’indagine più clamorosa denominata “Toghe Lucane”, secondo
De Magistris un losco comitato d’affari tra politici, magistrati,
avvocati, imprenditori e funzionari per gestire grosse operazioni
economiche in Basilicata.
Il ministro della giustizia Clemente Mastella chiede il suo
deferimento al C.S.M. per presunte irregolarità nella gestione del
caso. Nel marzo 2011 l’inchiesta viene definitivamente archiviata
dal G.U.P. di Catanzaro, che definisce l’impianto accusatorio
lacunoso ed inidoneo ad esercitare l’azione penale.
Nel 2009, mentre infuoca la polemica e si accavallano le
interrogazioni parlamentari, De Magitris entra in politica nel
partiti di Antonio Di Pietro lasciando «Un lavoro al quale ho
dedicato quindici anni della mia vita, che è stato il mio sogno ed
anche la mia missione».
Viene eletto con 415.646 preferenze, il più votato d’Italia dopo
Silvio Berlusconi.
Nel febbraio 2011 si candida a sindaco di Napoli ed è al primo
consegue il 27,52% delle preferenze, più del candidato della
sinistra Mario Morcone, fermo al 19% e meno del favorito Gianni
Lettieri, candidato del centrodestra, che ottiene il 38,52%, con il
quale va al ballottaggio, dove, in maniera sorprendente, viene
eletto con una maggioranza bulgara con il 65,37% dei consensi.
Prima di approfondire la sua attività di primo cittadino, segnaliamo
che il 12 dicembre 2012 De Magistris promuove la fondazione del
“Movimento arancione”, una formazione che raduna personalità della
sinistra deluse dai partiti e che alle politiche del 2013appoggerà
la lista “Rivoluzione Civile” di Antonio Ingroia, facendo una
figuraccia in termini elettorali.
Descriviamo ora l’attività del “narcisindaco” di Napoli, come è
stato acutamente definito dal giornalista Pino Corrias. Una città
ingovernabile da sempre, nella quale, scemato l’entusiasmo iniziale
e naufragati miseramente i proclami trionfalistici dei primi giorni,
è un succedersi di incendi dolosi, crolli di palazzi, cittadini in
rivolta, un tracollo economico imminente e chiunque può rendersi
conto di persona quanta spazzatura presidi gli incroci, quanto
traffico la assedi, quanta illegalità la opprima e quanto
velleitario sia stato l’impegno economico per l’ “America’s Cup”
(costata 19 milioni di euro), mentre versano in condizioni
disperate: strade, scuole, discariche, chiese, ospedali, ambulatori
e periferie.
Napoli è la terza città italiana, con la percentuale più alta di
giovani, ma quasi tutti disoccupati, nonostante ben cinquantadue
santi protettori, tra i quali il potente San Gennaro. Una metropoli
antica, a lungo gloriosa capitale, uscita indenne a decine di
dominazioni straniere, a disastrose eruzioni e devastanti terremoti,
all’ultima epidemia di colera d’Europa ed ora sotto assedio da parte
degli avversari politici di De Magistris, in seria difficoltà per
aver rotto delicati equilibri politici consolidati da un ventennio
di accordo tra destra e sinistra che si spartivano incarichi,
finanziamenti ed appalti milionari.
Come appaiono lontane le immagini della notte dell’apoteosi
elettorale, con De Magistris, cinto da una bandana arancione, mentre
prometteva l’aumento vertiginoso in tempi brevi della raccolta
differenziata, biciclette elettriche e piste ciclabili ubiquitarie,
risanamento edilizio e occasioni di lavoro, un nuovo stadio per Re
Cavani ed il prossimo scudetto, una grande moschea per favorire
l’integrazione, e soprattutto: legalità, legalità ed ancora
legalità.
Purtroppo egli ha ereditato le macerie del fallito “Rinascimento” di
Antonio Bassolino e debiti pesantissimi (1,5 miliardi di euro) ed un
disavanzo nelle casse comunali di 850 milioni. Oggi “Giggino a’
manetta” dopo aver inquisito per anni politici, magistrati e logge
massoniche senza concludere nulla, ma sfruttando l’effetto mediatico
delle sue inchieste disinvolte, ed essersi dimesso dalla
magistratura prima che il C.S.M. lo sanzionasse, per dedicarsi alla
politica, subisce un preciso contrappasso dantesco, divenendo
oggetto di indagini serrate da parte della Procura Napoletana: ben
dieci inchieste in sei mesi abbattutesi su Palazzo San Giacomo,
l’ultima che vede inquisiti suo fratello Claudio ed il suo
principale collaboratore Attilio Auricchio.
Questa è storia dei nostri giorni e gli esiti non li conosciamo,
anche se il vecchio avversario Gianni Lettieri, conosciuto come il
Richard Gere di Piazza Garibaldi e pupillo di Montezemolo, si sfrega
le mani ed attende la resa dei coni, affermando perentoriamente: «Io
sono il futuro, purtroppo De Magistris è il nostro presente, ma
ancora per poco».
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