Cap.23
Mister 105 milioni
Hasse Jeppson
Il rapporto tra Lauro ed il Napoli nasce in epoca fascista, nel
1935, ed è avvolto nella leggenda.
Salvo un intervallo legato agli eventi bellici ed alla confusione
del dopoguerra, Don Achille conserverà la carica di presidente
effettivo o onorario fino alla morte, per quasi 50 anni,
contribuendo, nella buona e nella cattiva sorte, alle fortune di una
delle squadre più amate del mondo.
Il Comandante fece letteralmente impazzire i tifosi partenopei
quando acquistò per una cifra record Hasse Jeppson mentre la stampa
nazionale gridava ipocritamente allo scandalo.
L’asso scandinavo aveva sostituito Nordhal al comando dell’attacco
della nazionale svedese, all’epoca una delle più forti al mondo.
Dotato di grandi qualità tecniche, dal dribbling irresistibile ad
una rara potenza di tiro anche di testa, si era messo in luce
proprio contro i colori azzurri ai campionati del mondo brasiliani.
Era giunto in Italia l’anno precedente acquistato dall’Atalanta,
alla quale si dovettero sborsare i famigerati 105 milioni, una cifra
record, a lungo nel Guinness dei primati.
Cinque milioni furono versati ufficialmente alla società orobica
mentre trenta furono pagati direttamente al calciatore su un conto
segreto in Svizzera, che cominciava a trasformarsi in un paradiso
dell’evasione fiscale.
Tre anni splendidi, non privi, però, di furibondi diverbi col
Comandante, che, alla fine, lo regalò al suo amico, il conte Lotti.
Divenne rapidamente un divo: casa di lusso al viale Elena,
matrimonio da favola con Emma, giovane, bella e, soprattutto,
ricchissima con assidua frequentazione dei circoli nautici più
esclusivi e porte aperte nelle splendide ville posillipine dei
potenti della città.
Lauro si conquistò nel cuore dei tifosi una storica ed importante
benemerenza, mentre l’allenatore Monzeglio, avendo a disposizione
uno dei più forti centravanti europei, riuscirà ad ottenere il
quarto posto in classifica, la seconda miglior prestazione mai
ottenuta fino allora dal “Ciuccio”.
I goal dell’asso svedese sono spesso spettacolari ma nello
spogliatoio cominciano a scoppiare infantili rivalità ed il Napoli
non riesce mai a combattere per le prime posizioni, divenendo
riserva di caccia dei club del ricco nord. Si avverte la necessità
di un nuovo fenomeno da affiancare a Jeppson e questo nuovo astro
arriverà dal Brasile, dalla gloriosa squadra del Botafogo: si
chiamerà Louis De Menezes Vinicius, ma per i tifosi sarà
semplicemente Vinicio, anzi, per meglio dire, “’o Lione” per
l’irruenta foga con cui si divincolava dagli avversari in area di
rigore.
(Fino ad ora abbiamo ripreso testualmente ciò che ho scritto sul
calciatore nel capitolo “Lauro e la squadra del Napoli” nel mio
libro “Achille Lauro superstar”, consultabile su internet,
digitandone il titolo).
Vi è un racconto che ogni tifoso del Napoli con i capelli bianchi ha
tramandato a figli e nipoti: la leggenda di un centravanti biondo,
che era stato acquistato da Lauro per 105 milioni, quando lo
stipendio medio di un impiegato era inferiore a 100.000 lire.
Questo campione svedese giocava e segnava sul mitico campo del
Vomero e, quando una volta cadde rovinosamente in uno scontro, senza
rialzarsi, un tifoso gridò : “è caduto ‘o Banco ‘e Napule”.
All’arrivo in città Jeppson fu accolto da fuochi d’artificio ed
un’attesa spasmodica di vederlo all’opera.
Quando vide Napoli rimase incantato: “aveva quell’odore di mare che
mi riportava all’infanzia, quando stavo sugli scogli della mia
Kungsbacka”.
A Napoli Jeppson conobbe gloria e gioia: segnò 52 goal in 112
partite anche se era insofferente alla disciplina: Monzeglio lo
pedinava di notte, trovandolo spesso ai tavoli di poker.
Partecipava sotto falso nome a tornei di tennis, uno sport
controindicato per un calciatore, perché indurisce i muscoli delle
gambe.
La goccia che fece traboccare il vaso fu quando con la sua
velocissima Alfa 1900 si schiantò contro un albero: nell’incidente
perse la vita il suo autista.
Lauro lo cedette per dispetto al Torino.
Il 22 febbraio, ad 86 anni, il grande campione ci ha lasciato e
riposerà per sempre nel suo paese natale in Svezia.
Pesaola, l’indimenticabile Petisso, lo ricorda con le lacrime agli
occhi: “io creavo sulla fascia e Hasse segnava. Egli si ambientò
benissimo a Napoli e fu molto amato dai tifosi. Il ricordo più bello
è legato ad una partita del 1953, quando la Juventus stava vincendo
per 2 a 0 al Vomero. Lo stadio era ammutolito. Segnai prima io, poi
Jeppson pareggiò ed Amadei firmò il sorpasso con la folla esultante.
Hasse era un mio coetaneo, fra poco anche a me toccherà vivere solo
nel ricordo dei tifosi”.
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