I monologhi della vagina
Recensione teatrale apparsa su "Il Denaro" del 30
novembre 2002
di
Achille della Ragione
Questi
testi sono tratti da:
"Le ragioni di della Ragione", un libro che
raccoglie una scelta di lettere al direttore inviate da
Achille della Ragione, negli ultimi tre anni, ai principali
quotidiani italiani e campani ed inoltre una breve miscellanea
di articoli, recensioni, relazioni congressuali, lezioni e
discorsi scelti dall'opera omnia che l'autore licenzierà tra
poco alla stampa in tre volumi.Tutti i libri di Achille della
Ragione sono reperibili a Napoli presso la libreria
Neapolis (di fronte alla chiesa di San Gregorio Armeno) e
presso Graphicus, via San Bartolomeo 46.
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Il celebre enciclopedista
Diderot esordì con un libricino modesto anche se originale "I gioielli
indiscreti", nel quale faceva parlare le donne "dalla parte più
franca che sia in esse". L'opera è del 1748 e precorre di due secoli le
scoperte freudiane sulla sessualità repressa nella donna o le arrabbiate
rivendicazioni delle femministe.
Egli tratta con maestria un argomento quanto mai scabroso che travalica
ampiamente il galateo cortigiano dell'epoca, ma sa fornirci una geniale
invenzione libertina che è nello stesso tempo satira e critica di costume.
Questo colto antecedente letterario era probabilmente ignoto all'americana Eve
Ensler autrice nel 1998 de "I monologhi della vagina", una pièce
teatrale caustica e irriverente, che da alcuni giorni sta sbancando il
botteghino del teatro Diana.
Il testo nasce da una serie di alcune centinaia d'interviste a donne di tutte
le età e di ogni condizione sociale.
Negli Stati Uniti lo spettacolo è stato interpretato per anni da gruppi di
attrici famosissime, stelle del cinema e del rock, donne in carriera o
politicamente impegnate, che hanno costituito una sorta di staffetta ideale.
Tra queste ricordiamo Jane Fonda, Glenn Close, Melanie Griffith e Kate Winslet.
Lo spettacolo giunto l'anno scorso in Italia ebbe tra le interpreti anche
l'allora ministra pugilessa Katia Belillo.
La tournée di questo anno ha quattro nuove interpreti: Sabrina Knaflis,
Orsetta De Rossi, Paola Pavese e la napoletana Marina Confalone, la quale in
uno dei suoi monologhi, rappresentante i gemiti dell'orgasmo, ci offre un
pezzo unico da antologia; inoltre grazie a lei per la prima volta nell'elenco
interminabile recitato ogni sera di sinonimi indicanti l'organo femminile fa
la comparsa quello stridente suono onomatopeico che tutti i napoletani veraci
ben conoscono di pucchiacca.
Lo spettacolo intriso di vetero femminismo oramai datato, evidenzia in maniera
palpabile che è stato scritto da donne per le donne, a differenza di quel
capolavoro "Seni" di Ramon Gomez de la Serna, vero e proprio inno
all'anatomia femminile. Nonostante questa ottica riduttiva la performance
conserva un prorompente dinamismo verbale e rappresenta un proclama contro
tutte le sopraffazioni e i soprusi che le donne ancora oggi subiscono in ogni
parte del mondo, dalla Bosnia all'Afganisthan.
Lo spettatore maschile, pur nella percezione della violenta metafora, avverte
un messaggio in cui la vagina appare poco invitante. Una singolare
osservazione da specialista: aver constatato la strana assenza del punto G dai
monologhi.
La vera sorpresa è la straordinaria interpretazione della nostra Marina
Confalone, volto noto al pubblico in spettacoli prettamente partenopei da
Eduardo a Salemme, la quale, come ci ha confessato, ha accettato la sfida di
una interpretazione fuori dagli usuali canoni, dalla quale esce bucando
letteralmente il palcoscenico. |
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