Napoletanità vuol dire fantasia, passione, intelligenza, cultura,
amore per le proprie tradizioni; al contrario napoletaneria
significa oleografia,banalità, volgarità, sciatteria ed
esaltazione dell’ignoranza.
Due termini dicotomici che spesso vengono confusi da chi non conosce
Napoli ed i napoletani. al primo soltanto dei due sono dedicate le
pagine
di questo libro, che cerca di documentare i molteplici aspetti della
napoletanità attraverso l’arte: dipinti e sculture, ma anche stampe
e vecchie
fotografie.
Questo volume vuole essere un omaggio al carattere dei napoletani ed
all’anima immortale della città, ma soprattutto un doveroso
riconoscimento
a tutti coloro che non si sono arresi nel difendere Napoli e la
napoletanità,
pur sapendo di essere destinati alla sconfitta, ai tanti eroi
sconosciuti,
invisibili alla cronaca e alla storia, che cercano disperatamente
ogni giorno
di salvare i luoghi e di preservare la memoria di tradizioni
secolari.
Napoli nei secoli, per la sua posizione nel cuore del Mediterraneo,
è
stata il crocevia di traffici e commerci, ma anche di culture
diverse ed il carattere dei napoletani deriva dal contatto con i tanti popoli che
hanno
soggiornato all’ombra del Vesuvio.
la parlata vivace e simpatica, la mimica festosa, il gesticolare
incessante,
il modo chiassoso di divertirsi, il grande calore umano sono pregi e
non difetti ed irridere all’apparente agitarsi di questa tribù, una
delle ultime
che non si è arresa alle sirene della globalizzazione, significa non
voler
accettare l’essenza della napoletanità.
Si tende da parte dei mass media ad ingigantire difetti e storture
di
questa sfortunata città, che pur rappresentano una mortificante
realtà, ma
si dimentica con troppa facilità il suo patrimonio culturale, la
laboriosità
di gran parte della sua gente, si trascura la fantasia e la
genialità tanto diffuse
e la filosofia di vita del napoletano, che rappresentano un
consistente
patrimonio da difendere e da valorizzare.
nessuna civiltà può vivere a lungo se non ha dei valori e la sfida
per Napoli è dimostrare la superiorità di un modello basato sul piacere
di vivere,sul culto della famiglia, sul riconoscimento dell’amicizia, sulla
strenua difesa di abitudini e tradizioni millenarie contro degli schemi
apparentemente
vincenti, basati sul tecnicismo esasperato, sulla catena di montaggio, sul disinteresse verso il prossimo, sull’egoismo più
spietato.
negli ultimi decenni la letteratura, il teatro, il cinema, il
giornalismo
si sono interessati a Napoli, mettendone in luce senza pietà i
difetti. Possiamo
citare la pelle di Malaparte, la Napoli milionaria di de Filippo, il
mare non bagna Napoli della Ortese, napoli siamo noi ed inferno di
Bocca,
fino al best seller gomorra di Saviano.
analisi accurate che non ammettono repliche, mentre voci tese ad
esaltare le caratteristiche positive di Napoli e dei napoletani ne
abbiamo
sentito ben poche ed erano tremendamente fioche.
il cammino da percorrere per questa antica civiltà sepolta dai
rifiuti ed
umiliata dalla criminalità sarà lungo e tortuoso, ma bisogna pur
cominciarlo,
anche se si tratterà di un viaggio lungo e doloroso, avvolti dalle
tenebre,
ma con la speranza che prima o poi compaia alla fine del tunnel
uno spiraglio di luce.
Napoli ha tanti figli sparsi per il mondo e tanti, infiniti amici
che ne apprezzano
le doti di umanità e fantasia. conoscere la sua anima permetterà di
apprezzarla maggiormente e per molti, ne siamo certi, di amarla ed
invidiarla.
l’unica possibilità di riscatto e di ripresa per Napoli ed i
napoletani è
oggi legato alla volontà di riappropriarsi del suo passato glorioso
e della
loro identità perduta.
Tutto il mondo deve sapere che i napoletani sono gente antica e
paziente,ma che in passato la città ha rifiutato l’inquisizione e dato i
natali
a Masaniello; essa non vuole recidere le radici col passato e vuole
un futuro
migliore.
abbiamo alle spalle una storia gloriosa di cui siamo fieri,
passeggiamo
sulle strade selciate dove posò il piede Pitagora, ci affacciamo ai
dirupi
di capri appoggiandoci allo stesso masso che protesse Tiberio
dall’abisso,
cantiamo ancora antiche melodie contaminate dalla melopea fenicia
ed araba, ma soprattutto sappiamo ancora distinguere tra il clamore
clacsonante delle auto sfreccianti per via Caracciolo ed il
frangersi del
mare sulla scogliera sottostante.
avere salde tradizioni e ripetere antichi riti con ingenua fedeltà è
il segreto
e la forza dei napoletani, gelosi del loro passato ed arbitri del
loro
futuro, costretti a vivere, purtroppo, in un interminabile e
soffocante presente,
del quale ci siamo scocciati per cui da oggi dobbiamo divenire
attivi artefici del nostro destino.
INDICE
Premessa
il Maestro dell’annuncio ai pastori e la questione meridionale
la veritiera storia della sfogliatella
la Madonna delle grazie ed il delicato confine tra vivi e morti
Una tela di Gaetano Gigante esalta una contaminazione di riti
arcaici
le grotte napoletane ed i riti orgiastici
l’antica festa del carnevale in un dipinto di
Alessandro d’Anna
San Gennaro ma non solo lui
edicole sacre: una passeggiata tra sacro e profano
Un poco noto primato napoletano
il misterioso mondo dei femminielli
Posillipo: il paradiso terrestre
Piazza del Plebiscito: l’ombelico di Napoli
l’albergo dei poveri diventerà dei ricchi
la sirena Partenope e la fontana delle zizze
Secondigliano: Bronx o eldorado?
la fattura ed il diavolo di Mergellina
Maradona è meglie ’e Pelè
San Gennaro, il Sebeto e l’eruzione del 1631
o Munaciello, ’a Bella ’Mbriana ed Eusapia Palladino
l’agorà da 2500 anni
Un glorioso passato di casini
Presepe contro albero di natale
Quando ritornerà la mitica Piedigrotta?
lo struscio ieri ed oggi
Un raro connubio tra fede, arte e carità
Una gloriosa storia ospedaliera, ma una sanità malata
Quattro passi tra tradizioni e contraddizioni
Piazza 3 ottobre 1839 e la tangenziale di Ferdinando II
il pazzariello come sinonimo di saggezza
canta napoli
dalla ruota dell’annunziata al signore delle nascite
la tavola Strozzi e la vera storia del sacco edilizio
Una infinita storia al femminile
Misteri napoletani
il napoletano è una lingua, non un dialetto
gli antichi monte dei pegni e l’epicedio del Banco di napoli