Con questo modesto articolo raggiungo quota
cinquecento in circa di tre anni di collaborazione con www.napoli.com la più
importante testata on line del sud Italia. Ho cercato di scegliere un
argomento di interesse generale che potesse interessare una vasta platea di
lettori e non la nicchia di appassionati di arte o problemi di Napoli, i miei
interessi principali, che hanno costituito la maggior parte dei miei
contributi(tutti consultabili sul sito digitando il mio nome). Un breve saggio
che possa essere letto anche fra qualche anno, perché se il destino degli
scritti sui giornali cartacei dura lo spazio di un giorno, anche se può essere
utile l’indomani per incartare la frutta al mercato, i pensieri e le
meditazioni trasmesse attraverso internet, grazie agli archivi telematici ed
ai motori di ricerca, hanno l’ambizione di sfidare il tempo, se non
l’eternità, almeno fino a quando tra gli uomini sarà vivo l’interesse per la
lettura ed il silicio dei computer resisterà più a lungo del carbonio dei
cervelli.
Ho scelto il bacio(dalla preistoria ai nostri posteri) una manifestazione di
affetto che non ha età, dal neonato che poppando bacia teneramente il seno
della mamma all’anziano che bacia affettuoso i suoi nipotini.
«Ma poi che cosa è un bacio?
Un giuramento fatto un poco più da presso, un più preciso patto,
una confessione che sigillar si vuole, un apostrofo rosa messo tra le parole
t'amo.»
(Cyrano de Bergerac - Edmond Rostand)
Quando nasce il bacio?L’origine del bacio, a
detta degli antropologi, risale alla preistoria, quando le nostre antenate per
nutrire i loro piccoli sminuzzavano il cibo nella loro bocca prima di
passarlo, attraverso una sorta di bacio alimentare, ai fantolini.
Questa ipotesi è stata avanzata anche da Desmond Morris, il celebre etologo
inglese autore di numerosi libri sul comportamento umano, che la elabora,
precisando come le madri svezzavano i loro figli masticando il cibo e dandolo
loro con un bocca a bocca che implicava una notevole quantità di pressioni
reciproche della lingua e delle labbra, un modo di nutrire i bambini simile a
quello degli uccelli ci sembra oggi bizzarro ed estraneo, ma - scrive Morris
nel libro "L'uomo e i suoi segreti" - la nostra specie l'ha probabilmente
praticato per più di un milione di anni.
Gli amanti che si esplorano reciprocamente la bocca con la lingua
ritroverebbero, quindi, il benessere arcaico e la sensazione di gratificazione
e fiducia della nutrizione bocca a bocca. Questo, per il biologo,
rafforzerebbe la loro confidenza e il loro legame. Anche secondo Freud,
attraverso il bacio, si recupera il soddisfacimento dell'oralità dell’
infanzia. La bocca è il primo strumento privilegiato attraverso cui i bambini
conoscono le persone, gli oggetti il mondo. I bambini portano tutto alla
bocca, perché è un organo estremamente sensibile e luogo di transito di ciò
che dà più soddisfazione: il cibo.
I neurobiologi hanno di recente, con ricerche approfondite,
ridimensionato il ruolo della passione e del sentimento ed affermano
perentoriamente che la funzione del bacio sia prevalentemente quella di
selezionare il partner con finalità squisitamente riproduttive.
Il bacio rappresenta una sorta di panacea, sia quello più superficiale ed
affettuoso, sia quello più approfondito, pregno di erotismo e sensualità.
A seconda dei casi si liberano neurotrasmettitori chimici dall’ossitocina,
che produce fiducia, alle endorfine, che stimolano l’allegria ed allontanano
la tristezza, mentre tende a scendere il livello del cortisolo, fattore di
stress, che aumenta nelle situazioni di ansia e pericolo.
Quando il bacio è appassionato si scatenano numerose variazioni fisiologiche:
dalla dilatazione dei vasi sanguigni, che producono rossore delle guance ed un
maggiore afflusso di sangue al cervello, mentre il cuore comincia a pulsare più
intensamente e le pupille si dilatano.
Inoltre aumenta la produzione di dipamina, che induce desiderio, esaltazione,
euforia.
Attraverso il bacio uomo e donna si scambiano una serie di germi (circa 300) e
relative informazioni di istocompatibilità genetica, oltre a degli odori
subliminali, sul tipo dei ferormoni, molto diffusi nei mammiferi, che inducono
una coppia a riprodursi.
Fino a pochi anni fa il bacio era presente nel 90% delle culture esistenti al
mondo, ma oggi grazie alla globalizzazione mediatica, la percentuale è
aumentata grazie ad icone grandiose come Clark Gable e Vivien Leigh in “via
col vento” ed il bacio alla francese, praticato anche dai bonobo, i nostri
cugini primati, che rimangono bocca a bocca fino a 12 minuti, un primato da
Guinness.
Più lungo è il bacio e più intensamente il testosterone, attraverso la
saliva, eccita la donna.
Arte e letteratura hanno glorificato per secoli quest’arte sottile ed oggi la scienza vuole ridurre tutto ad un gioco di germi e di ormoni.
Sarà vero, ma nonostante tutto continueremo imperterriti a baciarci
La sensazione che scaturisce da un bacio è estremamente complessa ed alla base
dell’emozione che provoca vi è il lavoro di ben 35 muscoli facciali,
un’accelerazione del battito cardiaco, un aumento della pressione e la messa
in circolo di sostanze neuro ormonali che tendono ad innalzare l’umore. Il
bacio è proprio degli esseri umani(fig. 01), l'Homo sapiens sembra infatti
l'unica specie animale che si scambia baci, anche se a volte degli scambi di
effusioni tra animali sembrano simularlo come nel caso di questi due cani
della prateria(fig. 02) ed alcune scimmie antropomorfe, i bonobo, lo
pratichino costantemente. Attualmente si ritiene che il bacio abbia anche la
funzione di cercare partner con un corredo genetico diverso dal proprio per
rinforzare la prole.
Esso si manifesta in egual maniera in tutte le culture ad eccezione degli
eschimesi o dei pigmei che si strofinano vicendevolmente i nasi, tra le
popolazioni più antiche anche i mongoli ed i giapponesi non lo conoscevano
Il bacio esprime una serie molto ampia di situazioni e relazioni, dalla
sottomissione al cospetto di un potente del quale si baciano i piedi al saluto
tra parenti ed amici, dallo scambio di intimità tra due amanti alla cerimonia
di ingresso in una categoria o in un clan(fig. 03), si pensi al bacio
accademico o a quello tra mafiosi o vecchi camorristi, o a quello scambiato
tra grossi esponenti della politica(fig. 04), vi sono poi i baci liturgici ad
oggetti sacri durante le funzioni e l’amministrazione di alcuni sacramenti, o
tra capi religiosi(fig. 05).
I musulmani baciano la Pietra Nera alla Mecca, mentre gli ebrei baciano il
Muro del pianto, gli hindu baciano talvolta la terra nei templi e i cattolici,
durante la liturgia del Venerdì Santo, baciano la croce in segno di adorazione
per il Cristo. Nel cerimoniale papale è tradizionale baciare i piedi al
Papa(l'anello per i cardinali), una tradizione nata nell'impero bizantino ai
tempi dell'imperatrice Teodora come segno di estrema devozione al sovrano.
D'altro canto il Papa, in segno d'umiltà, è solito baciare la terra appena
arrivato in un nuovo paese.
Senza dimenticare negli ambienti nobili e raffinati l’usanza
del"baciamano"(fig. 06), consistente nello sfiorare appena con le labbra (di
un uomo) il dorso della mano di una donna.
Un bacio molto particolare dalla prorompente sensualità è il bacio alla
francese(fig. 07) che consiste nel baciare a bocca aperta l'altra persona,
muovendo vigorosamente le lingue e spesso con scambio di leggeri morsi sia
sulle labbra che sulla lingua stessa ed è, quasi sempre, scambiato ad occhi
chiusi. Il bacio alla francese è un avvicinamento all'atto sessuale vero e
proprio, ovvero uno dei cosiddetti preliminari, e spesso i più giovani
iniziano a scoprire il sesso tramite questo tipo di bacio.
Nella Firenze del Trecento, come ci narra Dino Compagni, la pace tra fazioni
diverse era suggellata da un bacio sulla bocca tra i rispettivi capi,
un’usanza ancora in vigore negli anni Sessanta del secolo scorso tra i big
della nomenklatura sovietica(fig. 08).
Noi ci interesseremo solo e soltanto del bacio d’amore tra un uomo ed una
donna, quello cantato da poeti e romanzieri, immortalato nella tela e nel
marmo da pittori e scultori, fino ai maestri della fotografia, ai registi
cinematografici ed ai cantautori.
Sarà un viaggio breve, ma affascinante.
I baci più antichi delle arti figurative sono quelli conservati negli scavi di
Pompei o nel Gabinetto erotico del museo archeologico di Napoli(fig. 09 –
0010), in linea con una erronea tradizione storica, che vuole collocare la
nascita del bacio, in senso moderno al I secolo a.C., quando per combattere
l’abitudine di bere per le donne fu stabilito che qualsiasi uomo avesse
incontrato per strada una sua parente poteva avvicinarsi per controllarne
l’alito. Naturalmente se accertarsi della sobrietà è relativamente semplice,
ben più difficile è assicurarsi dell’amore di una donna, per cui il bacio, da
semplice avvicinamento delle labbra, sarebbe divenuto ciò che tutti noi ben
sappiamo, sin da bambini(fig. 0011).
I latini avevano tre diverse definizioni per il bacio: l’osculum rappresentava
il rispetto ed era adoperato per l’amore filiale, il basium indicava affetto
ed era usato per le mogli, il savium era espressione di libidine e si
scambiava con le prostitute.
Uno dei baci più celebri della storia è quello di Giuda. Per secoli,
attraverso il Medioevo(fig.0012) quello ricevuto da Cristo è stato l’unico
permesso tra le creazioni dell’arte, un bacio tra le tenebre che odora già di
sangue, che costituisce il culmine dell’azione, bloccando i personaggi con uno
stacco deciso, mentre gli occhi si guardano parlando.
Il soggetto è stato replicato infinite volte, dai capitelli romanici alle
sgargianti miniature dei codici più preziosi, ma la vetta più alta viene
toccata da Giotto(fig.0013) nella Cappella degli Scrovegni, quando un Giuda
brutto e dal volto malvagio cerca di abbracciare nostro Signore, avvolgendolo
nel suo mantello giallo, mentre Cristo lo fulmina con uno sguardo severo e
sprezzante.
In seguito l’iconografia sarà rivisitata da altri sommi artisti, dal Beato
Angelico al Durer, da Van Dyck a Caravaggio(fig. 0014) ma l’episodio perderà
la centralità drammatica riconosciutagli dal padre della nostra pittura,
perché il bacio si è nel frattempo liberato da quell’aura di peccato ed è
riconosciuto come espressione di affetto e di amore, trasformando il
tradimento compiuto nell’Orto degli ulivi ad eccezione negativa.
Il genio di Giotto ci ha lasciato nella celebre Cappella degli Scrovegni altri
esempi di baci, dopo l’interminabile cappa di silenzio che aveva avvolto
questa perentoria manifestazione di sentimento nell’espressione artistica.
Tenero ed umanissimo è quello che si scambiano i genitori della Vergine
davanti alla Porta Aurea, uno scambio di effusioni segno, non di una bruciante
passione, quanto di una consolidata comunione fisica e spirituale. Altre forme
di bacio che si possono osservare grazie al pennello di Giotto in quel grande
affresco di umanità fissato nella mitica cappella è quello dei Re Magi al
Bambinello in fasce, della Maddalena ai piedi del Cristo crocifisso, mentre il
maestro di cerimonia delle nozze di Cana bacia compunto e più volte la coppa
del vino. Esplodono fragorosamente sentimenti che parevano dimenticati ed
erano soltanto repressi dalla morale corrente.
Negli stessi anni i poeti di corte fanno del bacio il fulcro delle loro
narrazioni: furtivo, galante, appassionato e di rincalzo i pittori si fanno
più espliciti ed audaci e ci rappresentano approcci di labbra sempre più
amorose e sensuali, preludio allo scatenarsi delle passioni.
Gli artisti utilizzano il pretesto mitologico ed affidano il brivido del bacio
a labbra divine o quanto meno eroiche, facendo rivivere sulla tela sottili
emozioni e tresche amorose cantate da Ovidio, Catullo ed Omero.
Nel frattempo Dante in un solo verso:”la bocca mi baciò tutto tremante” fissa
per l’eternità l’ansia di due corpi che fremono e di due labbra che si
cercano. Poche sillabe per rendere chiaro il delicato confine tra felicità
terrena e perdizione infernale, il bacio più famoso, quello tra Paolo e
Francesca, che il sommo poeta colloca nel girone infernale dei lussuriosi, pur
comprendendo la forza dell’amore che li ha spinti ad infrangere le regole
della morale e della convivenza. La passione, anche dei sensi, non era mai
stata rappresentata prima nella nostra letteratura: la lirica, in particolare,
si atteneva di norma a quello che Spitzer chiamava il paradosso dei trovatori:
l’amore sussiste a condizione di non essere appagato; e persino la parola
bacio si trova in quei testi ben di rado. Con Paolo e Francesca siamo portati
al momento in cui l’amore, in una situazione resa eccitante dal desiderio
inconsapevole, si concretizza in un bacio, presto seguito dall’amplesso cui
Dante allude con una famosa reticenza «quel giorno più non vi leggemmo avante»
.
Nell’Ottocento l’episodio dei due amanti condannati a vagare avvinti per
l’eternità ispirò numerosi artisti a fissare sulla tela il celebre bacio, ma i
risultati furono inadeguati ai vertici raggiunti con le parole come tutti
possono constatare nel dipinto di Ingres(fig. 0015).
In campo letterario anche Shakespeare ci ha lasciato pagine indimenticabili
sul bacio, da quello tra Giulietta e Romeo a quelli fatali di Otello e
Desdemona, il primo, appassionato, scambiato sugli spalti di Cipro e l’ultimo,
disperato, quando il baldo moro assapora con le labbra gli ultimi attimi di
vita dal suo amore morente.
Prima che si esprimessero questi due giganti la trasposizione del bacio in
prosa e versi aveva avuto numerosi epigoni. Anche senza considerare la Bibbia
e il Cantico dei Cantici, scritto nel X secolo avanti Cristo «Mi baci coi baci
della sua bocca», tenendo conto che la trascinante sensualità nuziale di
questo splendido poemetto amoroso pare sia unicamente allegorica, in Grecia,
prima del celebre carme V di Catullo (che visse e scrisse nel I secolo avanti
Cristo)”Dammi mille baci e poi cento, poi altri mille e poi ancora cento;
ancora un secondo centinaio e poi ancora mille... fino a non poterli più
contare”, la lirica aveva fatto del bacio il fulcro di tanti episodi a sfondo
erotico, dallo stupendo Lamento per Adone in 97 esametri, scritto da Bione di
Flossa nel II secolo a. C., alla poesia greca dell’età imperiale, nella quale
è presente un notevole lirico come Stratone di Sardi (un Kavafis negli anni
dell’imperatore Adriano), che nei suoi cento epigrammi omosessuali esalta il
bacio tra l’adulto e l’adolescente: «Morto ti faccio coi baci? La credi
un’ingiuria codesta? - Fammi pagare il fio: baciami tu!».
Nel Trecento, tra il 1348 e il ’53 vede la luce il capolavoro della
novellistica europea, il Decamerone del Boccaccio. In quelle cento novelle di
baci ce ne sono tantissimi, ma il più bello, resta quello del bolognese
Gentile de’ Carisendi, il quale ha sempre amato, e rispettato perché sposa di
un altro, Caterina di Nicoluccio Caccianemico: e per dimenticarla ha accettato
di trasferirsi a Modena come podestà: là apprende che ella è morta
improvvisamente, e decide allora di recarsi a renderle l’estremo omaggio: «E
questo detto, essendo già notte, dato ordine come la sua andata occulta fosse,
con un suo famigliare montato a cavallo, senza restare colà pervenne dove
seppellita era la donna; e aperta la sepoltura, in quella diligentemente
entrò, e postosi a giacere allato il suo viso a quello della donna accostò, e
più volte con molte lacrime piangendo il baciò…» (Novella quarta della
giornata X).
È una situazione che sarà ripresa da William Shakespeare quando parlerà del
bacio di Romeo a quello che egli crede il cadavere di Giulietta: “ Labbra,
voi, porte del respiro, suggellate con un giusto bacio il contratto senza
termine con la morte ingorda…”. (Terza scena del V atto di Romeo e Giulietta).
Sul finire del Cinquecento, tra la natia Campania e il Lazio, uno
spregiudicato napoletano, presto destinato a divenire uno dei maggiori lirici
del Barocco europeo, Giambattista Marino, sensuale nella vita come nella
lirica, sfoggia una sfacciata propensione a disseminare di baci caldi ed
appassionati le esaltanti nudità delle sue amate, come in questo Seno: «O che
dolce sentier tra mamma e mamma - scende in quel bianco sen ch’Amor allatta! …
Raccogli sol, cultor felice, e taci, - in quel solco divin di sospir messe di
baci…».
Verranno poi tempi nei quali l’erotismo subirà pesanti limitazioni da regole
morali e comportamentali molto rigide, verranno gli anni della restaurazione
civile e politica, ma saranno proprio i divieti, istituzionali e morali, a
rendere il bacio l’ambito coronamento dei più grandi amori.
Ugo Foscolo, che come amatore non ebbe rivali fra tutti i letterati coevi,
come autore partorì quel gioiello di romanzo epistolare che sono le Ultime
lettere di Jacopo Ortis, nelle quali il bacio rappresenta quasi un’apoteosi
del divino: «Odilo, la mia bocca è tuttavia rugiadosa d’un suo bacio e le mie
guance sono state inondate dalle lacrime di Teresa. Mi ama, lasciami in tutta
l’estasi di questo giorno di paradiso…».
Nel campo dell’opera lirica abbiamo poi il bacio tragico di Tosca, la quale,
prima di uccidere il perfido barone Scarpia con una vibrante pugnalata, gli
grida furiosa:”Questo è il bacio di Tosca!”.
Per raggiungere poi il colmo della lussuria attraverso il bacio (in tutte le
sue varianti, non soltanto buccali), occorre spingerci al crinale tra Otto e
Novecento, da dove dà un ininterrotto spettacolo di sé il Poeta attore per
definizione, Gabriele D’Annunzio. Anticipando quasi di un secolo l’odierno
gossip, il futuro vate, dall’età di diciannove anni, traspone in versi le sue
«imprese» erotiche con un protagonismo ed un narcisismo sfacciati: ed il
bacio, anzi i baci, ne sono come una gloriosa bandiera. Eccone un esaltante
florilegio: «Ch’io senta fremerti - la bocca odorosa di arancia, - fresca,
vermiglia, ne ’l bacio mio» (1882: a Giselda Zucconi, Lalla); «Chino a lei su
la bocca io tutto, come a bere - da un calice, fremendo di conquista, sentivo
- le punte del suo petto dirizzarsi, al lascivo - tentar de le mie dita, quali
carnosi fiori…» (1883: lei è Maria Hardouin dei duchi di Gallese, che gli darà
due figli); «Ma, come fummo al sommo, la bocca ansante m’offerse - ella:
feriva il sole quel pallor suo di neve…» (1887: le labbra sono di Barbara
Leoni e il bacio «fatale» scocca nel parco di Villa Medici, a Roma».
Con il sommo poeta entriamo poi nel secolo della modernità ed i baci diventano
sempre più veloci, ma lasciano presagire furori erotici sempre più
trasgressivi.
Ritornando alle arti figurative a partire dal Cinquecento il bacio conquista
sempre più spazio nelle composizioni, anche se talune volte vi è uno sfondo
moraleggiante di condanna degli amori facili e degli incontri venali,
illustrati da procaci ragazzotte sbaciucchiate da uomini brutti e vecchi. Tra
questo tipo di immagini paradigmatico è il dipinto la Lussuria(fig. 0016) di
Jacques de Backer conservato nel museo di Capodimonte. Un vero e proprio inno
all’amore ed al pieno soddisfacimento dei sensi si palpa nel bacio
appassionato tra Venere e Cupido(fig. 0017) nel quadro del Bronzino della
National Gallery, nel quale il rito della seduzione viene premiato dal bacio
divino che riconosce una consumata abilità, mentre i corpi di un incarnato
lucente, porcellanato, sono fissati per l’eternità in una raffinatissima
sintesi scultorea che ben esprime l’acme della voluttà.
La pittura seicentesca, per quanto debitrice agli artisti del secolo
precedente, è molto più libera di quella dell’ultimo Rinascimento, per cui
ritroviamo baci sonori ed espliciti, scoccati con calore e sfrontato
desiderio(fig. 0018) , anche in opere di pittori stellari come Rubens; ma il
Settecento sarà il vero trionfo del bacio, infatti il secolo è tutto un
elegante susseguirsi di corteggiamenti galanti e di tenerezze amorose.
Il bacio schiocca vigoroso in scenari arcadici popolati da eleganti damine ed
impomatati cicisbei o nell’intimità di segreti boudoirs al riparo da sguardi
indiscreti. I pennelli più impegnati nel ritrarre in queste scene gradevoli di
intimità buccale e di incontri ravvicinati… del quarto tipo sono Boucher e
Fragonard, instancabili descrittori dei peccati commessi nelle alcove, in
grado di materializzare sulla tela quel delicato fruscio di sete, di
variopinte lenzuola, l’emozione di un incontro indimenticabile, salvo quando
gli sbaciucchiamenti non avvengono en plein air, allora sarà il fruscio delle
fronde a fare da eco alle dolci frasi sussurrate nell’orecchio ed al fragore
di baci rumorosi, il tutto sempre in un’atmosfera spregiudicata e priva di
inibizioni. I colori delle tele sono chiari e delicati, la pennellata rapida,
vibrante, luminosa, mentre il bacio diventa sempre più lungo e
peccaminoso(0019).
L’Ottocento ha la palma del bacio più famoso(0020) in assoluto, quello
immortalato da Francesco Hayez e conservato nella pinacoteca di Brera,
un’icona del romanticismo, ripresa ed imitata all’infinito dalle scatole dei
cioccolatini alla colta citazione del regista Luchino Visconti in una scena
del suo film Senso. Sul versante del marmo Antonio Canova glorifica il bacio
in un celebre gruppo scultoreo Amore e Psiche(fig. 0021) conservato al Louvre,
nel quale dal freddo della materia inanimata sprigiona il vento delle passioni
ed il fremito dei corpi che si congiungono in un bacio nitido e puro come
acqua di roccia.
In Francia Gerome rivisita e rende attuale l’antica storia di Pigmalione,
scultore abilissimo che si innamora di una sua statua Galatea alla quale
infonde la vita attraverso un bacio e la fanciulla assume forme umane di un
tale splendore che ci vediamo obbligati a mostrarla con una visione a 360
gradi fronte retro(fig. 0022 – 0023).
Le creazioni di Rodin, siano di marmo o di bronzo, trasudano di calore e di
passione ed anche se non assumono sembianze umane come Galatea sono in grado
di imprimere emozioni vivissime ed indimenticabili. Il Bacio(0024) segna una
pagina unica nella storia dell’erotismo più sottile e raffinato.
Con Klimt siamo già nel Novecento e nel suo famosissimo Bacio(0025) egli ha
voluto immortalare l'attimo fuggente in cui universo maschile e femminile si
compenetrano, materializzato nel gesto e nella crisalide aurea in cui i due
amanti sono racchiusi, in un anelito di pura sensualità ed ascesi mistica.
Ritornando alla scultura, stupefacente è la soluzione al quesito di come
baciarsi escogitata da Brancusi, il quale interpreta il contatto tra due
labbra(0026) come un immobile confronto tra due parallelepipedi informi al
punto che risulta difficile identificare una sembianza umana; una scelta
paradossale che mira ad esaltare l’essenza del bacio.
Picasso, da gigante dell’arte, è libero da ogni convenzione figurativa e da
qualsivoglia necessità di somiglianza e verosimiglianza, per cui del bacio
(0027) ci regala una rappresentazione fuori da schemi corporei convenzionali e
da costrizioni fisionomiche tradizionali.
Pittura e scultura cedono negli ultimi decenni anche ad arti considerate
minori, dalla fotografia(fig. 0028) al cinema, la prerogativa di illustrare la
magia del bacio. Sullo schermo vi sono numerosi esempi di baci rimasti
nell’immaginario collettivo da quello tra Clark Gable e Vivien Leigh(fig.
0029) in Via col vento, a quello tra Humphrey Bogart ed Ingrid Bergman in
Casablanca o tra Marlon Brando e Eva Marie Saint in Fronte del porto, senza
tenere conto dei numerosi baci elargiti a varie partner dal bello per
eccellenza Rodolfo Valentino(fig. 0030).
Anche le favole ed i cartoni animati celebrano baci casti, quanto dotati di
poteri prodigiosi,(fig. 0031) come nella Bella addormentata nel bosco, mentre
grande successo hanno pure la Bella e la bestia e Kiss me Licya, un famoso
cartoon degli anni Ottanta. Film sui vampiri sono disseminati dal fascino
morboso di baci al sangue, che ci rammentano quelli diabolici della visionaria
pittura di Bosch.
Un successo ultradecennale ed ancora attualissimo hanno riscosso i messaggini
con frasi d’amore contenute nei Baci Perugina, mentre tra le canzoni
ricordiamo la romantica Kissing a fool di Michel Buble’s, la rock band
americana dei Kiss, il cogente paragone col pugno di sabbia dei Nomadi ed i
24mila baci del molleggiato Adriano Celentano.
Una serie interminabile di citazioni che mostrano quanto il bacio goda buona
salute e faccia bene alla salute, senza considerare la mononucleosi infettiva,
la così detta malattia da bacio, ma davanti a labbra sensuali ed invitanti
siamo pronti a correre qualsiasi rischio e, ne siamo certi, così si
comporteranno i nostri discendenti fino all’ultima generazione(0032).
Achille della Ragione