Presso uno dei più suggestivi complessi monumentali d’Abruzzo, l’ex
convento benedettino di S. Maria dei Raccomandati si è tenuta,
organizzata dagli antiquari Di Brisco e Piccirilli e con la
direzione scientifica del professor Giancarlo Sestieri, indiscusso
pontefice dell’argomento, una straordinaria mostra di battaglisti
italiani e stranieri attivi nel XVII e XVIII secolo e tra questi al
completo i napoletani, da Aniello Falcone ed Andrea De Lione a Carlo
Coppola e Filippo Napoletano, oltre ai minori Ciccio Graziani,
Marzio Masturzo, Girolamo Cenatiempo e Giovanni Luigi Rocco.
Moltissimi gli inediti che vanno ad arricchire il catalogo ancora
incompleto di questi artisti, che risposero ad una domanda, sia
laica che ecclesiastica, ansiosa di contemplare il cruento svolgersi
di una battaglia.
La nobiltà amava molto adornare le pareti dei propri saloni con
scene raffiguranti singoli atti di eroismo o complessi combattimenti
che esaltavano il patriottismo e l’abilità bellica, virtù nelle
quali gli stessi nobili amavano identificarsi ed anche la Chiesa fu
in prima fila nelle committenze, incaricando gli artisti di
raffigurare gli spettacolari trionfi della Cristianità sugli
infedeli, come la memorabile battaglia navale di Lepanto del 1571,
che segnò una svolta storica con la grande vittoria sui mussulmani,
divenendo ripetuto motivo iconografico pregno di valenza devozionale.
Nel Seicento e nel Settecento le guerre erano purtroppo molto
frequenti ed i pittori le potevano osservare da vicino, vedendo
sfilare soldati di molti paesi con le loro uniformi e spesso lo
stesso svolgersi degli scontri.
Le battaglie dei pittori napoletani sono esaltate spesso da un
cromatismo virile con una pennellata vivida e marcata, con dei rossi
e degli azzurri molto forti, che danno la sensazione che si sia
voluta ricalcare l’asprezza dei combattimenti e l’animosità dei
contendenti.
I combattimenti vengono rappresentati con grande accanimento, con le
urla di dolore e di rabbia dei contendenti che sembrano travalicare
dalla superficie della tela, per farci sentire il gemito dei feriti
e dei moribondi.
Mischie furiose con l’odio che sgorga dai volti corrucciati,
cavalieri che si inseguono, bardati guerrieri in groppa a focosi
destrieri, morti e feriti, bestemmie e gemiti e spesso anche le
nuvole grigio scure e cariche di pioggia, che annunciano tempesta e
sembrano partecipare dell’aria funesta che ovunque si respira.
L’unico specialista partenopeo assente nella rassegna, per l’estrema
rarità delle sue battaglie non facenti parte di collezioni
pubbliche, è stato Salvator Rosa del quale nell’introduzione è stato
illustrato l’unico nuovo contributo, uno Scontro tra cavalieri
cristiani e turchi (01), esitato nel mese di aprile 2008 presso
Christie’s a Londra.
fig.1
Filippo Napoletano, un autore importante per la formazione dei
generisti napoletani, è presente con una Battaglia di cavalieri
contro due elefanti(02), un episodio legato probabilmente alla
campagna di Annibale in Italia, rappresentato con una sapiente
armonia tra il bagliore luminoso della poderosa groppa in primo
piano e più contenute punteggiature coloristiche sui cavalieri e gli
altri destrieri.
fig.2
Dell’Oracolo delle battaglie(per il quale invito il lettore a
consultare sul web la mia monografia Aniello Falcone opera completa)
sono esposte tre tele, delle quali due inedite e particolarmente
importanti nel delineare il suo percorso.
Una Battaglia tra cavallerie cristiane e turche(03) caratterizzata
da una magistrale resa anatomica dei cavalli, bloccati in
un’immagine fotografica e da una composta gestualità dei
combattenti. Il dipinto non risente dell’influenza del Grechetto, a
Napoli dopo il 1635, per cui dovrebbe essere tra i più antichi,
particolare confermato anche dal calzante raffronto con lo Scontro
di armigeri conservato a Wilton House e ritenuto una delle prime
prove del pittore. Sulla destra compaiono al fianco di cavalieri con
elmi e corazze alcuni personaggi con larghi cappelli e con le
fisionomie ben delineate, forse un preciso riferimento ad un evento
bellico di recente memoria storica, ma oramai di problematica
identificazione.
fig.3
Ancora più interessante il San Michele interviene nell’assedio di
Siponto da parte degli Eruli di Odoacre(04), dominato dai due
possenti cavalli imbizzarriti in primo piano e dai patognomonici
guerrieri giacenti a terra esanimi, mentre si intravede tra le teste
dei due equini la fanciulla spaventata, di ascendenza stazionesca,
che compare identica nella Scena di saccheggio del museo di Ithaca.
fig.4
Andrea De Lione, oltre al già noto Combattimento con cannone in
primo piano di collezione privata di Pistoia, è in mostra con
un’inedita Battaglia tra cristiani e turchi(05), di chiara
ispirazione falconiana, imperniata sulla figura centrale di un
condottiero con corazza e bastone di comando, che guida un manipolo
di fanti con cappellacci all’attacco della cavalleria avversaria. La
tela sicuramente tra le prime dell’artista, ancora legato ai modi
del maestro ed immune dall’influenza del Poussin e del Grechetto,
tradisce la sicura attribuzione dall’esame dei secondi piani e per
la minuta descrizione della cavalleria in fondo alla pianura ove
ritroviamo la tipica cifra stilistica del Nostro.
fig.5
Una vera sorpresa l’opera di Carlo Coppola(per il quale rinvio sul
web al mio saggio monografico) una Battaglia tra cristiani e
turchi(06) nella quale possiamo intravedere alcuni segni certi di
autografia nella lucentezza metallica delle armature, nelle
fisionomie inconfondibili dei cavalli e nelle eleganti e corpose
code, che si aprono prosperose a ventaglio. Si tratta di un’opera
giovanile, sconosciuta alla critica, nella quale si palpa l’aderenza
ai modi tardo manieristici di un Belisario Corenzio o di un Onofrio
De Lione, come in altre opere del Coppola quali lo Scontro di
cavalieri, siglato o l’Assalto ad un castello con trombettiere.
fig.6
Di Marzio Masturzo, attivo nella seconda metà del Seicento sia a
Napoli che a Roma, sono esposte 5 tele, che ci permettono di
apprezzare la sua maniera caratterizzata da “un piglio espositivo di
fervida impronta barocca con effetti di squisita
decorazione”(Sestieri). In particolare rifulgono due pendant(07 –
08) di elevata qualità che mettono in risalto quello che fu il suo
ruolo di mediatore tra le nuove istanze estetiche sostenute da
caposcuola quali Giordano e Berrettini ed i vecchi maestri di
matrice naturalista come Falcone e Rosa.
fig.7
fig.8
Di Ciccio Graziani sono visibili quattro battaglie(09 – 010) tutte
segnate da una scioltezza di tocco che precorre il gusto rococò e le
pone a cavallo dei due secoli. Sotto lo stesso appellativo la
critica tende a collocare dipinti sia di Francesco che di Pietro, il
figlio, il quale intese sfruttare un nome famoso tra i
collezionisti, fornendo un prodotto realizzato con mestiere
collaudato e gusto capriccioso, anche se con finalità squisitamente
decorative.
Gerolamo Cenatiempo, allievo del Solimena ed attivo a Napoli nella
prima metà del Settecento, è noto per i suoi quadri devozionali
conservati in diverse chiese del capoluogo ed in provincia, mentre
una sua produzione nel campo della battaglia era limitato a due tele
già presso l’antiquario Sangiorgi di Roma, rese note da Federico
Zeri. In mostra è esposto un gruppo di sei dipinti inediti(011)
raffiguranti scene belliche ed assedi a fortificazioni, che
permettono una più ampia ricostruzione di questo aspetto del suo
percorso, che tende ad avvicinarsi alle opere di Ciccio Graziani del
quale ripropone aggrovigliati scontri di cavalleria ampliati in un
più grande formato.
fig.9
fig.10
fig.11
Ed infine va considerata una figura nuova nel vasto panorama della
specialità: Giovanni Luigi Rocco, attivo dal 1701 al 1759 e
probabilmente napoletano.
Sono esposte due battaglie(012 - 013) provenienti da una collezione
privata di
Ospedaletti realizzate con sicuro mestiere, distribuendo
armonicamente i personaggi in primo piano, mentre sullo sfondo si
intravedono luminosi paesaggi. In passato sono comparsi tre suoi
dipinti firmati presso Sotheby’s a New York, mentre un suo lavoro
datato fu pubblicato da Consigli, che sottolineò una sua contiguità
con la pittura di Paolo De Matteis. Per la ricostruzione della
personalità del Rocco rivestono somma importanza 4 tele, di recente
passate in asta in Spagna, commissionate da Carlo di Borbone e delle
quali mostriamo un Episodio della campagna per la conquista del
regno di Napoli da parte di Carlo III(014).
fig.12
fig.13
fig.14
|