il nudo femminile sdraiato dall’antichità ai nostri giorni

di Achille della Ragione

 

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Il prototipo del nudo femminile sdraiato viene generalmente fatto risalire al Giorgione, anche se già nel I secolo d.C. viene realizzata, da un ignoto artista romano, una Venere marina circondata da due amorini  su di una parete del peristilio in una casa patrizia di Pompei. Purtroppo una rovinosa eruzione cancellerà dalla memoria degli uomini per circa duemila anni la splendida dea dell’amore ed il suo giovane corpo nudo e ne vieterà la visione. Quando sarà diseppelita gli artisti avranno di nuovo creato quell’immagine poderosa in grado di scuotere il torpore e di accendere la fantasia e da allora non si sono più fermati.  


fig.00 Ignoto artista romano Venere marina I secolo d.C. Pompei Casa di Venere

Il Cinquecento inaugura la spettacolare  serie delle Veneri nude con la più sensuale e misteriosa delle creazioni del Giorgione, la Venere dormiente (fig 1) il quale, nel 1509, ci fa dono dell’ immagine immortale di una placida fanciulla che sogna e ci fa sognare. Il quadro, conservato nella Gemaldegalerie di Dresda, ci mostra la novella dea, dalle forme tornite ed appetibili, immersa in un ampio e tranquillo paesaggio, con il  corpo ignudo spavaldamente esposto, ad eccezione del pube, dove poggia guardingo il palmo della mano.


fig.01 Giorgione Venere dormiente 1510 circa Dresda Gemaldegalerie


fig.02 Albrecht Durer ninfa della fonte 1525 Vienna Kunsthistorisches museum

Il volto sereno, senza ombra di turbamento, irradia una serafica beatitudine, mentre la ragazza è teneramente abbandonata nel sonno e si identifica con la placida calma della natura circostante, ma sembra felice di poter essere contemplata, orgogliosa del suo seno sapientemente offerto, grazie al braccio poggiato con astuzia dietro la testa, che amplifica ed innalza i carnosi pomi dorati con le deliziose ciliegine.
Alla Venere del Giorgione fa eco la Venere (fig 4) del Tiziano, tra i capolavori dell’artista, realizzata nel 1538 e conservata a Firenze nella Galleria degli Uffizi.


fig.03 Michelangelo La notte part. Tomba di Giuliano de Medici 1526-34 Firenze cappella medici


fig.03 bis Michelangelo Buonarroti Leda e il cigno 1529 circa Londra National Gallery

Uno splendore di carni sanamente nude ed un anelito a fissare per l’eternità un archetipo di bellezza fisica femminile, in un periodo storico impregnato di un simbolismo neoplatonico, che affonda le sue radici in una rilettura ficiniana della mitologia. Non più l’ideale divinizzato del Botticelli, che, succube dei deliranti sermoni del Savonarola, ritiene che la bellezza risplenda tanto più luminosamente quanto più si avvicina alla bellezza divina, bensì l’esaltazione di una donna vera, libera ed appagata, resa con colori vividi, ambrati. Una dorata e morbida beatitudine, folgorata da improvvise accensioni di luce e penetranti bagliori, che il malizioso pennello del pittore imprime nella tela con felicità. Lo sguardo languido sembra invitare lo spettatore a godere, con la vista e la più sfrenata fantasia del giovane corpo, nel quale due piccoli seni rifulgono come due boccioli di rosa, impalpabili ed esposti con orgoglio all’ammirazione. Il triangolo acuto che va dai capezzoli  alla base del collo della Venere di Giorgione diviene equilatero in Tiziano, quasi a dischiudere l’armonia sonnolenta della fanciulla, che intende trasmettere la sensazione dell’attesa, se non addirittura dell’eccitazione sessuale.


fig.04 Tiziano Venere di Urbino 1537 - 38 Firenze Uffizi


fig.05 Jean Cousin Eva prima Pandora 1550 circa Parigi Louvre

Numerosi altri artisti si cimentano sul soggetto e tra questi lo stesso Michelangelo che imprime nel marmo e sulla tela (fig 3 - 3 bis ) una placida donna dalle forme tornite e mascoline nella tomba per Giuliano de’ Medici ed una peccaminosa fanciulla alle prese con il pressante quanto morboso desiderio di un cigno dall’interminabile collo che protrude vigoroso tra i seni.


fig.06 Joseph Heintz Venere ingioiellata dormiente 1590 - 1600 Vienna Kunsthistoriches

Nella Venere addormentata (fig 6), eseguita nell’ultimo decennio del secolo e conservata al Kunsthistoriches museum di Vienna, Joseph Heintz ci offre la perfezione di un corpo nudo, in apparente abbandono, dalla carnagione levigata e dall’abbagliante biancore, sapientemente esaltato dal giallo dell’oro e dalle perle intrecciate in un ricercato e preziosissimo gioiello, che sottolinea, con insidiosa insistenza, la provocante nudità esibita con malcelato compiacimento. Dal dipinto trasuda un erotismo gelido, estremamente studiato, che rammenta le tele di Baldung Grien. Un ornamento originale è lo spinther, un pesante bracciale posto sopra un fazzoletto, mentre avvolgente e completamente adiacente è l’altro preziosissimo gioiello, che accarezza dolcemente senza sfiorarlo il seno della fanciulla, certamente la favorita di un ricco signore.


fig.07 Paris Bordon Venere e amore 1550 circaVenezia Cá d'Oro


fig.08 Orazio Gentileschi Danae 1622 - 23 Cleveland museum of art


fig.09 Artemisia Gentileschi Sonno 1620 - 25 circa Virginia museo di belle arti

I seni, preziosi più dei gioielli che cercano di imbrigliarli, sono così teneri e graziosi e si innalzano audaci come cuspidi, da emettere un canto melodioso; infatti ogni seno, quando è così delicato come quello della Venere assopita, possiede una particolare vibrazione musicale ed il suono, delizioso, possiede sempre una diversa nota culminante.
Nel Seicento sul tema del nudo sdraiato sono all’opera giganti del calibro di Rubens e Rembrandt.


fig.010 Peter Paul rubens Angelica con l'eremita 1626 - 28 Vienna Kunsthistorisches


fig.011 Rembrandt Danae 1636 San Pietroburgo Ermitage

Il primo, nella sensuale Angelica e l’eremita (fig 10), prende ispirazione da un episodio dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, nel quale si racconta che di Angelica s’innamorò un vecchio eremita, profondo conoscitore di pozioni e stregonerie, il quale, alla vista del corpo da schianto della fanciulla mollemente adagiata su un morbido cuscino, decise seduta stante di approfittare delle sue arti magiche  e trasportò Angelica su di un’isola deserta. L’opera di piccole dimensioni è in stridente contrasto con le grandi tele di un tempo, animate da un senso di monumentalità nelle scene e di pimpante turgore nelle anatomie femminili, mentre nel tenero idillio tra l’eremita ed Angelica vi è ora il gusto per la finezza della  pennellata e l’intimità del tono narrativo.


fig.012 Pacecco De Rosa Venere dormiente scoperta da un satiro 1645 circa Napoli museo di San Martino.

Il secondo nel 1636 realizza Danae (fig 11), oggi all’Ermitage, prendendo spunto dal celebre dipinto di Tiziano, di cui una  replica autografa si trova anch’essa nel museo russo. Le radiografie  hanno dimostrato che la moglie Saskia prestò il suo corpo per il dipinto, anche se l’artista dopo la sua morte cambiò il volto.
Il riferimento mitologico è certo anche se vi è qualche differenza iconografica, essendo assente la pioggia di monete e di polvere di oro attraverso la quale Giove vuole ingraziarsi Danae, chiusa dal padre in una torre di bronzo e tante ne versa fino a quando non riesce a possederla. La composizione è uno dei rari esempi di rappresentazione di una donna nuda nella pittura olandese, vincolata da una rigorosa morale calvinista e la stessa imperatrice Caterina II, che fu proprietaria della tela, non la teneva in mostra nel suo palazzo, perché turbata da una nudità così sconvolgente per la sofferta carica di umanità della donna, accentuata da una luce calda e da una pennellata carica di materia. Saskia, la diletta moglie scomparsa non ancora trentenne, fu per lunghi anni la sua modella e Rembrandt era solito ritrarla con un sorriso malizioso o con una dolce espressione rassicurante o nelle vesti sontuose di ricca dama. In questa tela viceversa l’artista ce la offre nella sua pura nudità, esente da ogni ipocrisia o artificiosità, con un impasto di colori armonioso e caldo e con felici toni di luce, che sembrano amorevolmente accarezzare il  corpo amato della donna dalle linee morbide e flessuose. I seni piccoli ma graziosi, dalla carnagione delicata e tersa hanno rappresentato per l’artista il porto sicuro dove soffermarsi durante le burrasche della vita. La malattia della moglie incombe minacciosa e l’artista vede quei seni in pericolo e quindi si affretta a fissarli nell’eternità della tela, per poter tornare sempre a contemplarli e ricordare il tempo trascorso con essi, quando poteva giocare con quei delicati boccioli e sentirsi completamente ristorato come se avesse a lungo bevuto un’acqua diafana, appagato dopo aver conosciuto il più arcano segreto della felicità.
 


fig.013 Francisco Velazquez Maya desnuda 1803 circa Madrid Prado


fig.014 Luca Giordano Venere dormiente e satiro 1663 Napoli museo Capodimonte

La sensuale Venere allo specchio (fig 13), realizzata dal Velazquez intorno al 1650 e per un periodo a Napoli nella collezione del marchese del Carpio, oggi conservata alla National Gallery di Londra, ci permette idealmente di collegarci, con un sottile filo erotico, agli illustri precedenti delle Veneri di Giorgione e di Tiziano, dipinte nel Cinquecento, e di giungere fino alla Maya Desnuda (fig 20) di Goya ed alla Olympia(fig 28) di Manet, che hanno visto la luce in pieno Ottocento.


fig.015 Sebastiano Ricci Venere e due putti 1710 circa Vienna mercato antiquariale


fig.016 Francois Boucher - Giovane ragazza sdraiata 1752 - Monaco Alte Pinakoteck

Nella tela dello spagnolo la fanciulla appare di spalle, mentre ne intravediamo confusamente il volto e solo di riflesso nello specchio. Le sue forme sinuose e sfuggenti sono di una modernità sconvolgente e rappresentano il porto sicuro verso cui tutti gli uomini (nel senso di maschi naturalmente) anelano di fermarsi e riposare per sempre. Le Veneri nate dal pennello di Giorgione e di Tiziano evidenziano una donna rinascimentale, ipercolesterolemica, dalle linee tornite e dalle forme opulente, l’una dormiente, l’altra ben sveglia, che sanno mettersi in posa con malcelata malizia e mostrare senza reticenze il proprio corpo, ad eccezione del pube, glabro, pudicamente e parzialmente ricoperto da una mano svogliata, calata ad aumentare il mistero ed il desiderio.
Alla Maya del Goya presta il suo corpo stupendo la duchessa D’Alba, proprietaria all’epoca della Venere del Velazquez, che trasferisce in tal modo la sua straripante bellezza dalla caducità della giovinezza nell’immortalità della tela, mentre l’Olimpia del Manet ritrae a mo’ di prostituta la modella Victorine, una provocazione che al Salon del 1865, diede luogo a clamori e scandalo, a tal punto da indurre gli organizzatori a collocare il quadro ad un’altezza dalla quale scoraggiava a un tempo i furori degli ombrelli e gli sguardi dei benpensanti.
Tutte queste sfolgoranti immagini di donne nude, che si offrono audacemente allo sguardo, trasferite dalle riservate stanze dei collezionisti committenti alle pubbliche sale dei musei, hanno negli anni accumulato un enorme potenziale erotico inconscio e sono state vittima dell’ira bacchettona dei singoli e delle istituzioni: la Venere allo specchio fu infatti aggredita a colpi d’ascia nel 1914 da una suffragetta, femminista ante litteram, che le cronache ci descrivono tanto racchia quanto infuriata ed i cui fendenti scriteriati provocarono un delicato restauro fatto durare dalla amministrazione del museo oltre cinquant’anni, mentre la Maya desnuda, trasformata dalle poste spagnole in francobollo, assieme alla collega vestita, fu per anni respinta al mittente se spedita negli Stati Uniti, le cui autorità erano certe di preservare in tal modo la morale dei cittadini di quella grande nazione, ritenuta da sempre faro di libera circolazione di idee e democrazia.
In questa veloce carrellata è presente con numerosi esempi anche il Settecento, il quale, dominato dal Rocaille e dal Rococò a differenza del Seicento, secolo delle passioni e del dramma, è  nell’Arte ricerca di grazia languida e di raffinatezze formali, di vaporose elegie e di frivoli sentimenti, di evasione dal grigiore della realtà e di fuga nel mondo ideale della mitologia, ma soprattutto di capricciosa gioia di vivere. L’iconografia muta radicalmente e vanno di moda le figure affascinanti e gentili della mitologia. In serie vengono riprodotte Venere, Diana e ninfe varie che, nel pennello degli artisti settecenteschi, diventano pretesto per un’esaltazione della bellezza. Qualche critico bacchettone definì divinità da boudoir  queste icone di una femminilità adolescente ed acerba, empie di sottile erotismo e di sfacciata provocazione.


fig.017 Jean Honore Fragonard Gimblette 1768 Parigi coll Cailleux


fig.018 Antonio Canova Venere con fauno 1792 circa Possagno gipsoteca

I nudi nati dal pennello degli artisti del secolo dei lumi sono giocosi, sorridenti, senza pensieri, sia che siano veneziani che parigini, come dimostrano le tele di Boucher e di Fragonard (fig 16 – 17) nelle quali il peccaminoso si mostra senza tentennamenti all’occhio dell’osservatore.


fig.019 Johann Heinrich Fussli donna nuda con fanciulla che suona il piano 1799 Basilea Kunstsammlung


fig.020 Francisco Goya - La Maya desnuda 1803 circa Madrid Prado

 

                                      Ottocento

 Durante l’Ottocento al tema del nudo sdraiato si dedicano pittori affermati come Renoir e Courbet, Ingres e Gauguin, perfino il severo Van Gogh per un attimo trascura fiori e contadini per immortalare le appetibili grazie di una fanciulla di colore (fig 35). Al loro fianco una miriade di specialisti tra i quali si distinguono per impegno ed impeto rappresentativo i pompiers, eroici pittori che attizzano il fuoco delle passioni. Tra questi artisti mostriamo esempi di Delaroche, Cabanel, Debat Ponsan e Comerre (fig 25 – 27 – 38 – 42).

Francesco Hayez, fotografo… di corte dell’aristocrazia ambrosiana ed abile regista di melodrammi privi di forza ideologica, raggiunse spesso la perfezione formale, anche se si limitò il più delle volte a mettere in costume dei manichini. Ripetitivi e privi di vita i suoi quadri di storia, l’artista si espresse a più alti livelli nella ritrattistica, una tematica che seppe esprimere con raffinata modulazione cromatica e chiaroscurale, dando corpo a figure romantiche e inquiete. Ancora più affascinanti sono le sue figure femminili, sensuali e peccaminose, che trasmettono malinconia e turbamento. Imprevedibile capolavoro è la Maddalena penitente (fig 21), eseguito nel 1825 e conservato nella Galleria d’Arte Moderna a Milano, dove una santa dalle languide forme terrestri è placidamente adagiata su un lenzuolo di un virgineo biancore con alle spalle un panorama costituito da montagne scoscese ed invalicabili. Questa eterea bellezza mediterranea dal volto sensuale ed accattivante e dal fisico scultoreo che più che alla riflessione invita a sani propositi bellicosi, sembra guardarci con indifferenza. Il suo sguardo è trasognato, incurante degli affanni terreni e con gli occhi che, pur fissando lo spettatore, sembrano proiettati fuori dal tempo e dallo spazio. Dal dipinto promana una dolcezza celestiale, serena, rassicurante che ci fa comprendere con quanta calma la santa abbia compiuto la sua scelta, sicura della bontà della sua decisione, illuminata dalla fede che tutto trascende, placando e spegnendo tutti i sentimenti ed i desideri ed esaltando la calma serafica, la serenità dell’animo, la certezza di una scelta adamantina. Il suo incarnato emana una luce radiosa e possiamo essere certi che se potessimo conquistarlo non andremmo all’inferno, ma direttamente in paradiso.


fig.021 Francesco Hayez Maddalena 1825 Milano Galleria d'arte moderna

Eugéne Delacroix fu artista dalla personalità complessa, attento alle tematiche sociali ed attratto dal fascino dell’esotismo e del vicino Oriente, che seppe rievocare con calda sensualità e con una tavolozza memore della lezione di Rubens e dei Veneziani.


fig-022 Eugene Delacroix Donna che carezza un pappagallo 1827 Parigi Louvre

 Jean Auguste Dominique Ingres, fu pittore neoclassico o meglio classicista, grande ritrattista, ma soprattutto cantore della bellezza femminile, che fissò sulla tela in pose sensuali, solennemente e dolcemente nude, con un soffio d’Oriente, che in quegli anni, siamo nella prima metà dell’Ottocento, cominciava a fecondare gli schemi estetici occidentali. Egli con Delacroix dominò a lungo la vita artistica francese. Furono definiti dai fratelli Goncourt “I due gridi di guerra dell’arte”. Ingres fu alfiere del neo classicismo, Delacroix capofila del romanticismo.
Ingres è stato definito da taluni critici campione dell’accademismo, non fu tuttavia un artista accademico nel senso deteriore del termine, essendo lontano da qualsiasi forma artistica del suo tempo, isolato nella tenace ricerca degli ideali di bellezza classica, che egli sapeva magistralmente cogliere ed interpretare.
I costumi adamitici… dei suoi venerati greci, fonte primigenia della sua ispirazione, proseguivano imperterriti nel mondo islamico, cui stava rivolgendosi con curiosità l’attenzione dei romantici, suggestionata dai mirabolanti racconti dei privilegiati che avevano potuto ammirare le donne nude nel plus beau bain de Costantinople, ed egli ce ne fornisce un esempio calzante nell’Odalisca con la schiava (fig 23) nel quale ci rappresenta il culmine della voluttà in quel corpo nudo teneramente adagiato, che sembra desiderare unicamente di essere prima a lungo contemplato e poi finalmente conquistato.


fig.023 Jean Auguste Dominique Ingres Odalisca con la schiava 1839 Cambridge (Massachusetts) Fogg art museum


fig.024 Jean Baptiste Corot La Marietta -1843 Parigi museo de Petit Palais

Alexandre Cabanel, artista accademico francese, dai modi pittorici virtuosi e dalle immagini stereotipate, ma pervase da un pathos sensuale, dipinse nel 1863 la Nascita di Venere (fig 27), un’opera che intendeva coniugare la sensualità di Boucher con la perfezione formale di Ingres. La tela fu acquistata da Napoleone III e ciò gli valse grande notorietà e numerose altre committenze.


fig.025 Paul Delaroche Fanciulla in una fontana 1845 Besancon musee des Beaux arts


fig.026 Louse Antoine Riesener La baccante Erigone gioca con la pantera 1855 Parigi Louvre


fig.027 Alexandre Cabanel Nascita di Venere 1863 Parigi museo d'Orsay.

Venere è raffigurata con un incarnato dal candore abbagliante e in una posa voluttuosa, che dimostra l’insaziabile ardore del suo desiderio. La dea di sfolgorante bellezza era, come a tutti noto, un’antica divinità italica garante della fecondazione dei fiori, che fu assimilata dai Romani all’Afrodite dei Greci e nella nuova veste favoriva lo sbocciare della sensualità e gli amori illegittimi. La sua nascita, poeticamente raffigurata da Cabanel tra la spuma  delle onde, sarebbe scaturita dal sangue versato nel mare da Urano, mutilato da Cronos con l’aiuto della madre Gaia, che gli procurò il falcetto fatale per la virilità paterna.
Offerta ai voraci occhi dell’osservatore, con i seni turgidi dal desiderio, questa incontrastata dea della bellezza, circondata da una corte di servizievoli amorini si bea, languida e mellifluamente distesa, delle carezze del vento e del mare e sembra sorpresa dello scandalo che suscitò la sua esposizione al Salon, dove lo stesso Gauguin esclamò:  ”Questa Venere è assolutamente indecente, odiosamente lubrica”.


fig,028 Edouard Manet Olympia 1863 Parigi museo D'Orsay

Gustave Courbet è una delle figure di spicco nel panorama figurativo francese dell’Ottocento. Pioniere del Realismo, una corrente che si opponeva al convenzionalismo dell’Accademia che trionfava al Salon, contribuì con la sua arte innovativa a spianare la strada all’Impressionismo.
Il suo quadro più dirompente: l’Origine del mondo, suscitò le ire dei benpensanti, scandalizzati nel vedere realisticamente rappresentato il loro oscuro oggetto del desiderio, attraverso il quale erano venuti al mondo.
Nel Sonno (fig 29) egli tratta un tema altrettanto scabroso non solo ai suoi tempi: il lesbismo, accostando audacemente due superbi corpi nudi, che, anche quando dormono, si cercano disperatamente. L’artista diede alla sua creazione il nome di Pigrizia e lussuria, mutato pudicamente dai successivi proprietari del dipinto, tra i quali l’ambasciatore turco Khalil Bey, che lo conservava coperto da una tenda, mostrandolo solo agli ospiti più importanti.


fig.029 Gustave Courbet Il sonno 1866 Parigi Petit Palais


fig.030 Alphonse Lecadre Il risveglio 1870 Londra Whitford and Hughes Gallery

Al filone orientalista ed esotico si iscrisse convinto anche Mariano Fortuny, artista catalano caliente e vero mago della tavolozza in grado, con una cromia calda e luccicante, di evocare mondi lontani difficili da raggiungere nella realtà, ma a portata di mano della fantasia. Nell’Odalisca (fig 31) del museo Nazionale di Catalogna a Barcellona, giocando sul contrasto tra il biancore del corpo nudo della fanciulla e la figura scura dell’arabo che, defilato in un angolo, suona malinconicamente un liuto, rievoca un’atmosfera di traboccante erotismo e di fascino misterioso. La giovane donna, mollemente adagiata su di un letto spazioso con lenzuola ricamate e variopinte coperte, scimmiotta immortali prototipi della storia dell’arte, dalla Venere di Tiziano alla Maja desnuda di Goya, fino all’Olimpia di Manet, senza raggiungerne la preziosità materica, ma il suo seno statuario gareggia alla pari con le celebri rivali ed è talmente turgido ed eccitante da far rischiare all’incauto osservatore un orgasmo visivo.


fig.031 Mariano Fortuny Odalisca 1870 circa Barcellona museo di Catalogna


fig032 Vito D'Ancona Odalisca1870 circa Milano Galleria d'arte moderna


fig.033 Puvis de Chavannes la Speranza 1872 Parigi museo d'Orsay

 Henri Gervex, pittore accademico francese, è artista poco noto, ma in grado di realizzare un grande capolavoro: Rolla (fig 36), realizzato nel 1878 e conservato al museo di Bordeaux, una scena drammatica intrisa di erotismo e sensualità. E’ il momento che i pittori specialisti del nudo femminile entrano in rotta di collisione con la fotografia, in grado di fissare l’attimo fuggente, in concorrenza a sua volta  con la nascente cinematografia, che si serve di eccitanti scenografie ed abili sceneggiature per descrivere intrighi e passioni, amanti appassionati e mariti traditi, donne fatali e audaci ninfette, tutte alle prese col demone del sesso e del desiderio sfrenato.


fig.034 Jean Baptiste Guillaumin Donna nuda sdraiata 1877 Parigi museo d'Orsa


fig.035 Vincent Van Gogh Nudo sdraiato 1877 Wassenar collezione van Deventer


fig.036 Henri Gervex Rolla 1878 Bordeaux museo di Belle Arti

Nel dipinto di Gervex, un trionfo di colori smaglianti, che contrastano con le lenzuola bianchissime e l’incarnato madreperlaceo della candida giovinetta dai seni acerbi, in pochi attimi si consumano sesso e tragedia, ispirati al celebre poemetto pubblicato nel 1833 da Alfred de Musset, che prende nome dal protagonista maschile: Rolla,  il quale, come ben si evince dalla tela,  da poco ha placato le novelle brame sessuali della fanciulla. Egli è un giovane rotto a tutti i vizi, scriteriato eroe della lussuria, aduso ai più raffinati piaceri della carne. In tre anni ha dissipato un ingente patrimonio e con l’ultimo denaro, inseguito dai creditori, si paga un notte di piacere con Maria, una ragazza quindicenne, ancora vergine ed ingenua, spinta alla prostituzione dalla matrigna. Al mattino Rolla è infinitamente triste davanti alla miseria della sua vita ed incredulo davanti alla beltà di un fiore appena reciso. Confessa alla ragazza di volerla fare finita e Maria gli offre per dissuaderlo una  preziosa collana d’oro di famiglia che gli permetterebbe di saldare i debiti. Purtroppo il veleno sta già facendo il suo corso, una bugia rassicura la fanciulla che si riaddormenta in una languida posizione, pronta ad un rinnovato amplesso ed il giovane si allontana per andare incontro al fatale ed ultimo appuntamento con la morte.


fig.037 Laurence Alma Tadema Nel tepidarum 1881 Port Sunlight Lever art Gallery


fig.038 Eduard Debat Ponsan Massaggio in un harem 1883 Tolosa museo degli Agostiniani


fig.039 Francesco Netti Odalisca 1884 - 86 Bari collezione privata.

Henrie de Toulouse Lautrec cominciò a disegnare da bambino come distrazione alle lunghe giornate trascorse a letto per le precarie condizioni di salute, aggravate da due rovinose cadute, che gli bloccarono lo sviluppo degli arti inferiori. Trasferitasi la sua famiglia a Parigi, ebbe occasione di conoscere i pittori impressionisti e di approfondire le opere di Degas e Van Gogh, dalle quali rimase letteralmente affascinato. Sentendosi rifiutato a causa delle sue deformità fisiche, frequentava esclusivamente gli ambienti di Montmartre: sale da ballo, teatri e caffè concerto, che diventano gli scenari dei suoi dipinti più famosi, assieme al mondo dello spettacolo con i suoi lustrini raffigurati con colori vivaci. Collabora inoltre come disegnatore a giornali umoristici, per i quali utilizza nuove tecniche di incisione, disegnando vignette e manifesti. Questa sua attività suscita scalpore ed interesse per le notevoli innovazioni stilistiche derivate dal suo interesse per le stampe giapponesi.


fig.040 Arnold Bocklin Mare calmo 1887 Berna Kunstmuseum


fig.041Federigo Zandomeneghi Nudo all'aperto 1890 circa Ass sacerdoti Piceni

Nella prima metà degli anni Novanta l’artista si dedica a descrivere nei suoi dipinti la vita che si svolge nelle maison closes, le celebri case di tolleranza parigine, in una delle quali, tra le più lussuose ed esclusive, dal ’93 si trasferisce a vivere, intrecciando una breve relazione con una delle ragazze.


fig.042 Leon Comerre Pioggia d'oro 1890 circa Parigi Petit Palais


fig.043 Paul Gauguin Manau Tupapau 1892 New York collezione Goodyear

Alcune sue opere sono dedicate al lesbismo, come il dipinto Due amiche (fig 44), realizzato nel 1895 e conservato a Zurigo nella collezione Buhrle, nel quale la più audace spoglia con lo sguardo la compagna remissiva, il cui seno floscio e molliccio non è certo da Guiness dei primati. Nelle case di tolleranza il lesbismo veniva condannato, ma tollerato ed era abbastanza diffuso tra le ragazze, le quali, dopo tanti uomini, la sera cercavano una compagnia femminile. A partire dal 1881 alcuni tra i locali più raffinati di Parigi, frequentati da ricchi borghesi, cominciarono a permettere l’ingresso anche a coppie di donne e l’evento fu visto come una ufficializzazione dell’amore saffico.


fig.044 Toulouse Lautrec Amicizia 1895 Zurigo collezione Buhrle

Paul Gauguin, dopo aver conosciuto Van Gogh  ed aver vissuto ad Arles, si trasferisce a Parigi, dove la sua fama cresce giorno dopo giorno. Ma la potente sirena del mondo primitivo rappresenta per l’artista un richiamo al quale non sa resistere e nel 1891 parte per Tahiti, dove rimane affascinato da una natura incontaminata e da una vita semplice ed autentica. Recepisce i colori ed i profumi del posto e li trasferisce nella sua tavolozza. Dovrà tornare a Parigi, ma vi resisterà soltanto due anni. Nel 1895 è di nuovo a Tahiti che sarà la sua patria fino alla morte.
Alcune sue pitture sono intrise di filosofia e simbolismi, che però non riescono a frenare la sua libertà espressiva ed il suo amore per la pennellata calda e sensuale, come in Manau Tupapau (fig 43) nel quale la ragazza raffigurata  ci attira irresistibilmente con la forza del suo posteriore da sogno ed è bella quanto il fuoco del sole che brilla nell’oro della sua epidermide creola, mentre i misteri dell’amore dormono quieti nella notte dei suoi capelli. La sua pelle vellutata risplende in una gamma di tonalità, un’evocazione lirica della natura mediterranea della quale Gauguin, invecchiando, si era perdutamente innamorato
.


fig.045 Giacomo Grosso Fanciulla nuda sdraiata 1896 Torino Galleria di arte moderna


fig.046 Lovis Corinth Nudo sdraiatointorno 1900 Brema Galleria d'Arte

                                     

Novecento

 Il Novecento vede numerosi artisti, inclusi tutti i maggiori, alle prese con l’iconografia del nudo sdraiato, un tema vissuto da taluni come un’ossessione.

Il primo ad esprimersi sul crinale del secolo è Oscar Kokoschka, il quale con la sua produzione costituirà il germe della nuova ondata neo espressionistica e sarà punto di riferimento per tutti gli artisti della transavanguardia, che percepiranno la sua ombra inquietante. I suoi ritratti dai colori funerei  esprimono malessere e sofferenza interiore e nel primo decennio del Novecento imprimono un nuovo corso all’arte viennese, dominata fino ad allora dalla lezione di Klimt.


fig.047 Oscar Kokoschka Nudo inclinato intorno 1900 Germania collezione Krefeld

La sua Donna distesa (fig 47), eseguita nel 1900, fu dipinta avendo a modello una bambola a grandezza naturale, costruita su precise indicazioni dell’autore in modo che somigliasse il più possibile ad una donna. Kokoschka fu ossessionato a lungo da questa opera, per la quale approntò molteplici disegni preparatori e riuscì a trasferire all’inconsueta modella la compattezza, la plasticità e lo scintillio delle forme sode che trasmettono la loro insensibilità allo scorrere del tempo, moltiplicandone il fascino misterioso.
Ben più eccitante fu la modella che posò nello splendore della sua giovanile nudità per
Giovanni Boldini, ferrarese, ma attivo a Parigi, il quale fu per oltre sessanta anni il fedele interprete, ora beffardo ora indulgente, di una società frivola e raffinata, che nelle sue opere sembra ancora vivere per la freschezza e  la straordinaria verosimiglianza dei suoi ritratti e ci appare spensierata, volubile e felice. La bellezza femminile fu per l’artista lo spunto per esprimere la sua ineguagliata capacità di sciolta e briosa penetrazione psicologica, con cui fissa il fascino delle sue dame avvolte in sete fruscianti, simbolo di un mondo vacuo ma scintillante di vita.


fig.048 Giovanni Boldini La marchesa Casati nuda con le calze scure 1905 Roma collezione privata

Boldini produsse una quantità impressionante di effigi indimenticabili, che decretarono il suo successo internazionale quale ritrattista della moderna nevrosi femminile del Novecento, della quale fu sottile indagatore, immortalando come nessun altro artista l’immaginario erotico femminile contemporaneo. Donna nuda dalle calze scure (fig 48), di collezione privata romana, eseguito nel 1905, ci raffigura, sdraiata su un divano, una fanciulla dalle linee sinuose e scattanti e lo sguardo penetrante da consumata maliarda, che sembra compiacersi di essere ammirata in quella posa flessuosa di completa accondiscendenza. Il dipinto è realizzato con un taglio fotografico che lo rende modernissimo e nella ragazza possiamo riconoscere la marchesa Casati, immortalata dall’artista in celebri tele ove è elegantemente vestita e qui, giovanissima,  in versione nature. Il volto felino e le dita affusolate dalle unghie affilate, pronte a graffiare, fanno trapelare il carattere combattivo della ragazza. I suoi sono i seni della furia: delicati, fragili, appuntiti, pronti a scattare, ma disponibili alla resa e chi saprà vincere la loro irruenza sarà lautamente premiato; potrà lisciare, vellutare, lucidare i seni più blandi, più morbidi, più mansueti e libare con ampie boccate al calumet della pace dei suoi capezzoli rosso rubino.

Henri Matisse per tutta la prima metà del Novecento domina con Picasso la scena artistica mondiale, divenendo il fiero testimone della luce e del colore e l’indiscusso cantore della felicità. Egli inizialmente tende a dare ordine all’esplosione del fauvisme esaltandone al massimo il cromatismo, ottenuto spesso attraverso il sapiente uso di colori complementari. Quindi la tavolozza si scioglie e, liquida e trasparente, dilaga per la tela. La sua cultura artistica, ampia e variegata, spaziò dai primitivi italiani alle stampe giapponesi, dalle icone bizantine all’arte musulmana.


fig.049 Henrie Matisse Blue nude 1907 museo di Balimora

La sua Donna blu, (fig 49) uno dei capolavori della pittura del Novecento, pur nella immobilità della sua posa tortuosa, esprime vita e ritmo, gioia di vivere ed energia ed  è rigorosamente scandita sul  tono dominante dell’azzurro, incarnando l’essenza universale del dinamismo e della quiete. La grande novità del dipinto risiede nella forza del colore, e nell’aver accentuato, fino all’enfasi, la spasmodica tensione del corpo, che sprigiona un’incredibile energia vitale.

Pierre Auguste Renoir è tra i più grandi artisti di tutti i tempi che farà sognare ad occhi aperti generazioni di osservatori incantati dalle sue realizzazioni, che trasmettono felicità ed ottimismo. I suoi grandi nudi femminili somigliano a ritratti di dee pagane dalle forme straripanti ed opulente. Egli sa leggere nell’animo delle donne che trasferisce sulla tela con i loro languori, i loro dolci capricci, la loro inquietante sensualità.


fig.050 Auguste Renoir Nudo lungo 1907 Parigi museo d'Orsay

Negli ultimi anni della sua vita una grave forma di artrite immobilizzerà Renoir quasi del tutto, ma egli continuerà ad amare la vita e dipingerà fino alla fine, addirittura facendosi legare i pennelli alle dita oramai paralizzate o limitandosi a guidare le mani di un suo assistente nell’esecuzione delle opere. La vista di una fanciulla, giovane e soda, sembrava resuscitarlo. La moglie con pazienza e rassegnazione raccontava che egli sceglieva le domestiche in base alla loro pelle, che doveva assorbire bene la luce e negli ultimi anni, vecchio ed esausto, bastava la vista di un corpo nudo per dargli energia e fargli prendere di nuovo con rinnovata lena il pennello per immortalarlo sulla tela, come avvenuto per la placida signorina(fig 50) ritratta senza veli e conservata al museo d’Orsay.

Gustav Klimt, pittore austriaco, è il protagonista della Secessione austriaca, movimento che si proponeva la creazione di uno stile avulso dall’accademismo, coinvolgendo architetti e pittori. Vienna era in quegli anni una delle capitali del mondo, dove vivevano musicisti come Mahler e Schonberg, scrittori del livello di Musil ed intellettuali della tempra di Freud e Wittegenstein. Nell’aria si respirava la fine di un mondo, l’Impero austro ungarico, che aveva dominato a lungo e la coscienza di questa futura ed imminente apocalisse era il carattere distintivo della cultura decadentista di fine secolo.  Klimt con una precisione di disegno ed un’esecuzione sbalorditiva, derivata da una rivisitazione della grande tradizione rinascimentale, ci fornisce della Danae (fig 51) una rilettura impregnata da una calda sensualità e da un cromatismo acceso, imbevuto di colori preziosi e di fantastici ghirigori. Un rivoluzionario messaggio dell’artista, che nella estenuante ricerca di ritmi decorativi e di colori smaglianti, ha precorso la formazione delle correnti astrattiste.


fig.051 Gustav Klimt Danae 1907 - 08 Salisburgo Galerie Welz


fig.052 Felix Vallotton Sonno 1908 Ginevra museo d'Art e d'Historie

Henri Rousseau non ebbe alcun successo in vita e solamente dopo la morte fu riconosciuto il suo genio innovativo e divenne un punto di riferimento importante per i contemporanei: i simbolisti riconobbero nella sua produzione la rappresentazione del valore quasi religioso della pittura in relazione alla musica, Picasso e Gauguin rimasero affascinati dal suo ritorno alle origini, mentre i surrealisti apprezzarono i processi di liberazione dell’inconscio. Il Sogno (fig 53), realizzato nel 1910 e conservato al Metropolitan di New York, è l’ultimo dei suoi grandi dipinti aventi per soggetto la giungla ed in esso il Rousseau riversa un sentimento spontaneo di struggimento verso il mondo naturale. Il quadro presenta una giovane donna nuda, che sembra dominare con le sue splendide curve l’ambiente circostante. La lettura psicoanalitica dell’opera ha indotto alcuni studiosi ad identificare nella figura della donna la volontà dell’artista di rappresentare la propria parte femminile nella duplice essenza ferina ed angelica, noi, viceversa, siamo più propensi a vedere nello splendido corpo della fanciulla al cospetto del leone, re della foresta, la vittoria della bellezza sulle altre forze della natura. La donna addormentata sul canapè sogna di essere trasportata nella foresta, al suono ammaliante dello strumento dell’incantatore. La signora, mollemente adagiata risalta col suo incarnato sul fogliame fitto ingentilito da grossi fiori ed agili  rampicanti; una posa da salotto borghese trasferita in una foresta primordiale, un sogno, naturalmente, nel quale tutto è possibile ed impossibile allo stesso tempo, un universo onirico reso credibile attraverso l’uso di forme e colori primari. Il risultato è una scena nella quale tutto è semplice e immediato, ma nello stesso tempo misterioso ed ambiguo, intorno una fauna esotica, rischiarata dai raggi di una luna piena che fa capolino sulle fantasie e le ansie dei nostri tempi agitati.


fig.053 Henri Rousseau Sogno 1910 New York Museo di arte moderna


fig.054 William Glackens Nudo con mele 1910 New York Brooklyn museum of art

Ernst Ludwig Kirchner, pittore tedesco attivo nei primi tumultuosi decenni del Novecento, si distinse tra gli espressionisti per la plastica essenzialità delle sue immagini e rappresentò la tragedia della solitudine umana entro il drammatico dinamismo del mondo contemporaneo.La sua passione fu il nudo femminile, spesso la solitudine squallida delle cortigiane. Come molti artisti contemporanei tedeschi fu toccato dalla tragedia del nazismo, che ordinò la distruzione di gran parte della sua produzione. Il suo Nudo allo specchio (fig 55), è dominato da colori vivacissimi  posti sulla tela con una stesura piatta analoga a quella dei fauves francesi, mentre è paradigmatico lo sguardo indagatore dell’artista nei riguardi dell’universo femminile, che rappresentò, non solo per lui, ma anche per i suoi colleghi del gruppo denominato il Ponte, la polarità fondamentale di quel rapporto che simboleggia la legge dell’Eros, motore dell’intera dinamica cosmica. La figura della fanciulla è folgorata da un lampo di luce di un candore insuperabile, che affascina e non si può più  dimenticare, una rapsodia dolcissima nella cui armonia è dilettevole perdersi.


fig.055 Ernst Ludwig Kirchner Nudo con specchio 1910 Berlino museo Brucke


fig.056 Raoul Dufy l'Indà Parigi Intorno al 1910 Galleria Louis Carrà


fig.057 Ignacio Zuloaga y Zalabeta Irene 1910 Roma Galleria d'arte moderna

Eduard Munch, norvegese, anticipa l’Espressionismo in Germania e nell’Europa del Nord, è pittore esoterico dell’amore, della gelosia, della morte e della tristezza. Nella sua produzione sono rintracciabili molti elementi della cultura nordica contemporanea, dai drammi di Ibsen e Strindberg, all’esistenzialismo di Kierkegaard, fino ai primi saggi di psicanalisi di Freud. Introduce nei suoi sofferti dipinti i grandi temi dell’Espressionismo, dalla crisi dei valori all’angoscia esistenziale, dalla solitudine al timore della morte. Il suo universo simbolico è popolato da immagini fosche e da pensieri angosciosi, solitudine e malinconia, alienazione e diffidenza, incomunicabilità e torbide passioni, un vero inferno sulla terra nel quale l’uomo è costretto a vivere. Nei suoi quadri vi è costantemente inquietudine ed incubo. La sua arte fu giudicata dal regime nazista degenerata e fu espulsa dai musei tedeschi. La sua Donna distesa (fig 60) non guarda l’osservatore ed è il segno tangibile del suo rapporto con l’altro sesso difficile e viziato da preconcetti, che influenzarono la sua vita e la sua arte. Egli infatti credeva che ogni donna fosse eternamente alla ricerca di un uomo come innamorato o come marito ed avesse potenti “muscoli da schiaccianoci” tra le cosce, dove intravedeva un severo pericolo, non certamente la porta del paradiso.


fig.058 Otto Muller Due ragazze nella natura intorno 1910 Monaco Collezione nazionale


fig.059 Mikhail Larionov The Katsap venus 1912 museo di Novgorod


fig.060 Edvard Munch Donna nuda distesa 1912 - 13 Londra collezione privata

Amedeo Modigliani incarna nell’immaginario popolare il mito dell’artista maledetto, dalla vita sregolata, dedito all’alcool, alle donne ed alla droga e questa fama è stata dilatata da libri e film di grande successo. L’artista dipinse numerose donne dal volto minuto, il collo abnormemente lungo e gli occhi a mandorla, che hanno reso la sua pittura inconfondibile. Lo sguardo è perso nel vuoto, a rimarcare il triste destino dell’uomo, costretto alla solitudine e ad una malinconia senza scampo come nel Nudo disteso (61),  uno dei suoi capolavori più famosi.
La sua personale del 1917 suscitò grande scandalo per la presenza di tanti corpi di donne con lo sguardo insolente che fissavano l’osservatore ed il commissariato di polizia dovette intervenire, minacciando di sequestrare i dipinti più spinti, tra i quali vi era anche quello di cui stiamo parlando, nel quale la modella, distesa su un letto coperto da una stoffa variopinta, allunga il braccio sinistro sopra la testa per meglio esporre la meraviglia di un appena accennato in perfetta sintonia con un addome piatto mollemente allungato. Le sottili variazioni cromatiche, ricche di una luce intensa e calda,  mettono in risalto la calma seraficache sembra dormire tranquilla, conscia dell’eccitazione provocata nello spettatore  dalle sue splendide forme.
Modigliani adoperava numerose modelle, a volte anche prostitute o ragazze di facili costumi, che si offrivano, per pochi spiccioli, a posare di giorno e quasi sempre a concludere la prestazione con  una notte di follie. La modella del dipinto possiede una carica di sensualità spontanea ed estremamente coinvolgente, ostenta le sue forme in una posa quanto mai esplicita, carica di un erotismo dirompente ed istintivo. Tutta la composizione sembra fremere di una calda sensualità mentre un pizzico di pruriginoso erotismo è fornito anche dai cespugli naturali, dal cavo ascellare, pregno di afrori e ferormoni invitanti, al monte di Venere, che richiama a viva voce gli intrighi di una inesplorata foresta tropicale.


fig.061 Amedeo Modigliani Nudo sdraito con le braccia dietro la testa 1916 Zurigo Stiftumg Sammlung

Tamara Gorska, in arte de Lempicka, dal cognome del primo marito, pittrice polacca,  fu una donna famosa per la sua vita mondana, oltre che per la sua abilità di pittrice. Fu conosciuta per la sua eccentricità portata agli estremi e per il mirabile connubio di bellezza e perversione. Durante la rivoluzione d’ottobre si trasferì col marito a Parigi dove visse una vita ribelle e dispendiosa, tra lussi e legami affettivi disinibiti sia maschili che femminili. Amò l’uso di colori brillanti e ritrasse personaggi dell’alta società in ambienti lussuosi e tra questi lei stessa in un celebre autoritratto, che fece da copertina alla più diffusa rivista tedesca, mentre è al volante di un’automobile da sogno, una Bugatti verde, bella, fascinosa, ricca ed annoiata, dallo sguardo assente ed impenetrabile. Nel 1927 fu invitata al Vittoriale da D’Annunzio, il quale, celeberrimo conquistatore di donne fatali, con la scusa di chiederle un ritratto, mise il moto tutto il suo fascino, ma, a quel che raccontano le cronache, senza successo.Morì più che ottantenne e per sua volontà  le sue ceneri vennero disperse dalla figlia Kizette sulla vetta del vulcano Popocatepetl, disperdendo al vento in mille luoghi la sua inesausta vitalità, che per anni aveva dimorato nel suo splendido corpo. Nel dipinto Le amiche (fig 65), le due donne nelle loro smaglianti nudità, fremono di una vitalità inebriante, da protagoniste di un anticonformismo femminile che osa esprimersi in maniera sfacciata, con pose ardite ed inconsapevoli del volume e del peso dei propri corpi. Sono donne che vogliono esprimere in tutti i sensi la loro eccentrica sensualità, sfiorando, con la vistosa muscolatura, quella sottile ambiguità che le rende ancora più affascinanti e misteriose. Sono donne che osano spogliarsi completamente, senza pudore e senza compromessi, né inutili moralismi, fiere dei loro enormi corpi modellati che assurgono a prototipo di una moderna femminilità.


fig.062 Egon Schiele Nudo disteso 1917 Vienna coll Leopold


fig.063 Jean Gabriel Domergue Donna sdraiata intorno 1920 Parigi collezione privata


fig.064 Adrien Henri Tanoux Salammba1921 Londra Whitford and Hughes Gallery


fig.065 Tamara de Lempicka Le due amiche 1923 Ginevra museo d'arte moderna

Felice Casorati fu una figura di punta dell’avanguardia intellettuale italiana e pur stando a contatto con la pittura metafisica, confermò la sua idea classica dell’immagine e diede vita ad un’arte di grandi forme statiche, di estrema semplicità e severità, inquadrate in uno spazio prospettico rigorosamente cubico e sottolineate dall’assoluto equilibrio delle masse cromatiche. Nella Conversazione platonica (fig 67), eseguita nel 1925 ed in collezione privata torinese, l’artista, con un sottile filo di ironia, mette a confronto un signore d’età indefinibile ed una procace fanciulla dai pettorali da schianto, l’uno di fronte all’altra in una muta conversazione, che la dice lunga e rischia di passare da platonica a biblica…da un momento all’altro.


fig.066 Francis Picabia Woman with a dog 1924 - 26 Parigi coll. privata


fig.067 Felice Casorati Conversazione platonica 1925 Torino collezione privata

Pierre Bonnard fu tra gli animatori del gruppo dei Nabis e reagì all’Impressionismo con una pittura più meditata e nello stesso tempo più netta nel colore, disposto a campi chiaramente delimitati sulla tela. Nel suo Bagnante distesa (fig 68), ci trasmette l’impressione di un’istantanea rubata, scattata di sorpresa in un momento casuale con l’ausilio di calde tonalità cromatiche, rese in sottili gradazioni ed una leggera stesura del colore che  si armonizzano con l’incarnato roseo. Molti sono i nudi femminili ritratti da Bonnard nell’intimità della toeletta o nell’umido della vasca da bagno. Una specialità molto richiesta dalla committenza, che voleva adornare i salotti delle proprie residenze con quadri gradevoli, che potessero aiutare la fantasia e stimolare i sensi sopiti. Le sue modelle preferite furono la moglie Marthae, tra l’altro bruttissima, da cui la necessità di sfocare le immagini del volto e Dianae Vierny, dalle forme sinuose e conturbanti, moglie dello scultore Aristide Maillol. Nella tela in esame calde tonalità cromatiche, rese in sottili gradazioni ed una leggera stesura del colore si armonizzano con l’incarnato roseo della tenera fanciulla che placidamente galleggia.


fig.068 Pierre Bonnard Bagnante distesa 1925 londra Tate Gallery


fig.069 Charles Wheeler Cosa la storia fina 1927 Adelaide Galleria south Australia


fig.070 Max Beckmann Reclining nude 1927 coll Winterbotham


fig071 Francesco Menzio Reclining nude on a red background 1928 Torino Galleria Carlina

Marc Chagall, possiede uno stile  inconfondibile, ricco di colori caldi e di morbidi effetti di luce, mentre le sue figure talvolta presentano una scansione geometrica che richiama la lezione del  cubismo. Nelle sue tele sacro e profano, reale e miracoloso si mescolano in maniera stupefacente come nella tela in esame (fig 75) nella quale il ritmo narrativo induce alla tenerezza, con la fanciulla  resa eterea, ad interpretare sogni fantastici venati di malinconia, mentre in basso compare la città di Vitebsk un caro ricordo per il pittore. Accensione cromatica, scomposizione e compenetrazione dei piani, simultaneità e combinazione surreale delle immagini, materializzano una visione simile ad una fiaba, una favola incantevole nel cuore dell’arte moderna.


fig.072 Suzanne Valadon Nudo sdraiato su un sofà 1928 Parigi collezione privata


fig.073 Andre Derain Nudo sul sofa 1931 Parigi museo de l'Orangerie


fig.074 Giorgio de Chirico Nudo sulla spiaggia 1932 Roma Galleria d'arte moderna


fig.075 Marc Chagall Nudo sopra Vitebsk 1933 Parigi collezione Ida Chagall

René Magritte, pittore belga, inizia la sua attività influenzato dal Cubismo e dal Futurismo, le avanguardie del Novecento, che allora dettavano legge. Aderirà poi al movimento surrealista e nella sua pittura illustrerà oggetti e realtà assurde come la Donna pesce (fig 77) lambita dalle onde e resa con tonalità fredde ed  ambigue, la quale ci fa percepire il silenzio dell’universo e lo stordimento dell’uomo moderno, sperduto in un mondo di immagini, simboli e convenzioni.


fig.076 Moise Kisling Nudo di Arletty 1933 Ginevra museo d'arte modena


fig.077 Rena Magritte Invenzione collettiva 1935 Belgio coll privata

Stanley Spencer è tra i massimi maestri della pittura britannica del Novecento.  Egli si è sempre dedicato esclusivamente a quadri non convenzionali di un espressionismo caricaturale, intrisi da un singolare gusto dell’enfasi e della deformazione. L’arte non deve essere sempre e soltanto una glorificazione della bellezza femminile, nell’ottica neoclassica benedetta dal Winckelmann di un corpo perfetto e senza difetti, sintesi mirabile di vigore ed armonia, come piaceva agli artisti ed ai filosofi greci. La modernità attraverso l’espressionismo prima ed il cubismo poi, sconvolge il modo di configurare l’immagine e preferisce una rappresentazione realistica anche del brutto e dell’orrido ed a volte dello squallore e del degrado fisico, resi con il linguaggio dell’angoscia, della polemica, della teatralità, ma sempre nel puntuale rispetto del dato reale. E’ una rivoluzione copernicana nell’ideale estetico, ritenuto un dogma per molti secoli. E per convincerci il pittore ritrae ripetutamente la moglie (fig 78), una visione incurante dei nefasti effetti che un seno sgradevole in massimo grado, cascante e rattrappito ed un cespuglio arruffato e nauseabondo possono produrre sul lecito desiderio erotico dell’osservatore.


fig.078 Stanley Spencer Nude 1935 Londra coll privata


fig.079 Man Ray Donna nuda con scacchiera 1936 New York collezione privata


fig.080 Andre Masson The earth 1939 Parigi Centro Pompidou


fig.081 Francois Desnoyer Reclining nude Bayonne 1940 circa museo Bonnar

Salvador Dalì, pittore spagnolo noto per la sua eccentricità, è autore di quadri originali dalla pennellata fluida e sfuggente, nei quali sogno e realtà si fondono alla perfezione. Dalì dava libero sfogo al suo inconscio e nelle sue opere rappresentava il momento critico in cui il delirio creativo prende forma  caratterizzato da un nitore del disegno e da un cromatismo vivace, come avviene in Sogno (fig 84), nel quale prevale un effetto illusionistico ed una complessità di meccanismi automatici di sensazioni, in uno spazio prospettico dilatato in cui sono inseriti, oltre allo spettacolare corpo nudo di Gala, animali ed oggetti.
La modella è Gala Diaconova, amante di Dalì in un primo momento e poi moglie, madre, musa, consigliera, angelo custode. La procace signora russa, più anziana di quasi 15 anni di Salvador, prima di divenire sua moglie, aveva frequentato con assiduità e biblicamente molti esponenti dell’intellighenzia europea, dei quali era stata moglie, amante fissa od occasionale. Gala rappresenta il prototipo di quella marea di donne dell’Est, più o meno nobili, più o meno attraenti, che, trasferitesi in Europa occidentale, hanno rivestito per decenni un importante ruolo culturale in Francia, Italia, Germania ed anche nel mondo anglo sassone. Sono state alla base di molte idee nate non solo nella pittura e nella scultura, ma anche nel teatro, nella letteratura, nella musica. Queste russe emigrate, molte di religione israelita, rappresentano un capitolo della cultura europea ancora poco conosciuto, sono le nonne…, colte e raffinate, delle orde che hanno invaso l’occidente dopo la caduta del muro di Berlino ed il dissolvimento dell’impero sovietico, muse ispiratrici di grandi uomini ieri, badanti, modelle, avventuriere oggi, ogni tempo ha ciò che si merita.


fig.082 Giovan Battista Crema Allegoria di un martirio 1940 circa Roma collezione privata


fig.083 Marcel Duchamp Cascata d'acqua 1944 -46 Filadelfia museum of art


fig.084 Salvador Dali Un secondo prima della puntura 1944 Madrid museo Thyssen Bornemisza

L’ispirazione del quadro venne da una puntura di un’ape mentre la donna stava dormendo. Di conseguenza l’acme del dolore avviene in un momento di incoscienza, dando luogo ad una serie di sensazioni ingigantite dall’assenza del controllo cosciente. Il dipinto fissa una sequenza di istanti precedenti e posteriori: la puntura è simboleggiata dalla baionetta che sta per trafiggere, chiaro richiamo fallico, il dolore è dato dall’irrompere delle allucinazioni, quali le tigri inferocite che fuoriescono dalla bocca di un pesce, che a sua volta spunta da un melograno; senza calcolare l’elefante con le gambe da insetto che cammina, novello Gesù, sul pelo dell’acqua. Il corpo di Gala è sempre giovane, anche se, quando viene realizzato il quadro, la modella ha oltre cinquanta anni,  segno evidente che la sua bellezza vive eternamente nella memoria del pittore, rimasto stregato come tanti altri uomini dalla sua bellezza mirabile ed apparentemente irraggiungibile.


fig.085 Victor Brauner Il trionfo del dubbio 1946 Houston coll Menil.

Paul Delvaux, pittore belga, è tra i principali esponenti del movimento surrealista, compagno di viaggio di Giorgio De Chirico e Renè Magritte; egli con la sua pittura entra in diretto contatto con la dimensione onirica, vero epicentro della poetica surrealista, nata in seguito all’elaborazione delle ricerche della psicanalisi. Il percorso artistico di Delvaux pone l’accento sul sogno e sulla mitologia. Le sue opere, fantastiche, minuziosamente rifinite per la sua indiscussa abilità di disegnatore, sono spesso ambientate tra le rovine di antiche città immerse in una luce lunare. I suoi dipinti sono legati all’immagine diafana e sensuale del corpo femminile, che si presenta come un essere arcano, talora trasfigurato in metamorfosi vegetali e collocato in paesaggi surreali, dove i simboli della modernità convivono con le architetture della Grecia classica a testimoniare contaminazioni di stili provenienti da epoche diverse. Nella Voce pubblica (fig 86) Delvaux, solitario esploratore dell’immagine, che si inoltra senza timore tra i nodi mirabolanti della psiche, apre una finestra sulle nostre più segrete pulsioni, attingendo generosamente alla profondità della nostra coscienza, dove l’inorganicità del simbolo convive con la forza proliferante dell’energia elementare. Egli ama definire creature complesse immerse in un paesaggio antico e proiettate in un futuro da brivido, un incubo che ci insegue dagli albori dell’umanità.


fig.086 Paul Delvaux la Voce pubblica 1948 Bruxelles Museo di Belle Arti.


fig.087 Antonio Donghi Nudo allo specchio1950 circa Italia collezione privata

Max Ernst, pittore tedesco, evoca mondi fantastici, nei quali l’orrido si mescola col patetico, la logica cede al caso, la razionalità alle più incredibili allucinazioni. Adopera un linguaggio al di fuori di ogni convenzione ed a differenza di altri surrealisti, come Magritte o Dalì, che accettano la geometria euclidea ed adottano la consuetudine prospettica, crea un suo spazio originalissimo e conduce l’osservatore negli abissi dell’irrazionale, tra paesaggi misteriosi ed inquietanti, nei quali ribollono forze incontrollate e raccapriccianti, intrise di un erotismo fuori da ogni regola, che la morale e l’educazione tengono normalmente sepolte nell’inconscio più profondo. Il giardino di Francia (fig 88) è la lampante conferma di un inestricabile intreccio tra realtà e fantasia, tra anatomia e geografia, tra eros e bellezza.


fig.088 Max Ernest Il giardino di Francia 1962 Parigi Centro Pompidou


fig.089 Martial Raisse Made in Japan 1964 Washington hirshom museum


fig.090 Tom Wesselmann Great american nude 1964 New York coll Clements

Pablo Picasso, pittore, scultore e ceramista spagnolo domina incontrastato, come un gigante, il panorama artistico mondiale del Novecento. Estremamente longevo ed infaticabile ha realizzato quasi 10.000 opere, distribuite tra i musei e le più importanti collezioni private del mondo. Si stabilisce a Parigi nel 1904, attraversa il periodo blu e rosa, dalle tonalità dei colori dominanti e dipinge con nobile trasporto quadri di poveri e di saltimbanchi con una linea castigata ed espressiva. E’ poi affascinato dall’arte primitiva africana, che lo indurrà alla totale scomposizione delle forme e ad un proficuo sodalizio con Braque, fondatore con Pablo del cubismo. La fratricida guerra civile spagnola lo avvicinerà alle problematiche sociali e politiche, alle quali dedicherà il grande dipinto Guernica, la sua opera più celebre, un disperato grido di protesta e di dolore contro l’orrore dei bombardamenti, reso in una icastica, tragica grafia. Dal dopoguerra la sua produzione viene riconosciuta come la voce più alta dell’Arte e Picasso diviene l’alfiere incontrastato di tutte le avanguardie pittoriche, dettando legge, attivo fino alla morte avvenuta nel 1973. Il suo Nudo disteso con la collana (fig 92) ci offre un corpo smontato nella sua consistenza materica, indifferente alla realtà che lo circonda e rappresentante un archetipo deformato e folle della femminile bellezza, il quale conserva intatto il fascino e la prepotente seduzione dei più eccitanti attributi del sesso debole...


fig.091Francis Bacon Henrietta Maraes 1966 Londra collezione privata


fig.092 Pablo Picasso Nudo disteso con collana 1968 Londra Tate Gallery

Balthazar Klossowski de Rola, detto Baltus, è pittore visionario, potente evocatore di un mondo fantastico popolato di fanciulle impuberi viste con malcelata malizia, a tal punto che la critica meno attenta gli ha più volte proposto l’appellativo imbarazzante di artista culturalmente pedofilo. Le bambine ragazze di nove, dieci anni, protagoniste delle sue tele inquietanti, hanno il seno piatto appena sbocciato ed il pube glabro e si abbandonano in pose voluttuose da consumate maliarde, senza mai guardare negli occhi l’osservatore e spesso specchiandosi ansiose di scorgere sul proprio corpo le agognate  trasformazioni indotte dalla pubertà. Nel Gatto allo specchio I (fig 93), di collezione privata,  prima di una serie di tre tele  sullo stesso tema, l’artista, nel 1980, raffigura una bambina che cerca di intravedere allo specchio la linea acerba del suo corpo e nel frattempo intrattiene un curioso  gioco con il gatto, che invita a specchiarsi. Anche Baltus, come tanti illustri colleghi del passato, soggiace al fascino misterioso della donna che si guarda allo specchio, allegoria spesso correlata alla vanità ed alla bellezza, ma in questo caso la giovane, nella sua ancora innocente nudità, si avvicina alla contemplazione con il volto arrossato e lo sguardo ironico, priva di peccati e forse ansiosa di commetterli. La ragazza è felice della sua età e delle sue delicate forme, che sbocciano radiose e, divertita, sembra voler provocare ed attirare il felino in un rituale dalle regole misteriose, mentre il suo corpo, dalle gambe simbolicamente allargate e dal busto leggermente eretto appare stilizzato in una posa innaturale e di non facile equilibrio.


fig.093 Balthus Gatto allo specchio1977 80 Coll privata

Lucian Freud nasce a Berlino, ma trasferitosi con la famiglia in Inghilterra nel 1933, poco dopo l’ascesa al potere di Hitler, ottiene la naturalizzazione britannica. Secondo i maldicenti la sua carriera fortunata è stata favorita dal suo cognome, suo nonno era un certo Sigmund, fondatore della psicanalisi, dai suoi matrimoni, dalle sue amicizia con la Londra che conta, dal regista di 007 Ian Fleming al precedente  marito di Camilla, neo sposa di Carlo d’Inghilterra, per finire anche da suo nipote, genero del re dell’informazione mondiale, il plurimiliardario Murdoch. Alcuni critici stizzosi lo hanno definito il “peggior importante artista di fine secolo”. Le sue opere provocano un asfissiante senso di angoscia, senza un apparente coinvolgimento dell’artista. Freud predilige il ritratto e col tempo si infittiscono i nudi sia maschili che femminili. I suoi personaggi sono corpi impietosamente trasferiti sulla tela, sono corpi inermi, arrendevoli nella loro oscenità. Spesso giacciono riversi o sul fianco e per definirli l’artista adopera robuste pennellate, in uno scontro ideale tra l’immagine reale ed il pensiero dell’esecutore, un tormentoso confronto frequente nella pittura moderna, come nella sua Rose (fig 94) che ci espone senza ritegno un corpo sgraziato ai limiti del ripugnante ed affetto da un mal di vivere che troverà, tra i contemporanei dell’artista, altri cantori in Francis Bacon  ed Alberto Giacometti.


fig.094 Lucian Freud Rose 1978 79 Tokyo coll Itani


fig.095 F Scott Hess Hachett 1980 circa The open window Freedman gallery


fig.096 Cindy Sherman Senza titolo 1992 New York collezione artista

E concludiamo la nostra carrella attraverso i secoli con Fernando Botero, pittore colombiano, caratterizzato  dalla dilatazione oltre misura delle forme anatomiche, un segno distintivo del suo stile. I quadri di Botero nascono per soddisfare un’insopprimibile esigenza di ricerca interiore. La sua tavolozza vive di colori gentili, gialli paglierino e verdi rosati e della completa assenza delle ombre, che egli teme possano inquinare l’idea che vuole trasmettere sulla tela. Ama esasperare senza limiti le forme anatomiche ed i suoi personaggi acquistano dimensioni esuberanti, apparentemente irreali, dove il dettaglio diventa la massima espressione ed i grandi volumi trionfano indisturbati. La trascendenza dell’artista, a cui nulla interessa della condizione umana, rende i protagonisti delle sue opere dei prototipi senza dimensioni morali o psicologiche, senza anima. Essi non provano gioia né dolore, hanno lo sguardo perso nel vuoto oppure strabico, non battono le ciglia, vedono senza vedere. Grazie allo stellare distacco emotivo, la sua pittura acquista la dignità e la serafica tranquillità del grande classicismo, come nella Grande Odalisca (fig 97) nel quale  l’enorme bambinona, nella sua innocente nudità, si raffigura come Venere e non è certamente più volgare di un frutto ben maturo, con la sua scorza o sbucciato, decisa nello sguardo, invitante ed accogliente. Ella si predispone all’occhio esterrefatto dell’osservatore, si acciambella, stringendo pudicamente le gambe e creando intorno a sé una nicchia dove un compagno di avventura è invitato come amante, ad accarezzare le sue forme generose di  divinità dell’opulenza e nello stesso tempo di brava ragazza. Niente di più moderno di questo epicureismo alleggerito da ogni totem e tabù vittoriano. Niente di meno contemporaneo, niente di più fedele alla Venere allo specchio di Velazquez o alla Maja desnuda di Goya, di questi ripetuti inni all’innocenza della voluttà. Nei suoi dipinti per  Botero ciò che conta veramente è poter gioire dell’essere in vita con buona salute ed opulenta complessione.Il seno della fanciulla, incorniciato da una collana quasi trasparente, deborda senza limiti e senza ritegno, straripando nelle pieghe di un infinito adipe e sembra voler abbracciare tutta l’umanità per chiedere affetto e comprensione.


fig.097 Fernando Botero Odalisque 1998 col artista


fig.098 Philip Pearlstein Model whih old african drum 1999 New York col Pearlstein


fig.099 Lingzi Donna nuda con la mela 2007 Italia collezione privata

Achille della Ragione

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