Questi testi sono una scelta di lettere al direttore
inviate da Achille della Ragione, negli ultimi tempi, ai
principali quotidiani italiani e campani.
Tutti i libri di Achille della Ragione sono reperibili a
Napoli presso la libreria Neapolis (di fronte alla chiesa di
San Gregorio Armeno) e presso Graphicus, via San Bartolomeo
46
1)
Fermate la Gest Line, è impazzita
2)
Legittimità della legittima difesa
3)
Onestà dei banchieri
4)
Depenalizzare altro che criminalizzare
5)
Le tre forme dell’immortalità
6)
L’infibulazione
7)
Perchè il dolore?
8)
Il sedere della cancelliera
9)
Gentile da Fabriano si, Tiziano no
10)
Favoletta per bambini
11)
Nuove spese per i contribuenti
12)
Nemesi storica
13)
Codice da Vinci
14)
Maledetta festa
15)
I misteri dell’amore
16) Un Cavallino scomparso
nel nulla
17) Attacco alle Lobby
18)
Nuove regole per il calcio
19)
Parto indolore
20)
Guantanamo e Poggioreale
21)
L’olocausto di Bagnoli
22)
Inefficienza o camorra?
23)
L’emergenza infinita
24)
Un sorriso
25)
Svizzera addio
26) Prostituzione o schivitù
27)
Tristi pensieri sulla vecchiaia
28)
Viagra a volontà, ma da consumare in famiglia
29)
Curarsi a Napoli è pericoloso
30)
Spazzatura addio
31)
E ora dedichiamo una piazza anche a Lauro
32)
Certificati falsi a volontà
33)
Il calvario del condono
34)
Abusi e privilegi
35)
La questione meridionale nella pittura
napoletana seicentesca
36)
La vera storia della sfogliatella
37)
Una diaspora rovinosa
38)
Lo scorrere inesorabile del tempo
39)
La mortale malattia della politica
40)
Traffico impazzito per ammirare una statua
41) Piazza 3 Ottobre 1839
42)
Pontile di Bagnoli, splendido ma imbrattato
43) Non bevete acqua
minerale!
44)
Il calvario infinito del condono
Fermate la Gest Line, è
impazzita!
È quanto chiedono
disperatamente decine di migliaia di napoletani, subissati
da cartelle più o meno pazze, ma soprattutto da una attività
di recupero forzato dei crediti e da un accanimento
persecutorio degno di miglior causa.
Dopo le ganasce fiscali applicate ai veicoli, si sta
attuando indefessamente il fermo amministrativo sui beni
immobili di proprietà del moroso.
Che le tasse e le multe vadano pagate non vi è dubbio, ma il
comportamento vessatorio della società di recupero, anche se
in linea con alcune norme legislative discutibili, sta
superando ogni limite di sopportazione dei napoletani, che
come la storia ci insegna (Masaniello docet) sono pazienti
ma fino al punto di rottura…
L’aspetto più scandaloso è costituito dalla vendita all’asta
dell’immobile senza una preliminare valutazione del suo
valore di mercato, per cui nelle ultime settimane sono
avvenute numerosissime aggiudicazioni a prezzi stracciati,
spesso a personaggi dotati di cospicua liquidità e,
soprattutto, in grado di convincere… i vecchi proprietari a
lasciare subito l’appartamento.
Il paradosso è costituito dalla necessità di costituirsi e
dover pagare un avvocato, anche nel caso di atti contenenti
iscrizioni a ruolo per le quali l’Ente era decaduto dal
diritto di riscossione.
Siamo in campagna elettorale e sarebbe auspicabile che i
politici, di destra o di sinistra, ci dicessero chiaramente,
se vogliono il nostro voto, come pensano di affrontare
questa situazione esplosiva, che amareggia e rende la vita
impossibile a tanti cittadini.
Il Roma
23 febbraio 2006
Torna su
Legittimità della legittima
difesa
Il
cittadino che si difende con le armi nella sua abitazione
non difende soltanto la sua “roba”, come volgarmente si è
blaterato in questi giorni sui principali giornali, bensì
rappresenta l’ultimo baluardo dello Stato contro la
criminalità. Non vi possono essere poliziotti e carabinieri
a presidiare ogni angolo del territorio, là dove essi non
sono presenti, a difendere lo Stato deve pensarci il
cittadino.
Il compito che gli è affidato è nobile quanto rischioso,
sacrosanto più che legittimo. Non è Far West, ma
l’affermazione del diritto contro la sopraffazione. Chi non
è abituato all’uso delle armi sa quanto sia pericoloso
adoperarle, ma deve essere legittimato ad usarle, perchè in
quel momento deve difendere, non solo le sue cose, ma la sua
famiglia da eventuali intemperanze o violenze da arancia
meccanica.
La legge approvata non è una legge di “destra”, come è stato
detto a sproposito, né ci porta indietro nel tempo. E’ una
legislazione al passo con i tempi feroci che siamo costretti
a vivere.
Per convincercene possiamo guardare a due passi da noi,
nella pacifica e civile Svizzera, dove pure abbondano gli
extra comunitari pericolosi, slavi o albanesi, che spesso
costituiscono queste bande specializzate negli assalti alle
villette isolate, ma il fenomeno è quasi sconosciuto. Perchè
leggi severe tutelano il cittadino e, soprattutto, perchè in
ogni casa vi è un fucile d’assalto ed un riservista in grado
e pronto ad usarlo.
Corriere del Mezzogiorno
8 febbraio 2006
Torna su
Onestà
dei banchieri
Gentile dottore,
la stampa ha reso noto nei
giorni scorsi dell'esistenza di un conto corrente svizzero
ancora attivo intestato a Lenin. Quando tornò in patria il
padre della rivoluzione, impegnato in faccende più
importanti, dimenticò di chiuderlo e di ritirare i cinque
franchi che vi erano depositati. I banchieri elvetici sono
precisi e meticolosi ed hanno continuato a tenere aperto il
conto e ad accreditare i relativi interessi. Dopo poco meno
di un secolo ed alcune devastanti inflazioni si è giunti
alla stratosferica cifra di otto franchi. Se la proprietà
privata per l'austero rivoluzionario era considerata un
furto, sarebbe interessante conoscere il suo parere sui
banchieri.
E se oggi volesse chiuderlo, non basterebbe un mese di
stipendio di un salariato dell'ex paradiso dei lavoratori.
La Repubblica
1 marzo 2006(nazionale) - Lo Strillo marzo 2006 -
Il Roma ??
Torna su
Depenalizzare altro che
criminalizzare
Tra
le isterie di fine legislatura una delle più gravi, anche se
sottovalutata dai mass media, è stata la criminalizzazione
del consumo delle droghe leggere, equiparate del tutto,
attraverso un decreto legge, a quelle pesanti.
I fautori di questa rivoluzione si sono poi pubblicamente
confessati, affermando di aver fatto uso, e più di una
volta, delle sostanze oggi da loro stessi vietate: Fini si è
fumato una canna in Giamaica, Casini non si è nemmeno
spostato ed ha fatto le sue esperienze in un prato…
Dopo le fumacchiate giovanili, però, non sono precipitati,
come da loro ripetutamente paventato, nei labirinti
dell’eroina, bensì, per nostra ventura, alla guida del
Paese.
La nuova legislazione minaccia di coinvolgere nel baratro
della penalizzazione milioni di consumatori, anche
occasionali, e, mancando criteri oggettivi per definire la
modica quantità che si può possedere per uso personale, il
cittadino sarà ostaggio del potere discrezionale delle
istituzioni, che potranno anche valutare, a loro
insindacabile giudizio, la pericolosità sociale del
consumatore di droghe leggere. Ne deriverà, come capitato
negli anni dal ’90 al ’93, durante i quali vigeva una
normativa simile, un incremento notevole, in breve tempo,
della popolazione carceraria, che già esplode e presenta
concentrazioni indegne di una nazione che vorrebbe definirsi
civile.
Nella patria di Giustiniano e di Cicerone si attuerà una
sistematica eutanasia dello Stato di diritto e ciò mentre
l’unica possibile soluzione per fronteggiare la macro e
micro delinquenza, che oramai ha rotto gli argini e dilaga
incontrastata, poteva essere la liberalizzazione della
droga, un provvedimento che avrebbe richiesto coraggio e
lungimiranza, doti che difettano ai nostri politici, forse
per le peccaminose fumate giovanili.
Il Roma
25 marzo 2006
Torna su
Le tre forme
dell’immortalità
Il sogno dell’immortalità ha
solleticato l’uomo sin dalla notte dei tempi, come
dimostrano graffiti, antiche leggende, dall’epopea di
Gilgamesh alla mitica Shangri La, dal mito di Titone al
sogno di Faust ed i corredi funerari che accompagnavano i
potenti nel difficile percorso verso l’ignoto.
Le recenti scoperte della medicina e della biologia, in
primis la clonazione, hanno aperto un promettente sipario
sul destino dell’uomo, che non vuole arrendersi alla
caducità della vita.
Oggi tre forme di immortalità sono perseguibili.
Per il credente vi è il cammino più semplice. Una volta
accettata l’idea di un’anima, diversa e separata dal corpo,
basta comportarsi secondo i dettami previsti dalla propria
religione ed è pronta una vita eterna, il Paradiso per i
cristiani, un lussureggiante giardino colmo di vergini per
l’islamico, un tortuoso percorso di reincarnazioni per gli
induisti.
Per gli antichi Greci e per molti laici l’unica possibile
forma di immortalità è costituita dalla memoria dei posteri,
per qualche generazione o per millenni, privilegio riservato
ai grandi dell’umanità. Ed a questa immortalità ridotta…
possono accedere tutti gli esseri viventi, ne godono infatti
i miei splendidi rottweiler Lady ed Athos, che continuano a
vivere nel mio ricordo e nel mio cuore. Per i minerali e per
i metalli, come ci ammoniva l’impareggiabile Totò in una
toccante poesia: la morte semplicemente non esiste.
Oggi le scoperte della scienza, dalla ingegneria genetica
alla chirurgia dei trapianti, dalle tecniche di ibernazione
alla clonazione, ci aprono sconfinati orizzonti ed il sogno
dell’immortalità, assopito, prende forza e vigore.
Possedere un clone e poter trasferire nel nuovo involucro
le proprie esperienze rappresenta un sogno malizioso, ma
presto realizzabile.
L’etica lo vieta, vi saranno insuperabili problemi di
sovrappopolazione di disparità di accesso e tanti altri
ancora, ma nessuno potrà vietare ad ognuno di noi di sognare
l’immortalità.
Si è aperta una finestra su un mondo nuovo, del quale non
riconosciamo i confini, ma confidiamo di poter partecipare
alla più straordinaria avventura dell’umanità, da far
impallidire l’audacia di Ulisse. Il nostro cuore si riempie
di orgoglio e commozione, come Mosè dalla cima del monte
Nebo intravediamo la Terra Promessa.
Il Roma
15 febbraio 2006
Torna su
Infibulazione
Gentile dottore,
finalmente a Verona è stato
eseguito il primo arresto di una donna, nigeriana, che stava
per praticare, per 100 euro, l'infibulazione su una bimba di
un anno.
E' la prima volta che viene applicata la legge contro le
mutilazioni sessuali, una barbarie atavica che i nostri
ospiti credono di poter impunemente continuare a praticare
sul nostro territorio, certi che il nostro permissivismo
chiudesse un occhio... Bisogna finirla! Chi viene a lavorare
da noi deve lasciare a casa usanze incivili che mortificano
la donna.
I mass media predicano quotidianamente il rispetto delle
altrui usanze a discapito delle nostre tradizioni civili e
religiose.
Possiamo star certi che se uno degli ultimi cannibali che
abitano la nostra vecchia terra volesse trasferirsi presso
di noi, come tanti extracomunitari e continuare le sue
iperproteiche abitudini alimentari, il Papa nella sua
omelia domenicale incoraggerebbe ad accoglierlo
fraternamente ed a lasciargli libero un semaforo, non per
esercitare la rispettabile e ben pagata professione di
lavavetri, bensì per soddisfare le sue improcrastinabili
esigenze alimentari.
La Repubblica
5 aprile 2006(Nazionale) -
La Stampa
5 aprile 2006
Il Giornale 11 aprile 2006 - Il Mattino 18
aprile 2006 - Il Roma 21 aprile 2006
Torna su
Perchè il dolore?
Gentile direttore,
il dolore fisico è un penoso
fardello che accompagna la vita dell’uomo, dal primo pianto
del neonato all’agonia del vecchio, veglia come un oscuro
fantasma su ogni passo della nostra esistenza, pronto a
colpire. Problema ancora insoluto per il medico, quesito
tormentoso per il filosofo, consigliere mendace di pietà per
il credente.
Il dolore acuto di una scottatura, segnalandoci un pericolo
può avere un significato, ma il dolore esacerbante ed
afinalistico che accompagna le grandi patologie, in primis i
tumori e che si conclude dopo anni con la morte del
paziente, certamente non è di alcuna utilità.
La religione cristiana considera la sofferenza un viatico
per una vita ultraterrena felice; per secoli lo ha
addirittura invocato e perseguito, ricordiamo il cilicio e
l’autoflagellazione e ciò ha influito pesantemente sulla
nostra cultura, che non si è resa conto chiaramente che il
dolore fisico è il più mortale nemico dell’uomo e che per
debellarlo bisognerà prima esorcizzarlo e poi ingaggiare una
furiosa battaglia, utilizzando qualsiasi risorsa materiale
ed intellettuale.
Sarà necessaria prima una rivoluzione culturale, poi si
dovrà organizzare contro di esso ed il mito che lo
accompagna una implacabile campagna scientifica, che dovrà
cessare solo dopo una completa vittoria, quando la
sofferenza sarà cancellata per sempre e relegata come
mostruosità nei libri di storia della medicina.
I nostri nipoti rimarranno attoniti quando leggeranno che ai
nostri giorni si centellinava la morfina ai malati terminali
e si considerava soffrire un passaporto per il paradiso.
Il Mattino
14 maggio 2006
Torna su
Il sedere della cancelliera
Gentile dottore,
quasi tutti i quotidiani hanno
dedicato ampio spazio in prima pagina con foto e servizi dei
glutei della cancelliera Merckel, sorpresi al sole di Ischia
e non so se la cosa faciliti i consolidati rapporti di
amicizia tra i due paesi. Un dubbio però mi assale e rischia
di turbare i miei sonni. Chi ci assicura trattarsi
propriamente del deretano più votato della Germania? Chi può
mettere la mano sul fuoco... ed assicurarci dell'identità
delle importanti chiappe. Le fonti diplomatiche pare non
abbiano confermato, nè smentito! Ma forse i giornali
dedicando tanta attenzione ad un argomento del genere a
discapito dei tanti problemi che ci attanagliano vogliono
semplicemente prenderci per il cu...
Lo Strillo
aprile2006
Torna su
Gentile da Fabriano si, Tiziano no
Gentile dottore,
oggi quasi tutti i quotidiani
dedicano grande attenzione alla mostra, che si inaugura
venerdì, su Gentile da Fabriano, un minore noto solo agli
specialisti. Il Corriere della sera dedica addirittura
quattro pagine. Fino ad oggi quasi nessun giornale ha
dedicato viceversa un solo rigo alla mostra di Tiziano, un
gigante della pittura mondiale, forse perchè la rassegna si
svolge a Napoli, gloriosa capitale ieri, sfortunata città
oggi.
Achille della Ragione - Napoli
Il Messaggero
Torna su
Favoletta per bambini
Gentile dottore,
prima che a scuola i nostri
figli imparino la storia risorgimentale sui libri scritti
dai vincitori, vogliamo provare a raccontare loro una
favola, la sera prima di addormentarsi, quando finalmente si
sono spenti televisione, computer e videogiochi?
Un giorno un piccolo re valdostano piemontese, che non
parlava italiano ma francese, che portava il nome di una
regione della Francia, la Savoia e le cui casse statali
erano poco meno che disastrate decise di voler diventare il
re di tutti gli italiani, dalle Alpi alla Sicilia, in un
momento storico che il concetto di Italia era noto solo a
Mazzini ed a pochi altri intellettuali.
Avrebbe volentieri usufruito di un’investitura divina, ma
gli unti dal Signore erano di là da venire e nelle alte
sfere, almeno ad ovest del monte Ararat, da secoli non si
condividevano menzogne così sfacciate. Si decise ad
adoperare metodi sbrigativi ed efficaci e si rivolse ad un
guerrafondaio di professione, nativo di Nizza e dal carisma
indiscutibile. Lo armò, gli fornì denaro e protezione e lo
inviò a liberare… ed a civilizzare il Regno delle due
Sicilie ed a cacciare i Borbone. Fu necessaria qualche
strage, alcuni massacri, numerose violenze: Bronte,
l’Aspromonte, ecc, ma ne valse la pena.
Il nuovo re non era mai stato a sud di Roma, non conosceva
Amalfi o Barletta, a stento sapeva che la Sicilia era un
isola, ma ne ignorava la lunga storia, certo aveva sentito
parlare di Napoli, che, a differenza di Torino, piccola
città provinciale, era una grande capitale europea dell’arte
e della cultura. Ma tutte queste considerazioni sono
trascurabili quando, non richiesti, si devono liberare (ma
da cosa?) intere popolazioni.
Terminata l’opera di civilizzazione, si provvide a
trasferire nelle casse piemontesi il Tesoro napoletano e a
distruggere in poco tempo l’industria locale e ad impoverire
le risorse naturali ed il territorio. Si convinsero,
nell’arco di alcuni decenni, alcune decine di milioni di
meridionali che in America si viveva meglio ed era il caso
di trasferirsi nel nuovo mondo. Un genocidio in piena regola
di cui invano troverete traccia nei libri di storia.
La favoletta è terminata, il bambino dorme, ma speriamo che
quando si sveglierà ricorderà qualcosa del racconto.
Il Mattino
22 giugno 2006
Torna su
Nuove spese per i
contribuenti
L'elezione di Luxuria ha reso
urgente la creazione di ritirate per transessuali a
Montecitorio, perchè il neo deputato è stato cacciato sia
dalle toelette femminili che maschili.
Bocciata la proposta di creare una commissione mista formata
da un urologo, un ginecologo ed un sessuologo per stabilire,
in attesa dei lavori, in quale dei due bagni il parlamentare
possa recarsi per ottemperare alle improcrastinabili
esigenze fisiologiche.
Nelle more alcuni deputati del centro destra pare abbiano
regalato un pitale al collega con l'augurio di farne buon
uso.
Circolare Spigolosa
n. 34 - 5 maggio 2006
Torna su
Nemesi storica
Gentile dottore,
é significativo che dopo che
le grandi società del nord e gli organi federali hanno
spadroneggiato, vessando per decenni il Calcio Napoli,
facendolo precipitare e gioiendo della sua discesa negli
inferi della serie C, proprio dalla Procura di Napoli sia
partita l'indagine sulle malefatte, i brogli, e le
nefandezze di squadre blasonate e dei vertici del calcio
italiano.
Imbroglioni!!
Speriamo che i giudici, con prove inoppugnabili, non si
fermino e mettano un poco d'ordine in un mondo caotico, dove
il raggiro e la truffa hanno regnato per troppo tempo
sovrani
Corriere del Mezzogiorno 17
maggio 2006 - La
Stampa
Torna su
Codice da Vinci
Gentile dottore,
quando la gente non crede più
a Dio non è che non creda più a niente, anzi, purtroppo
crede a tutto. una dimostrazione lampante è costituita dallo
straordinario successo mediatico del film sul Codice da
Vinci, una rozza miscellanea di castronerie e maldicenze che
molta gente crede vere per una insopprimibile sete di sacro,
anche se riveduto e corretto. E le file dai medici
omeopatici, dalle maghe e dai chiromanti ed il fiorire
inarrestabile di nuove credenze religiose ?
Cosa altro sono se non il segnale di un'umanità allo sbando,
che ha perso tutti i valori e naviga a vista come nave senza
nocchiero.
Circolare Spigolosa
n. 39 del 2 giugno 2006
Torna su
Maledetta festa
Gentile Presidente,
la scongiuriamo, non venga più
a farci visita, se la sua venuta a Napoli deve comportare
per settimane un disagio intollerabile per i napoletani, a
seguito dello sciagurato blocco della circolazione terreste
ed addirittura marittima provocato dall’inutile festa della
Guardia di finanza.
Paralizzare una città per giorni è criminale, abusare della
proverbiale pazienza partenopea è rischioso.
Aboliamo queste inutili sfilate, che dilapidano denaro
pubblico e non interessano a nessuno, nemmeno ai generali ed
ascoltiamo il grido di dolore degli automobilisti
intrappolati in auto rese roventi dall’implacabile sole
estivo.
Corriere del Mezzogiorno
21 giugno 2006
Torna su
I misteri dell’amore
Gentile direttore,
l’amore è il motore che muove
l’universo e la vita degli uomini e la sua straordinaria
potenza è sotto gli occhi dei laici e dei credenti.
Immortalato dal sommo poeta:”L’amor che move il sole e
l’altre stelle”, indagato da filosofi di ogni tempo e di
ogni luogo ha cambiato nome e definizione, ma è rimasto
sempre lo stesso, immutabile. Eros per gli antichi, agape
per i cristiani, libido per i contemporanei.
Si manifesta in varie forme e con diversa intensità, ma come
tutte le cose dell’universo risponde ad una finalità.
Nell’uomo, come nell’animale, l’attrazione verso l’altro
sesso risponde alla necessità di perpetuare la specie, così
l’amore verso i figli permette loro di raggiungere l’età
adulta.
Vi è però una forma di amore particolare, intensissimo e
spesso fugace, che scocca all’improvviso tra un uomo ed una
donna. Un’attrazione irresistibile che molti di noi hanno
conosciuto almeno una volta nella loro vita.
I poeti provenzali lo hanno glorificato, mentre gli
scienzati, medici e psicologi, negli ultimi anni,
impietosamente, lo hanno analizzato minuziosamente, cercando
di ricondurlo alla realtà materiale di neuro ormoni,
ferormoni, mediatori chimici ed altre diavolerie del genere.
Ne hanno calcolato con precisione modalità d’insorgenza e
frequenza di durata. Pare che difficilmente superi i 18 - 24
mesi, raramente sia reciproco e comporti sempre una tempesta
di sintomi imponente: aumento della pressione, dei battiti
cardiaci, palpitazioni, capogiri, anoressia.
Non hanno saputo però rispondere al perchè scatti
all’improvviso, cambiando la vita di due persone.
La finalità riproduttiva è categoricamente da escludere e
nessun innammorato sarebbe soddisfatto da una risposta
basata sulla mera casualità.
Tra i misteri della vita umana questo è senza dubbio il più
affascinante, godiamocelo quando ci tocca e finchè dura
senza cercare inutili spiegazioni.
Il Golfo
(come articolo) 3 luglio 2006
Torna su
Un Cavallino scomparso nel
nulla
Gentile dottore,
Bernando Cavallino è uno dei
più famosi artisti del Seicento napoletano, il secolo d’oro
della pittura partenopea e le sue quotazioni, quando
raramente compare sui mercati internazionali, sono da
record.
Nel 1938 a Napoli, al Maschio Angioino, si tenne una grande
mostra su tre secoli di pittura napoletana (XVII - XVIII -
XIX). Fu un evento di grande risonanza, uno dei fiori
all’occhiello del regime. Tra i tanti quadri giunse in
città, per essere esposta nella rassegna, un’Adorazione dei
pastori (cm. 97-72) di proprietà del comune di Monopoli. Era
stata identificata negli anni Venti da un restauratore, il
professor Gregori, che ne identificò l’autografia e la
segnalò ai curatori dell’esposizione.
Giunta a Napoli, non figura però nel catalogo, ma risulta
regolarmente rispedita a Monopoli, dove non è mai giunta. Le
poste e gli spedizionieri a volte fanno dei ritardi, ma
ottanta anni sono francamente troppi.
Della scomparsa nel nulla della preziosa tela non si è mai
parlato e la vicenda ritorna attuale soltanto grazie al
fiuto ed alla caparbietà di un cittadino della ridente
località pugliese, che ha rintracciato i verbali di consegna
del comune e le reiterate richieste di restituzione, tutte
senza risultato e mi ha segnalato l’inconsueta vicenda.
Fortunosamente siamo venuti in possesso della foto
dell’opera, che anche se di qualità scadente, può costituire
una utile traccia per ricostruirne il cammino.
Durante la rassegna trapelò che il quadro era piaciuto molto
ad un potente podestà, che era tornato più volte ad
ammirarlo, ma non possiamo credere che ci sia stato il suo
zampino nella scomparsa del prezioso dipinto.
La caccia al tesoro può partire, sperando nel lieto fine,
serve l’aiuto e la collaborazione di studiosi, antiquari,
collezionisti, oltre naturalmente dei carabinieri, ai quali,
anche se da pochi giorni, il furto è stato denunciato.
Il Golfo
5 luglio 2006
Torna su
Attacco alle lobby
Gentile dottore,
finalmente, come un fulmine a
ciel sereno, è giunto il provvedimento del governo che
colpisce le numerose consorterie che affossano il paese con
i loro medioevali privilegi, togliendo lavoro ai disoccupati
e frenando l’economia.
La decisione era inaspettata, stancamente leggevamo delle
penose diatribe parlamentari sulla spedizione in Afganistan
o le intercettazioni delle aspiranti ballerine, più abili
con la bocca che con le gambe, rimaste coinvolte dal
polverone giudiziario sul nobile puttaniere, quando i
telegiornali della sera annunciano che si fa sul serio.
Cominciano a tremare farmacisti e notai, tassisti e
banchieri, evasori fiscali cronici e speculatori di ogni
genere, fino ad ieri arroccati sulle loro rendite di
posizione, incuranti di milioni di giovani fuori dal mercato
del lavoro e di un paese in agonia.
Il governo di sinistra miete successo con una politica
liberale di grande coraggio e speriamo sappia resistere a
minacce e ritorsioni. L’idea più esaltante è che le parcelle
si debbano obbligatoriamente pagare con assegni e la stessa
procedura debbono rispettare le ditte che abbiano appalti.
I farmacisti ai quali tanto è a cuore la nostra salute ci
spieghino perchè qualsiasi laureato non possa aprire un suo
esercizio, i notai che vigilano sulla trasparenza degli atti
ci dicano perchè il loro numero non possa aumentare, i
tassisti perchè in tante città l’attesa debba essere
interminabile ed infine i professionisti comincino anche
loro a pagare le tasse.
Continuate così, bravi da uno che ha sempre votato per il
centro destra.
Torna su
Nuove regole nel calcio
Gentile
dottore,
l’euforia per la vittoria ai
mondiali non deve farci dimenticare giorni e giorni di
partite penose, portate stancamente a reti inviolate ai
supplementari e poi la spietata roulette dei rigori. La
grande preparazione atletica, l’abile sfruttamento
dell’assurda regola del fuorigioco e l’esasperato
difensivismo hanno fatto prevalere un gioco sterile,
continuamente interrotto da falli, spesso eccessivi ed hanno
fatto appassire la fertile pianta dei grandi virtuosi del
pallone in grado di far sognare milioni di tifosi.
Urgono nuove regole per rivitalizzare il gioco ed aumentarne
la spettacolarità, che come tutte le discipline sportive è
legato alla realizzazione del punto.
Diminuire il numero
dei giocatori ad un massimo di nove per squadra.
Dai tempi di Meazza e Piola ogni calciatore corre una
distanza quasi tripla ed è presente in ogni fase del gioco,
creando inestricabili affollamenti.
Abolire il
fuorigioco ad eccezione dell’area di rigore.
La tecnica dei nuovi allenatori compatta i giocatori in aree
ristrettissime e super affollate, nelle quali un dribling è
pura fantasia.
Effettuare la
rimessa laterale con i piedi.
Nessun difensore spedirebbe continuamente la palla fuori
campo col rischio di rivedersela in piena area di rigore.
Ogni cinque falli
una punizione pericolosa.
Per diminuire l’eccessivo ricorso al fallo prevedere una
specie di rigore da tirare, senza barriera, dal limite
dell’area di rigore.
Permettere maggiori
cambi, anche temporanei.
Questa semplice regola in vigore con successo nella
pallacanestro, permetterebbe ritmi veloci e maggiore
spettacolarità.
Ed in occasione della finale dei campionati mondiali
prevedere, in caso di parità dopo i tempi supplementari, la
ripetizione dopo due giorni della partita ed in caso di
nuovo pareggio la non assegnazione del titolo o la vittoria
ex equo.
Il Mattino
31 luglio 2006 - Lo Strillo 31 luglio 2006
Torna su
Parto indolore
Gentile direttore,
mi sia permessa una piccola
giunta alle dissertazioni ospitate sul suo giornale nei
giorni scorsi da illustri colleghi sul parto indolore. Mia
figlia residente in Belgio, nonostante il padre ginecologo,
ha deciso, pochi giorni fa di partorire a Bruxelles, dove ha
praticato il parto indolore grazie all'anestesia epidurale,
una tecnica per Napoli fantascientifica, mentre all'estero
routine quotidiana. E questo non solo negli Stati Uniti, ma
in tutta l'Europa civile. Da noi, oltre ad una
disorganizzazione assoluta pesa ancora la maledizione
biblica: Donna partorirai con gran dolore.
Di conseguenza record mondiali di ricorso al cesareo, in
parte perché i medici, per impreparazione, non si sentono
sicuri ad affrontare il parto spontaneo, ma soprattutto per
le pressanti richieste delle donne che vogliono evitare il
dolore.
Il Mattino
19 agosto 2006
Torna su
Guantanamo e Poggioreale
Gentile
dottore,
giorni
fa il ministro D’Alema, in visita negli Stati Uniti, ha
severamente ripreso la signora Condoleeza Rice, invitando il
Presidente Bush a chiudere lo scandaloso campo di
concentramento di Guantanamo, dove vengono torturati i
prigionieri e violati i più elementari diritti umani. Ma
perché il nostro uomo politico non si reca in visita nel
carcere di Poggioreale, dove, quotidianamente,
pervicacemente, ostinatamente vengono praticate agli ospiti…
ben più gravi violenze, ben più subdole torture, in termini
di affollamento ed annientamento della dignità umana.
Attorno al “Pianeta carcere “ da sempre vige un silenzio
assordante dei mass media e delle istituzioni. Inoltre, ed
è l’aspetto più triste della vicenda, da parte dell’opinione
pubblica vi è non solo disinteresse, ma la volontà di non
interessarsi, di non sporcarsi le mani ed il cervello al
contatto di problematiche che riguardano chi ha sbagliato
ed ha contratto un debito verso la società. In tal modo si
commette il grave errore di dimenticare una drammatica
verità, costituita dal fatto che i 2/3 dei detenuti sono in
attesa di giudizio - per cui, secondo la nostra
Costituzione, innocenti - e, di questi, oltre il 60% sarà
assolto alla fine del giudizio, naturalmente dopo essere
stati distrutti, moralmente e fisicamente e con loro, i loro
familiari.
La vita dei carcerati è una realtà scottante, ma alla pari
dell’eutanasia, dell’omosessualità, della follia, della
droga, dell’aborto non interessa, in maniera trasversale,
l’intera classe politica, perché non solo non procura voti,
bensì fa perdere consensi non appena si accenna
all’argomento.
Il livello di civiltà e di democrazia di un Paese si valuta
a seconda del modo in cui vengono trattati i più deboli e
non esiste categoria più abbandonata e negletta della
popolazione carceraria, privata non solo del bene più
prezioso per un individuo: la libertà, ma costretta, per il
disumano sovraffollamento delle nostre infernali “caienne”,
a subire una infinità di pene accessorie più varie, dalle
violenze sessuali alla sporcizia obbligatoria, stipati come
bestie in gabbia, fino a limiti allucinanti di 16 persone in
una cella di 4 metri per 4, più una squallida ed angusta
latrina per i bisogni corporali, per lavarsi e per lavare le
stoviglie dopo i pasti.
Napoli, come sempre, quando si tratta di record negativi è
in testa alla classifica con il sovraffollamento da quarto
mondo dei suoi penitenziari, al cui confronto i gironi
infernali danteschi impallidiscono miseramente.
Il carcere di Poggioreale, come riferito ufficialmente
all’inaugurazione dell’anno giudiziario, può contenere al
massimo 1276 detenuti, ma ne ha avuti in media 2199. Quest’anno,
pur rimanendo invariata la capienza, abbiamo appreso che si
è raggiunto il record di 2386 detenuti. Eureka!!
In queste disperate condizioni, prive di qualsiasi dignità,
naturalmente qualsiasi tentativo di recupero è mera utopia:
diritto allo studio, al lavoro, ad un minimo spazio vitale
rappresentano chimere irraggiungibili.
E così ogni giorno si calpesta e si ignora sfacciatamente il
terzo comma dell’articolo 27 della nostra Costituzione, il
quale recita solennemente: ”… le pene non possono consistere
in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere
alla rieducazione del condannato”.
Inoltre, alle disperate condizioni di vita nei penitenziari
si associano ulteriori disfunzioni, quali la esasperante
lentezza con cui i giudici di sorveglianza esaminano le
posizioni dei detenuti, che avrebbero diritto ad uscire dal
carcere ed usufruire del regime di semilibertà.
Anche tutti gli altri istituti di pena campani soffrono di
condizioni di sovraffollamento più o meno gravi e di
condizioni di vivibilità ai limiti dell’incubo.
Un discorso a parte merita il famigerato “41bis”, un regime
di ulteriore grave restrizione delle libertà personali in
aggiunta a tutte le limitazioni della carcerazione. Una
normativa ignota negli altri Stati europei, che, applicata
con severità, può sconfinare in un trattamento che nel
diritto internazionale ha un nome ben preciso : tortura,
anche se solo psicologica.
Alla fine di questo angoscioso tunnel non si riesce ad
intravedere che una luce fioca, la cui esiguità sembrerebbe
togliere ogni speranza ai detenuti ed ogni desiderio di
proseguire la lotta ai pochi uomini di buona volontà, che da
tempo combattono, ad armi impari, contro inique
ingiustizie.
Ed i benpensanti si scandalizzano appena si accenna ad un
qualsiasi provvedimento di grazia, evidentemente il Papa che
l’aveva invocata davanti al Parlamento era un povero pazzo,
illuso e visionario.
Una sola proposta che possa suonare da minaccia: cosa
aspettiamo a portare lo Stato italiano davanti alle Corti di
giustizia internazionali!?
L’Opinione
21 luglio 2006 - Il
Golfo (come articolo) 26 luglio 2006
Torna su
L’olocausto di Bagnoli
Gentile direttore,
un esempio calzante di luogo
incantevole ridotto in brandelli dall’incuria degli uomini,
è costituito dalla costa di Coroglio, una spiaggia che, fino
all'inizio del Novecento, era la meta spensierata della
borghesia napoletana, per divenire, intorno agli anni
Trenta, un mostro, un tetro gigante di ferro che occupava
due milioni di metri quadrati di territorio e che vomitava a
mare, senza sosta, giorno e notte per settant'anni, venti
milioni all'ora di veleni: cloro, ammoniaca, solfuri, fenoli,
idrocarburi, mentre le gigantesche ciminiere inviavano in
forma gassosa un'eguale quantità di veleni verso il cielo.
Senza tenere conto dei guasti ambientali provocati dal
collega inquinatore, la Cementir, oggi un terrificante
scheletro di amianto, spacciato dai politici per decoroso
esempio di archeologia industriale.
E dopo la lenta agonia che ha sottratto allo Stato, cioè a
tutti noi, migliaia di miliardi spesi inutilmente per
difendere un impianto antieconomico, ne è residuato un
mostro ecologico che grida vendetta al cospetto di Dio e
degli uomini per lo scempio paesaggistico e per lo
scriteriato abbandono di una significativa fetta di
territorio urbano, la più bella della città , che potrebbe,
correttamente utilizzata, mutare il volto del nostro futuro
ed assicurare un duraturo benessere alle future generazioni.
Assistere quotidianamente alle diatribe tra politici ed
affaristi sulla destinazione di luoghi una volta incantevoli
è uno spettacolo triste ed avvilente da scoraggiare il più
accanito degli ottimisti. Oramai tutto il golfo è una cloaca
a cielo aperto, una lurida fogna urbana, amministrativa e
morale.
Ogni bellezza è stata distrutta, ogni onestà inquinata dal
vetriolo della camorra, i napoletani possono adoperare occhi
e cuore solo per piangere.
Lo Strillo
gennaio 2007 - Orizzonti Nuovi 2 febbraio 2007
Torna su
Inefficienza o camorra?
Gentile direttore,
Ischia durante l’estate
raggiunge i 500.000 abitanti e lungo le sue coste si muovono
migliaia di natanti, dal gozzo dell’impiegato o del piccolo
commerciante alle lussuose imbarcazioni da nababbo, lunghe
decine di metri e cariche di donne tenebrose ed
affascinanti. E, nonostante la grande confusione e
l’inevitabile aumento dell’inquinamento, ci sarebbe da
rallegrarsi, segno che l’economia, principalmente quella
sommersa, non va così male come vogliono convincerci i
nostri amati governanti ideatori della prossima severa
finanziaria.
I guai cominciano quando questi mezzi, che bruciano fiumi di
carburante, devono fare il pieno. Infatti in tutta l’isola,
dotata, tra i vari comuni, di quasi dieci porti, alcuni in
grado di ospitare 7- 800 barche, esiste una sola pompa
marina per il rifornimento. Una situazione paradossale alla
quale porre al più presto rimedio.
Una stazione di servizio a Lacco Ameno si era a tal uopo
trasferita dalla piazza principale, dove intralciava la
circolazione, sul bordo del mare, per servire automobilisti
ed imbarcazioni, ma, inspiegabilmente non ha ottenuto
l’autorizzazione a servire i natanti.
Una follia che puzza, più che di inefficienza, di camorra.
Torna su
L’emergenza infinita
Gentile dottore,
la situazione dello
smaltimento dei rifiuti in Campania si aggrava giorno dopo
giorno, le notizie si accavallano come in un triste
bollettino di guerra, dalla chiusura indagine su Bassolino e
company, alle ennesime dimissioni del commissario
straordinario Catenacci, raggiunto anche lui da una
comunicazione giudiziaria. E mentre i rifiuti affollano di
nuovo spavaldi le strade, la prossima gara per il mega
appalto da 9000 miliardi di vecchie lire rischia di andare
di nuovo deserta.
Ma nessuno vuole parlare dell’aspetto più drammatico della
vicenda, costituito dalla sterminata massa di rifiuti
tossici, che negli ultimi decenni la criminalità
organizzata, complici le istituzioni disattente… ha
disseminato per le campagne del casertano e nei comuni della
periferia napoletana. Un carico di veleni, che ha
trasformato terre ubertose, tra le più fertili d’Europa, in
lande desolate e deserte.
Toner da tutta Italia che hanno dato un acre odore
d’inchiostro ad intere cittadine, montagne di fazzolettini
intrisi di pus e latte rancido dalle stalle della ricca
Padania, che invadono campagne e villaggi, scorie nucleari
che portano morte e malattie, addirittura scheletri e teschi
provenienti dal periodico riciclo dei cimiteri del regno di
Bossi.
La magistratura solo recentemente si è resa conto della
gravità della situazione, intervenendo attivamente, dopo che
per anni, carabinieri, polizia, corpo forestale e guardie
municipali hanno permesso a migliaia di Tir, provenienti da
mezza Europa, di scaricare indisturbati i loro micidiali
carichi di rifiuti tossici e nucleari, “in grado di
sterminare intere popolazioni”(Newsweek), di provocare
“l’insorgere di malattie endemiche tremende”(Lancet oncology,
Settembre 2004), creando situazioni di degrado ambientale
tali da “far presagire un esodo biblico dalla Campania”
(Assise di Palazzo Marigliano, 2006).
Un grido disperato di dolore che parte da Napoli e dalla
Campania e che non può, che non deve più rimanere
inascoltato.
La Repubblica
4 ottobre 2006 - Lo Strillo 7 ottobre 2006
Torna su
Un sorriso
Gentile
direttore,
all’ingresso di una camera dell’ospedale San Raffaele di
Milano ho letto una poesia dolce ed accattivante di anonimo,
a me ha dato molto coraggio, mi permetto di proporla a
tutti.
Un
sorriso
Un sorriso non
costa nulla e rende molto
arricchisce chi lo riceve
senza impoverire chi lo dona.
non dura che un istante
ma il suo ricordo è talora eterno
nessuno è così ricco da poterne fare a meno
nessuno è così povero da non poterlo dare
crea felicità in casa, è sostegno negli affari
è segno sensibile dell’amicizia profonda
un sorriso dà riposo alla stanchezza
nello scoramento rinnova il coraggio
nella tristezza è consolazione
d’ogni pena è naturale rimedio
ma è un bene che non si può comprare
né prestare, né rubare
poiché esso ha valore solo nell’istante in cui si dona
e se poi incontrerete talora
chi non vi dona l’atteso sorriso
siate generosi e date il vostro
poiché nessuno ha tanto bisogno di sorriso
come chi non sa darlo ad altri
Il Mattino
2 gennaio 2007
Torna su
Svizzera addio
Gentile
dottore,
sabato scorso ho partecipato
in un grande albergo cittadino, alla cerimonia di commiato
del console svizzero, che mi onorava della sua amicizia.
Autorità in pompa magna, dai generali delle varie armi agli
alti gradi della magistratura, il corpo consolare al
completo, signore d’annata ingioiellate e signori
elegantemente vestiti. Tutta la Napoli che conta, o almeno
che crede di contare.
Un bel discorso ai presenti e quando tutti attendevano la
presentazione del nuovo console la doccia fredda,
inaspettata. Dopo duecento anni di presenza, la Svizzera,
tenuto conto dei rapporti commerciale ridotti a zero tra la
nostra città e la confederazione, ritiene opportuno chiudere
definitivamente la sede diplomatica. Ed ancora più grave e
preoccupante la notizia, circolata tra i presenti, che anche
altre importanti nazioni si apprestano ad abbandonare Napoli
al suo triste destino di degrado e decadenza.
Sembra poco cosa, viceversa è il segno ineludibile di un
declino della nostra amata città, un giorno gloriosa
capitale, oggi unicamente indiscussa capitale della
spazzatura.
Corriere del Mezzogiorno
- 27 dicembre 2006
Torna su
Prostituzione o schiavitù?
Gentile direttore,
parlare oggi di
regolamentazione della prostituzione è argomento tabù, più
della liberalizzazione della droga o della liceità
dell’eutanasia. Si scatenano con pari veemenza femministe e
bacchettoni, ipocriti e modernisti, senza voler considerare
che dai tempi della senatrice Merlin, che fece chiudere le
case chiuse…,la situazione sociologica italiana è mutata
radicalmente.
Allora le prestatrici d’opera dei casini provenivano in gran
parte dalla provincia e prevalevano, in un’Italia perbenista
e bigotta che non esiste più, le sedotte ed abbandonate.
Oggi siamo obbligati a confrontarci con un turpe ritorno
allo schiavismo, gestito dalle mafie straniere, con punte di
ferocia impensabili cinquanta anni fa. Ci troviamo davanti a
legioni di giovanissime, spesso ultraminorenni, provenienti
dall’Europa dell’est e dall’Africa, condotte da noi da
mercanti di carne umana senza scrupoli con l’illusione di un
lavoro onesto e costrette a prostituirsi sulla pubblica
strada, sorvegliate a vista da implacabili aguzzini. Senza
considerare, in epoca di par condicio, la
prostituzione maschile ed omosessuale. Il tutto naturalmente
senza alcun controllo medico e fiscale, mentre il nostro
benemerito governo è alla caccia di evasori fiscali
dappertutto salvo che tra i magnacci ed i lenoni.
Possiamo continuare a fingere che questo immondo
sfruttamento non ci riguarda e girare la testa davanti a
spettacoli indegni di un paese civile? Possiamo permettere
che questa situazione si sviluppi e si consolidi dando forza
e nutrimento alla delinquenza straniera?
Possiamo ignorare i provvedimenti che altri paesi europei,
ben più civili di noi, hanno da tempo applicato, con enorme
beneficio per la salute pubblica e per l’erario? Permettere
che la situazione attuale proliferi in maniera selvaggia,
senza regole e senza limiti, non avvantaggia i cittadini
onesti, che debbono decidersi ad affrontare il problema in
nome dell’igiene materiale e morale, ma soprattutto della
civiltà.
La Circolare Spigolosa
3 gennaio 2007 - Il Giornale 5 gennaio 2007
Torna su
Tristi pensieri sulla
vecchiaia
Gentile
dottore,
da tempo (anni) meditavo di
scrivere sulla vecchiaia; questo ritardo mi ha permesso di
avvicinarmi maggiormente a questo imbarazzante periodo della
vita dell’uomo, della cui esistenza egli stesso è
responsabile.
Se osserviamo gli animali in libertà, senza dimenticare che
anche noi lo siamo, ci accorgiamo che non conoscono né
vecchiaia, né lunghe malattie ed invece, con il nostro
incauto comportamento, abbiamo condannato a queste
maledizioni anche gli animali domestici.
Uno dei pensieri che più mi rattrista al mattino è che il
tempo, inesorabile, non scorre eguale per tutti i viventi.
Il giorno appena trascorso equivale a sette giorni per il
mio fedele amico Portos; oggi abbiamo in proporzione la
stessa età, ma il suo tempo scorre impietosamente più
veloce.
La natura nella sua infinità saggezza, o Dio se vi fa più
piacere, non aveva previsto per l’uomo che si potessero
superare i 30 - 40 anni: la menopausa per le donne, la
calvizie per gli uomini, la presbiopia per entrambi sono
aberrazioni non programmate.
L’uomo viveva nel vigore della giovinezza e moriva nel pieno
delle proprie forze, non conosceva l’umiliazione del degrado
fisico e la morte per consunzione. Poi la civiltà, la
prosperità e la medicina hanno aggiunto anni alla vita senza
aggiungere vita agli anni, dando luogo alla vecchiaia, una
maledizione tra le più difficili da tollerare.
Il nostro corpo invecchia, ma dentro molti di noi rimangono
giovani. Ci è vietato guardare le ventenni con cupidigia, ma
la bellezza ancora ci attrae irresistibilmente; non abbiamo
davanti a noi molti anni da vivere, ma non ci rassegniamo
all’idea di morire.
Spesso riusciamo a sopravvivere decentemente, ma quando
siamo costretti dall’avanzare inesorabile degli anni e dalle
malattie a subire mille limitazioni, ci sentiamo degli
abusivi della vita. Raramente siamo tanto saggi da
apprezzare ciò che ci resta ed a temere di perderlo. Ma la
mazzata più forte che ci riserva la vecchiaia è la perdita
del proprio compagno. Non vi è saggezza che possa
confortarci, non siamo fatti per restare da soli. Abbiamo
rinunciato al branco, ma siamo programmati per vivere in
coppia, è scritto a chiare lettere nel nostro Dna.
Si può essere felici su di una sedia a rotelle, se vi è
qualcuno che ci spinge amorevolmente. Si riesce a vivere con
qualsiasi menomazione, se a confortarci vi è il nostro
compagno, ma è una pena feroce continuare a vivere la
vecchiaia per il sopravvissuto.
Chi muore per primo non capisce la sua fortuna; dovunque
egli vada il compagno che resta va all’inferno.
Maledetta vecchiaia.
Orizzonti Nuovi
2 febbraio 2007(come articolo) - Senatus gennaio
2007(come articolo)
- Il Mattino 30 marzo 2007
Torna su
Viagra a volontà, ma da
consumare in famiglia
Gentile
dottore,
mentre il bilancio dello Stato
affonda sempre più, alcune ricche regioni del Nord hanno
previsto che il Viagra diventi mutuabile.
Siamo del parere che il farmaco non sia per niente
pericoloso, purché non si sbagli il dosaggio, il luogo, ma
soprattutto la partner con cui godere dei noti effetti
tumescenti.
Quando il prodotto comparve sul mercato i mass media
orchestrarono una massiccia campagna denigratoria, cercando
di far passare per veri alcuni assiomi rivelatasi poi del
tutto falsi:
1) La
pericolosità della sostanza, soprattutto per i malati di
cuore.
2) Il
nessun effetto sui soggetti normodotati.
Viceversa tutte le statistiche successive hanno dimostrato
trattarsi di un farmaco utile per i soggetti coronaropatici
(non dimentichiamo che si tratta di un potente
vasodilatatore), ad eccezione dei pazienti trattati con
nitroglicerina, il famigerato cerotto, che oramai i
cardiologi più illustri, Attilio Maseri in testa, ritengono
di nessuna efficacia, mentre negli uomini normali coadiuva a
rendere l’erezione più valida e prolungata.
Una vera e propria panacea per gli uomini, giovani o
attempati, ma potrebbe avere effetti apprezzabilissimi anche
per le loro abituali compagne. Purtroppo il prodotto viene
rigorosamente adoperato fuori dalle mura domestiche,
complici le centinaia di migliaia di giovani straniere,
dalle forme acconce e dai facili costumi, che da alcuni anni
hanno invaso l’Italia alla spasmodica ricerca di un uomo da
buggerare, contribuendo vistosamente allo sfascio di decine
di migliaia di matrimoni, anche, a volte, collaudati da
numerosi lustri passati assieme.
Invitiamo perciò tutte le donne, elettrici e contribuenti a
sollecitare le parlamentari del gentil sesso a proporre un
disegno di legge, che preveda, oltre alla ricetta del
medico, la prescrizione anche della moglie.
Ed infine attenzione al costo del prodotto, che in Italia è
commercializzato ad un prezzo circa dieci volte superiore a
quello praticato sul mercato internazionale.
Torna su
Curarsi a Napoli è pericoloso
Sono
l’amico medico che ha consigliato al giornalista Goffredo
Locatelli di recarsi al San Raffaele di Milano per
sottoporsi ad intervento di by pass, anzi poiché ero affetto
da eguale patologia mi sono ricoverato anche io. Essendo
meno coraggioso ho preferito sottopormi ad angioplastica,
una tecnica meni invasiva, che a Napoli i colleghi
ritenevano non applicabile. Non mi resta che fare mio il
perentorio invito di Eduardo:fuitevenne. Almeno per curarsi
non esiste luogo più pericoloso di Napoli, parola di medico
ammalato.
La Repubblica
6 marzo 2007
Torna su
Spazzatura addio
Gentile dottore,
le dimissioni di Bertolaso, anche se
destinate a
rientrare, aprono un nuovo grave e doloroso capitolo
nell'infinita
emergenza dei rifiuti in Campania. Per far decantare il
problema vorrei
porre all'attenzione generale una soluzione, che potrà
apparire
provocatoria, ma che mi sembra l'unica percorribile in tempi
brevi:
inviamo a Gheddafi la nostra spazzatura.
Lo sterminato deserto libico
può ospitarla tranquillamente ed assorbirla, il trasporto
via mare ha
costi enormemente inferiori a quello via treno adoperato
mesi fa verso
la Germania.
Il nostro vicino sarà ben felice di incassare un po' di
denaro ed in cambio, per ringraziare, sicuramente ci invierà
una
manciata di immigrati clandestini per rimpolpare le fila
della nostra
malavita e per incrementare la disoccupazione
Torna su
E ora dedichiamo una piazza
anche a Lauro
Caro direttore,
il consiglio comunale
napoletano ha stabilito di dedicare una piazza a Bettino
Craxi. Sorvolando sulla circostanza che il personaggio,
oltre che un energico capo di Stato è deceduto all’estero
per sfuggire a numerose condanne passate in giudicato,
bisogna sottolineare che non si è mai dedicato alla nostra
sventurata città, che continua ostinatamente a dimenticare
Achille Lauro, sindaco plebiscitario, grande armatore e
napoletano doc. Egli ha dedicato alla sua amata città la sua
lunga vita e sul suo operato una serie di falsità storiche
non permettono ancora di fare piena luce.
Corriere del Mezzogiorno
- 27 marzo 2007
Torna su
Certificati
falsi a volontà
Gentile dottore,
si blatera da giorni su certificati fasulli
di medici compiacenti o
autocertificazione da parte del lavoratore e non si
considera la
possibile soluzione del problema: i primi tre giorni di
assenza dal
lavoro non sono pagati. Una norma presente in molte nazioni
europee
che avrebbe il vantaggio di far guarire milioni di malati
immaginari,
di ripristinare la legalità e di dare una potente scossa
all'economia con la drastica riduzione dell'assenteismo.
La
Repubblica 13 aprile 2007 – Corriere del Mezzogiorno
14 aprile 2007 –
La Stampa 18 aprile 2007 – Il Messaggero 25
aprile 2007 -Il Mattino 1 maggio 2007
Torna su
Il
calvario del condono
Gentile direttore,
il comune di Napoli per
rivalutare la zona di Ponticelli ha pensato bene di
localizzarvi l’ufficio per le pratiche di condono. Dopo
decine di anni, durante i quali è stato tutto fermo,
l’amministrazione, sindaco in testa, ha pensato bene di
richiedere ai cittadini di reiterare la domanda presentata
anni fa, oltre a vari oneri e balzelli, senza assicurare che
la pratica vada a buon fine, per cui i cittadini, decine di
migliaia, sono costretti a recarsi nel bronx metropolitano
per richiedere copia degli atti da consegnare al
commercialista. Arrivare presso gli uffici è quanto mai
avventuroso, non vi si giunge nemmeno col più moderno
navigatore, perché da poco è cambiato il nome della strada,
se si è invece utilizzato un taxi, al ritorno è inutile
chiamare le varie cooperative non essendo mai in zona alcuna
vettura.
Allo sportello, presentata la domanda, si è avvertiti che ci
vogliono non meno di quaranta giorni per avere le carte. Un
funzionario spiega poi che sulle cifre dovute al comune
saranno applicati interessi del 10% annui, nonostante il
cittadino solerte non ha mai potuto pagare e nemmeno sapere
quando e quanto. Nel tempo trascorso l’importo è più che
raddoppiato ed alcune volte anche triplicato nel caso di
condoni d’annata.
E mentre i nostri amministratori già gioiscono al pensiero
del bottino attuale e dell’Ici futura ai cittadini non
restano che lacrime, bestemmie ed improperi.
Repubblica
3 maggio 2007 – Lo Strillo maggio 2007
Torna su
Abusi e privilegi
Gentile direttore,
pochi giorni fa il Parlamento
ha votato all’unanimità e senza astenuti un aumento per i
parlamentari di circa 1200 euro al mese, giungendo ad uno
stipendio che, tenendo conto di rimborso spese d’affitto,
indennità di carica e denaro per il portaborse sfiora i
ventimila euro al mese.
Stranamente la mozione è stata camuffata in modo tale da non
risultare nei verbali ufficiali.
Inoltre i nostri rappresentanti godono della gratuità di:
cinema, teatro, autobus, cellulare, francobolli, aerei
nazionali, autostrade, piscine e palestre, treni, ricoveri
in clinica, assicurazione infortuni e decesso. Pare che
debbano pagare solo la frequentazione di prostitute o
transessuali a secondo dei gusti.
Nel ristorante annesso al Parlamento, frequentato
assiduamente anche da ex onorevoli, nel solo 1999, hanno
mangiato e bevuto a nostre spese per un totale di un milione
e mezzo di euro.
Se passiamo alla situazione previdenziale lo scandalo grida
vendetta considerando che si riservano la pensione dopo 35
mesi, mentre obbligano i loro sudditi a sgobbare, per il
momento, per 35 anni.
In aperta violazione della legge sul finanziamento ai
partiti incassano oltre 100.000 euro con il rimborso delle
spese elettorali.
Inconcepibili i privilegi a vita per le alte cariche, ad
esempio si mormora che la signora Pivetti, nonostante oggi
si occupi di ben altro, ha ancora ed avrà per tutta la vita,
un ufficio, una segretaria, l’auto blu ed una scorta.
La classe politica, mentre predica risparmi, taglia spese e
comprime stipendi, è costata al contribuente un miliardo e
trecento milioni di euro, tenendo conto che la sola Camera
ingoia 2215 euro al minuto, giorno e notte per 365 giorni
all’anno.
Ogni commento è superfluo e l’unica speranza resta un
comitato di salute pubblica.
Il Roma
14 giugno 2007
Torna su
La questione meridionale
nella pittura napoletana seicentesca
Gentile dottore,
molti, anche tra gli storici,
credono che la questione meridionale sia sorta dopo l’unità
di Italia, ma il problema è di più antica origine come ci
dimostrano, con la rara eloquenza del loro pennello, un
gruppo di agguerriti pittori del secolo d’oro.
Nel solco del naturalismo di lontana matrice caravaggesca e
sempre nell’orbita del Ribera sanguigno e dal tremendo
impasto è da collocare, tra la fine del secondo decennio e
l’inizio del successivo, la comparsa sulla scena artistica
napoletana di un pittore dal fascino singolare e dalla
tematica originalissima, che gli studiosi collocano sotto il
nome convenzionale di Maestro degli Annunci ai
pastori dal soggetto di suoi numerosi dipinti conservati
in vari musei e raccolte private da Capodimonte a
Birmingham, da Brooklyn a Monaco di Baviera.
Il Maestro degli Annunci ai pastori va collocato idealmente
in quel gruppo di artisti di cui in seguito faranno parte
Domenico Gargiulo, Aniello Falcone, Francesco Fracanzano e
soprattutto Francesco Guarino, i quali saranno impegnati in
un’accorata denuncia delle misere condizioni della plebe,
dei contadini e delle classi popolari e subalterne. Una
sorta di introspezione sociologica ante litteram della
questione meridionale, indagata nei volti smarriti dei
pastori, dalla faccia annerita dal sole e dal vento, dei
cafoni sperduti negli sterminati latifondi come servi della
gleba; immagine di un mondo contadino e pastorale arcaico ma
innocente e la cui speranza è legata ad un riscatto sociale
e materiale, che solo dal cielo può venire, come
simbolicamente è rappresentato dall’annuncio ai pastori, il
cui sostrato e l’iconografia religiosa sono solo un pretesto
di cui il pittore si serve per lanciare il suo messaggio
laico di fratellanza ed uguaglianza.
L’attività del Maestro degli Annunci copre un arco di poco
meno di trenta anni, durante i quali vi fu un lungo periodo
di vigorosa e rigorosa adesione al dato naturale, spinto
oltre i limiti raggiunti dallo stesso Ribera, con una
tavolozza densa e grumosa e con una serie di prelievi dal
vero, dal volgo più disperato: una lunga serie di piedi
sporchi, di calzari rotti e di vestiti impregnati dal puzzo
delle pecore.
I secoli sono trascorsi, ma la situazione poco è cambiata,
mentre la forbice economica nei riguardi del nord si è
ulteriormente divaricata. I giovani sono costretti a fuggire
in cerca di un futuro migliore, dando luogo ad una diaspora
che tronca anche la speranza di un’inversione di tendenza.
Tutto nel silenzio degli artisti, infatti anche la loro
voce è divenuta fioca e nessuno più ascolta il loro canto
disperato.
L’Opinione
6 giugno 2007 - Il Mattino
28 giugno 2007
Torna su
La vera storia della
sfogliatella
Gentile dottore,
molti credono che la
sfogliatella nasca in ambiente monastico e precisamente in
un convento di Conca dei Marini sulla costiera amalfitana,
intorno al XVII – XVIII secolo, frutto dell’abilità
culinaria di una sconosciuta monachella, ma se indaghiamo la
storia dei principali monasteri napoletani, da Santa Chiara
alla Croce di Lucca, scopriremmo che tutti ritengono che il
famoso dolce sia nato nelle proprie cucine e dirimere la
verità è impresa ardua.
La scoperta recentissima di alcuni documenti ci permette di
retrodatare l’invenzione del prelibato dolce ad oltre
duemila anni fa. Pare infatti che già durante le feste
priapiche, che si svolgevano nell’antica grotta di
Piedigrotta, venisse distribuito ai contendenti per
rifocillarsi un dolce energetico dalla forma triangolare, a
rimembrare simbolicamente la forma dell’oggetto del
contendere: il pube femminile. Gli effetti afrodisiaci
sull’animosità dei giovani impegnati nei sacri riti
deflorativi si racconta superassero i benefici corroboranti
di un poderoso zambaglione.
Dai riti orgiastici al segreto del claustro è difficile
ipotizzare il tortuoso cammino della ricetta, divenuta
segreta e vanto di sacerdotesse della castità.
Ma intorno al Seicento qualcuna di queste monachelle,
ansiosa di liberarsi del fardello di una noiosa verginità,
fa amicizia con qualche baldo pasticciere, disposto in
cambio della ricetta a compiere il pasticcio… ed ecco che
della sfogliatella possono godere tutti.
Con un pizzico di fantasia questa dovrebbe essere la nuova
storia della sfogliatella, vanto indiscusso della
gastronomia campana e da oggi in poi quando una fanciulla
offrirà il prelibato dolce ad un astante le sue intenzioni
saranno ben chiare.
Il Napoli
5 giugno 2007 - Roma 6
giugno 2007 –
Il Golfo 6 giugno 2007 (come articolo) – L’Opinione
8 giugno 2007 (come articolo)
Il Mattino 8 luglio
2007
Torna su
Una diaspora rovinosa
Gentile dottore,
da anni la ricerca di un
lavoro per i giovani è divenuto il problema più assillante a
Napoli dove pure le emergenze non si contano.
E lentamente sta erodendo il sistema sociale e sta
depauperando in maniera irreversibile l’unica risorsa
primaria costituita dalle giovani generazioni, che
tristemente hanno preso la via del Nord e dell’estero per
non più ritornare. Siamo davanti oramai ad una diaspora
rovinosa, che toglie ogni speranza di un futuro per la città
e nello stesso tempo sta cambiando anche la composizione
sociale dei quartieri. Zone come Posillipo ed il Vomero, una
volta abitate dalla borghesia, lentamente stanno divenendo
la residenza di spavaldi commercianti con attività ai
margini della legge, gli unici che oggi possono disporre di
cifre cospicue di denaro per acquisti di immobili che hanno
raggiunto quotazioni record.
Nello stesso tempo nei quartieri del centro storico gli
abitanti, stanchi di bassi e di case malsane, si
trasferiscono verso l’immensità di un hinterland senza
strutture e senza servizi, senza collegamenti, ma
soprattutto senza anima. Al loro posto legioni di extra
comunitari, felici di passare dalle capanne ad un tetto
qualsiasi e disposti ai lavori più umili, pur di riscattare
un domani migliore.
Ed ogni giorno la situazione è più drammatica del giorno
precedente, sempre più giù verso un fondo che diviene sempre
più profondo e sempre più somigliante ad uno spaventoso
gorgo, che inghiottirà tutto e tutti e dopo il quale il
mondo non sarà certo migliore.
Torna su
Lo scorrere inesorabile del
tempo
Gentile
dottore,
a chi come il sottoscritto ha
superato da poco e di poco gli anta…capita sempre più spesso
di incontrare per strada o in un salotto una vecchia
compagna di liceo o anche un’antica fiamma e di rimanere
senza fiato; è lei, ma nello stesso tempo non è lei: il viso
scolpito in un’immobilità marmorea senza espressione e senza
vita, gli occhi miseramente protrudenti su orbite lisce come
carta velina e, colpo di grazia, labbra turgide e prominenti
laddove, a nostra memoria, albergava una boccuccia
deliziosa.
Sono gli effetti devastanti di una chirurgia plastica che
sempre più frequentemente trasforma donne, anche
intelligenti e sensibili, in una grottesca caricatura di
felliniana memoria.
L’icona di questi incubi mefistofelici è da anni la madre di
tutte le dive: Sophia Loren, che, ultrasettantenne, vorrebbe
mostrare la metà degli anni, facendosi baluardo di un seno
poderoso, il quale, al di la ogni smentita, è
ragionevolmente fatto e rifatto a ripetizione.
Ed il penoso olocausto dell’apparenza e della vacua vanità
si compie e si celebra giorno dopo giorno per milioni di
donne che lo perpetuano scioccamente, senza accorgersi che
non fanno altro che sottolineare la loro vera età e sfidare
impunemente l’inesorabile scorrere del tempo.
Il Napoli
19 giugno 2007 – Il Mattino 14 luglio 2007
Torna su
La mortale malattia della
politica
Gentile
direttore,
da anni, e non soltanto nella
cenerentola Campania, capitale indiscussa di ogni
nefandezza, è invalso sempre più un malcostume politico che,
cercando di evitare le ire della magistratura, vuole
perpetuare fatti e misfatti della 1° Repubblica.
Tutti i sindaci, i presidenti di provincia, i governatori di
regione, di destra e di sinistra, vinte le elezioni, debbono
pagare il conto ai sostenitori: imprenditori, squadre di
pseudo volontari, amici ed amici degli amici. E la cosa non
è semplice, perché rivolgersi ai dirigenti nominati dalle
giunte precedenti per un’assunzione o una commessa è inutile
e controproducente. Sono tutti onestissimi, inflessibili ed
incorruttibili, come dovrebbero essere, come vorrebbero che
fossero tutti i cittadini, non come si mostrano ai
questuanti di turno.
Ma a tutto ciò vi è una soluzione, basta dare luogo ad una
miriade di consulenze o addirittura creare una serie di
strutture e società esterne ed il gioco è fatto. A capo di
queste strutture si pone un nutrito comitato di esperti,
tutti fidati e fedeli, mentre per le società il politico si
limita… a nominare il presidente, il consiglio di
amministrazione, i revisori, i sindaci. Infine se vi è
necessità di personale per queste attività esterne quale
migliore occasione per saldare il debito di riconoscenza
verso quei baldi giovanotti, che si sono fatti in quattro
per affiggere manifesti e nella propaganda porta a porta.
Naturalmente i vecchi dirigenti con i loro impiegati non
avendo più alcun compito da svolgere si limitano a prendere
lo stipendio e l’unico problema è la noia, che però si
riesce a mitigare con la lettura dei giornali, navigando su
internet alla ricerca di siti pornografici e, per i più
fortunati, intrecciando qualche momentanea relazione con
qualche procace sottoposta.
Per giornalisti, intellettuali e docenti universitari si
pratica poi un vero e proprio acquisto all’ammasso, dando
incarico con laute parcelle a questi cervelli servili di
fare astruse ricerche delle quali non si terrà alcun conto;
in tal guisa non si producono né ricchezza, né servizi e
l’unico reale risultato è la produzione di consenso.
I politologi saccenti e collusi ed i boriosi scriba dei
potenti parlano solennemente di condizioni essenziali per il
buon funzionamento della macchina amministrativa, per pochi
ingenui, viceversa, ci si trova di fronte ad una
macroscopica corruzione generalizzata, che grida vendetta
davanti a Dio, visto che la giustizia terrena se ne
disinteressa completamente.
Ma se non ci penserà la magistratura, da sempre distratta
sull’argomento, che almeno ci pensino gli elettori con la
poderosa scure del voto.
Torna su
Traffico
impazzito per ammirare una statua
L’altra sera dopo aver
partecipato ad una conferenza mi incammino per via Roma
ridotta ad un vociante bazar medio orientale con negri che
impuniti espongono la loro mercanzia contraffatta e
giovinastri tatuati e piercingati che passeggiano
spavaldamente con sguardi assassini.
Giunto in Galleria sono attratto da un crocchio di astanti
arringati da una voce troneggiante. Mi avvicino e mi accorgo
che il caloroso tribuno non è un no global, bensì il
presidente di un’associazione che si vantava, al cospetto di
migliaia di esponenti della scalcinata borghesia napoletana,
intabarrata in squallidi abiti da cerimonia.
E cosa glorificava alla presenza delle istituzioni,
Bassolino in testa, lo stentoreo oratore? Di aver restituito
alla città la statua di Partenope sulla vetta del teatro
massimo, dopo soli 40…anni di esilio, dimenticando, o forse
ignorando, che Carlo III, il famigerato re borbone, in soli
sei mesi, aveva fatto sorgere dal niente il San Carlo,
indiscusso tempio della lirica.
E mentre la folla delle auto clacsonanti impazziva per
l’ingorgo causato da questi così eleganti cittadini, si
poteva chiaramente comprendere che in questa cesura tra
passato glorioso e presente ignominioso è la chiave di
lettura della dolorosa ed inarrestabile deriva della nostra
sfortunata città.
La
Repubblica 17
giugno 2007 - Il Roma 20 giugno 2007
Torna su
Piazza
3 ottobre 1839
Gentile dottore,
l’unica possibilità di
riscatto e di ripresa per Napoli ed i napoletani è legato
alla volontà di riappropriarsi del suo passato glorioso e
della nostra identità perduta
Interminabili furono i record del Regno delle due Sicilie al
cospetto di quelli negativi di oggi, da capitale della
monnezza a territorio incontrastato della criminalità
organizzata.
Un segno tangibile di cambiamento sarebbe quello di cambiare
il nome di alcune strade, per cancellare le tracce della
colonizzazione piemontese avvenuta con la truffa dell’Unità
d’Italia: piazza del Plebiscito dovrebbe tornare al toponimo
di Largo di Palazzo, via dei Mille andrebbe mutata in corso
Gianbattista Basile, piazza Garibaldi, tolta al famigerato
eroe dei due mondi, origine di tutti i nostri guai, andrebbe
intitolata al 3 ottobre 1839, giorno
dell’inaugurazione della prima linea ferroviaria italiana,
la Napoli Portici, mentre il corso Vittorio Emanuele, la
prima tangenziale del mondo, aspetta ancora giustizia e
l’intitolazione al nome del suo ideatore, Ferdinando II, che
la realizzò in poco più di un anno.
Attendere che a ciò provvedano le istituzioni è pura utopia
per cui ho preso solennemente l’impegno, il giorno 4 luglio,
bicentenario della nascita di Garibaldi, di recarmi, da solo
o con qualche altro volenteroso poco importa, nella piazza
della stazione (angolo corso Umberto ore 11) e di cambiare
materialmente le targhe che indicano il luogo come piazza
Garibaldi con la nuova dizione di piazza 3 ottobre 1839,
una data fatidica della nostra storia che i nostri
colonizzatori hanno cercato di farci dimenticare.
Tutto il mondo deve sapere che i Napoletani sono gente
antica, che non vuole recidere le radici col passato e che
ha rifiutato vigorosamente le suadenti sirene della
modernità. Rappresentiamo una delle ultime tribù della terra
in lotta contro la globalizzazione.
Abbiamo alle spalle una storia gloriosa di cui siamo fieri,
passeggiamo sulle strade selciate dove posò il piede
Pitagora, ci affacciamo ai dirupi di Capri appoggiandoci
allo stesso masso che protesse Tiberio dall’abisso, cantiamo
ancora antiche melodie contaminate dalla melopea fenicia ed
araba, ma soprattutto sappiamo ancora distinguere tra il
clamore clacsonante delle auto sfreccianti per via
Caracciolo ed il frangersi del mare sulla scogliera
sottostante.
Avere salde tradizioni e ripetere antichi riti con ingenua
fedeltà è il segreto e la forza dei Napoletani, gelosi del
loro passato ed arbitri del loro futuro, costretti a vivere,
purtroppo, in un interminabile e soffocante presente.
Torna su
Pontile di Bagnoli,
splendido ma imbrattato
Egregio dottore,
tra le poche realizzazioni
della nostra scalcinata amministrazione comunale vi è senza
dubbio l’aver restituito ai cittadini, dopo un opportuno
restyling, la passeggiata a mare del pontile nord di
Bagnoli. Poco meno di un chilometro di penetrazione verso il
centro del golfo, accarezzati dal vento e dimenticando il
mostro ecologico che rimane alle nostre spalle e tutti i
guai della nostra sfortunata città.
Il restauro è stato poco meno che perfetto: sediali,
fontanine, parapetti ultrasicuri, ascensori, parcheggio per
le auto dei disabili, latrine accoglienti e costantemente
pulite.
I numerosi cestini vuotati ogni giorno, le eventuali
lampadine fulminate sostituite in tempi ragionevoli, le
scritte vandaliche sulle panchine ridotte all’osso. Manca un
parcheggio e lo spazio della colmata lo permetterebbe con
poco impegno, ma fuori sulla strada vi è spazio sufficiente
e stranamente mancano anche i parcheggiatori abusivi ad
imporre prepotenti il pizzo.
Sembra quasi di non stare a Napoli, ma purtroppo una pecca
gravissima si è venuta a creare, complici involontari le
miriadi di gabbiani che volteggiano incuriositi sul pontile
e la loro naturale abitudine di defecare abbondantemente a
tutte le ore.
Si è venuto così a costituire un interminabile tappeto di
feci, sgradevole a vedersi, puteolente oltre misura e
pericolosissimo per la salute pubblica, essendo le deiezioni
dei volatili spesso pregne di virus, dalla psitaccosi ad una
non improbabile aviaria. E tra questi escrementi giocano
innocenti bambini di ogni età, ignari del pericolo.
Tra l’altro il guano, essendo acido, in breve tempo corrode
il pavimento, producendo macchie indelebili.
Tutto questo non sarebbe avvenuto se fosse stato previsto un
servizio di pulizia particolare, ma si è ancora in tempo
rivolgendosi ad una ditta specializzata.
La burocrazia ha i suoi tempi, spesso estenuanti, ma siamo
certi che tutti i napoletani saranno grati
all’amministrazione comunale se vorrà provvedere ad
eliminare tale sconcio ed io per primo prendo l’impegno
solenne, a nome di tutti i cittadini, di essere pronto ad un
bacio di gratitudine alla nostra amata sindaca.
Torna su
Non bevete acqua minerale!
Gentile
dottore,
se da
domani, tutti assieme smettessimo di bere acqua minerale,
otterremo contemporaneamente tre grossi risultati:
Eviteremmo di fare una cosa inutile, tenendo conto che le
acque italiane sono le migliori del mondo
Risparmieremmo un sacco di soldi, da destinare a miglior uso
Salvaguarderemmo l’ambiente dall’invasione di decine di
milioni di bottiglie di plastica, considerando che per
metabolizzare la plastica la natura impiega circa mille
anni.
Con buona pace delle ditte imbottigliatrici, che in questi
anni si sono arricchite alle nostre spalle.
Torna su
Il calvario senza fine del
condono
Gentile dottore,
l’ufficio trasparenza del
comune di Napoli somiglia sinistramente ad un porto delle
nebbie, neologismo creato, credo, da Pannella per indicare
efficacemente la Procura generale di Roma negli anni
Settanta ed Ottanta, gli anni delle stragi e dei misteri
d’Italia, quando tutte le inchieste venivano avocate dalla
capitale e poscia opportunamente insabbiate.
Un cittadino (il sottoscritto) presenta domanda per poter
consultare la sua pratica di condono (n. 11239) il giorno 20
aprile 2007 e candidamente gli viene riferito di ripassare
non prima di quaranta giorni. Già un tale lasso di tempo è
scandaloso e contrario alla legislazione vigente, ma il
cittadino, paziente e timorato dell’autorità, pensa
addirittura, per prudenza di far trascorrere ancora dei
giorni e si presenta all’ufficio dopo che ne sono trascorsi
quasi cento, certo di poter ritirare l’incartamento da
consegnare al consulente e pronto al salasso finanziario
richiesto dal famelico comune.
Meraviglia, ma non eccessiva, trovandoci a Napoli, cioè nel
quarto mondo, l’impiegato con un sorriso consiglia di
ripassare fra qualche mese.
Ogni commento è superfluo, mentre perentorio è un invito
alla magistratura ad indagare se in tale epicedio
dell’amministrazione e delle istituzioni non possano
identificarsi ipotesi di reato.
Corriere del Mezzogiorno
25 luglio 2007 – Repubblica 25 luglio 2007
Torna su