Molti credono che la sfogliatella nasca in ambiente
monastico e precisamente in un convento di Conca dei Marini sulla
costiera amalfitana, intorno al XVII – XVIII secolo, frutto
dell’abilità culinaria di una sconosciuta monachella, ma se
indaghiamo la storia dei principali monasteri napoletani, da Santa
Chiara alla Croce di Lucca, scopriremmo che tutti ritengono che il
famoso dolce sia nato nelle proprie cucine e dirimere la verità è
impresa ardua.
La scoperta recentissima di alcuni documenti ci permette di
retrodatare l’invenzione del prelibato dolce ad oltre duemila anni
fa. Pare infatti che già durante le feste priapiche, che si
svolgevano nell’antica grotta di Piedigrotta, venisse distribuito ai
contendenti per rifocillarsi un dolce energetico dalla forma
triangolare, a rimembrare simbolicamente la forma dell’oggetto del
contendere: il pube femminile. Gli effetti afrodisiaci
sull’animosità dei giovani impegnati nei sacri riti deflorativi si
racconta superassero i benefici corroboranti di un poderoso
zabaglione.
Dai riti orgiastici al segreto del claustro è difficile ipotizzare
il tortuoso cammino della ricetta, divenuta segreta e vanto di
sacerdotesse della castità.
Ma intorno al Seicento qualcuna di queste monachelle, ansiosa di
liberarsi del fardello di una noiosa verginità, fa amicizia con
qualche baldo pasticciere, disposto in cambio della ricetta a
compiere il pasticcio… ed ecco che della sfogliatella possono godere
tutti.
Con un pizzico di fantasia questa dovrebbe essere la nuova storia
della sfogliatella, vanto indiscusso della gastronomia campana e da
oggi in poi quando una fanciulla offrirà il prelibato dolce ad un
astante le sue intenzioni saranno ben chiare.
Achille della Ragione
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