Cap.10
Un prototipo veneto per una tela napoletana
Un collezionista mi ha inviato tempo fa la foto di un suo dipinto
(fig. 1) da esaminare e subito, come una folgorazione, lo ho
collegato ad un quadro (fig. 2) attribuito da parte della critica a
Carlo Rosa, (Giovinazzo 1613 - Bitonto 1678), collocato dal De
Dominici tra gli allievi di Stanzione, ma la cui prima formazione
deve essere avvenuta senza dubbio nella sua Bitonto, probabilmente
presso il maestro locale Alonso De Corduba.
Trasferitosi nella capitale, grazie all’interessamento del vescovo
di Bitonto Fabrizio Carafa, napoletano di origine e dotato di grande
cultura, comincia la sua attività nelle chiese della Sapienza e dei
SS. Apostoli.
Nella prima è documentato nel 1641 con una Guarigione dell’ossesso,
mentre il San Gregorio taumaturgo ed il San Carlo Borromeo nella
seconda chiesa, a lui attribuiti nel Seicento, non sono più
identificabili con chiarezza.
Nel 1643 egli si trasferisce in Puglia e concentra la sua attività
nella provincia di Bari, ove ancora oggi possiamo identificare
alcune sue splendide tele nel soffitto della basilica di San Nicola.
Dà luogo ad una vera e propria bottega detta «di Bitonto» creando
una generazione di artisti, tra i quali si distinsero Francesco
Antonio Altobello e Nicola Gliri.
Prese forma una sua maniera originale che unì «la bella tinta di
Guido ed il gran chiaroscuro del Guercino, che egli seppe tradurre
nelle macchie luminose dei suoi dipinti».
Ebbe il compito di completare il ciclo di affreschi nella chiesa dei
SS. Cosma e Damiano di Conversano lasciati incompiuti dal Finoglia
morto nel 1645.
Spesso le sue opere sono state tacciate di trascuratezza
nell’esecuzione, ma bisogna tener conto che le sue decorazioni a
volte erano definite sommariamente perché dovevano essere osservate
a grande distanza. Il suo alunnato presso lo Stanzione addolcì la
sua matrice manierista e si coniugò all’influsso che sull’artista
ebbero sia Mattia Preti che il Lanfranco, incontrato nel periodo di
attività ai SS. Apostoli.
Nel 1678 il Rosa chiude la sua esistenza a Bitonto e riposa nella
chiesa del Crocifisso che fu ideata da lui stesso.
La tela in esame raffigura un'Ultima cena (fig. 2), la quale si
trovava nella chiesa del Corpus Domini di Acerra, oggi sede del
museo diocesano. Venne trafugata nel 1992 assieme ad altri quadri,
tra cui uno raffigurante le Nozze di Cana, che fungeva da pendant e
solo recentemente è stata recuperata dal nucleo speciale dei
carabinieri, esposta in una mostra a Roma sull'arte recuperata e
posta all'attenzione degli studiosi.
Giovanna Grumo ha attribuito nella scheda del catalogo la tela a
Carlo Rosa, ipotesi che condividiamo, mentre Angela Schiattarella ne
ha sottolineato la derivazione da una matrice culturale tardo
manierista veneta.
Lo schema della composizione è risolto tutto su una diagonale quasi
a cannocchiale, ad accentuarne la profondità. L'autore non risente
dei canoni del naturalismo, ma accoglie pienamente le soluzioni
della corrente neoveneta degli anni 1635 - 40, così che il vigoroso
impianto impianto disegnativo ed il forte contrasto chiaroscurale si
mitigano sotto una stesura del colore più calda e pastosa, tale però
da lasciare spazio a macchie di acceso cromatismo.
Il prototipo a cui riteniamo di riferirla, per l'identica
disposizione delle figure è l'Ultima cena (fig. 1) di una collezione
privata di Genova, la quale, dopo attenti raffronti, va collocata
intorno al 1610 ed assegnata al pennello di Palma il giovane, di cui
riferiamo alcuni dati biografici.
Il pittore manierista italiano Jacopo di Antonio Negretti,
conosciuto come Palma il Giovane, nasce nel 1548 a Venezia.
E' chiamato Palma il Giovane per distinguerlo dal prozio, il pittore
bergamasco Jacopo da Palma il Vecchio.
Pittore veneziano, nato dal padre Antonio, Jacopo inizia la sua
produzione artistica verso il 1565.
Si dice sia stato allievo di Tiziano. Questa ipotesi si basa sul
fatto che Palma il Giovane completa la Pietà che Tiziano aveva
lasciata incompiuta.
La sua formazione avviene in un clima caratterizzato dalla
contrapposizione tra la scuola veneta e quella romano-fiorentina: la
prima dominata da Tiziano, mentre la seconda rappresentata da
Raffaello e Michelangelo.
Jacopo inizia la sua attività artistica all’età di vent’anni
entrando al servizio di Guidobaldo II della Rovere, per il quale
esegue a Urbino copie di Raffaello e Tiziano.
Nel tardo 1570 e l'inizio del 1560 lavora nel centro Italia,
soprattutto a Roma.
Durante la sua permanenza romana Palma il Giovane frequenta ambienti
legati al manierismo.
Tutto il resto della sua vita lo trascorre però nella sua città
natale Venezia e dopo la morte del Tintoretto nel 1594 diventa il
pittore più importante della città.
Nel 1574 riceve l'incarico di dipingere una grande tela per il
soffitto della Sala del Maggior Consiglio la "Venezia coronata dalla
Vittoria" eseguita nel 1577/78, dopo il devastante incendio che
distrusse gran parte del Palazzo Ducale e numerosissime opere di
artisti famosi in esso contenuti.
Il suo stile e la sua arte si perfezionano proprio in Veneto sotto
gli influssi "luministici ed il movimento drammatico" del
Tintoretto, il "verismo" del Bassano, lo "stile decorativo" del
Veronese.
Palma il Giovane riscuote grande fortuna nella provincia bergamasca,
dominata per secoli dalla pittura veneta.
Nel 1582 si sposa con Adriana Fondra.
Il matrimonio purtroppo è causa di spiacevoli preoccupazioni per il
pittore dovute all'animo instabile della moglie. Ad aggravare la
situazione famigliare anche la prematura morte dei due figli degli
sposi e quella subito dopo della moglie stessa, avvenuta nel 1605.
Il suo stile è stato influenzato da alcuni dei suoi grandi
predecessori di scuola veneto-veronese così come Tiziano e
Tintoretto e dal Manierismo dell'Italia centrale.
Durante la sua vita Palma il Giovane è estremamente prolifico,
dipinge opere commissionate spesso dall'estero e lavora per molte
chiese veneziane.
Realizza soprattutto dipinti con immagini religiose, storiche e
mitologiche, e si dedica anche alle incisioni.
Palma il Giovane muore "oppresso dal catarro" nel 1628 a Venezia.
fig. 1 - Palma il giovane: Ultima cena - collezione privata Genova
fig. 2 - Carlo Rosa : Ultima cena - Acerra chiesa Corpus Domini
|