Cap.6
Un capolavoro inedito di Domenico Gargiulo
Quasi ogni giorno ricevo richieste di aiuto da parte di studenti che
debbono preparare la tesi di laurea o di dottorato su pittori del
Seicento napoletano, libri da parte di scrittori esordienti con la
speranza di una benevola recensione sulle riviste di critica
letteraria alle quali collaboro, ma soprattutto foto di dipinti di
cui si vuole conoscere l’autore. In genere si tratta di opere di
scuola di scarso valore venale, per cui, l’altro giorno sono rimasto
piacevolmente meravigliato, quando ho avuto modo di apprezzare uno
stupendo olio su rame di un collezionista Milanese, il quale, grande
appassionato d’arte, aveva anche correttamente collocato l’opera:
«“La predica del Battista” (fig. 1), se pur presenta evidenti
affinità con la scuola olandese-italianizzante, ricorda sotto altri
aspetti gli esiti di alcuni artisti Napoletani tra i quali Beltrano,
Gargiulo e Spinelli».
fig.01-Gargiulo-La predica del Battista (Milano, Collezione
privata)
Eliminando Spinelli dalla diatriba, resta arduo decidere sulla
paternità del rame, non tanto per la inveterata abitudine degli
artisti partenopei di copiarsi a vicenda (ed a tal proposito è
illuminante l’albero col ramo secco sulla destra: un chiaro prelievo
da Salvator Rosa), quanto per la vicinanza stilistica tra i due
colleghi negli episodi storici o evangelici, nei quali il paesaggio
boschivo, il cielo e l’ampio orizzonte costituiscono parte
integrante e significativa della composizione.
Prima di passare ad esaminare “ai raggi X” il dipinto anticipo che
la soluzione dell’enigma mi è stata offerta dal bambino paffuto dal
volto bizzarro con la mano protesa in basso a sinistra, che compare
identico in numerosi lavori del Gargiulo. Premetto che ho sofferto
nel decidermi, perché amo entrambe i pittori e di entrambi posseggo
un’opera: di Beltrano (sul quale ho scritto una monografia) un
“Martirio di San Sebastiano” (fig. 2), che troneggia nella mia
camera da letto ed un splendida “Decollazione di San Gennaro” del
Gargiulo (fig. 3), più volte esposta in mostre, la quale accoglie,
in buona compagnia, gli ospiti nel mio salotto.
fig.02-Beltrano-Martirio di S.Sebastiano (Napoli, Collezione
della Ragione)
fig.03-Gargiulo-
Decapitazione di San Gennaro nella Solfatara di Pozzuoli (Napoli,
Collezione della Ragione)
Partiamo dall’esame del cielo che compare nella “Predica del
Battista”, nel quale si intravedono le patognomoniche nuvole bianche
orlate di rosa del Gargiulo, mentre l’orizzonte con una montagna in
lontananza, è presente in entrambi i pittori.
La definizione del fogliame, che copre tutte le tonalità del verde è
di ottima fattura, un altro dettaglio che rinvia a Micco Spataro, a
differenza della folla di personaggi, che assistono assorti alle
parole del Santo, i quali raramente presentano effetti caricaturali
dei volti, fattore che potrebbe far pensare al Beltrano, mentre
infine lo splendore cromatico della composizione, accentuato dal
supporto in rame, rinvia di nuovo alla sgargiante tavolozza del
Gargiulo.
Domenico Gargiulo, più noto come Micco Spataro, dal mestiere del
padre, va considerato, nel variegato panorama artistico attivo
intorno alla metà del XVII secolo, ricco di giganti del pennello, un
minore, ma tra questi, mi sento di definirlo: “il maggiore tra i
minori”.
Le sue quotazioni sono salite da quando, una monumentale monografia
prima ed una esaustiva mostra poi, lo hanno fatto conoscere ed
apprezzare ad un vasto pubblico di appassionati.
Amato da Raffaello Causa, che per anni con lo pseudonimo di Micco
Spadaro ha firmato i suoi colti articoli divulgativi sui quotidiani
locali, il Gargiulo è noto soprattutto per i suoi quadri illustranti
episodi di cronaca napoletana, tra cui eccezionale la peste
conservata al museo di San Martino (figg. 4-5).
fig.04-Gargiulo-Piazza Mercatello durante la peste del 1656
(Napoli, Museo di S. Martino)
fig.05-Gargiulo-La rivolta di Masaniello (Napoli, Museo di S.
Martino)
Oltre a questo genere di tele, egli ha eseguito notevoli paesaggi,
sull’onda dell’insegnamento di Salvato Rosa e per venire incontro
alle richieste di una committenza laica e borghese, che non amava i
soggetti devozionali.
Sopravvisse alla peste del 1656, che spazzò via un’intera
generazione di pittori, perché si rifugiò nella certosa di San
Martino, dove eseguì alcuni celebri dipinti, come quello
raffigurante i monaci che lo accolsero con i volti rubicondi e
paonazzi (fig. 6).
Continuò a lavorare per alcuni decenni come documentato da una
polizza di pagamento del 1970 reperita nell’archivio storico del
Banco di Napoli.
fig.06-Gargiulo-I certosini rendono grazie per la scampata
peste (Napoli, Museo di S.Martino)
BIBLIOGRAFIA
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della Ragione A. – Collezione della Ragione –
Napoli 1997
-
della Ragione A. – Il secolo d’oro della
pittura Napoletana (10 tomi) – Napoli 1998-2001
-
della Ragione A. – E Micco ritornò alla sua
certosa (recensione della mostra) – Il Roma
-
della Ragione A. – Il maggiore tra i minori –
Napoli.com
-
della Ragione A. – Agostino Beltrano. Uno
stanzionesco falconiano – Napoli 2010
-
della Ragione A. – La pittura napoletana del
Seicento (repertorio fotografico a colori) tomi I-II ad vocem –
Napoli 2011
-
Sestieri G., Daprà B. – Micco Spataro
(monografia)
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