Cap.4
Un capolavoro poco noto
La pittura napoletana più conosciuta è quella dei secoli XVII-XIX,
ma anche in epoca precedente vi sono espressioni artistiche degne di
essere poste all’attenzione degli appassionati del bello e tra
queste un posto di rilievo rivestono, nella cappella Caracciolo del
Sole della chiesa di agostiniana di San Giovanni a Carbonara, i
cicli di affreschi di Leonardo da Besozzo e Perinetto da Benevento
che narrano le Storie della Vergine e degli eremitani.
Siamo nel 1427, nel periodo di transizione tra il casato d’Angiò ed
il nuovo regno di Alfonso d’Aragona e per volere di Sergianni
Caracciolo del Sole, gran siniscalco, si procede alla costruzione di
una grandiosa cappella dedicata alla Natività della Beata Vergine
(figg. 1-2). Un nuovo corpo di fabbrica rispetto alla struttura
medioevale della chiesa che presentava anche una novità in senso
rinascimentale per Napoli, sotto il profilo architettonico, con la
cupola terminante con costoloni e lanternino marmoreo, purtroppo
distrutta dal devastante terremoto del 1688.
fig.01-Leonardo da Besozzo- Storie della Vergine
fig.02-Leonardo da Besozzo- Nascita di Maria
Due sono gli autori delle decorazioni: Leonardo da Besozzo che
arriva a Napoli dopo aver lavorato al fianco del padre Michelino nel
cantiere del Duomo di Milano e Perinetto da Benevento, artista
singolare, il quale, ad una formazione in sintonia con l’arte
angioina contemporanea, accoppia le novità e gli espressionismi del
mondo valenzano.
Gli affreschi raffigurano cinque episodi della vita di Maria:
Natività, Presentazione al Tempio, Annunciazione, Dormitio Virginis
ed Incoronazione (figg. 1-2-3-4). Alla base troviamo poi le Storie
di eremiti (figg. 5-6-7-8).
Nello scomparto della Natività compaiono delle rondini a
simboleggiare l’arrivo della salvezza con la Resurrezione di Cristo.
Tra queste ve n’è una, posta su un’asticella resa con una
naturalezza sorprendente con due rapidi tocchi di colore: bianco per
il petto e nero per la coda. Sembra un dettaglio trascurabile,
viceversa trasuda tangibilmente l’arte tardo-gotica di Leonardo da
Besozzo.
fig.04-Leonardo da Besozzo- Incoronazione della Vergine
fig.03-Leonardo da Besozzo- Presentazione al Tempio
fig.05-Perinetto da Benevento- Storie eremitiche
Prima di descrivere e commentare i due cicli di affreschi, vogliamo
segnalare la presenza del monumento marmoreo di Sergianni Caracciolo
(fig. 9), a cui fanno compagnia cinque cariatidi raffiguranti
personaggi armati ed un imponente pavimento maiolicato giocato su
varie tonalità di azzurro, che dà luogo ad un effetto di potente
luminosità (fig. 10).
La lettura dei due cicli decorativi parte dalla Natività di Maria,
la quale è inserita in un cortile cittadino, mentre l’evento
principale si svolge in una stanza. Interessante il particolare
della donna intenta a spennare un gallo, un precedente di contatto
con la realtà, che troverà concreta espressione in Lombardia secoli
dopo nei dipinti dei Campi. Un omaggio allo sfarzo del committente
lo evidenziamo nei ritratti di Sergianni Caracciolo del Sole, nello
splendore di un abito nero dai risvolti bianchi, mentre sua moglie,
Caterina Filangieri è abbigliata con una splendida veste di broccato
con le maniche dai risvolti di pelliccia. I cappelli dei personaggi
raffigurati richiamano a viva voce i copricapi in uso nelle corti
del Nord, immortalati negli affreschi di Palazzo Borromeo a Milano o
nel ciclo di cavalieri del Pisanello a Mantova.
Nell’Annunciazione l’Arcangelo Gabriele dalla chioma bionda e
riccioluta plana verso la Vergine in preghiera in un tripudio di
luce. Il pavone sulla balconata che ne riflette l’ombra, è un raro
esempio di naturalismo ante litteram.
Classica l’iconografia della presentazione al Tempio, mentre nella
parte bassa della Dormitio Virginis vi è un’immagine cruenta del
taglio delle mani derivato da una tradizione figurativa orientale
che rinvia ai Vangeli apocrifi.
Si giunge così all’immensa esaltazione cromatica delle gerarchie
celesti con la folla di angeli dai volti rubicondi, di suonatori e
di cantori, che fanno cornice all’Incoronazione della Vergine.
fig.07-Perinetto da Benevento- Storie eremitiche
fig.06-Perinetto da Benevento- Storie eremitiche
fig.08-Perinetto da Benevento- Storie eremitiche
Quanto alla presenza dell’ordine agostiniano, essa risulta chiara
nel ciclo con le Storie di eremiti. Qui è possibile riscontare il
riferimento a un repertorio dotto di fonti agiografiche fondate su
opere come la Vita Pauli scritta da San Girolamo e la Vita Antonii
di Sant’Atanasio, cardini della tradizione letteraria delle Vite dei
santi Padri del deserto. Tra boschetti verdeggianti e gole
desertiche si consumano le lotte con il demonio, s’intrecciano cesti
di vimini, s’intagliano cucchiai come vecchi boscaioli, si sta
vicino alle fiere come se fossero animali mansueti e un eremita
accovacciato su una palma riceve dall’angelo il pane eucaristico.
Per giungere alla Gerusalemme celeste il transito terreno diviene
obbligato; un angelo attende alla porta e richiama la schiera dei
frati, vestiti tutti dell’abito agostiniano, mentre intonano lodi e
mirano alla Città di Dio. Il passaggio dall’eremo al cenobio costa
la fatica del lavoro manuale, così mattone su mattone nasce il
convento e il cuore della comunità religiosa è là dove l’abate
insegna e ammonisce.
Sembra emergere nelle Storie di questi eremiti un carattere
intimamente quotidiano che di colpo li avvicina alla semplicità
disarmante dei detti o delle sentenze dei Padri del deserto, dei
quali scrive Cristina Campo: «Parlare dei Padri del deserto non è in
realtà meno impervio di quanto non fosse far parlare loro.
Bisognerebbe, per farlo, essere loro, ma allora non si parlerebbe.
Non si hanno ormai, o non si hanno più, nemmeno gli organi per
afferrarli. Lo spazio stesso che li isola è così eccessivo da non
consentire di traversarlo. Uomini più grandi del vero, come è sempre
più grande del vero la Verità».
Le storie narrate negli affreschi fungevano da esempi di vita per i
nuovi eremiti che aspiravano ad entrare nell’ordine degli
Agostiniani e loro avevano gli occhi e lo spirito adatto ala
contemplazione.
fig.09-Sepolcro di Sergianni Caracciolo
fig.10-Pavimento della Cappella Caracciolo del Sole
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