Cap.20
Il sovrano di Capodimonte
Per fortuna da oltre mezzo secolo il vertice della Sovrintendenza
alle Belle Arti di Napoli ha costituito un’oasi dorata abitata da
prodigiosi titani.
Prima Bruno Molajoli, il quale gestì i difficili anni del
dopoguerra, mettendo in salvo il patrimonio artistico dalla furia
dei bombardamenti, seguito dal mitico Raffaello Causa, curatore di
mostre che hanno sbalordito il mondo, da civiltà del Settecento a da
Caravaggio a Luca Giordano e poi dal 1984, per 5 lustri, il
testimone è passato a Nicola Spinosa, l’opera del predecessore.
Nato a Napoli nel 1943 e laureatosi in lettere nel 1965 se leggiamo
una sua biografia apprendiamo che è stato docente di Storia della
miniatura e delle arti minori della Calabria dal 1973/74 al 1976/77,
poi docente di Museologia e storia del collezionismo presso il corso
di Conservazione dei Beni Culturali dell’Istituto Universitario Suor
Orsola Benincasa.
Rispetto al diluvio di pubblicazioni ed al numero di mostre
prestigiose che hanno portato in nome di Napoli, come capitale delle
arti figurative, in giro per il mondo.
Le ricordiamo:
Civiltà del ‘700 a Napoli;
La pittura napoletana da Caravaggio a Giordano;
Civiltà del ‘600 a Napoli;
Bernardo Cavallino e il suo tempo;
Caravaggio e il suo tempo;
Il Barocco mediterraneo;
All’ombra del Vesuvio. La veduta a Napoli dal ‘400 all’800.
Nàpoles i el Barroc Mediterrani, Barcellona-Valencia 1990 (Salò del
Tinell, Museo de Bellas Artes), in collaborazione con le autorità
spagnole;
El arte a la Corte de los Borbones de Napoles, Madrid 1990 (Museo
Archeologico) in collaborazione con le autorità spagnole;
Jusepe de Ribera, Madrid 1992 (Museo del Prado), in collaborazione
con le autorità spagnole;
Sulle ali dell’aquila bicipite. Le arti a Napoli al tempo del
Viceregno austriaco;
I Farnese. Arte e Collezionismo;
Capodimonte in Contemporanea;
Civiltà dell’Ottocento a Napoli;
Caravaggio: l’ultimo tempo 1606 - 1610, Napoli 2004-2005;
Tiziano e il ritratto di corte da Raffaello ai Carracci, Napoli
2006.
Oltre a curare la redazione dei cataloghi delle suddette mostre e ad
infiniti articoli su riviste specializzate, ha pubblicato:
Spazio infinito e decorazione barocca, in Storia dell’arte italiana,
Torino 1981;
La pittura con scene di genere, ivi, Torino 1982;
Pittura napoletana e rapporti tra Napoli e Madrid nel Settecento, in
Arti e civiltà del ‘700 a Napoli, Bari 1982;
Pittura napoletana del Seicento, Milano 1984;
La pittura del Seicento nell’Italia meridionale, in La pittura in
Italia, Milano 1988;
Giovan Battista Spinelli, in I pittori bergamaschi dal XII al XIX
secolo, Bergamo 1986;
Pittura napoletana del Settecento. Dal Barocco al Rococò. Dal Rococò
al Classicismo, Napoli 1987-1988;
La pittura del Settecento nell’Italia meridionale, in La pittura in
Italia, Milano 1989;
Vedute napoletane nel Settecento, Napoli 1989 (in collaborazione con
L. Di Mauro), Napoli 1989;
Luce sul Settecento. Gaspare Traversi e l’arte del suo tempo in
Emilia 1990;
Vedute napoletane della collezione Alisio 1990;
Capolavori dalle collezioni d’arte del Banco di Napoli. Ediz.
italiana, inglese e tedesca. DVD (Valori di Napoli) 1990;
Vangi a Castel Sant’Elmo. Disegni e sculture 1986-1991 (Il
caleidoscopio) 1990;
Giuliano Vangi a Castel Sant’Elmo 1991;
I Profeti di Ribera a San Martino, Napoli 1992;
Pittura napoletana del Settecento (Electa Napoli. Arte in Italia. I
classici) 1993;
Porcellane di Capodimonte. La real fabbrica di Carlo di Borbone
1743-1759 1993;
Ribera (Dossier d’art) 1993;
Un affresco di Francesco Solimena al Gesù Nuovo 1994;
Museo nazionale di Capodimonte. La collezione Farnese 1997;
Vedute napoletane del Settecento 1999;
Pittura napoletana del Settecento. Dal barocco al classicismo. Il
vedutismo 1999;
Il museo Duca di Martina (in inglese) 2000;
San Martino. Immagini e memorie 2001;
Capodimonte (in inglese) 2001;
Guida alla mostra di Luca Giordano 2001;
La Certosa e il Museo di San Martino 2002;
Museo di Capodimonte. Arte contemporanea 2002;
Capodimonte 2005;
Vedute napoletane della Fondazione Maurizio e Isabella Alisio 2006;
Louise Bourgeois 2008;
Salvator Rosa tra mito e magia 2008;
Pittura sacra a Montecitorio 2009;
Pittura del Seicento a Napoli. Da Caravaggio a Massimo Stanzione
2010;
Museo nazionale di Capodimonte. La scuola napoletana. Le collezioni
borboniche e postunitarie 2010;
Pittura del Seicento a Napoli. Da Mattia Preti a Luca Giordano.
Natura in posa (Arte) 2011;
Ribera tra Roma, Parma e Napoli 1608-1624-2011-12;
ed inoltre
Luce sul Settecento. Gaspare Traversi e l'arte del suo tempo in
Emilia;
Vedute napoletane del Settecento (Electa Napoli. Arte in Italia. I
classici);
Pittura napoletana del Settecento (Arte italiana. I classici);
Porcellane di Capodimonte;
Ribera (Classici arte);
Ribera. Opera completa;
Capolavori dell’800 napoletano. Dal romanticismo al verismo. Dalla
Reggia di Capodimonte alla Villa Reale di Monza;
Napoli incisa. Da Ricciardelli a Cardon.
Ha curato, in collaborazione con funzionari della Soprintendenza,
tra gli altri, i restauri dell’Arco di Alfonso d’Aragona a Castel
Nuovo, degli affreschi di Dominichino e Giovanni Lanfranco nella
Cappella del Tesoro di San Gennaro, dei marmi della Cappella
Caracciolo di Vico e di Sergianni Caracciolo a San Giovanni a
Carbonara.
Ha inoltre avviato la nuova collocazione museografica delle raccolte
“storiche” del Museo di Capodimonte: in particolare alla fine del
1995 ha inaugurato, alla presenza del Capo dello Stato, le nuove
sale al “piano nobile” destinate ad ospitare permanentemente e con
un nuovo allestimento la collezione dai Farnese, le raccolte
orientali e medievali di Stefano Borgia, le raccolte borboniche per
l’arredo e la decorazione dell’Appartamento Reale. Alla fine del
1996 ha curato l'apertura delle nuove sale al terzo piano destinate
all'arte contemporanea.
Ha, infine, riaperto al pubblico le sale del secondo piano, dove
sono esposti dipinti e sculture relativi alla storia dell’arte a
Napoli dalla fine del Duecento agli inizi dell’Ottocento.
Per il Museo della Certosa di San Martino, dove nella primavera del
1997 è stato inaugurato con un nuovo allestimento l'insieme delle
sale espositive costituenti il cosiddetto “Quarto del Priore”,
nell'autunno del 1999 ha programmato l’apertura al pubblico delle
nuove sale espositive destinate alle collezioni dell’Ottocento e
dell’antico Refettorio restaurato.
Spinosa è stato premiato nel 2008 col “FIAC Excellency Award 2008”
come uomo che ha più contribuito alla diffusione della cultura
italiana negli Stati Uniti. Il premio, conferito per la diffusione
della cultura italiana con le mostre oltreoceano sulle età
artistiche Napoletane, rende l’idea della rilevanza del patrimonio
partenopeo nel contesto nazionale.
A Nicola Spinosa i Napoletani devono molto per la sua opera di
promozione della cultura Napoletana, per le tante e importanti
mostre che hanno spinto l’immagine culturale di Napoli nel mondo
richiamando visitatori e turisti. Un uomo di grande cultura, e
soprattutto di grande amore e rispetto per la storia identitaria di
Napoli.
Oltre ad avere il merito di aver riorganizzato e ampliato il Museo
di Capodimonte, ha curato, tra gli altri, l’ultimo restauro
dell’Arco di Alfonso d’Aragona a Castel Nuovo e ha inoltre offerto
una preziosissima consulenza per il recente restauro e il
rimodernamento del Real Teatro di San Carlo.
Frequenti le sue conferenze divulgative che rappresentano sempre una
lezione di storia dell’arte mista a sociologia che arricchisce e che
rende l’idea dell’importanza ineguagliabile del patrimonio artistico
e culturale di Napoli, città unica al mondo, che neanche gran parte
degli stessi Napoletani comprende.
Da tempo la Sovrintendenza alle belle arti ha assunto l’astruso nome
di Sovrintendeza Speciale per il patrimonio storico, artistico ed
etno antropologico e da alcuni anni Spinoza non regna più a
Capodimonte, ma la sua autorità resta indiscutibile.
Consulente delle più prestigose case d’asta i suoi expertise sono
ambiti e pagati a peso di euro (2000). Massimo esperto di Riberia,
conosce perfettamente tutta la pittura napoletana del Seicento e del
Settecento ed è aggiornato su tutte le novità, perché tutti i
collezionisti e gli antiquari gliele segnalano in anteprima.
Carattere energico ed accentratore è riuscito a far andare d’accordo
tutto il suo staff di collaboratori, costituito da donne esperte e
di bella presenza, che lo hanno aiutato tangibilmente
nell’organizzazione delle mostre.
Il padre, celebre pittore, la sorella Aurora, docente presso
l’Accademia di Belle Arti (per la sua biografia cfr. “Il salotto di
donna Elvira”).
Infinite volte ho avuto l’onore di confrontarmi col personaggio. La
prima nel 1996, quando, ricevuto l’incarico di redigere il catalogo
di una inedita quanto ricca raccolta calabrese, (Collezione
Pellegrini) mi recai con le foto dei dipinti nel suo studio,
presente la dottoressa utili e grazie al suo occhio “clinico” ebbi
opportuni consigli per definire alcune attribuzioni problematiche.
La seconda volta quando mi chiese in prestito il mio martirio di San
Gennaro di Micco Spadaro per una importante mostra sul patrono di
Napoli, alla cui inagurazione intervenne il Pontefice. E poi alle
prime di tutte le mostre alle quali gentilmente venivo invitato con
due colleghi medici, collezionisti competentissimi: Mauro Calbi e
Mario D’Antonio e si creava l’opportunità di scambiarci impressioni
ed emozioni.
Concludo con la memorabile visita del Presidente Ciampi e Signora in
occasione di una mostra, che mi permise di assistere in diretta ad
una gaffe colossale. L’episodio avvenne davanti alla Venere
dormiente e satiro (Il mio libro cfr. “Il nudo femminile dalla
antichità ai nostri giorni” pag.46 – fig. 64) che ci permette di
fare la conoscenza delle splendide fattezze della Signora Giordano
che fa “nature” da modella al marito. Il quadro era da poco
ritornato a Capodimonte dopo essere stato a lungo esposto presso la
Camera dei deputati. Dalla tela promana prepotente una vigorosa
voluptas, che scatenò la pruderia della neo presidente Irene
Pivetti, la quale, per non turbare le caste menti dei suoi colleghi,
ne favorì il ritorno a Napoli, arrivata davanti all’opera l’ex first
lady esclamò: “Lo butterei!” facendoci intuire che il Seicento è
stata un’epoca meno bacchettona della nostra.
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