Cap.31
L’uomo dello spazio
Luigi Gerardo Napolitano
Luigi Gerardo Napolitano, nato nel 1928 a Ponticelli (all’epoca
comune della provincia di Napoli), dove il padre era medico
condotto, è stato uno dei più grandi scienziati italiani del secolo
scorso, avendo ideato e diretto alcuni importanti esperimenti
realizzati durante le missioni del laboratorio spaziale europeo.
Frequentò la scuola del paese e fin da giovanissimo fu appassionato
di musica. Per gli studi superiori si trasferì a Napoli,
iscrivendosi al liceo classico Giuseppe Garibaldi. In quel periodo
l’amore per il teatro lo portò ad organizzare compagnie di
recitazione tra gli studenti.
Nel 1947 tornò a vivere con i genitori a Ponticelli e si iscrisse
alla Facoltà di Ingegneria Meccanica dell’Università Federico II di
Napoli, dimostrando subito bravura in matematica ed interesse per il
volo. Tra i docenti ebbe il generale Umberto Nobile, eroe della
trasvolata sul Polo Nord con il dirigibile Norge, diventandone uno
degli allievi prediletti.
Laureatosi nel 1951, insegnò per un breve periodo matematica al
liceo Elena di Savoia di Napoli. In seguito, con Gino Pascale, altro
discepolo di Nobile, darà vita alle scuole napoletane di Spazio ed
Aeronautica. Desiderando approfondire la preparazione nel campo
aeronautico, si specializzò presso la Facoltà di Ingegneria
Aeronautica dell’Università di Roma La Sapienza, guidata da Luigi
Broglio.
Rientrato a Napoli, grazie ai suggerimenti di Nobile, riuscì ad
ottenere l’assegnazione della Fulbright student scholarship,
prestigiosa borsa di studio messa a disposizione nel dopoguerra
dagli americani agli studenti più meritevoli. Nell’autunno 1953 si
imbarcò da Napoli, con destinazione New York, sulla motonave
Vulcania, dove incontrò James e Milly Harford di ritorno dal viaggio
di nozze. Harford, futuro segretario esecutivo dell’American rocket
society di New York, fu in seguito per Napolitano un costante punto
di riferimento.
Obiettivo del soggiorno a New York fu il master degree in ingegneria
alla Polytechnic University. Inizialmente pensò di specializzarsi
nella tecnologia degli elicotteri ma l’incontro con Antonio Ferri –
che negli anni Trenta aveva diretto gli studi sull’alta velocità nel
centro di ricerche aeronautiche di Guidonia e poi, fuggito
dall’Italia nel 1945, era divenuto direttore dell’Aerodynamics
Laboratory – lo indirizzò verso le ricerche di aerodinamica. Al
Politecnico di New York condivise gli studi con un gruppo di altri
scienziati italiani, fra cui Massimo Trella e Carlo Buongiorno.
Nel giugno 1955 discusse la tesi di dottorato, quindi ritornò a
Napoli, dove nel 1960, diventò professore ordinario di aerodinamica
all’università partenopea.Il 13 giugno 1961 sposò Liliana Boccolini
da cui ebbe tre figli: Clementina, Alba e Fernando Flavio.
Napolitano, eclettico pioniere nel campo dell’aerodinamica
ipersonica e propugnatore dell’utilizzo della Microgravità come
ambiente di ricerca (quella che lui stesso definiva “quarto
ambiente”), condusse anche indagini di acustica, scienze della vita
e fisica dei fluidi, rivelando di quest’ultima alcune proprietà
sconosciute, sulle quali si sarebbero poi concentrate le sue
ricerche nelle condizioni spaziali di microgravità.
Intorno a lui si raccolsero una serie di figure che dettero vita
prima al Dipartimento di Scienze dello Spazio della Facoltà di
Ingegneria e poi ad un vero e proprio Corso di Laurea in Ingegneria
Aerospaziale.
Gli studi condotti con Ferri gli garantirono notorietà scientifica e
nel 1965 venne invitato a tenere un ciclo di lezioni all’Università
della California a Berkeley. Due anni dopo diventò docente alla
Sorbona di Parigi, collaborando in particolare con Marcel Barrère
dell’ONERA (Office national d’études et de recherches aérospatiales),
uno dei maestri francesi della propulsione a razzo. Tenne
successivamente lezioni sullo strato limite in volo ipersonico anche
al Von Karman Institute di Bruxelles.
Dal 1966 al 1968 fu presidente della IAF (International
astronautical federation), primo italiano eletto a questo vertice
mondiale dell’esplorazione cosmica. Dal 1970 al 1974 fu direttore
del Dipartimento di meccanica dei fluidi del CISM - International
centre for mechanical sciences di Udine e nel 1972 venne eletto per
la seconda volta presidente della IAF, rimanendovi per altri due
anni.
Di nuovo tornò a insegnare all’estero nel 1974, con una cattedra
all’École nationale supérieure de mécanique et d’aérotechnique di
Poitiers, in Francia. Intanto approfondì gli studi di fisica dei
fluidi in ambiente spaziale e nel 1979 diventò segretario generale
dell’ELGRA (European low gravity research association) che contribuì
a creare e della quale nel 1981 venne eletto presidente, rimanendo
in carica fino al 1986. Dal 1983 al 1991 riassunse la carica di
direttore dell’Istituto di aerodinamica Umberto Nobile.
In quest’arco di tempo condusse importanti esperimenti a bordo dello
Spacelab dell’European space agency, trasportato dallo shuttle della
NASA: durante i voli orbitali delle missioni Spacelab-1 (STS-9
Columbia), del 1983, e Spacelab D-1 (STS-61-A Challenger), del 1985,
con il suo strumento Fluid physics module dimostrò il comportamento
dell’effetto Marangoni che permette, in assenza di gravità, la
costruzione «di ponti liquidi considerevolmente più alti che sulla
Terra» (Marangoni convection in space microgravity environments,
in Science, vol. 225 [13 July 1984], pp. 197 s.), un fenomeno
prezioso ai fini dello sfruttamento delle condizioni spaziali per
produrre nuovi materiali.
Organizzò in seguito una serie di Columbus Symposiums nei paesi
europei per esplorare le nuove possibilità finalizzate alle ricerche
che si sarebbero condotte sul modulo Columbus, l’elemento dell’ESA
agganciato in permanenza alla stazione spaziale internazionale ISS.
Per incrementare l’attività di ricerca in Italia fondò a Napoli,
unendo gli interessi dell’Università di Napoli e della società
Alenia Spazio, il MARS (Microgravity advanced research and support
center). Nel 1990 l’Accademia nazionale dei Lincei lo nominò socio.
In parallelo Napolitano si impegnò a livello sociale proponendo e
lavorando alla costituzione del MIT (Mediterranean institute of
technology), nell’ambito di un parco tecnologico dove università e
industrie avrebbero dovuto unire le loro possibilità per stimolare
lo sviluppo economico del Meridione. In questo ruolo diventò
presidente del comitato scientifico di Innovare e si batté
fortemente per la costituzione del Centro italiano ricerche
aerospaziali (CIRA), a Capua, di cui diventò presidente all’inizio
di luglio 1991.
Morì improvvisamente il 23 luglio 1991, a Estes Park, in Colorado,
dove, in qualità di presidente dell’ESA, si era recato per
un meeting del gruppo dei paesi utilizzatori della stazione
spaziale (Space station users panel) dell’ente con la Nasa.
Per ricordarlo, l’Università Federico II gli ha intitolato
l’Istituto di Aerodinamica mentre, dal 1993, annualmente è bandito
un premio per giovani scienziati che porta il suo nome.
Dopo la prematura scomparsa di Napolitano, in Campania le attività e
le ricerche relative allo spazio hanno vissuto alterne vicende fino
ai giorni nostri.
La svolta è avvenuta nei primi anni del XXI secolo con la creazione
di una serie di consorzi a carattere aerospaziale tra i quali Chain
e Ali (Aerospace Laboratories for Innovative components),
quest’ultimo responsabile dello sviluppo della capsula di rientro
Irene (Italian Re-Entry Nacelle) per conto dell’ASI (Agenzia
Spaziale Italiana), collaudata recentemente con successo presso la
galleria ipersonica Scirocco del CIRA.
Ai lettori che volessero approfondire la conoscenza di Luigi Gerardo
Napolitano, si consiglia il libro di Giovanni Caprara Lo spazio, il
quarto ambiente.
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