Cap.26
Il re della sceneggiata
Mario Merola
Mario Merola, nato a Napoli nel 1934, spentosi a Castellammare di
Stabia nel 2006, è stato l’incontrastato re della sceneggiata per
essere riuscito a darea questo genere, spiccatamente regionale, una
dimensione nazionale, riuscendo anche a creare un filone
cinematografico che portò per alcuni anni fuori dal palcoscenico una
tipologia di spettacolo basata su una filosofia tipicamente
napoletana.
La sua attività artistica non si è limitata all’interpretazione
vocale di brani del repertorio della canzone classica napoletana ma
ha anche giocato un ruolo nella rivalutazione del genere
musical-teatrale della sceneggiata, in auge ai primi del Novecento.
Merola è uno degli artisti italiani che ha venduto il maggior numero
di dischi anche se le stime di vendita non sono precisate nella loro
globalità per il gran numero di falsi.
Mario Merola ha origini umili. Figlio di un ciabattino, vive nel
quartiere popolare di Sant’Erasmo. Per sbarcare il lunario, lavora
come scaricatore di porto.
Precocemente sviluppa la passione per il canto e, con gli incassi
delle prime esibizioni canore, nel 1964 riesce a sposare Rosa
Serrapiglia dalla quale avrà tre figli: Roberto (organizzatore di
eventi musicali), Loredana e Francesco, anch’egli cantante, che
negli ultimi anni ha accompagnato il padre in moltissime occasioni
tra le quali l’esibizione al Festival di Napoli del 2001, vinto con
il brano L’urdemo emigrante. La prima esibizione in pubblico di
Merola avviene per caso, agli inizi degli anni Sessanta: era da poco
suonata la sirena della pausa pranzo al porto di Napoli e Merola,
assieme a dei colleghi scaricatori, si era diretto nella piazzetta
nei pressi della chiesa di Sant’Anna alle Paludi per assistere ai
festeggiamenti in onore della Madonna. Il cantante Mario Trevi, che
si doveva esibire, arrivò con una decina di minuti di ritardo.
Nell’attesa, i colleghi invogliarono Merola a salire sul palco e ad
esibirsi, per la prima volta, dinanzi ad un pubblico.
Il primo disco, Malufiglio, inciso nel 1962, gli porta una certa
fama.Lascia definitivamente il lavoro al porto ed al Teatro Sirena
di Napoli interpreta la sceneggiata Malufiglio.
Nel 1963, con la canzone Sò nnato carcerato, tratta da un vero fatto
di cronaca, colpisce il pubblico popolare. La canzone tratta della
vendetta di una moglie che uccide l’assassino del marito: arrestata,
in stato interessante, partorisce in carcere alcuni mesi dopo. Dalla
canzone viene tratta una sceneggiata, portata in scena a Napoli,
con, tra gli interpreti, la famosa attrice Tecla Scarano.
Merola incide dischi, si esibisce in spettacoli, matrimoni e feste
di piazza divenendo anche talent-scout (tra gli altri, contribuisce
alla scoperta di Massimo Ranieri). Durante uno spettacolo, il grande
Totò gli chiede di prendere la chitarra e cantargli un po’ di
canzoni.
Nel 1964 debutta al Festival di Napoli con la canzone Ddoce è ‘o
silenzio, in coppia con Elsa Quarta.L’anno successivo è la volta di
T’aspetto a maggio, con Achille Togliani, e Tu stasera sì Pusilleco
con Enzo Del Forno.
E’ ancora al Festival di Napoli nel 1966 con le canzoni Femmene e
tammorre, e Ciento catene, nel 1967 con Allegretto ma non troppo,
nel 1968 con Cchiù forte ‘e me e Comm’a’nu sciummo, nel 1969 con ‘O
masto, Ciente appuntamente e Abbracciame e nel 1970 con‘Nnammurato
‘e te! e Chitarra rossa. Il Festival, interrotto nel 1971, sarà
ripreso da Canale 5 nel 2001 per due sole edizioni: Merola si
esibisce con il figlio Francesco interpretando L’urdemo emigrante,
arrivando così ad un totale di otto partecipazioni.
Negli anni Settanta ed Ottanta rilancia in televisione e nelle
tournée fuori Napoli, la tradizionale sceneggiata, un canovaccio
teatrale ispirato ad una canzone del repertorio popolare, basato di
solito sul triangolo “isso, essa e ‘o malamente” (lui, lei ed il
mascalzone). Parallelamente inizia l’attività di attore
cinematografico in produzioni ispirate a storie di cronaca nera
(Sgarro alla camorra ) o alle consuete sceneggiate (Lacreme
napulitane ).
Debutta al cinema nel 1973 con il film Sgarro alla camorra.
Continuerà dal 1978 quando verrà chiamato dal regista Alfonso
Brescia e da Ciro Ippolito, per interpretare tre film: L’ultimo
guappo, Napoli…serenata calibro 9 e Il mammasantissima, film
d’azione che intrecciano il nuovo filone poliziesco alla tradizione
della sceneggiata napoletana. Interpreta i ruoli del boss e del
guappo, mentre nei drammi più tradizionali incarna le figure di
padri e mariti alle prese con tradimenti di vario genere, come in
Napoli…la camorra sfida e la città risponde e I contrabbandieri di
Santa Lucia e Sbirro, la tua legge è lenta…la mia no! e Da Corleone
a Brooklyn, in coppia con Maurizio Merli.
Gli schiaffi che Mario Merola dava nei suoi film erano per la
maggior parte veri: per esempio, in Giuramento, Merola dà uno
schiaffo al “malamente” Ricky facendolo schiantare tra alcune casse
di Coca Cola. Le sue cine-sceneggiate, oltre ad avere avuto successo
in Italia, hanno avuto riscontro internazionale arrivando ad essere
doppiate in inglese, francese, arabo, turco, tedesco.
Nel 1977 Mario Merola ed altri artisti italiani, tra cui Luciano
Pavarotti, sono ricevuti alla Casa Bianca da esponenti politici
statunitensi tra cui il presidente Gerald Ford ed il segretario di
Stato Henry Kissinger. Nel ricevimento ufficiale Merola rappresenta
la canzone classica napoletana e si esibisce per un’ora: lui stesso
racconta che durante il viaggio in pullman da New York a Washington
si sedette vicino a Pavarotti e per tutto il tempo parlarono di
canzoni napoletane. Il grande tenore gli disse che, tornati in
Italia, avrebbero inciso insieme un disco di canzoni napoletane che
avrebbero cantato in un concerto a Modena. Il tutto saltò perché i
due artisti, non conoscendo i programmi l’uno dell’altro, avevano
preparato le stesse canzoni e Pavarotti, che si esibì dopo Merola,
si trovò in difficoltà: dopo quel giorno, i due cantanti non ebbero
più modo d’incontrarsi. Sempre negli Stati Uniti, il cantante
napoletano partecipò anche al concerto tenuto dal suo grande amico
Claudio Villa.
Nel 1978 a Mario Merola fu chiesto il pizzo dalla camorra e, dopo il
suo rifiuto, i camorristi spararono contro il portone di casa sua.
In questa occasione, fu aiutato dai contrabbandieri.
Tra le sceneggiate portate in teatro da Merola, quella che ha
lasciato un’impronta di rilievo nella sua carriera è Zappatore,
rappresentazione originaria del 1930, diretta da Gustavo Serena,
tratta dall’omonimo brano di Libero Bovio. Esattamente 50 anni dopo,
il regista Alfonso Brescia decide di riportare al cinema la
sceneggiata dirigendo il film Zappatore con Mario Merola, Regina
Bianchi ed Aldo Giuffrè. Il film registra un incasso record di sei
miliardi di lire.
Nel 1981 è ospite al Festival di Sanremo dove canta Chiamate Napoli
081, grande successo al pari di Guapparia e Zappatore. Nel 1981
Canale 21 manda in onda in diretta la sceneggiata Zappatore,
riscuotendo notevoli ascolti. Nello stesso periodo continua
l’attività di attore cinematografico con Lacreme napulitane in
coppia con Angela Luce: questo film è considerato il capolavoro
della sceneggiata. Nel decennio seguiranno film come La tua vita per
mio figlio, Carcerato, Napoli Palermo New York il triangolo della
camorra (ultimo film del genere poliziottesco-sceneggiata), I figli
…so pezzi ‘e core, Torna e Guapparia (ultimo film fino al 1999); a
questi s’aggiungono Tradimento e Giuramento, in coppia con Nino
D’Angelo.
Nel 1989 per festeggiare i suoi trenta anni di carriera, la Rai
aveva in programma la realizzazione di un programma intitolato I 30
anni di Merol, la Storia,la Musica. Il progetto fu accantonato
perché in quell’anno Merola fu accusato di associazione mafiosa:
successivamente, il cantante fu prosciolto da ogni accusa ma il
progetto non fu più ripreso.
Negli anni Novanta, Merola è vicino all’esperienze canore di Gigi
D’Alessio. Nel 1996 partecipa alla soap opera Un posto al sole nel
ruolo di un boss della camorra e nel 1997 partecipa alla conduzione
del programma da Rai 1 abbinato alla Lotteria Italia.
Nel 2000 ritorna al cinema e nel 2001 partecipa e vince al Festival
di Napoli con il figlio Francesco cantando L’urdemo emigrante.
Sempre nel 2001 presenta il programma in diretta Piazzetta Merola
sull’emittente satellitare Napoli International che manda in onda il
programma in tutta Europa e negli Stati Uniti.
Nel 2003 dà la voce al personaggio di Vincenzone nel film
d’animazione Totò Sapore e la magica storia della pizza. In questi
anni si esibisce in tutto il mondo con il figlio Francesco,
anch’egli interprete e musicista. Verso la fine del 2004 ritorna,
dopo 20 anni, ad interpretare una sceneggiata: debutta infatti a
Napoli con ‘E figlie, di Libero Bovio.
Nel 2005 è ospite in molte puntate di Buona Domenica dove recita
brevi sceneggiate e presenta il suo libro Napoli solo andata…Il mio
lungo viaggio.
Il 5 aprile 2004 Mario Merola festeggia 40 anni di matrimonio, 45 di
carriera ed il 70° compleanno, il tutto ripreso dalle telecamere. I
festeggiamenti si svolgono al Grand Hotel La Sonrisa (luogo dal
quale viene trasmesso ogni anno il programma Napoli prima e dopo) e
vi prendono parte colleghi ed amici che si esibiscono in numerosi
brani napoletani. Nell’occasione, Merola viene premiato dalla
Regione Campania per essere uno dei più grandi interpreti della
canzone classica napoletana.
I festeggiamenti continuano il 19 settembre dello stesso anno con il
concerto Merola Day alla Stazione Marittima di Napoli, cui assistono
100.000 spettatori: il concerto è trasmesso dall’emittente
televisivo Napoli Canale 21 e dall’emittente radiofonica Radio Kiss
Kiss.
Il 7 novembre 2006 Mario Merola è ricoverato in rianimazione
all’Ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia dopo aver
mangiato cozze crude. Muore nello stesso ospedale alle 21 del 12
novembre per arresto cardiocircolatorio.
I funerali si svolgono a Napoli due giorni dopo nella Basilica di
Santa Maria del Carmine Maggiore (la stessa dove si era sposato).
Durante l’omelia il parroco, padre Alfredo Di Cervo, ha detto ”La
vita di Merola è stata vissuta e cantata nei suoi colori più umani.
Il Signore avrà accolto Mario in Paradiso anche per ogni volta che
le sue note hanno toccato il cuore di qualcuno, aiutando a scegliere
la pace e il bene”. Erano presenti le autorità politiche, i colleghi
e, nella piazza antistante la chiesa, circa 40.000 persone di cui
almeno la metà segue in processione il feretro fino al Cimitero
Monumentale di Napoli, dove l’artista è sepolto.
Sui manifesti funebri, affissi nelle strade, si leggeva: “E’ mancato
l’artista del popolo, il grande Mario Merola”. Mario Merola è
sepolto in una cappella privata accanto ai genitori di Gigi
D’Alessio, che l’aveva sempre considerato un suo familiare.
Come da lui stesso dichiarato nell’autobiografia, Merola ebbe il
vizio delle donne e del gioco d’azzardo: afferma che dal 1975 al
1995 ha perso al gioco circa 40 miliardi di lire. Nel 1989, Giovanni
Falcone inviò un avviso di garanzia a Merola ed al collega Franco
Franchi nell’ambito dell’inchiesta che avrebbe portato al
Maxiprocesso quater nel quale erano accusati di associazione
mafiosa. Merola fu interrogato da Giovanni Falcone stesso che in
seguito prosciolse i due artisti da ogni accusa.
Ho avuto occasione di incontrare Mario Merola 2-3 volte in un posto
singolare: dal barbiere di Piazza Bellavista a Portici, dove abitava
alla fine degli anni Settanta. Anch’io ho soggiornato a Portici per
un anno in una villa di Via Zuppetta, dove mi ero trasferito dopo un
attentato terroristico da parte dei fanatici attivisti di Fede e
Libertà, che fecero saltare in aria la mia Jaguar.Il barbiere era un
vero mago della rasatura. Senza arrivare a far tenere in bocca al
cliente una pallina per mantenere tesa la guancia, conosceva un
altro trucco, semplice ma efficace: bagnava con acqua calda un
asciugamano e lo teneva per 20-30 secondi sul volto del cliente,
provocando un arrizzamento del pelo, che poteva essere reciso poi in
profondità.
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