Cap.16
La magica bacchetta di Riccardo
Riccardo Muti
Riccardo Muti, il più illustre direttore d’orchestra italiano, nasce
a Napoli nel 1941 da mamma napoletana e padre originario di
Molfetta.
Frequenta il liceo classico Vittorio Emanuele II iscrivendosi in
seguito, senza laurearsi, alla facoltà di Filosofia dell’Università
Federico II.
La sua vera passione è la musica: presso il Conservatorio napoletano
di San Pietro a Maiella studia pianoforte con il leggendario maestro
Vincenzo Vitale, conseguendo, con lode, il diploma. Trasferitosi a
Milano, studia Composizione con Bruno Bettinelli e Direzione
d’orchestra con Antonino Votto.
Debutta nel 1967 al Teatro Coccia di Novara vincendo il Premio
Cantelli per giovani direttori d’orchestra, violinisti e flautisti.
Dal 1968 al 1980 è direttore principale e direttore musicale del
Maggio Musicale Fiorentino. Tra le produzioni portate in scena in
questo periodo, di notevole interesse sono state le rappresentazioni
del Nabucco di Verdi con la regia di Luca Ronconi, una cui replica
del 1977, al Teatro Comunale di Firenze, si ricorda in particolare
per i costumi del quarto atto riconducibili alle divise dei soldati
italiani del Risorgimento, e quelle del Guglielmo Tell di Rossini in
versione integrale ed Otello di Verdi con l’inedito finale del terzo
atto.
Nel 1969 dirige I Puritani di Vincenzo Bellini con Mirella Freni,
Luciano Pavarotti e Sesto Bruscantini nella prima rappresentazione
radiofonica dell’Auditorium RAI del Foro Italico di Roma. Nel 1970
ne dirige la ripresa al Teatro Comunale di Firenze.
La collaborazione con il Kleines Festspielhaus di Salisburgo inizia
nel 1971 con la direzione del Don Pasquale di Gaetano Donizetti
interpretato da Rolando Panerai e Fernando Corena.
Ancora Panerai, con Renato Bruson, è protagonista di Un ballo
inmaschera, ripreso nel 1972 dal Teatro Comunale di Firenze.
Dal 1972 al 1982 è direttore principale della Philarmonic Orchestra
di Londra con la quale ha effettuato diverse registrazioni di opere
italiane, tra cui l’Aida di Verdi con Montserrat Caballé e Placido
Domingo, che, ad oggi, risulta essere uno dei dischi d’opera più
venduti al mondo. Con la stessa orchestra registra il Macbeth
riaprendo tutti i vecchi tagli aggiunti nel corso degli anni da vari
direttori, e, per il repertorio sinfonico, l’integrale delle
Sinfonie di Schumann e Ciajkovskij.
Al Wiener Staatsoper dirige l’Aida con Gwyneth Jones e Placido
Domingo nel 1973, La Forza del destino con Cesare Siepi e Sesto
Bruscantini nel 1974, il Requiem di Verdi con Fiorenza Cossotto nel
1975, Norma con la Caballé e la Cossotto nel 1977, Rigoletto con
Bruson ed Edita Gruberova nel 1983, Le nozze di Figaro nel 1993 e
nel 2001, Così fan tutte con Barbara Frittoli e Cecilia Bartoli nel
1994 e nel 2008, Mefistofele con Samuel Ramey nel 1977 e Don
Giovanni con Anna Caterina Antonacci nel 1999. Fino ad oggi Muti ha
diretto 108 rappresentazioni viennesi.
Dal 1980 al 1992 è stato direttore musicale dell’Orchestra Sinfonica
di Filadelfia, che ha portato in diverse tournée internazionali: ne
era stato nominato direttore principale nel 1979 e direttore
onorario nel 1982 ed è con questa orchestra che nel 1991 dirige la
sua prima opera pucciniana: Tosca.
Nel 1981 è al Teatro alla Scala di Milano dove dirige Le nozze di
Figaro. Presente ogni anno, anche con orchestre ospiti come la
Philarmonic Orchestra di Londra, ne diventerà direttore principale
nel 1986 e, fino ad una clamorosa rottura avvenuta nel 2005, la
guiderà in numerose ed applaudite tournée all’estero. Per il Teatro
alla Scala ha diretto Nabucco, Don Giovanni, Guglielmo Tell, I
vespri siciliani, Idomeneo, Parsifal, Don Carlos, Macbeth, Traviata,
Il Crepuscolo degli Dei, Il trovatore, Otello.
Negli anni in cui è direttore principale alla Scala, Muti continua a
dirigere a Firenze, Napoli, Filadelfia, Monaco, Vienna, Londra,
Liegi e per il Festival di Ravenna.
E’ spesso ospite della Filarmonica di Berlino e della Filarmonica di
Vienna con la quale nel 1996 è in tournée in Giappone, Corea ed Hong
Kong: con la Filarmonica di Vienna è stato protagonista dei Concerti
di Capodanno del 1993, 1997, 2000 e 2004, guidandola ancora nel 2008
in una lunga tournée giapponese.
Dal 1971, anno in cui ha debuttato con Don Pasquale di Gaetano
Donizetti, su invito di Herbert von Karajan, è uno dei partecipanti
abituali al Festival di Salisburgo, dove dirige opere e concerti ed
è particolarmente apprezzato per l’allestimento delle opere di
Mozart. In particolare, l’allestimento di Così fan tutte è stato
ripreso ininterrottamente dal 1982 al 1988. Nel 1990, dopo la morte
di von Karajan, il Festival gli ha affidato la nuova produzione del
Don Giovanni. Nel 1991 declina l’invito a dirigere La clemenzadi
Tito perché ritiene la regia non confacente all’ultima opera di
Mozart; inoltre, per dissapori con il nuovo direttore artistico
Gerard Mortier, Muti non dirige più opere ma solo concerti con la
Filarmonica di Vienna fino al 2005, quando, scadutoil mandato di
Mortier, torna sulpodio per Il Flauto magico el’Otello di Verdi nel
Festival 2008.
Sempre nel 2008, è la sua prima volta all’Opera di Roma dove dirige
Otello di Verdi nella produzione andata in scena al Festival di
Salisburgo. Dopo il successo ottenuto nel 2009 e nel 2010 con
Ifigenia in Aulide di Gluck e l’Idomeneo di Mozart, il sindaco di
Roma, Gianni Alemanno, gli offre la direzione musicale del teatro
capitolino. Nel 2011 ha diretto Nabucco, spettacolo inaugurale della
stagione inserito nelle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità
d’Italia.
E’ Muti ad inaugurare, nel febbraio 2009, la nuova stagione
sinfonica del Teatro San Carlo di Napoli, riaperto dopo un
importante restauro.
Nel febbraio 2010 è alla Metropolitan Opera House di New York per
dirigere Attila di Giuseppe Verdi.
Nel febbraio 2011, a Chicago, durante una prova per un concerto
della Chicago Symphony Orchestra della quale è direttore stabile,
riporta, a seguito di una caduta, una frattura alla mascella per la
quale è operato nei giorni successivi. Secondo i medici
dell’ospedale dove è stato ricoverato il malore è dovuto ad una
irregolarità del battito cardiaco che ha reso necessaria
l’applicazione di un pacemaker.
Nello stesso periodo, in qualità di direttore della Chicago Symphony
Orchestra, ha vinto due Grammy Award per la registrazione del
Requiem di Verdi.
Il maestro, che risiede da anni a Ravenna, è sposato con Cristina
Mazzavillani ed ha tre figli, Francesco, Chiara (nota attrice) e
Domenico.
La sua lunga attività, lungi ancora dalla conclusione, può
compendiarsi nella motivazione della laurea honoris causa in Lettere
e Filosofia rilasciatagli dall’Università di Siena: “La sua arte
interpretativa, la sua attività di svecchiamento di obsoleti canoni
esecutivi, che ha influenzato positivamente schiere di giovani
direttori, la diffusione della musica d’arte presso platee di
giovani, la fondazione di importanti istituzioni musicali, le
molteplici iniziative umanitarie, ne hanno fatto uno straordinario
rappresentante della cultura italiana nel mondo. Ci possono essere
numerose motivazioni per insignire una personalità artistica di
rilievo della laurea honoris causa. Alcune di esse sono di immediata
riconoscibilità: il livello artistico raggiunto, l’attività
internazionale, nel caso di un musicista la produzione discografica,
la capacità di far scuola, la riconoscibilità e l’originalità del
metodo… Proprio in questi anni il maestro Muti ha creato l’Orchestra
Giovanile Luigi Cherubini chiamando giovani musicisti selezionati da
una commissione internazionale. All’inizio poteva apparire un atto
di fede. Oggi, a soli due anni di vita, è un fenomeno unico in
Italia e ammirato dal resto del mondo. La critica e il pubblico
hanno notato che con la “Cherubini” Riccardo Muti fraseggia da par
suo con toccante e sicura delicatezza e che i nostri migliori
talenti – oramai orchestra – con lui e grazie a lui dimostrano di
avere la capacità preziosa di mettere in evidenza, sotto una luce
intensa, ogni minimo dettaglio timbrico e armonico delle opere.
Riccardo Muti, nel momento della sua piena e riconosciuta maturità
artistica, ha deciso di mettere a disposizione dei giovani la sua
esperienza ed il suo talento. Un docente eccezionale, per capacità e
motivazioni”.
|