Cap.14
Uno scrittore noir da bestseller
Maurizio De Giovanni
Da alcuni anni si sta imponendo prepotentemente all’attenzione della
critica e del pubblico che corre ad acquistare i suoi romanzi
Maurizio De Giovanni, uno scrittore nato per caso in ritardo, a 48
anni, funzionario di banca; il quale candidamente dichiara di non
avere molto talento, ma tante storie da raccontare. Lo scrittore al
quale si ispira è l’americano Ed McBain, il creatore del mitico 87°
distretto, che nel 1956 inventò il “Police Procedural”, una saga con
personaggi presi dalla strada ed indagini parallele che si
intrecciano. Nei romanzi di De Giovanni, rigorosamente ambientati a
Napoli, non si parla mai di camorra, come se il fenomeno non
esistesse, un po’ come il “Commissario Montalbano” di Camilleri, che
nei suoi noir ambientati in Sicilia, non ci fa mai incontrare boss,
cosche e padrini, al punto che qualche critico ha accusato l’anziano
autore di manifesta omertà.
Ci vuole un bel coraggio. Non solo a parlare della Napoli di oggi
considerando la camorra un arnese astruso, ma anche ad abbandonare
una serie collaudata (il poliziotto Ricciardi e le sue sei storie
nella Napoli anni Venti) per lanciare una saga tutta nuova. Maurizio
De Giovanni lo ha fatto, scavando in un solo precedente,
quell’ispettore Giuseppe Lojacono detto Il cinese che, nel 2012, era
venuto a capo del complicato caso del Coccodrillo.
L’ultimo libro di De Giovanni è “I bastardi di Pizzofalcone”.
Pizzofalcone è un commissariato composto dagli scarti degli altri
distretti, dopo essere stato azzerato per via di un traffico di
cocaina gestito dai suoi stessi poliziotti. Attorno a Lojacono (che
va in trance come un monaco tibetano, quando si avvicina alla
verità) ruotano il nuovo commissario Palma (divorziato, dorme in
ufficio), la vice sovrintendente Calabrese (figlio portatore di
handicap e ammalata di asfissia familiare), Alex Di Nardo (lesbica e
fuori di testa per le armi), Romano detto Hulk (rischia sempre di
strangolare i criminali ma poi picchia anche la moglie), Marco
Aragona (agente "politicamente scorretto", per essere raccomandato e
pregiudizialmente colpevolista nei confronti degli immigrati),
Giorgio Pisanelli (urina sangue per cancro alla prostata e cerca il
colpevole di finti suicidi di anziani).
E l’assenza della camorra? Spiega De Giovanni: «La camorra è una
macchina. Chi si diverte a sapere come funziona una macchina? Napoli
è invece un enorme territorio narrativo. La sua concentricità la
rende una New York, una Marsiglia, una Milano, una Atene,
all’ennesima potenza. Qui ci sono città diverse a un metro di
distanza. Prendiamo la zona di Toledo: da una parte la ricchezza e
l’alta moda, dall’altra un mondo del tutto differente. Ogni
quartiere della città ha il suo doppio oscuro».
Contrasti, passioni, scintille. Le ruote delle tante Napoli stridono
tra loro e grondano emozioni. «Intendiamoci: non voglio affatto
sottovalutare la camorra. La camorra è un tumore. Roberto Saviano è
stato straordinario. Ha portato sui comodini degli italiani un
fenomeno che gli italiani non volevano vedere. Ma la camorra è
diventata un alibi. Le montagne di spazzatura in strada, le tasse
evase, gli scippi, ci sarebbero a prescindere. La camorra è
diventata l’uomo nero. Ha la colpa di tutto, è l’alibi per
giustificare come siamo diventati».
Quel poliziotto di De Giovanni ha dentro tanta violenza da voler
strangolare i delinquenti. Proprio come tante volte vorremmo fare
noi. Ma quando picchia la moglie finisce per incontrare il suo
mostro. E lei, dopo avergli lasciato una lettera struggente, andrà
via di casa, non per il pugno ricevuto o l’ematoma sul viso, ma
perché adesso ha e avrà sempre paura. Paura di lui.
C’è un altro personaggio, una bellissima ragazzina "venduta" dalla
famiglia a un ricco archistar, che la tiene segregata pur di
possederla. Chi sia la vittima e chi il carnefice, alla fine,
diventa una altalena in cui bene e male si confondono. Come nella
realtà. «Una scala di valori è stata distrutta e destrutturata,
vittima e carnefice si scambiano i ruoli, la bellezza si è
trasformata in arma sociale. Si può chiamare "effetto olgettine"
oppure in altro modo. Resta il fatto che il fenomeno si è diffuso a
macchia d’olio».
«Io ho la fortuna narrativa di vivere a Napoli. Da un punto di vista
sociale è problematico. Ma da punto di vista creativo, no. Non mi
vergogno a scrivere di "genere". Scrivo dell’odio. E l’odio è una
invenzione dell’amore. La gelosia, l’ossessione, l’odio: lo stesso
fiume dell’amore, soltanto preso più a valle».
E poi ci sono le fonti. Per De Giovanni sono fonti doc. Il questore
di Napoli, Luigi Merolla, è suo lettore e consigliere. E con lui
altri tre poliziotti veri (Fabiola Mancone, Valeria Moffa, Luigi
Bonagura). Infine, ci sono i Corpi Freddi, i tremila appassionati di
noir del sito Anubi. Ogni anno li incontra al festival di Mantova.
Lo hanno premiato tre volte consecutive per il miglior romanzo.
Quest’anno gli racconterà come vuole continuare la saga dei suoi
“Bastardi di Pizzofalcone”.
Uno scrittore di successo il quale, ne siamo certi, allargherà nel
tempo la platea dei suoi lettori, coinvolgendo nelle sue trame
intricate giovani ed anziani, alla ricerca della dura realtà,
trasformata in prosa.
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