Cap.43
Il medico personale di Berlusconi
Umberto Scapagnini
Nato a Napoli, dove frequentò le elementari alla De Amicis e le
medie alla Fiorelli, Umberto Scapagnini si era poi trasferito per
motivi di studio.
Le vicende della vita lo avevano condotto in giro per il mondo: era
divenuto docente a Baltimora e si era occupato di tumori con Bob
Gallo, lo scopritore del virus dell’AIDS, per trasferirsi poi a
Catania, dove, oltre ad esercitare la professione ed insegnare
all’Università, divenne Sindaco e, ad abundantiam, dal 1994 deputato
ed eurodeputato.
Da sindaco, la sua allegra amministrazione delle casse comunali
aveva provocato un pauroso buco in bilancio che aveva lasciato i
dipendenti per mesi senza stipendio.
Tra le bestemmie della Lega, che da sempre avrebbe desiderato che
tutte le risorse dello Stato fossero destinate alla Padania, dovette
intervenire il premier per appianare l’ammanco.
Bello d’aspetto e sempre vestito come se si trovasse nella piazzetta
di Capri, conservava l’ironia e la galanteria dei napoletani doc.
Gli amici lo denominarono “Sciampagnino” per il suo carattere
frizzante, ilare e giocoso.
Invidiato per le belle donne cui si accompagnava, un po’ gagà ed un
po’ fascinoso, era il Gastone della situazione per la fortuna che a
lungo lo ha accompagnato.
Poi l’incontro fatale col “Sovrano di Arcore”, di cui fu per 25 anni
il medico di fiducia.
Fu lui nel 2006 a soccorrerlo prontamente sul palco di Montecatini,
quando fu colto da un lieve malore.
Li accomunava un motto: “andare a letto è meglio che stare a letto”.
Pochi anni li separavano ma il Berlusca era un’icona della chirurgia
plastica mentre Umberto, sempre abbronzatissimo, alternava settimane
bianche a Cortina e soggiorni alle Maldive.
Il suo intruglio segreto permetterà al suo “Grande Capo” (vedremo)
di arrivare all’età di 120 anni e di avere sei rapporti sessuali
alla settimana (secondo i giudici milanesi ne aveva sei ogni sera).
Di converso, Silvio gli diceva che avrebbe dovuto cambiare il suo
cognome in “Scopagnini”.
Negli ultimi anni era stato colpito da una grave malattia che aveva
affrontato con coraggio, ritrovando il dono della fede.
La sua triste esperienza è racchiusa in un libro commovente: ”il
Cielo può attendere”, nel quale, con sottile ironia, ci racconta di
sette metastasi, quaranta giorni di coma, due estreme unzioni, sei
mesi di ospedale, un blocco renale, una polmonite, una
demielizzazione con paralisi di tronco e arti etc..
Ma, alla fine, la Vecchia Signora se lo è portato via e solo allora
è ritornato nella sua Napoli per l’ultimo saluto agli amici e dagli
amici, nella chiesa della Santissima Trinità a via Tasso, e per
riposare in pace nella tomba di famiglia.
Di Umberto, come di tanti altri personaggi famosi napoletani, ho una
conoscenza diretta ed una successiva corrispondenza protrattasi nel
tempo.
Ci incontrammo una ventina di anni fa alle Mauritius dove
trascorremmo Natale, Capodanno ed Epifania in un vero e proprio
paradiso terrestre costituito da un villaggio Valtur.
Eravamo in compagnia delle nostre famiglie e con noi vi era
costantemente, anche lui con moglie e due figli, un trascinatore
formidabile verso il divertimento che esordiva sempre con “Viva le
belle donne”: Tonino Cirino Pomicino, fratello di Paolo, allora
ministro del bilancio.
Abbiamo parlato di famiglie: già allora Umberto, irresistibile
tombeur de femme, stava con una seconda moglie e con due figli avuti
da un precedente matrimonio; un maschio, irresistibilmente attratto
da mia figlia Tiziana, ed una femmina.
La nuova moglie, bellissima e soprattutto elegantissima emula di
Imelda Marcos, aveva portato con sé, oltre ad un’infinità di
foulardes e bikini, che sfoggiava con impettita classe, ben 50 paia
di scarpe con tacchi stratosferici, che adoperava, cambiandone tre
al giorno, in qualunque occasione, unica eccezione in spiaggia.
Le nostre discussioni partivano dalla medicina per sfociare
inevitabilmente sulle donne e sul sesso.
Avevamo tanto da raccontarci ed, in epoca pre-viagra, lui riteneva
di aver scoperto potenti afrodisiaci dalla formula segreta, che in
futuro, divenuto il medico del Cavaliere, avrà consigliato
all’instancabile “satiro”, a smentire la voce che le sue
performances erotiche siano frutto di quotidiane punture in loco
(nei corpi cavernosi) di una dose di Caverjet, in grado di tenere
alzato costantemente il vessillo per 3 e più ore.
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