Cap.4
Una vita blindata
Roberto Saviano
Ricordo un incontro a Milano con Bompiani assieme ad un amico
scrittore e l’accesa discussione che ne scaturì sul valore degli
autori Siciliani contemporanei, a parere dell’illustre editore,
sopravanzavano e di molto i colleghi Napoletani.
Questo colloquio è avvenuto nel 2003 ed ancora doveva esplodere
fragorosamente il fenomeno planetario di Gomorra, il quale, tradotto
in 52 paesi, ha venduto da solo più copie (nell’ordine di decine di
milioni) di tutti i narratori isolani.
Roberto Saviano nasce a Napoli il 22 settembre 1979, il padre è
medico a Frattamaggiore, la madre Miriam Haftar è di famiglia
ebraica ligure. Consegue la maturità scientifica a Caserta e la
laurea in filosofia alla Federico II con una tesi con il celebre
storico meridionalista Francesco Barbagallo.
Comincia nel 2002 a scrivere su riviste e quotidiani locali, ma
soprattutto sul sito web nazione indiana.
Poi nel 2006 esce il libro bomba: Gomorra, un viaggio nel mondo
affaristico criminale della camorra, attiva tra Casal di Principe e
San Cipriano d’Aversa, fino all’agro Aversano, quel territorio
tristemente noto come “il regno dei Casalesi”.
Nel libro sono descritte le ville sfarzose dei boss, che
scimmiottano quelle dei divi di Hollywood, di campagne inquinate per
sempre fino alle falde acquifere dai rifiuti tossici, smaltiti
illegalmente, delle industrie del nord, di una popolazione
connivente, di un vero e proprio “Sistema”, che adesca sempre più
nuove reclute e che ama la spettacolarizzazione mediatica, con
malavitosi di mezzatacca, che si ispirano nel vestiario e nelle
movenze ai divi della televisione e del cinema.
Gomorra non è né un saggio, né un romanzo è un mix che ripercorre
quella narrativa di denuncia ottocentesca la quale, in ambito
napoletano ebbe come precursore Francesco Mastriani, il quale
descrisse gli ambienti sordidi e malavitosi che infestavano la città
e furono la causa di una crisi economica e politica nota dall’epoca
come “Questione meridionale”. Romanzi divenuti best seller come “I
vermi” letti con morbosa curiosità da una fiumana di appassionati.
Dal romanzo è scaturito uno spettacolo teatrale e l’omonimo film,
vincitore al festival di Cannes del premio speciale della giuria,
mentre è in preparazione una versione televisiva in sei episodi, che
andrà in onda sui canali SKY nell’autunno 2013.
Il successo planetario ha il suo contrappasso nella vita sotto
scorta che dal 2006 Saviano è costretto a subire, soprattutto dopo
che nel mese di settembre parlando in piazza a Casal di Principe
accusò apertamente i capi del clan dei Casalesi: Bidognetti,
Schiavone, Iovine e Zagaria.
Il 20 ottobre pubblica “la bellezza e l’inferno”, ma è un mezzo
flop, come “la parola contro la camorra” uscito l’anno successivo. A
gennaio l’università di Genova concede la laurea Honoris causa in
giurisprudenza e Saviano dedica polemicamente il riconoscimento ai
magistrati della procura di Milano che indagano sul caso Ruby,
scatenando l’ira di Marina Berlusconi, presidente della Mondadori e
di conseguenza il cambio di editore.
In precedenza nel novembre 2010 conduce in televisione con Fabio
Fazio un programma su RAI3 “vieni via con me” che ottiene uno
straordinario successo con punte di 10 milioni di telespettatori ed
uno share del 31,60%. Alle 10 puntate ed alle letture di elenchi
sulle più svariate problematiche partecipano ospiti importanti. La
trasmissione diventerà un best seller con 8 capitoli e 8 storie che
raffigurano un ritratto impietoso della situazione italiana odierna.
Roberto scava dentro alcune ferite che ci affliggono: dal mancato
riconoscimento del valore dell’unità nazionale, al subdolo
meccanismo della gogna mediatica, dall’espansione della criminalità
organizzata al nord, all’infinita emergenza dei rifiuti in Campania.
Vi sono poi i racconti di vite vissute con determinazione e
coraggio, come la sfida di Don Giacomo Panizza contro la
‘ndrangheta, la lotta di Piergiorgio Welby in nome del diritto a
disporre della propria vita, la difesa della costituzione di Pietro
Calamandrei. Tutti esempi dai quali partire per ricostruire una
nuova Italia.
Come giornalista Saviano collabora in Italia con “la Repubblica” e
“l’espresso”, negli stati uniti con il ”Washington post” e il “New
York times”, in Spagna con “el pais”, in Germania con “die zeit”, in
Inghilterra con “the times”.
Ed arriviamo ai nostri giorni con Saviano che attacca il silenzio
del governo sulle organizzazioni criminali e sulla loro penetrazione
nel sistema economico del paese.
Dobbiamo sottolineare che molti partiti gli hanno da tempo proposto
di diventare deputato, ma lui, con molta umiltà, ha sempre affermato
che lui sa scrivere, per governare vi è gente ben più preparata…
Il nuovo libro di Saviano da poco pubblicato dalla Feltrinelli, dal
misterioso titolo “zero zero zero” è un appassionante mix tra saggio
e romanzo sul traffico internazionale della cocaina con uno sguardo
particolare al Messico, nel quale l’autore denuncia, senza timore di
indicare nomi di banche e di feroci criminali, come il narcotraffico
sia il commercio più ricco e redditizio del mondo, più dello stesso
petrolio e non conosca crisi, anche quando l’economia mondiale è in
recessione, mille euro investiti in azioni della Apple, il titolo
più cresciuto in borsa, dopo un anno diventano 1600, investiti nel
mercato della cocaina diventano 282.000!! Il 97% dei soldi prodotti
dal traffico di droga viene investito in banche americane ed europee
e vanno a sostenere l’economia legale. Egli con linguaggio crudo ci
parla di poliziotti corrotti, della ferocia dei Los Zetas, di El
Chaop, di Natalia Paris, passando con nonchalance dal Messico alla
Columbia, dalla Calabria all’Australia, dalla Lombardia al Canada. E
per la presentazione è ritornato nella sua Napoli, dove mancava da 7
anni, a ricevere l’affettuoso abbraccio di duemila persone accorse
ad applaudirlo.
Sulla cocaina è stata fatta la più indegna operazione di marketing
criminale di tutti i tempi, sdoganando la sostanza, una volta
adoperata solo da scrittori, attori e grandi imprenditori ed,
abbassandone i prezzi, oggi alla portata di tutti: studenti,
impiegati, operai. Si è detto che non crea assuefazione, è invece
una bomba pericolosissima che sta distruggendo milioni di persone,
senza che gli stati facciano niente di efficace per contrastarne la
diffusione.
Saviano ammette, come per la camorra, di subire il fascino perverso
dell’argomento, al quale però riserva giudizi estremamente severi.
Il suo Io narrante è il Caronte che ci conduce in questo inferno di
perdizione e racconta con precisione come la cocaina si sposta dal
sud America, verso l’Europa e gli Stati Uniti.
Molto belli alcuni ritratti, come quello della affascinante modella
colombiana, compagna di un narcos che decide di collaborare o quello
di Salvatore Mancuso, a capo del più importante cartello colombiano,
il quale si vende alla DEA. Minuziosa la descrizione dei ragazzi
africani, i quali, per un pugno di denaro ingoiano gli ovuli di
cocaina per sfuggire ai controlli negli aeroporti. Non poteva
mancare un capitolo su Scampia, la più grande piazza di spaccio
d’Europa.
Per lui la caduta del muro di Berlino è stata meno importante degli
accordi tra il messicano Felix Gallardo “el padrino” ed il
colombiano Pablo Escobar “el magico”, personaggi da collocare sullo
stesso piano di Reagan e Gorbaciov. Gli stessi scontri ideologici
tra civiltà ed i conflitti religiosi sono incomprensibili senza
tener conto dell’economia criminale.
Il viaggio comincia a New York tra i boss italiani, a cui tocca il
compito di addestrare le nuove generazioni di latino americani
feroci come squali.
Nel libro non vi è una trama, né un finale o un chiaro sviluppo
narrativo, ma un intreccio di tante storie, di piccoli e grandi
protagonisti da triple zero (da cui il titolo del libro) soprannome
di Salvatore Mancuso ai suoi concorrenti messicani, caratterizzati
da una ferocia inaudita. Un traffico da 300 miliardi di euro di
fatturato, tra violenze e torture, in una discesa agli inferi di
dantesca memoria.
Concludiamo con l’incontro fugace che ho avuto con il personaggio,
due anni fa a Roma presso la libreria Feltrinelli di via Appia.
Metal detector, scortatissimo, riuscii ad avvicinarlo alla fine
della conferenza, accompagnato dal direttore che garantiva che non
fossi un sicario. «Conosce il mio libro: ”monezza viaggio nella
spazzatura campana”?» «si credo di ricordare il titolo»
«probabilmente le è capitato di leggerlo nel 2005 a puntate sul :
”il corriere di Napoli” un anno prima di Gomorra, perché il capitolo
“il triangolo della morte” sembra ripreso letteralmente dal mio
critto?» leggero rossore in volto di Savino «la ringrazio vivamente
di aver diffuso ciò che ho scritto, il mio libro ha venduto meno di
diecimila copie, il suo decine di milioni, le sono veramente grato,
grazie».
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