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Napoletanità arte  miti e riti a Napoli  (vol. II)

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Cap.48
Viaggio tra le grotte dove San Michele sconfisse il male


Nei primi secoli di affermazione del Cristianesimo in numerose grotte del meridione si veneravano ancora divinità pagane. Per arginare queste tradizioni nelle popolazioni locali, la Chiesa si attivò per sostituire questi antichi riti con il culto della Madonna e dei Santi. Tra questi venne scelto San Michele, l’Arcangelo che simboleggia la vittoria contro gli angeli ribelli capitanati da Satana, che, sconfitti, vennero precipitati negli inferi. Egli presentava molte delle caratteristiche possedute dalle precedenti divinità pagane, come Anubi, Apollo, Mercurio e Mithra.
Il culto di San Michele, originario dell’ Asia minore, si diffuse poi ad Alessandria d’Egitto per essere poi introdotto in occidente dai bizantini.
Approdò inizialmente sul Gargano, insediandosi nella grotta di Monte Sant’Angelo, dove il Santo apparve nel 490, nel 492 e nel 493, mentre in precedenza vi si veneravano Calcante e Podalirio, divinità legate al culto delle acque miracolose.
La duplice presenza delle forze del bene e del male, secondo alcuni racconti popolari, si protrasse per molti secoli. In seguito il culto di San Michele si diffuse in tutto il mondo occidentale grazie ai longobardi, che lo elessero a patrono nazionale, dopo la loro conversione al cristianesimo avvenuta alla fine del VII secolo.
La grotta di Monte Sant’Angelo divenne così la capostipite di tutte le cavità legate al culto micaelico e la sua fama divenne tale da diventare, insieme al sepolcro di Gesù a Gerusalemme, alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo a Roma ed al santuario di Santiago de Compostella in Spagna, uno dei centri della cristianità più frequentati e tappa obbligatoria per i pellegrini che si recavano in Terra Santa.
In Campania numerose sono le grotte dedicate al culto di San Michele, tra le più belle va annoverata quella ad Olevano sul Tusciano, che mostra subito il suo utilizzo nel corso dei secoli, a partire dall’età del ferro come dimostrano vasellame e selci del periodo preistorico.
La parte più importante è composta da sei cappelle, collegate tra loro da camminamenti, visitate da Gregorio VII nel 1614.
Nella più importante sono conservati affreschi bizantini di pregevole fattura risalenti all’VIII – IX secolo. Vi è anche un passaggio che conduce ad un ramo laterale noto come il rifugio del brigante Nardantuono.
Sempre nel salernitano, nei monti Alburni, a Sant’Angelo a Fasanella, vi è un ipogeo sorprendente che, attraverso un portale con due leoni stilofori, immette in un vasto antro, frequentato già nel paleolitico, in cui si conservano un altare dedicato all’Immacolata con una pregevole tela del 1600 e, in un corridoio, due statue di Vergini con Bambino.
Infine ad Avella, in provincia di Avellino, la cosa più bella della grotta è la cappella dedicata a San Michele, dominata da un grande baldacchino in stile barocco del 1816, che ospita una statua del seicento con il santo che schiaccia un Lucifero ringhiante.

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Grotta di Avella


Santuario di Sant'Angelo a Fasanella


Mappa delle grotte


Napoletanità arte  miti e riti a Napoli  (vol. II)

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