Cap.14
Fatti e misfatti di Napoli
Folla delle grandi occasioni per la presentazione nella mitica
Saletta rossa, ritornata per una sera ai fasti del passato, del
libro di Marco De Marco sulla Napoli da Lauro a Bassolino, una
rivisitazione coraggiosa anche se tardiva della storia recente della
città, dall’eccidio dei monarchici all’infinita emergenza dei
rifiuti.
L’autore vuole scontare con questa lucida e spietata analisi un suo
peccato originale:l’aver sognato da ragazzo, comunistello imberbe,
un futuro radioso, ammirando il tramonto infuocato di Bagnoli
prodotto dalle colate di quel mostro ecologico che si chiamava
Italsider.
Nei capitoli che scorrono veloci possiamo leggere per la prima volta
cose ovvie, ma che la vergognosa propaganda sinistrorsa ha
falsificato negli anni, dalle Quattro giornate di Napoli, che furono
tre e nelle quali i comunisti non svolsero alcun ruolo, al tanto
osannato film Le mani sulla città,che ancor oggi vuol far sembrare
vera la favola metropolitana di un Lauro devastatore della città,
quando è ormai noto da anni che fu durante i tre anni della reggenza
Correra,che, complice la D.C., Napoli fu messa a ferro e cemento
impietosamente.
Il parterre dei presentatori era coordinato da Gian Antonio Stella,
giornalista del Corriere della Sera sceso dal Nord a miracol
mostrare e nel gruppo si salvava solamente lo storico Giuseppe
Galasso sobrio e provocatore, mentre i tre rappresentanti delle
istituzioni i senatori Umberto Ranieri ed Antonio Polito ed il
ministro Nicolais sono stati messi alla berlina da un pubblico
rumoroso ed appassionato, da stadio, stipato fino all’inverosimile e
nel quale non mancava nessuno degli intellettuali di sinistra e di
destra, i quali prima dell’inizio si omaggiavano, si abbracciavano e
si baciavano spudoratamente, segno inequivocabile di quel
consociativismo che è stato ed è tuttora la vera iattura della
città.
Sulla discussione aleggiava, mai nominato direttamente il fantasma
di Bassolino il vero artefice del disastro della Campania. Finita la
conferenza ed acquistato il libro, sul quale troneggia la dedica” Ad
Achille con cui spesso concordo, non sempre” mi incammino per via
Roma ridotta ad un vociante bazar medio orientale con negri che
impuniti espongono la loro mercanzia contraffatta e giovinastri
tatuati e piercingati che passeggiano spavaldamente con sguardi
assassini.
Giunto in Galleria sono attratto da un crocchio di astanti arringati
da una voce troneggiante. Mi avvicino e mi accorgo che il caloroso
tribuno non è un no global, bensì il presidente di un’associazione
che si vantava, al cospetto di migliaia di esponenti della
scalcinata borghesia napoletana, intabarrata in squallidi abiti da
cerimonia.
E cosa glorificava alla presenza delle istituzioni, Bassolino in
testa, lo stentoreo oratore? Di aver restituito alla città la statua
di Partenope sulla vetta del teatro massimo, dopo soli 40…anni di
esilio, dimenticando, o forse ignorando, che Carlo III, il
famigerato re borbone, in soli sei mesi, aveva fatto sorgere dal
niente il San Carlo, indiscusso tempio della lirica.
E mentre la folla delle auto clacsonanti impazziva per l’ingorgo
causato da questi così eleganti cittadini, si poteva chiaramente
comprendere che in questa cesura tra passato glorioso e presente
ignominioso è la chiave di lettura della dolorosa ed inarrestabile
deriva della nostra sfortunata città.
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Antonio Bassolino e Marco Demarco
Napoli da Lauro a Bassolino
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