Il nudo maschile nell’arte

di Achille della Ragione

 

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Il nudo maschile nell’arte comincia ad affermarsi in Grecia attorno all’VIII secolo a.C., quando viene a idealizzarsi un pantheon dominato da figure maschili, che soppiantano le divinità femminili, dai grandi seni e dai glutei poderosi, simbolo di fecondità, frequenti nelle civiltà più antiche.
Nell’olimpo greco si viene creare un contrasto tra la rappresentazione degli dei completamente nudi, mentre le dee sono rigorosamente vestite.
In precedenza la fantasia di artisti ignoti aveva realizzato piccoli bronzetti con figure virili dagli attributi sessuali ipertrofici, precursori del superdotato dio Priapo dal membro smisurato(01 - 02) e dei satiri(03), sempre a caccia di giovani fanciulle da deflorare.

    
figg. 01 e 02  Pompei Casa dei Vettii - Priapo


fig. 03 Museo Archeologico-Insegna di bottega con Hermes itifallico

Grande risalto fu dedicato alla personalizzazione delle divinità, nello splendore di esaltanti nudità, non solo in statue di grosse dimensioni come i Tirannicidi Armonio ed Aristogene o i celeberrimi Bronzi di Riace(04), ma anche a decorazione di grosse architetture come l’Apollo del frontone occidentale del tempio di Zeus ad Olimpia o l’Eracle sulle metope dello stesso monumento o lo Zeusbronzeo di Capo Artemision.


fig.04 bronzi di Riace

Dopo maestri come Mirone, famoso per il suo Discobolo e Policleto, autore del Doriforo, saranno Prassitele e Lisippo ad infondere ai loro nudi quella carica di corporea sensualità da indurre nell'osservatore uno sguardo carico di desiderio; paradigmatiche le nudità esplicite del Fauno Barberini(05) o la potenza drammatica del Laoconte o del Torso del Belvedere(06).
Il mito della bellezza di questi atletici corpi nudi ha goduto nei secoli successivi di un lusinghiero successo, non solo nel rinascimento, ma anche in epoche recenti come testimoniano le opere della fotografa e cineasta Leni Riefenstahl(07) e dello scultore Arno Brecker.

   fig05 fauno barberini


fig.06 torso belvedere

fig.07 Reinfestal: discobolo

Il mondo romano replicherà con minore energia gli esemplari greci e fornirà un contributo originale al tema nelle enfatiche esaltazioni del mito fallico, come si può ammirare visitando Pompei o quel raffinato gioiello di sottile erotismo costituito dal Gabinetto segreto del museo Archeologico di Napoli, meta di visitatori da tutto il mondo. Intorno al II secolo è collocabile l’esecuzione dell’Ermafrodito, del quale possiamo ammirare due versioni(08 – 09 - 010), entrambe con un posteriore da sogno, mentre rimane all’osservatore il dubbio sull’ambiguità del lato anteriore


fig.08 Ermafrodita (Roma, Galleria Borghese)


fig.09 Ermafrodita dormiente (Parigi, Louvre)


fig.010 l'ermafrodite addormentato

Con la caduta dell'impero romano si afferma nell'arte un’idea del corpo agli antipodi di quella che era stata la gioiosa visione dei greci, creatori di statue che venivano considerate una glorificazione della vita, della bellezza e della perfezione, nelle quali il nudo era la regola, come per gli atleti che partecipavano ai giochi olimpici liberi dall’impaccio degli indumenti.
Durante il medioevo il Cristianesimo si attenne rigorosamente al divieto di raffigurare il corpo nudo sia dell'uomo che della donna, con l'unica eccezione del racconto della Genesi, che vede i nostri progenitori ignudi cacciati dal Paradiso terrestre. Sarà per secoli il trionfo della foglia di fico, posta a ricoprire con verecondia gli attributi sessuali. Una morale sessuofobica che sarà comicamente riproposta nel dopoguerra, quando le autorità bacchettone di genuina matrice democristiana, imbriglieranno le vergogne... delle statue degli atleti che decorano nella capitale lo stadio dei Marmi al Foro italico, voluto da Mussolini per esaltare i fasti della nuova Roma, in castigate cazzarolette, una sorta di parapalle, come furono ironicamente appellate dall'allora giovanissimo sottosegretario Giulio Andreotti.
Una rara immagine di uomo nudo, per quanto con gli attributi virili non evidenziati possiamo reperirlo in una miniatura (011) che illustra una delle visioni della badessa Ildegarda di Bingen, una religiosa tedesca vissuta all’inizio del XII secolo e che raccolse le sue esperienze mistiche in una serie di volumetti riccamente illustrati. Nel Liber divinorum operum, nel raffigurarci quell’uomo nudo, che sembra precorrere l’Uomo vitruviano (012) di Leonardo da Vinci, la santa monaca vuole ammonirci che quel corpo è un piccolo cosmo ben proporzionato che riflette l’armonia dell’Universo.
    fig.011 il degard

fig.012 uomo di Leonardo     

Tra le poche espressioni artistiche che riuscirono a superare il filtro censorio delle autorità ecclesiastiche durante i secoli bui un posto di rilievo è occupato dalle scene raffiguranti Adamo ed Eva(013) scolpite per il Duomo di Modena da Wiligelmo.
Sarà poi Giotto, il padre della nostra pittura, nel suo Giudizio universale (014) nella Cappella degli Scrovegni di Padova, a mostrarci le anime e soprattutto i corpi dei dannati esporsi drammaticamente in tutta la loro nudità, perché, persa ogni speranza di salvezza, sono relegati al rango di pura bestialità.
      fig.013 Wiligelmo: Adamo ed Eva

fig.014 Giotto: giudizio     

Nel campo della rappresentazione del Cristo nudo possiamo segnalare solo due esempi: un mosaico nella cupola del Battistero della Cattedrale di Ravenna risalente al V-VI secolo (015), nel quale il Salvatore, giovane e nudo completamente, è immerso nelle acque del Giordano, mentre una colomba lo irrora con un effluvio di acqua ed un ciclo di affreschi quattrocenteschi a Lauro di Nola, a lungo rimasti sepolti tra le fondamenta di una chiesa più moderna, tra i quali spicca una scena del Battesimo di Cristo con un’iconografia assolutamente rara: una ostentatio genitalium in piena regola, che lascia esterrefatti, perché la raffigurazione di nostro Signore completamente nudo, in età adulta è eccezionale.
Per vedere un altro caso così eclatante bisognerà attendere il genio rivoluzionario di Michelangelo con il suo crocifisso ligneo scolpito nel convento di Santo Spirito in Firenze.
L’affresco che raffigura il Battesimo del Gesù nudo nelle acque del Giordano è di una miracolosa semplicità, frutto della ingenua spontaneità di un ignoto autore che ha lavorato probabilmente nei decenni centrali del XV secolo. Un artista impegnato a ritrarre l’episodio del battesimo del Redentore ha sempre avuto problemi nel coniugare la genuinità della rappresentazione con i dettami della morale e con le severe regole previste dall’iconografia ortodossa. Spesso egli utilizza alcuni artifizi tecnici quali l'intorbidimento delle acque del Giordano, la presenza di un perizoma, la cancellazione sic et simpliciter dei genitali, oppure una pudica mano calata a ricoprire le“vergogne”.


fig.015 cristo nudo Ravenna.

Tutte soluzioni che cozzano contro la spontaneità e la purificazione che emana vigorosamente dalla funzione del battesimo. Nessuna delle quali fortunatamente è stata adottata dal nostro misterioso artista, che ci ha così regalato questo antico precursore, prorompente quanto inconsapevole, di Jesus Christ Superstar.
Il Cristo ignudo di Santa Maria della Pietà di Lauro si è salvato dalle ire puritane della Chiesa grazie all’edificazione delle strutture sovrastanti, che hanno costituito felicemente una sorta di enorme perizoma architettonico
Bisognerà attendere il David(016) di Donatello, eseguito intorno al 1430, per intravedere nuovamente un nudo maschile integrale, non più muscoloso e possente come nella statuaria ellenistica, bensì nelle forme rarefatte di un attraente adolescente.
Umanissimo nella sua candida nudità è il Crocefisso(017) del Brunelleschi in S. Maria Novella, mentre i corpi del Masaccio(018) della Cappella Brancacci, sempre in Firenze, risplenderanno solenni nelle loro splendide fattezze, fino a quando un pudico velo, solo da pochi anni rimosso, coprirà i genitali, onde evitare che le fedeli, in estasi davanti a tale splendore di carni, potessero mettere in pericolo le loro anime, dilettandosi in sensuali ed inconfessabili divagazioni erotiche.
      fig.016 David di Donatello

fig.018 masaccio Adamo ed Eva    

Il Quattrocento vedrà alcuni nudi maschili di raffinata bellezza formale e di ridondante esuberanza plastica grazie al Pollaiolo(019) , al Signorelli(020) ed allo stesso Perugino, artista dalle delicatezze estenuanti, autore sul finire del secolo di un conturbante Apollo e Marsia(021).


 
figg.019 e 017:  Pollaiolo  e  Brunelleschi: Crocifisso ligneo


fig.020 signorelli

Il suggello ad un ritorno della precisione anatomica, dopo che a lungo il corpo maschile era stato trattato in maniera convenzionale, si ha con il celebre Uomo vitruviano(012) di Leonardo, un esempio di proporzioni accurate al quale corrisponde una descrizione linguistica che non lascia margini al dubbio:”Il membro virile nasscie nel mezo dell’omo”.
Sarà poi Michelangelo il capostipite indiscusso di un ritorno alle sirene incantatrici del nudo classico esposto senza falsi pudori, con un’aura di allegra felicità fisica e di ardore carnale. Ce ne darà prova sia come pittore che come scultore e saranno gli apici, mai più superati dell’arte occidentale.
Per chi volesse approfondire l’argomento consiglio di consultare su internet due miei articoli sull’argomento:
Il nudo nell’arte medioevale
Un Cristo nudo del 1400 rivede la luce a Lauro


fig.021 Perugino: apollo e marsia


Michelangelo renderà immortali le forme maschili in fantastici archetipi della bellezza e della perfezione come il David (01), (del quale mostriamo anche un curioso errore anatomico(02)), i Prigioni(03), il poderoso guardiano(04) della tomba di Giuliano de’ Medici o il Bacco(05)

fig.01 Michelangelo: David

fig.02 Michelangelo: Particolare della fimosi

  fig.03 Michelangelo: Prigione

fig.04 Michelangelo: Guardiano tomba

  fig.05 Michelangelo: Bacco

In campo pittorico con la Deposizione di Cristo nel sepolcro(06) ebbe l’ardire di mostrare il membro divino del Redentore con la stessa umana dolcezza di quello del nostro progenitore Adamo nelle volte della Sistina(07), senza parlare del clamore del Giudizio Universale(08) con quel focoso viluppo di corpi nudi e balestrati sui quali poco poté il lavoro del brachettone Daniele da Volterra, che ebbe il compito di stemperare la esuberante vitalità di quei muscoli tesi in uno spasmo di sconfinata energia erotica.
(Per approfondire l’argomento consiglio di consultare su internet i miei articoli:Un curioso errore nel David di Michelangelo ed Un capolavoro mutilato).
Il concilio di Trento impone una ventata sessuofobica a tutte le espressioni artistiche, ma ormai la rappresentazione del nudo maschile è divenuta una costante nel repertorio di numerosi pittori e scultori che si ricollegano alla tradizione classica, rivisitata con un occhio più smaliziato.


fig.06 Michelangelo: Sepoltura di Cristo


fig.07 Michelangelo: Adamo


fig.08 Michelangelo: Giudizio universale

Nell’iconografia sacra un crescente successo incontra il tema del San Sebastiano trafitto, il quale dà l’occasione di ritrarre un uomo nudo nello splendore della sua possanza. Emblematico il caso delle monache di San Sebastiano a Napoli che si videro costrette a rifiutare il quadro ordinato a Mattia Preti(09) perché le costringeva a continue contrizioni per i pensieri mondani provocati dalla vista, durante le ore di preghiera, di un così splendido corpo.

 fig.09 Mattia Preti: San Sebastiano

Un effetto dirompente sarà la novità linguistica introdotta dal Caravaggio, che recupera i suoi modelli dalla strada e sa renderli con crudo realismo; dalle versioni adolescenziali del San Giovannino e dell’Amor vincitore (010 – 011) alle carni senili del San Girolamo.

     
figg.010 e 011 Caravaggio: San Giovanni  -ed-  Amore vincitore

Dalla sua lezione prenderanno spunto anche artisti dal classicismo come Annibale Carracci e Guido Reni (012 - 013).
Sorgono numerose accademie dedicate esplicitamente al nudo, sia maschile che femminile, dove numerosi allievi possono esercitarsi, non solo coi pennelli, ma anche con il disegno. Nel campo della scultura i riferimenti sono i gessi di grandi capolavori del passato dal Laocoonte al Discobolo.
  fig.012 Annibale Carracci: San Giovanni

fig.013 Guido Reni: Atalanta ed Ippomene

Queste palestre dove si forgiano nuovi talenti avranno successo fino all’Ottocento, quando verranno accettate, anche se tra dubbi e riluttanze, frequentatrici del gentil sesso, le quali affronteranno il modello discinto con baldanza senza remore o inopportune eccitazioni.
La fotografia si affiancherà prepotentemente alle arti classiche con la forza di una visione non mediata, che permette una raffigurazione oggettiva del nudo.
Al fianco della diffusione di foto di nudi femminili in pose sfacciate o sommessamente erotiche vi sarà un florido mercato anche per immagini di corpi maschili con i genitali in primo piano, al di là dei normali limiti della clausola accademica. Anche celebri artisti utilizzeranno il materiale fotografico al posto del modello e tra questi i primi furono Delacroix e Rodin(014).
Nudi di adolescenti dipinti con sottile malizia da celebrità come Gauguin o Schiele(015)furono oggetto di esplicita censura nonostante la fama degli esecutori; identico destino per i corpi muscolosi forgiati da von Mares(016).

     
figg.014 e 015 Rodin: Torso -e-   Schiele Corpo fantastico

  fig.016 von Marees: Corpi muscolosi

Di nuovo la fotografia, affiancata oramai alla pittura, nella rappresentazione del nudo maschile, fu lo strumento attraverso il quale eccentrici aristocratici cercavano l’incontro ravvicinato... con il modello.
Un tocco di genialità va riconosciuto al nobile tedesco Wilhelm von Gloeden(017) il quale, con altri suoi pari, affetti dalla medesima ansia ispirativa...,operarono tra Capri e Taormina, Napoli e Roma, alla ricerca di giovani nudi presi dal popolo e ripresi in pose osè per quanto classiche o nella riproposizione di immagini pittoriche celebri.


fig.017 Von Gladen - Giovani pescatori

Il novecento vedrà sommi artisti misurarsi con il tema del nudo maschile da Cezanne a Matisse, da Picasso a Dalì.(018 – 019 – 020 – 021)


fig.018 Cezanne-iBagnanti


fig.019 Matisse - Danza

 fig.020 Picasso: I due fratelli

fig.021 Dali: Corpus hypercubus 

Rimarrà fino ai nostri giorni un anacronistico rifiuto collettivo verso la raffigurazione integrale del corpo maschile a differenza di quello femminile,adoperato ossessivamente per la pubblicità di qualsiasi prodotto commerciale.
Unici alfieri di una diversa interpretazione del comune senso del pudore resteranno esponenti di un’arte dichiaratamente omosessuale come Hockney, Mapplethorpe e Pierre et Gilles(022 – 023 – 024).
(Per chi vuole approfondire questa tematica su internet può consultare il mio articolo:Vade retro, ma con prudenza).

fig.022 Hockney: Bagnante solitario

fig.023 Mapplethorpe: Negro scultoreo 

fig.024 Pierre et Giles: Moderni dioscuri.

 

  Achille della Ragione

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