Agostino Beltrano è pittore di buona levatura ancora poco noto e del
quale negli ultimi anni sono stati ritrovati numerosi dipinti, anche
firmati e datati, che hanno contribuito a meglio definire la sua
personalità artistica ed i suoi dati anagrafici.
Nel campo dell’affresco, oltre a quelli già noti, ne è stato
identificato un gruppo nell’interno di palazzo Maddaloni, (fig. 1 –
2 – 3) nel quale le figure degli angeli trombettieri richiamano a
viva voce le tipologie classiche dell’artista, sia nelle ali che
nella lunga tromba simile a quelle presenti in altre tele come il
San Girolamo e l’angelo del giudizio, già in S. Agostino degli
Scalzi, del quale presentiamo un’inedita replica autografa con
varianti (fig. 4), la Fuga di Loth con la moglie e le figlie (fig.
5), comparsa di recente a Milano in un’asta Porro o il Sacrificio di
Isacco (fig. 6) del museo di Capodimonte. Le decorazioni sono
collocabili cronologicamente nel V decennio per raffronti con gli
affreschi della chiesa di S. Maria degli angeli di Pizzofalcone
(fig. 7) documentati al 1644 – 45 e con l’Annuncio a Gioacchino di
collezione privata napoletana (fig. 8).
fig.1 -Allegorie della casa Carafa (Napoli, Palazzo Maddaloni)
fig . 2 -Allegorie della Casata Carafa (Palazzo Maddaloni)
fig. 3 Allegorie della casa Carafa- (Napoli, Palazzo Maddaloni)
fig 4 Tromba del giudizio
fig 5 Fuga di Loth con moglie e figlie
fig 6 Sacrificio di Isacco
fig 7 Annuncio a Gioacchino
fig. 8 Annuncio a san Gioacchino
Una tela inedita di particolare importanza, soprattutto perché
conferma lo spostamento della data della morte dell’artista, è
costituita dalla Visione di S. Agostino (fig. 9) firmata per esteso
Agostinus Beltranus e datata 1656, un dipinto di notevoli dimensioni
( 355 – 258), sicuramente una pala d’altare per qualche chiesa
napoletana, finita oggi in Spagna a Burgos nel Sitio di Valverde.
Fino ad oggi la critica ha ritenuto l’ultima opera dell’artista la
cupola della chiesa di Donnaregina Nuova (fig. 10) documentata al
1655.
A parte l’ Immacolata Concezione tra Alessandro VII e Filippo IV
(fig. 11), della chiesa di S. Maria la Nova, sicuramente eseguita
per motivi iconografici dopo il 1662 e della quale parliamo
diffusamente nella nostra precedente pubblicazione alla quale
rinviamo, un’altra tela: il Sacrificio di Isacco (fig. 12)
conservata nella Residenzgalerie di Salisburgo e generalmente
ritenuta del 1639, ad una più attenta lettura della data, va
interpretata come eseguita nel 1659.
fig 9 Visione di S. Agostino
fig. 10 Paradiso cupola
fig11 Immacolata Concezione con Alessandro VII e Filippo IV
fig 12 Sacrifio di Isacco.
Al catalogo dell’artista possiamo tranquillamente assegnare il San
Giuseppe con Gesù Bambino (fig. 13) conservato nel Castello di Praga
ed erroneamente assegnato a Pacecco De Rosa da Daniel nel catalogo
della mostra Tra l’eruzione e la peste, nel quale possiamo
apprezzare le doti del Beltrano come paesaggista, qualità espresse
al massimo grado nella Scena biblica (fig. 14) transitata
recentemente sul mercato antiquariale e nella quale una folta e
rigogliosa vegetazione viene resa accuratamente nella definizione
dei rami e del fogliame.
Alla luce della migliore conoscenza dell’artista possiamo con
maggiore sicurezza collocare nel suo catalogo la Giuditta con la
testa di Oloferne (fig. 15) della donazione Cenzato al museo di
Capodimonte, già assegnata dubitativamente al Beltrano da Raffaello
Causa.
Sicuramente da espungere viceversa l’Angelo custode (fig. 16) del
museo diocesano di Gaeta, assegnata al pittore dal Pinto, ma che non
presenta certamente caratteri di autografia.
Di recente Leone de Castris ha proposto di assegnare al Beltrano in
collaborazione col Porpora una Mostra di pesci con pescatore (fig.
17) di collezione privata napoletana, in precedenza attribuita da
Spinosa (comunicazione orale) a Luca Forte e Salvator Rosa.
I raffronti citati dallo studioso sono convincenti se rivediamo “la
bella tavola imbandita che nell’Ultima cena nel Duomo di Pozzuoli
imita e gareggia con quella di Stanzione ai Camaldoli, i fiori che
ravvivano la modesta tela della Madonna col bambino e San Nicola da
Tolentino (fig. 18), firmata e datata 1649, in S. Agostino degli
Scalzi e per certo la tela di collezione privata, databile attorno
al 1640 – 45 e più tardi replicata da Marullo nella sua Pesca
miracolosa (fig. 19) del museo di Capua, dove un pescatore barbuto e
calvo similissimo ad altre figure presenti in suoi quadri come il
Loth e le figlie di collezione Pagano, la citata Ultima cena o il
Miracolo di S. Alessandro (fig. 20) del Duomo di Pozzuoli,
s’accompagna a uno striato paesaggio di marca spadariana e ad un
brano di pesci, seppie e calamari, la cui fattura ricca di riflessi
e di colori è la stessa che si vede nel gruppo di nature morte
marine suggestivamente riferito dal De Vito al giovane Paolo Porpora
prima della sua partenza per Roma del 1650”.
Ancora più cogenti sono le considerazioni che il Leone de Castris fa
in riferimento all’enigmatica Natura morta con frutti di mare, vino,
pane e una torta (fig. 21) pubblicata dal De Vito e ad ubicazione
sconosciuta, la quale, per quanto sul retro della tavola rechi una
scritta (fig. 22) “Artemisia Gentilesca Giacomo Recco Fe”, ha sempre
suscitato dubbi nella critica e rimane al momento l’unica tela certa
dell’inafferrabile Giacomo Recco. Lo studioso ipotizza che la figura
del bambino sia di mano del Beltrano, tenendo conto della fattura
degli angioletti della Madonna delle Grazie (fig. 23) di Nola,
documentata al 1646 – 47 e dell’Incoronazione della Vergine di S.
Maria del popolo agli Incurabili di Napoli, firmata e datata 1649 e
della quale segnaliamo anche una replica ad affresco (fig. 24 –
24a), purtroppo distrutta in S. Maria la Nova. L’ipotesi è
accattivante ed a mio parere trova ulteriore conferma dal raffronto
col paffuto bambinello del San Giuseppe ( fig. 13) del castello di
Praga.
La conoscenza sull’autore è aumentata in questi ultimi anni anche se
non sono venuti alla luce nuovi documenti e sarebbe il momento che
qualche studioso spulciasse i registri dei morti delle parrocchie
napoletane alla ricerca della vera data della sua morte, che la
critica ancora colloca all’anno della peste e che va sicuramente
spostata in avanti forse fino al 1665 indicato dallo spesso
veritiero De Dominici.
Beltrano ci è oggi noto come battaglista e paesaggista, specialista
in scene di martirio (fig. 25) ed episodi biblici, abile in egual
misura nell’affresco come nel cavalletto.
Le sue grandi tele del Duomo di Pozzuoli firmate, datate e
documentate (fig. 20 – 26) giacciono tristemente nei depositi da
decenni, circostanza sfavorevole per una maggiore conoscenza da
parte del pubblico e degli studiosi. Se fossero visibili a
Capodimonte questo valido artista in bilico tra inclinazioni
stanzionesche ed osservanza falconiana sarebbe apprezzato come uno
dei protagonisti del secolo d’oro della pittura napoletana ed
andrebbe definitivamente in soffitta lo sprezzante giudizio
dell’Ortolani, il quale, nelle pagine del catalogo della memorabile
mostra del 1938, lo definì “ mediocre combinatore di stanzionismo a
forme lanfranchiane”.
Achille della Ragione
fig 21 Natura morta.
fig 22 Firma
fig 23 Madonna delle Grazie
fig 24a Incoronazione della Vergine
fig 25 martirio di San Sebastiano
Bibliografia
Per la bibliografia precedente rinviamo al primo articolo segnalato
consultabile anche sul web.
della Ragione A – Agostino Beltrano: alcuni inediti e qualche
aggiunta ad uno stanzionesco falconiano, in Pacecco De Rosa opera
completa, pag. 59 – 64, Napoli 2005
della Ragione A – San Nicola da Tolentino nell’arte, corpus
iconografico, pag. 398 – 399, 420, tav. XI, fig. 73, Tolentino 2007
Leone de Castris P- Percorso nella natura morta napoletana, pag. 20,
fig. 5, Galerie Canesso Parigi 2007
Pacelli V – Santa Maria della Pietà dei Turchini, pag. 63 – 66, fig.
13 – 14, Napoli 2005
AA.VV. – Saggi di pulitura, pag. 14, 15, fig. 12, 13, Napoli 2006
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