“Te piace ‘o presepe”, “senza
dubbio mi piace assai”, avrebbe risposto Ninno a Lucariello se si
fosse trovato al cospetto del presepe di donna Elvira Brunetti in
della Ragione, alias mia moglie, vincitore nel 1980 del primo premio
a San Gregorio Armeno e quest’anno raddoppiato di dimensioni in
onore del nipotino Leonardo (fig.1).
Da tempo è in atto una guerra silenziosa verso la tradizione
millenaria del presepe, in nome di un multiculturalismo abietto e
fuori luogo. I grandi magazzini non vendono più i caratteristici
pastori, con la scusa di una richiesta diminuita e va sempre più di
moda l’albero di Natale, una usanza nordica che incontra sempre più
adesioni.
Le due espressioni sono lo specchio di due diverse concezioni
religiose: quella monoteista e quella animista. Infatti mentre il
Bambinello ci ricorda il messaggio di pace e la buona novella,
l’albero ci rammenta il periodo nel quale tutti noi vivevamo nelle
grandi foreste.
Mettere insieme i due simboli è un modo corretto per conciliare
tradizioni religiose differenti.
Nel presepio si rappresenta il momento culminante dell’amore di
Giuseppe e Maria verso il loro fragile figlioletto, destinato in
breve tempo a cambiare il mondo ed è triste constatare come, drogati
dal consumismo, abbiamo trasformato questo magico momento in un rito
di massa, con grandi mangiate e smodate libagioni, acquisti sfrenati
ed una idolatrica prostrazione al dio denaro.
Anche il rito dell’albero, che vuole rammentarci il nostro passato
nei boschi, quando le piante ci fornivano riparo dalle intemperie e
grande messe di frutti deliziosi, è stato trasformato in un
feticcio luccicante colmo di doni inutili e costosi. Senza tener
conto della orrida strage di piccoli abeti sacrificati al dio
Natale, una gigantesca legnificina che ci fa pensare ad Erode ed
alla sua sete di sangue e di morte.
Approfittiamo di questi giorni in cui studio e lavoro presentano una
pausa per riunire le famiglie, sempre più spesso separate ed a
santificare la festa aiutando il prossimo ed innanzitutto cercando
di comprendere le ragioni degli altri.
Il presepe diverrà in tal modo il simbolo dell’amore familiare e
della concordia sociale e, nell’armonica disposizione dei pastori,
lo struggente ricordo di un mondo felice perduto da riconquistare.
Buon Natale
Achille della Ragione
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