Cap.9
Lo specialista del decoltè: Andrea Vaccaro
Alterne fortune ha incontrato l’opera di Andrea Vaccaro presso la
critica: artista di successo in vita, principalmente negli anni tra
la morte di Stanzione e l’avvio del giovane Giordano, ricercato da
una committenza religiosa, a cui dispensa pale d’altare dal rigoroso
e severo impianto pietistico e da una clientela laica che sapeva ben
apprezzare le sue mezze figure di sante avvolte da una intrigante e
palpabile sensualità, lodato dal De Dominici, nell’Ottocento la sua
stella si eclissa per risorgere prepotentemente alla ribalta degli
studi ai principi di questo secolo, raggiungendo una quotazione
sempre molto alta come si evince anche dai confortanti risultati
ottenuti dai suoi dipinti migliori nelle aste internazionali.
Per la clientela laica sia napoletana che spagnola egli, in una
tavolozza monotona con facili accordi di bruni e di rossicci, crea
scene bibliche e mitologiche e le sue celebri mezze figure di donne
nelle quali persegue un’ideale femminile di sensualità latente e
dove raggiunge i suoi toni più elevati nel ritratto di Annella De
Rosa, giudicato anche dall’Ortolani, che non aveva di lui una grande
opinione, come il suo capolavoro.
Il Vaccaro diviene il pittore della "quotidianità appagante,
tranquilla, a volte accattivante, in grado di soddisfare le esigenze
di una classe paga della propria condizione, attenta al decoro, poco
incline a lasciarsi coinvolgere in stilemi, filosofici letterari, o
mode repentine, misurato nel disegno, intonato nei colori,
consolante nell’illustrazione; Andrea ottenne il suo maggior indice
di gradimento in quella fascia della società spagnola più austera e
di consolidate opinioni e per converso in quelle napoletane di pari
stato ed inclinazione" (De Vito).
Tra i suoi dipinti "laici", alcuni, di elevata qualità, sembrano
animati da un’agitazione barocca che raggiunge talune volte un coro
da melodramma.
Le sue sante, martiri o non, in sofferenza o in estasi che siano,
sono donne vive, senza odore di sacrestia, a volte perfino
provocanti nel turgore delle forme e nell’espressione di attesa non
solo di sposalizio mistico, «col bel girare degli occhi al cielo»
(De Dominici) e con le splendide mani dalle dita affusolate a
ricoprire i ridondanti seni.
Il Vaccaro fu artista abile nel dipingere donne, sante che fossero,
pervase da una vena di sottile erotismo, d’epidermide dorata, dai
capelli bruni o biondi, di una carnalità desiderabile sulle cui
forme egli indugiò spesso compiaciuto col suo pennello, a stuzzicare
e lusingare il gusto dei committenti, più sensibili a piacevolezze
di soggetto, che a recepire il messaggio devozionale che ne era alla
base.
Egli si ripeté spesso su due o tre modelli femminili ben scelti, di
lusinghiere nudità, che gli servirono a fornire mezze figure di
sante martiri a dovizia tutte piacevoli da guardare, percepite con
un’affettuosa partecipazione terrena, velata da una punta di
erotismo, con i loro capelli d’oro luccicanti, con le morbide mani
carnose e affusolate nelle dita, con le loro vesti blu scollate,
tanto da mostrare le grazie di una spalla pallida, ma desiderabile.
I volti velati da una sottile malinconia e con un caldo languore nei
grandi occhi umidi e bruni, che aggiungono qualcosa di più acuto
alla sensazione visiva delle carni plasmate con amore e
compiacimento.
A dimostrazione di questa predilezione per il seno segnaliamo una
serie di suoi dipinti in gran parte inediti, partendo con la
splendida S. Agata (fig. 1) del museo Filangieri di Napoli, che
ritrae la fanciulla in prigione, prima di essere sottoposta
all’amputazione delle mammelle, come si evince nella spettacolare
tela (fig. 2) della Galleria Sarti di Parigi.
Un’altra modella ideale è senza dubbio Cleopatra, immortalata mentre
si dà la morte con un’aspide che le trafigge il capezzolo, come
possiamo ammirare in un dipinto (fig. 3) ad ubicazione sconosciuta,
la cui foto abbiamo reperito nell’archivio della Fondazione Zeri,
che possiamo confrontare con una variante autografa (fig. 4),
transitata sul mercato anni fa e con un quadro (fig. 5) del Marullo
raffigurante Lucrezia della collezione Bottoni Cercena di Bergamo.
E concludiamo con tre Maddalene di autografia border line, la prima
(fig. 7) che invece del celebre”sottoinsù” volge direttamente gli
occhi al cielo, la seconda (fig. 8) con una sigla, in basso a
destra, che potrebbe aiutarci ad identificare l’autore e la terza
(fig. 9), grassottela, ma sensuale.
fig. 1 - S. Agata - Napoli museo Filangieri
fig. 2 - Martirio di S. Agata - Parigi Galleria Sarti
fig. 3 - Cleopatra - Bologna Fondazione Zeri
fig. 4 - Cleopatra - Italia mercato antiquariale
fig. 5 - Marullo - Lucrezia - Bergamo collezione Bottoni Cercena
fig. 6 - Cimone e Pero - Napoli Blindarte
fig. 7 - Maddalena - Italia mercato antiquariale
fig. 8 - Maddalena - Italia mercato antiquariale
fig. 9 - Maddalena - Italia mercato antiquariale
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