Qualsiasi impresa che si
rispetti, sia che produca automobili o frigoriferi, e sarebbe lo stesso se
fabbricasse cannoni o preservativi, per contentare i suoi proprietari, i
dipendenti ed i consumatori deve ogni anno incrementare la sua produzione;
solo in questo modo potrà distribuire dividenti agli azionisti, stipendi ad
impiegati ed operai e rifornire il mercato di prodotti il più delle volte
inutili, se non addirittura dannosi.
Questa regola ferrea, che non ammette eccezioni di sorta, è in vigore oggi
oramai su tutto l'orbe terracqueo, da quando, con il dissolvimento dell'impero
sovietico, il villaggio globale ha cominciato a parlare un solo linguaggio
economico.
Per aumentare la produzione incessantemente vi è bisogno di sempre nuovi
mercati: l'Europa dell'est, i paesi emergenti o la stessa Cina, che, per
quanto ufficialmente ancora comunista, ha imboccato da tempo la via di uno
sfrenato capitalismo.
Ma non bastano soltanto nuovi consumatori, è necessario che l'ecosistema sia
in grado di assorbire l'incremento dell'inquinamento ambientale, che tutte le
lavorazioni producono e, soprattutto, che le risorse primarie, dalle materie
prime: acqua, metalli, legname, alle fonti energetiche siano senza limiti.
Purtroppo queste ultime condizioni oggi non esistono più, mentre il degrado
dell' ambiente ha raggiunto livelli di pericolo altissimi, forse non più
regredibili.
Ma di questi rischi, colpevoli i mass media, sembra a nessuno interessi più
di tanto, sicuri che la scienza trovi in tempi brevi un rimedio, per cui ogni
giorno ci affanniamo su argomenti fatui, dalle liste per le prossime elezioni
alla corsa per lo scudetto, dalle trasmissioni televisive agli acquisti di
cose inutili. Nel frattempo il Pentagono, alla chetichella e, pare, contro il
parere dello stesso Bush, ha reso noto un rapporto, nel quale candidamente si
riconosce che il più grosso pericolo per l'umanità non è costituito dal
terrorismo, per il quale tanto ci agitiamo, bensì dall'emergenza climatica,
che scatenerà quanto prima guerre planetarie per il possesso di un bene
primario come l'acqua.
L'estate scorsa la temperatura, senza che nessuno l'avesse minimamente
previsto, è salita di circa sei gradi.
Meteorologi e futurologi ci hanno allora ammonito che un eventuale aumento di
altri sei gradi significherebbe la scomparsa sulla Terra di ogni specie
vivente, ma nonostante lo scenario inquietante non vi è stato alcun impegno
da parte di nessuna nazione per fermare o almeno rallentare lo stravolgimento
ambientale, causa scatenante dei rialzi termici.
Ci pare, in alcuni momenti di riflessione, di ascoltare già sbigottiti il
suono straziante delle trombe di Gerico, ma se non vogliamo la nostra
estinzione, dobbiamo muoverci subito tutti.
Cosa fare? Diminuire drasticamente tutti i consumi inutili, risparmiando così
materie prime e risorse idriche e attuare al più presto una rivoluzione
energetica, sfruttando fonti alternative rinnovabili, ma soprattutto
l'idrogeno, ubiquitario ed adoperabile immediatamente, da domani, anzi da
oggi. Altri provvedimenti dovranno essere il frutto di una nuova corrente di
pensiero, ancorata alla strenua ed intelligente difesa dell'ambiente.
La fantasia al potere uno slogan che ritornerà prepotentemente d'attualità.
Certo le potenti lobbies non gradiranno questi lodevoli proponimenti; esse
sono in grado di scatenare guerre inutili e di togliere la voce a chiunque,
avendo un controllo quasi totale dell'informazione, ma bisogna provare.
È questione di vita o di morte e forse è già troppo tardi!
Il mondo è oggi governato unicamente dall'economia e la politica, timida ed
ossequiosa ancella, è subordinata alle rigide e spietate leggi produttive.
Non chiediamo, dopo i disastri economici provocati dall'utopia marxista, di
ripristinare logiche pianificatrici, bensì di farsi partecipi e promotori al
tempo stesso di una straordinaria rivoluzione culturale, che cambi
drasticamente le nostre abitudini consumistiche ed il nostro stesso modo di
pensare.
Il consumismo è un mostro vorace che induce e si nutre di insoddisfazione: i
beni inutili, martellati da una pubblicità asfissiante, sono ritenuti
falsamente necessari, creando così un diabolico circolo vizioso che provoca
il desiderio di altre cose superflue. Una logica aberrante entrata
clamorosamente in crisi per lo shock ambientale, che rende improcrastinabile
un cambiamento copernicano.
Diminuire drasticamente i consumi provocherà un contraccolpo mortale al
sistema economico mondiale: diventeremo improvvisamente tutti più poveri, ma
questo inevitabile sacrificio non sarà sufficiente. Per salvarci dovremo
operare una riconversione industriale a livello planetario, dovremo rinunciare
all'automobile ed al riscaldamento, almeno fino a quando il sistema energetico
non utilizzerà fonti rinnovabili ed ecologicamente ineccepibili.
Consumare meno prodotti inutili significherà però un enorme risparmio di
materie prime e risorse energetiche, che in parte potranno essere destinate
alla produzione di beni di prima necessità e ad un colossale piano di
disinquinamento.
Sarà necessario un ricorso massiccio ad ammortizzatori sociali per sostenere
le famiglie dei numerosi addetti alle produzioni inutili, prima che possano, e
lo saranno solo in parte, essere riconvertiti in altre attività.
Il tempo libero aumenterà a dismisura e molti delle nuove generazioni
trascorreranno tutta la vita senza avere né occasione, né necessità di
lavorare. Ai giorni nostri un agricoltore americano produce in un anno quanto
cento suoi colleghi africani , è naturale che quando ciò avverrà in Africa
novantanove contadini si saranno liberati dalla maledizione biblica.
Una nuova imprenditoria dovrà sorgere dalle ceneri della vecchia. Non è
detto che ciò avverrà, anzi è altamente improbabile che ciò avvenga, ma è
la nostra ultima spiaggia, dopodiché in breve tempo cesserà ogni possibilità
di vita sulla terra. L'Apocalisse la vedremo noi stessi, non sarà uno
spettacolo riservato unicamente ai nostri discendenti e senza dubbio sarà un
avvenimento imbarazzante.
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