Per verginità s'intende
comunemente l'integrità dell'imene ed essa ha sempre rappresentato qualcosa
d'importante e significativo per l'uomo sin dagli albori della civiltà.
Il desiderio di possesso esclusivo, la considerazione della donna come
"merce" e come proprietà, la paura delle malattie veneree in alcuni
periodi storici, la volontà o l'obbligo di consacrarsi ad un solo uomo, sono
solo alcuni dei motivi per cui nei secoli il "tabù" della verginità
femminile ha arrovellato le menti degli uomini ed ha caratterizzato intere
culture e religioni, come la giudaico cristiana che le ha dato una grande
importanza.
I popoli antichi hanno sempre accompagnato con dei rituali più o meno
suggestivi la deflorazione matrimoniale. Tra questi ne ricordiamo alcuni:
nell'antico Egitto vi era l'usanza che la giovane sposa, la sera delle nozze,
fosse condotta dalle matrone nella camera nuziale; là l'imene era rotto da un
bastone ricoperto da un panno bianco. Questo era poi gettato nel cortile
interno, dove il marito riceveva i complimenti degli amici, se nel panno si
constatava del sangue, prova della verginità della sposa.
In epoca più vicina a noi tale costume era praticato da certe popolazioni
arabe e beduine, anche se in forma un po' diversa: è la suocera della giovane
sposa che rompe l'imene con il suo dito avvolto in una pezzuola.
Molti sono gli aneddoti e le definizioni che nel corso dei secoli sono stati
dati alla verginità, ne ricordiamo alcuni tra i più spiritosi:
"Verginità: stato di disgrazia" da un manoscritto di Lorenzo il
Magnifico, Signore di Firenze.
"Se la castità non è una virtù è però certo una forza" frase di
Jules Renard.
"Verginità: o che sciagura!" esclamazione di Catherine Deneuve la
nota attrice francese.
Sentiamo ora il parere che sulla verginità ci dà Sade, il divino
marchese:"Castità e verginità per me le hanno inventate gli uomini per
aumentare il loro piacere; se la castità è una virtù allora è virtuoso
anche astenersi dal mangiare".
Tra i popoli primitivi si osservano posizioni contraddittorie: popolazioni che
tengono in gran conto la verginità femminile, di contro altre che non le
attribuiscono alcuna importanza.
Chi volesse approfondire l'argomento può consultare on line il mio
saggio:"Il concetto di verginità nei popoli primitivi".
Tali usanze furono approfondite da Freud che nel suo libro: "La vita
sessuale" diviso in tre saggi, dedica uno di questi a trattare il
problema del tabù della verginità femminile.
Egli attraverso la sua esperienza, nel corso di numerose sedute
psicoanalitiche, aveva scoperto una cosa fondamentale nella vita amorosa della
donna e cioè che l'uomo che per primo soddisfi il desiderio d'amore di una
vergine, per lungo tempo e a fatica soffocato, ed abbia nel far ciò superato
la resistenza in lei costituitasi attraverso gli influssi dell'ambiente e
dell'educazione diventerà l'uomo con cui ella stabilirà un rapporto
duraturo, mentre la possibilità di tale rapporto resterà sbarrata ad ogni
altro. Ed inoltre Freud s'interessa al comportamento degli uomini primitivi
nei riguardi della verginità ed afferma che non è vero che essi non
ripongono nessun valore nella illibatezza della loro sposa, anche se spesso
capita che la deflorazione della ragazza avvenga fuori dal matrimonio. Al
contrario egli ritiene che per le popolazioni primitive sia un atto
importantissimo, diventato, per questo motivo, oggetto di un tabù e di una
proibizione di tipo religioso, per la paura del sangue al quale tutti i
primitivi riservano un sacro timore reverenziale.
Per secoli la donna è stata considerata una proprietà privata dell'uomo, una
merce, ma oramai la concezione della verginità legata a questi principi è
divenuta anacronistica e tramontata quasi completamente nel mondo occidentale.
Ma il tabù della verginità non è legato soltanto a meschine considerazioni
di ordine economico; gli studi psicoanalitici ci hanno fornito infatti più di
una chiave di lettura di questo tabù e ci hanno dimostrato che esistono delle
basi psicologiche molto forti radicate anche nella psiche delle donne moderne
ed emancipate.
Concludiamo la nostra breve indagine sul pianeta verginità, avanzando una
ipotesi personale.
L'imene come tutti gli organi e i tessuti del corpo umano deve avere una
finalità o averla avuta in passato, come è il caso dell'appendice cecale,
che con tutta probabilità rappresenta un residuo di un intestino primitivo in
tempi in cui la nutrizione dell'uomo era diversa da quella attuale.
L'imene è posseduta da tutti i mammiferi, anche se in alcuni si presenta in
maniera rudimentale; non rappresenta quindi un organo specifico della specie
umana, per cui non potremmo trovare alcun significato teleonomico legato alle
abitudini sessuali proprie della donna.
La presenza dell'imene integro se da un lato permette il defluire per gravità
verso l'esterno del sangue mestruale, rende difficile ai germi, presenti in
numero notevole nella zona perianale di penetrare in vagina.
Nella vagina della bambina, prima della pubertà non è presente alcun sistema
di difesa e di autopurificazione naturale.
Il ph tende verso l'alcalinità il che crea un habitat favorevole
all'instaurarsi delle infezioni, viceversa con la pubertà il mutato quadro
ormonale, con l'innalzarsi del tasso degli estrogeni, induce la formazione e
lo sviluppo del bacillo del Doderlain, il quale, trasformando il glicogeno
presente in vagina in acido lattico, provoca un abbassamento del ph verso
l'acidità: una condizione negativa per lo sviluppo dei batteri e per il
prodursi di infezioni vaginali.
Una volta creatosi questo sistema di difesa la funzione dell'imene viene a
cessare per cui la sua integrità non è più necessaria e ciò viene a
coincidere con i primi rapporti sessuali, che nella donna da poco fertile e
mestruata sono auspicabili per la riproduzione della specie.
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